laulilla
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mercoledì 29 dicembre 2010
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le avventure e i dubbi di due giovani genitori
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La prima parte del film ci presenta Burt e Verona, due trentenni, molto innamorati, in attesa di un figlio. Essi, come tanti coetanei, vivono all'insegna della precarietà: precario e mal retribuito è il lavoro di lui, che fingendosi più adulto e simulando la voce dello yankee ottimista, vende per telefono qualche prodotto assicurativo; mal pagato anche il telelavoro di lei, che fa illustrazioni per manuali di anatomia patologica. La provvisorietà della loro condizione influisce sulle loro scelte: cercano, per il futuro del loro primo figlio, un punto di riferimento solido e e credono di averlo trovato nei genitori di lui (lei non li ha più), vicino ai quali abitano.
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La prima parte del film ci presenta Burt e Verona, due trentenni, molto innamorati, in attesa di un figlio. Essi, come tanti coetanei, vivono all'insegna della precarietà: precario e mal retribuito è il lavoro di lui, che fingendosi più adulto e simulando la voce dello yankee ottimista, vende per telefono qualche prodotto assicurativo; mal pagato anche il telelavoro di lei, che fa illustrazioni per manuali di anatomia patologica. La provvisorietà della loro condizione influisce sulle loro scelte: cercano, per il futuro del loro primo figlio, un punto di riferimento solido e e credono di averlo trovato nei genitori di lui (lei non li ha più), vicino ai quali abitano. Questi sono, davvero, però, completamente autonomi, né l'imminente arrivo della nipotina li commuove al punto da farli rinunciare alla loro indipendenza: andranno, anzi, per due anni ad Anversa, affittando la loro casetta con giardino, sulla quale i due giovani contavano. A questo punto inizia la parte centrale del film: il viaggio on the road (vero viaggio di formazione) di Burt e Verona, alla ricerca di un nucleo familiare amico e ben organizzato, che costituisca l' ancoraggio solido, intorno al quale far crescere la nuova famiglia, ricevendo e offrendo solidarietà e aiuto. La serie di incontri, che la coppia aveva scrupolosamente programmato, è molto deludente: con ritmo incalzante e ferocemente sarcastico, il regista ci descrive alcune famiglie, dagli Stati Uniti al Canada, costituite da una grottesca galleria di "mostri", che sembrano adoperarsi solo per l'infelicità dei figli, per incoscienza volgare e spietata; per ottusa fedeltà ideologica alla moda new - age; per incapacità di coltivare affetti quando si è in carriera; perché ci si lascia, quando non si ama più, abbandondonando i figli; perché se ne adottano troppi, quando non se ne hanno... I giovani e insicuri Burt e Verona comprendono che dovranno contare solo su se stessi, come è ovvio e anche giusto, non essendo il ruolo di genitori delegabile, né sostituibile nelle responsabilità. Sarà il luogo in cui Verona ha iniziato a vivere, la casa della sua famiglia, ora disabitata e un po' squallida, ma ancora bella per la sua posizione fra lago e giardino e bellissima, soprattutto, per la ricchezza dei ricordi caldi e affettuosi che vi si annidano, il vero e irrinunciabile ancoraggio per la nuova famiglia, quello dove la bambina verrà accolta e protetta dall'amore dei due giovani genitori, unica e vera garanzia in un mondo in cui nessuno è garantito e in cui il futuro è incerto per tutti.
Il film è molto bello, e contiene, come il precedente Revolutionary Road, dello stesso Mendes, una acuta riflessione sui problemi della coppia nella società moderna, che sembrano trovare questa volta una positiva soluzione grazie al coraggio che l'amore vero infonde nei due protagonisti (soprattutto nella donna, resa, forse, più matura e cosciente, dalla maternità) ben interpretati dai bravissimi John Krasinski e Maya Rudolph, attori principalmente televisivi al loro primo film importante.
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francesco giuliano
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mercoledì 29 dicembre 2010
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guardare ascoltando!
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Questo film è un vero gioiello del regista Sam Mendes. È, a mio modesto parere, uno di quei “capolavori nascosti” di cui si parla poco, e del quale viene la voglia di “guardare ascoltando” la descrizione singolare di quei molteplici aspetti, caratterizzanti la moderna società americana, molti dei quali sfuggono ovviamente allo spettatore durante la prima visione. Per ciò questi esce dalla sala con il desiderio di rivedere questo film, che va gustato attimo dopo attimo come quando si assapora un dolce composito come una cassata siciliana in cui si trovano mescolati armonicamente pandispagna, ricotta, canditi, zucchero, cioccolata, glassa e altro.
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Questo film è un vero gioiello del regista Sam Mendes. È, a mio modesto parere, uno di quei “capolavori nascosti” di cui si parla poco, e del quale viene la voglia di “guardare ascoltando” la descrizione singolare di quei molteplici aspetti, caratterizzanti la moderna società americana, molti dei quali sfuggono ovviamente allo spettatore durante la prima visione. Per ciò questi esce dalla sala con il desiderio di rivedere questo film, che va gustato attimo dopo attimo come quando si assapora un dolce composito come una cassata siciliana in cui si trovano mescolati armonicamente pandispagna, ricotta, canditi, zucchero, cioccolata, glassa e altro.
Mendes narra, con raffinatezza e con semplicità, una favola dei giorni nostri, i cui protagonisti sono due giovani, Verona e Burt, che convivono felicemente a che se stentatamente. Per avere un sostegno materiale e un conforto affettivo per la loro bambina che deve nascere, essi risiedono vicino ai genitori di Burt che, purtroppo, annunciano che si trasferiranno in Europa. Per questo la giovane coppia sfiduciata decide di trasferirsi altrove per dare la possibilità alla nascitura di crescere bene in un ambiente sano e sensato. Ma dove? I genitori di Verona sono defunti. Vanno, allora, alla ricerca di parenti e vecchi amici. Vanno guardano e ascoltano. Scoprono, allora, che attorno a loro esiste una società nevrotica e psicotica, in cui gli individui usano un linguaggio urlato povero e scurrile, basano la loro esistenza su concetti esistenziali asociali e insignificanti, vivono immersi nell’ipocrisia e nel cinismo più profondi, cercano di dare un senso alla loro vita ma se ne discostano irreversibilmente, danno più importanza alla forma che alla sostanza. Contrariamente a ciò, infatti, Verona rifiuta significativamente, con risolutezza e grande convinzione la proposta che continuamente le fa Burt di volerla sposare. Ella è convinta che l’unione di una coppia si bassa essenzialmente ed esclusivamente sul sincero sentimento amoroso reciproco. Si sentono come dei pesci fuor d’acqua in questa società frenetica, priva di senso, a dir poco disumana, dove non trovano quei valori che danno un senso vero della vita. Tirano fuori, allora, una soluzione ottima: si trasferiscono nella vecchia casa dei genitori di Verona che si trova in un luogo incantevole, lontano dal frastuono e dalla delirio e dalla pazzia di una società stereotipata e insignificante. Si rifugiano in quel posto che rappresenta metaforicamente un ritorno al passato che per loro effigia il presente dove vogliono vivere e far vivere il loro discendenti, dove vogliono guardare seduti ascoltando il silenzio rigenerante. (Francesco Giuliano)
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variabiley
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domenica 23 gennaio 2011
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leggera amministrazione ordinaria
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Attraverso il sapore fruttato della compagna, Burt ne scopre la gravidanza. Da qui comincia la simbiosi vissuta da Burt e Verona, legata alle ansie del diventare genitori. I due sono una coppia affiatata, che dimostra di saper vivere, ma il panico di non riuscire a gestire la nuova vita in arrivo, condito da un contorno di vecchi amici non proprio esemplari, coglie anche chi della vita ha fatto il suo gioco preferito.
Veniamo immediatamente trascinati in casa Farlander e ci sentiamo subito ben accolti da una coppia semplice e ironica, che sembra in grado di poter vivere ovunque, purchè si stia insieme.
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Attraverso il sapore fruttato della compagna, Burt ne scopre la gravidanza. Da qui comincia la simbiosi vissuta da Burt e Verona, legata alle ansie del diventare genitori. I due sono una coppia affiatata, che dimostra di saper vivere, ma il panico di non riuscire a gestire la nuova vita in arrivo, condito da un contorno di vecchi amici non proprio esemplari, coglie anche chi della vita ha fatto il suo gioco preferito.
Veniamo immediatamente trascinati in casa Farlander e ci sentiamo subito ben accolti da una coppia semplice e ironica, che sembra in grado di poter vivere ovunque, purchè si stia insieme. E' proprio questo il punto forte del film: l'empatia creata sin dalle prime scene fra la coppia protagonista e chi la osserva divertito. Il regista, Sam Mendes, si diverte a far sentire ognuno di noi uno della coppia, definendoli attraverso le loro bocche degli sfigati. Potrebbe quasi sembrare paradossale, ma Mendes conosce bene i suoi spettatori e dimostra di sapere su cosa può giocare. A scanso di equivoci, ci offre altre false possibilità di impersonificazione, ossia nei vecchi amici eclittici e un po' suonati.
In realtà questa non è altro che una reunion di alcuni dei più frequenti stereotipi, ma i personaggi sono ben costruiti, studiati e trattati con la dose di ironia giusta per non farci stancare e/o storcere il naso.
Nella seconda parte c'è una flessione, si sorride più di rado ma solo perchè veniamo guidati nel percorso della coppia parallelamente a loro, sfumando l'entusiasmo in preoccupazione vissuta con minor leggerezza. Viene qui sottolineata la sua visione con una critica più velata rispetto alle sue opere precedenti.
Il regista ci tiene a rendere ben chiara la sua posizione e si sforza nel voler arrivare necessariamente alla sua morale finale, ben pronunciata. In questo modo, però, spezza il pubblico in chi aspettava quel tassello mancante e chi lo reputa del tutto superfluo, quasi stonato. Sam Mendes è (purtroppo) così: vuole rispondere a tutte le domande, vuole confutare ogni dubbio (anche quando non ci sono) prima che arrivino i titoli di coda.
“Leggero” non è quello che non ha peso ma è ciò che ti tiene sollevato.
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pinkpunk
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martedì 22 marzo 2011
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l'epica on the road tramonta e si torna a casa
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Per chi come me si è formato nei decenni 60/70 questo è un film che stringe il cuore, per due motivi: perchè è un film on the road e per la colonna sonora che ricorda il rock californiano e cantautorale di quei decenni. Inoltre lo spirito critico nei riguardi della società (allora si diceva del sistema) pervade tutto il film. Ci sono poi altri riferimenti, la figura di lui, ragazzo infantile e un po' imbranato, riecheggia il loser, cioè il perdente che fu eroe di tanta letteratura e tanto cinema che lo rappresentò come colui che non si adegua alle regole e ne accetta le conseguenze (nel film i due si interrogano esplicitamente sul fatto se siano dei falliti, qui però il loser perde la sua valenza eroica).
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Per chi come me si è formato nei decenni 60/70 questo è un film che stringe il cuore, per due motivi: perchè è un film on the road e per la colonna sonora che ricorda il rock californiano e cantautorale di quei decenni. Inoltre lo spirito critico nei riguardi della società (allora si diceva del sistema) pervade tutto il film. Ci sono poi altri riferimenti, la figura di lui, ragazzo infantile e un po' imbranato, riecheggia il loser, cioè il perdente che fu eroe di tanta letteratura e tanto cinema che lo rappresentò come colui che non si adegua alle regole e ne accetta le conseguenze (nel film i due si interrogano esplicitamente sul fatto se siano dei falliti, qui però il loser perde la sua valenza eroica). Il viaggio, come al solito, si rivela una panoramica sull' american way of life, condotta in modo dissacrante, volutamente esagerato, con risultati a volte esilaranti. Non è analisi sociologica, ma feroce sarcasmo, in cui i personaggi vengono sbeffeggiati e triturati senza pietà, irrisi non per il loro conformismo, all'opposto per il loro anticonformismo di maniera che li rende marionette le cui fisse mentali sono droga che evita loro di fare i conti con la realtà (con le dovute proporzioni questo tipo di anticonformismo lo possiamo vedere ampiamente intorno a noi). I dialoghi sono l'asse portante del film fin verso il finale: val la pena di ricordare la scena in cui i due si fanno le promesse per il loro futuro insieme, quando lui chiede che, se per caso dovesse morire in un incidente, lei racconti ai figli che è morto combattendo contro una schiera di nemici (e qui c'è la classicità e l'infantilismo, John Wayne) per salvare un centinaio di orfani ceceni (e qui c'è la modernità e la maturità). Nel finale però le immagini prendono il sopravvento e trionfano, come nella bellisima scena delle reciproche promesse, che è una scena d'amore particolarmente struggente(l'abilità straordinaria di fermare la scena prima del bacio e trasmettere ugualmente l'intensità del rapporto tra i due: io la metterei tra i più bei baci del cinema, proprio perchè il bacio non si vede, ma lo si "vive"). E poi nella suggestive scene finali del ritorno a casa, dove si ritrova un paesaggio incantato che non si era mai voluto vedere prima di partire. Ed è nel ritorno che si trova la pace (e forse, chissà, la felicità): questo happy end è però in contrapposizione netta con con lo spirito on the road, per il quale l'importante è essere sempre in viaggio e non arrivare mai, anime perennemente insoddisfatte sempre alla ricerca di "qualcos'altro": per quanto questo possa creare tormento è anche ciò che dà un senso alla vita. I nostri due eroi invece, esausti di quel lungo viaggio cominciato negli anni 70 e stanchi forse di cercare un senso, vogliono proprio trovare la pace, e arrivano infine (40 anni dopo) alla la meta più fantastica che risulta essere (chi l'avrebbe mai immaginato?) la propria terra (che il regista sia un leghista?).
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shanks
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venerdì 13 aprile 2012
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sottrarre spesso paga
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La ricerca, che sia un qualcosa di astratto o di pratico, sta alla base della condizione umana; il viaggio l'elemento in grado di donarle la meta. Con queste premesse Sam Mendes crea un opera leggiadra, di una semplicità sensazionale, giocando le carte della paura e del dubbio con polso tanto deciso quanto delicato. Una giovane coppia, in procinto di avere un figlio, parte alla ricerca del luogo ideale dove crescerlo, il tanto agognato posto perfetto che sappiamo gia non esistere. Un viaggio dove impareranno (impareremo) a fidarsi (fidarci) dell'esperienza ed a credere in loro stessi (in noi stessi). Esattamente come non erano Frank ed April, e prima ancora i protagonisti di quel capolavoro chiamato American Beauty, Burt e Verona sono dannatamente simpatici, complici nella vita,nei momenti più seri e in quelli leggeri, miscelando la classica sindrome da peter pan al desiderio di essere genitori responsabili.
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La ricerca, che sia un qualcosa di astratto o di pratico, sta alla base della condizione umana; il viaggio l'elemento in grado di donarle la meta. Con queste premesse Sam Mendes crea un opera leggiadra, di una semplicità sensazionale, giocando le carte della paura e del dubbio con polso tanto deciso quanto delicato. Una giovane coppia, in procinto di avere un figlio, parte alla ricerca del luogo ideale dove crescerlo, il tanto agognato posto perfetto che sappiamo gia non esistere. Un viaggio dove impareranno (impareremo) a fidarsi (fidarci) dell'esperienza ed a credere in loro stessi (in noi stessi). Esattamente come non erano Frank ed April, e prima ancora i protagonisti di quel capolavoro chiamato American Beauty, Burt e Verona sono dannatamente simpatici, complici nella vita,nei momenti più seri e in quelli leggeri, miscelando la classica sindrome da peter pan al desiderio di essere genitori responsabili. E non di meno la differenza sostanziale è quella di aver diretto per "sottrazione", risultando comunque potente nel messaggio.
"Siamo completamente privi di vincoli è uno scenario da sogno". Mendes ci regala un film caldo e divertente. Se ti viene voglia di esplorare il mondo o semplicente di rivedere la pellicola allora il narratore è un artista.
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eugenio
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giovedì 17 luglio 2014
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viaggio nella generazione new age
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Cos’è il viaggio? Il con l’articolo. Non è facile rispondere con certezza.
Un’occasione per partire, certamente, una fuga, un movimento di rinnovamento necessario per l’animo e per il fisico, una ricerca di una nuova sfida per conoscere i propri limiti, una metafora di una nuova genesi per definizione.
L’ignoto ha sempre affascinato molta letteratura e anche la cinematografia ha spesso condito questo elemento con altri topoi propri della commedia in connubi non sempre ottimali. Sam Mendes, regista premio Oscar per American Beauty ritorna nel suo territorio prediletto, quello della grande terra delle opportunità, L'America, per narrare con occhio lucido e disincantato, “l’epopea dell’incertezza” di una giovane coppia prossima ai trent’anni in procinto del lieto evento: la nascita di un figlio.
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Cos’è il viaggio? Il con l’articolo. Non è facile rispondere con certezza.
Un’occasione per partire, certamente, una fuga, un movimento di rinnovamento necessario per l’animo e per il fisico, una ricerca di una nuova sfida per conoscere i propri limiti, una metafora di una nuova genesi per definizione.
L’ignoto ha sempre affascinato molta letteratura e anche la cinematografia ha spesso condito questo elemento con altri topoi propri della commedia in connubi non sempre ottimali. Sam Mendes, regista premio Oscar per American Beauty ritorna nel suo territorio prediletto, quello della grande terra delle opportunità, L'America, per narrare con occhio lucido e disincantato, “l’epopea dell’incertezza” di una giovane coppia prossima ai trent’anni in procinto del lieto evento: la nascita di un figlio.
Precari in un mondo che fatica a comprenderli e consci della loro instabilità affettiva e culturale che temano possa livellare le aspettative del piccolo che Verona, questo il nome della protagonista, porta in grembo- la giovane coppia, parte alla riscoperta di sè mediante un viaggio che è genesi e involuzione.
Il pretesto, sottile- il trasferimento dei genitori di Burt (queli di lei son morti) ad Anversa, città della luce, diviene quasi emblema della sfida che i giovani sono portati a compiere per comprendere la maturità dei lori padri, celebrando in qualche modo il significato di un’esistenza dalla quale si sentono tagliati fuori (“Are we fuck-ups?”: “siamo dei falliti?”, si chiedono spesso) e a cui difficilmente potranno aspirare.
Mendes ne segue analiticamente i loro passi, i loro movimenti, descrivendo attraverso gli emblematici protagonisti incontrati, l’isterismo, la voglia di apparire, il lassismo di una società quasi allo sbando, dove il ruolo genitoriale è spesso ridotto a quello di comica macchietta superficiale.
In un mondo dove “lo specchio” (distorto) della giovane coppia è rappresentato da individui (non meglio identificabili come genitori) che feriscono in continuazione i propri figli nell'intimo pretendendo che non se ne accorgano, che assumono il controllo di teorie imponendo una sorta di fratellanza hippie quasi roussoniana dove il fanciullo è libero di essere libero senza limiti imposti dall’unità parentale (paradigmatica la figura della psicologa che allatta al seno i figli in ufficio), dove la depressione e lo scherno verso una condizione che dovrebbe essere fonte di piacere e di soddisfazione sono terreno fertile per attechire le virtù di madre, Burt e Verona nel loro on the road da Miami al Canada, sono una zattera della medusa nell’oceano impetuoso dell’immaturità.
Inutile la lotta, aspra e forte è quell’onda contro cui la piccola base dell’ingenuità della dolce coppia si scontra; persino i parenti e amici da cui dovranno ricevere conforto si mostrano estranei al concetto “classico” di unità familiare, di identità, di crollo dei valori. I modelli di riferimento poggiano su un delicato cristallo pronto a spezzarsi a causa di un urto improvviso, a infrangersi perchè la base d’appoggio è in costante movimento, un mare incerto in cui sembra lontana la meta.
La forza dell’unità però sembra dirci Mendes, travalica ogni sentimento in direzione ostinata e contraria ad ogni moda passeggera, trattamento delicato comune per un’infanzia indegna, contro una maturità naturale e “normale”, contro le inadeguatezze del vivere, i perbenismi di facciata per approdare infine a un porto, forse incerto e insicuro ma naturale punto di arrivo verso un ignoto futuro tutto da vivere.
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teiga01
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mercoledì 12 gennaio 2011
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innamorati non ancora genitori
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Quanto puo' essere importante oggi un figlio? E l'essere Genitori all'altezza?
Tanto da spingerli a sbattere come su un ottovolante da una parte all'altra
d'America, presto, presto prima che il figlio nasca...
C'è un disordine diffuso che impregna volutamente la scena:disordine che investe
soprattutto la testa e il cuore delle persone.
Non c'è personaggio o contesto che non ne siano privi, spiacevoli sensazioni
da cui fuggire: genitori sessantenni con la sindrome di Peter Pan, madri degeneri
senza il minimo rispetto per i sentimenti dei figli, padri vacui e assenti,
famiglie new age disturbanti (e forse disturbate), giovani famiglie allargate
(pure troppo).
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Quanto puo' essere importante oggi un figlio? E l'essere Genitori all'altezza?
Tanto da spingerli a sbattere come su un ottovolante da una parte all'altra
d'America, presto, presto prima che il figlio nasca...
C'è un disordine diffuso che impregna volutamente la scena:disordine che investe
soprattutto la testa e il cuore delle persone.
Non c'è personaggio o contesto che non ne siano privi, spiacevoli sensazioni
da cui fuggire: genitori sessantenni con la sindrome di Peter Pan, madri degeneri
senza il minimo rispetto per i sentimenti dei figli, padri vacui e assenti,
famiglie new age disturbanti (e forse disturbate), giovani famiglie allargate
(pure troppo).
Spesso American Life coglie nel segno facendo emergere dal negativo: quella che
dovrebbe essere l'intima bellezza dell'allattamento di un figlio, la condivisione
fino in fondo con i figli adolescenti di un momento, la percezione del senso
di appartenenza ad un micronucleo coeso...
La ricerca di un locus ameno, di un nido d'affetti vero e proprio sfuma sempre più.
I due protagonisti dovranno, anche loro portatori di disordine, privi del sostegno
della Famiglia, del conforto attivo degli Amici, animati dalle amorevoli buone
intenzioni, cominciare coraggiosamente questo viaggio loro tre Soli.
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gabriella
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martedì 23 agosto 2011
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il collante giusto
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Burt e Verona sono una giovane coppia di trentenni che stanno per diventare genitori, lavoro precario per entrambi, una casa vicina ai genitori di lui,ma la coppia sulla quale i due fanno affidamento per poter crescere ed educare la loro bambina, delude le apettative in quanto i nonni vogliono trasferirsi per almeno un paio d'anni ad Anversa, cosicchè i nostri protagonisti si mettono a girare gli States in lungo e in largo presso parenti e amici nella speranza di un approdo sicuro . Il viaggio però riserverà loro soltanto amare sorprese, incontreranno genitori inaffettivi e irrisolti ( la coppia di Phoenix), o invaghiti da modelli educativi alternativi ( la coppia infarcita da filosofie new age che trova diseducativo l'uso del passeggino), fino a Montreal, dove per un istante hanno l'illusione di aver trovato la famiglia perfetta, ma che si rivela anche quest'ultima problematica.
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Burt e Verona sono una giovane coppia di trentenni che stanno per diventare genitori, lavoro precario per entrambi, una casa vicina ai genitori di lui,ma la coppia sulla quale i due fanno affidamento per poter crescere ed educare la loro bambina, delude le apettative in quanto i nonni vogliono trasferirsi per almeno un paio d'anni ad Anversa, cosicchè i nostri protagonisti si mettono a girare gli States in lungo e in largo presso parenti e amici nella speranza di un approdo sicuro . Il viaggio però riserverà loro soltanto amare sorprese, incontreranno genitori inaffettivi e irrisolti ( la coppia di Phoenix), o invaghiti da modelli educativi alternativi ( la coppia infarcita da filosofie new age che trova diseducativo l'uso del passeggino), fino a Montreal, dove per un istante hanno l'illusione di aver trovato la famiglia perfetta, ma che si rivela anche quest'ultima problematica.. una coppia apperentemente felice con ben cinque figli adottati, un clima familiare sereno dove si assiste al film "Tutti insieme appassionatamente", ma solo per metà; si perchè anche loro sono figli accettati fino a un certo punto e tutti insieme non riescono a colmare il desiderio di maternità della loro madre adottiva ( cinque aborti).
Così alla fine i due si troveranno nella casa dove Verona è cresciuta, decidendo da ripartire da lì, un luogo rassicurante perchè pregno di ricordi belli e forse perchè partire dalle origini, quando per essere genitori bastava solo il buon senso e la capacità di costruirsi piano piano, senza schemi prestabiliti o vademecum educativi è la scelta migliore.. In fondo Burt e Verona possiedono già , senza saperlo le chiavi per diventare di buoni genitori, perchè si amano ( Io non ti lascerò mai, ma non ti sposerà mai, dice Verona a Burt) e non hanno bisogno del matrimonio per confermare la loro unione. Molto bella la scena in cui i due si scambiano le promesse sul loro futuro e su come crescere la loro bambina.. Burt e Verona sono una coppia piena di dubbi e d'incertezze ( e chi non lo è), e non è tanto la casa natale cui arriveranno alla fine il porto sicuro dove mettere radici, perchè la bambina che nascerà ha già trovato quel posto, nell'amore dei loro genitori, poi il resto sarà tutto da scoprire.
Freud, rispondeva a una mamma che gli chiedeva cosa doveva fare per essere un genitore perfetto " faccia come crede, tanto sbaglierà comunque"
Una commedia leggera, ma profonda, delicata, tenera con dei momenti divertenti ( vedi la scena in cui Burt fa fare un giro in passeggino al bambino attorno al tavolo) e molti spunti di riflessione. Consigliata.
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giovannicucca
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martedì 30 ottobre 2012
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leggero e piacevole...
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Sam Mendes, dopo l'acclamato American Beauty ci regala una commedia sempre "American"...
I protagonisti di questa pellicola, sono due fidanzati che aspettano un figlio.
I due alle soglie dei 35anni, fanno un resoconto della loro vita e si interrogano sul futuro.
Iniziano così un tour di alcune città americane dove avrebbero intenzione di mettere su radici; un susseguirsi di incontri strambi con parenti e vecchi amici ci trasporteranno fino all'epilogo...quando i due innamorati dovranno prendere una decisione.
Decisamente piacevole...
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stefano capasso
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giovedì 26 marzo 2015
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confontarsi per trovare le proprie regole
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Un coppia di trentenni, Burt e Verona sono in attesa della loro bambina. Ormai al sesto mese scoprono che i genitori di lui di lì a breve partiranno per passare due anni in Belgio. Delusi dal fatto di non avere più dei nonni per la loro figlia, decidono di trovare un posto dove trasferirsi e poter ricominciare una nuova vita con nuovi amici. Visitano una serie di coppie, vecchie conoscenze, in giro per gli Stati Uniti per cercare un appoggio ed un sostegno per questa nuova parte della loro esistenza così impegnativa, ma gli incontri che faranno saranno deludenti.
Una commedia che fa riflettere questa di Sam Mendes. Semplice, tocca con delicatezza e ironia temi importanti che sono quelli della ricerca dell’identità.
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Un coppia di trentenni, Burt e Verona sono in attesa della loro bambina. Ormai al sesto mese scoprono che i genitori di lui di lì a breve partiranno per passare due anni in Belgio. Delusi dal fatto di non avere più dei nonni per la loro figlia, decidono di trovare un posto dove trasferirsi e poter ricominciare una nuova vita con nuovi amici. Visitano una serie di coppie, vecchie conoscenze, in giro per gli Stati Uniti per cercare un appoggio ed un sostegno per questa nuova parte della loro esistenza così impegnativa, ma gli incontri che faranno saranno deludenti.
Una commedia che fa riflettere questa di Sam Mendes. Semplice, tocca con delicatezza e ironia temi importanti che sono quelli della ricerca dell’identità. I due giovani sono vicino all’inizio di una nuova fase della loro vita che percepiscono come molto impegnativa e verso la quale forse si sentono inadeguati e pieni di dubbi. Hanno bisogno di qualcuno che li guidi, che sia da esempio per le loro fragili esistenze tutte da definire. Ma è proprio viaggio che faranno che permetterà di conoscersi meglio come individui e come coppia e che li porterà al termine di tanti incontri strampalati a formulare le loro personali “regole del gioco” e trovare quindi il posto adatto per cominciare la nuova vita. Il processo di crescita e maturazione passa attraverso l’incontro e il confronto con gli altri, col coraggio di saper seguire le proprie personali inclinazioni.
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