Le ombre rosse

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Un film di Francesco Maselli. Con Roberto Herlitzka, Valentina Carnelutti, Flavio Parenti, Lucia Poli, Luca Lionello.
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Drammatico, durata 91 min. - Italia 2008. - 01 Distribution uscita venerdì 4 settembre 2009. MYMONETRO Le ombre rosse * * - - - valutazione media: 2,09 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Le ombre rosse di Maselli tra Ideologia e Weltanschauung Valutazione 4 stelle su cinque

di Sergio Longo


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Farebbero pure sorridere i ragazzi che vogliono "cambiare il mondo" (è il nome che danno al loro Centro Sociale) ne Le ombre rosse di Francesco Maselli se l'intero film non fosse pervaso da un interrogativo essenziale: dopo la caduta del Muro e, con esso, delle ideologie che lo produssero, è ancora lecito sperare in un mondo migliore? Per Maselli è possibile preservando i fondamentali etici di una 'concezione del mondo' (Weltanschauung) opportunamente depurata dai guasti ideologici del passato (lo stalinismo, per esempio). A ben vedere, infatti, l'attuale perdita di credibilità della Sinistra in generale è dovuta proprio alla mancata distinzione filosofica tra ideologia e Weltanschauung. Per contro, l'errore di considerarle come un tutt'uno fa sì che il venir meno di una delle due (l'ideologia) determini sostanzialmente anche la scomparsa dell'altra con esiti d'impoverimento morale, umano e sociale che sono sotto gli occhi di tutti. E' in questo limbo socio-filosofico che si muovono i molti protagonisti de Le ombre rosse. Il film prende le mosse dall'inaspettata eco riscossa da un'intervista rilasciata a una tv locale romana da un maitre à penser della Sinistra, il professor Sergio Siniscalchi, circa l'eventualità di trasformare il Centro Sociale "Cambiare il mondo" in Casa della Cultura, rispolverando una vecchia proposta dell'intellettuale ed allora ministro degaulliano André Malraux. Improvvisamente l'attenzione di televisioni e giornali italiani e stranieri si concentra. sulla piccola comunità di senzadimora rifugiati nella palazzina fatiscente di un dismesso cinema alla periferia Nord di Roma. E' l'autunno del 2007. Romano Prodi è il capo di una coalizione di governo che include anche Rifondazione Comunista; Walter Veltroni è ancora Sindaco della Capitale. Sembrerebbero esserci, quindi, le premesse politiche per venire incontro al bisogno degli abitanti del Centro di veder realizzato un loro modello alternativo di comunità sociale . Ma, da un lato, il celebrato architetto progressista Varga progetta con finanziamenti di multinazionali una Casa della Cultura in cui si prevedono attività che poco hanno da spartire con le aspettative dei diretti interessati; dall'altro, si fa avanti un istituto di credito delle coop emiliane, la DemoBanca ("demo" sta per "democratica"...) che prospetta, accollandosi l'intero onere di spesa, la costruzione di un grande centro commerciale (di sinistra, però...) accanto al quale troverebbe posto anche la comunità. Nel mezzo di queste due proposte "di sinistra", si colloca l'iniziativa di un gruppo di teatranti senza teatro, anch'essi inquilini precari del Centro: chiedere al Comune un contributo per consentirne l'attività. Purtroppo -si sentiranno ribattere dal vice di Veltroni- in questi casi, per l'amministrazione comunale, "gli affitti diventano l'unica forma di rientro: la Cultura deve fruttare". Orecchie da mercante anche da parte del governo nazionale al varo di una legge per "svincolare la formazione dal profitto". Utopie, solo utopie del Centro Sociale "Cambiare il mondo". Già, e considerate le premesse fatte in apertura, "cambiare il mondo" non può che suscitare gli ironici sorrisetti dell'architetto Varga e della deputata Natalie ('impegnata' adesso nella stesura di un disegno di legge che preveda l'istituzione non di una, bensì di cento Case della Cultura!). Sentite con quale disinvoltura intellettuale i due arruolano Karl Marx tra i capitalisti d'assalto. Lui: "I soldi aprono tutte le porte, ti concedono tutto, molto di più della fama e della notorietà. Macché scherziamo?....Lo diceva anche Marx!...No?" E Natalie di rinforzo: "Marx lo chiamava 'fattore economico', base, struttura. MOTORE DETERMINANTE DI TUTTO!" E' impietoso il giudizio morale di Maselli su questi 'ominicchi' di sinistra, già ferocemente stigmatizzati nel lontano Lettera aperta a un giornale della sera (1970). E non bastano di certo le parole conclusive di Siniscalchi e della giornalista (dalle quali traspare il residuo di un barlume etico del "fare") a lavare la cattiva coscienza. Il professore: "Non è perché uno fa una cosa.....è......è farla comunque,intanto,quella cosa. E' questo quello che conta. Quanto riesci a incidere sull'orrore che hai intorno, quanto riesci a...", e Vanessa di seguito: " ...a cambiare...a cambiare le cose appunto. A stare sempre e comunque con tutti quelli che ci provano. No?..."
L'irrompere dei clacson dalla strada per festeggiare il trionfo elettorale di Berlusconi scende come una gelata su queste ultime parole strozzate in gola di Vanessa. Un'ombra funerea li avvolge tutti nella loro immobilità. Non deve essere stato agevole per un militante di sinistra come "Citto" Maselli rovistare nella purulenza di queste dolorosissime piaghe di deriva ideologica alle quali ha però saputo contrapporre con sofferta partecipazione l'indifesa umanità che gremisce il Centro Sociale; scommettere comunque sulla possibilità impossibile di un futuro un po' meno peggiore del presente per poter ricominciare dal...niente di tutto. Le ombre rosse è un'opera appassionatamente 'contro' che rivendica orgogliosamente le ragioni filosofiche della "diversità" di sinistra quando non tradita dai propri corifei. E non è casuale che il film abbia i suoi momenti esteticamente e poeticamente più alti quando 'racconta' le fragilità di quegli "anormali" che vogliono cambiare il mondo; quando dà luce e vita al variopinto raduno della Comune sulle festose e disinibite note di "Avanti pop" dei 'Tetes de bois'; quando s'inoltra nella penombra di un angusto corridoio costellato da allegoriche sculture di puro dolore; o quando 'carrella' sulle gradinate del vecchio cinema, candide di bianche lenzuola a coprire i corpi dormienti della povera gente. Maiuscole prove d'attore per Herlitzka, Foà, Fantastichini e Carnelutti.

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