Gomorra |
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Un film di Matteo Garrone.
Con Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Salvatore Cantalupo, Gigio Morra.
continua»
Drammatico,
durata 135 min.
- Italia 2008.
- 01 Distribution
uscita venerdì 16 maggio 2008.
MYMONETRO
Gomorra
valutazione media:
4,02
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Né carne né pescedi Gabri78Feedback: 0 |
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sabato 6 settembre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Uscendo dal cinema, si ha la sensazione di non sapere bene cosa si è visto, se un film di denuncia, un documentario, una fiction. La pellicola ha un'impostazione diversa dal libro, nel quale Saviano racconta la camorra e i suoi protagonisti con i suoi miti e le loro leggende ma anche con la loro brutalità e perversione, seguendo il ciclo degli affari del "sistema" e delle merci, a partire dal porto di Napoli, seguendone la trasformazione, gli scambi, sino allo smaltimento - illecito - dei rifiuti. Il film preferisce estrapolare dal meccanismo del libro cinque storie e narrare le vicende dei personaggi, e questo è forse un limite, perché la prospettiva risulta falsata e non è possibile capire chiaramente la potenza e l'estensione dell'organizzazione camorristica, le migliaia di collusioni e ramificazioni, le entrature nel mondo politico, la capacità di fare affari e costruire impresa, a Napoli e Caserta così come nel nord Italia o all'estero, ridimensionandola quasi a problema locale. A tratti si ha l'impressione di parlare di quattro sanguinari cialtroni di quartiere piuttosto che di una delle mafie più potenti e radicate al mondo. Alla luce di questo non credo che il film si possa ritenere un documentario. L'ambientazione prevalentemente nel territorio di Scampia, all'ombra delle orribili vele, elegge poi questo luogo a capitale della criminalità organizzata, oscurando e spostando l'attenzione da altre zone che si trovano più o meno nelle stesse condizioni, per cui la definizione di film di denuncia appare un po' stiracchiata. E neanche la definizione di fiction è appropriata, essenzialmente perché è evidente la volontà di attenersi alla realtà cercando di romanzarla il meno possibile ma di renderla più comprensibile a coloro che, vivendo realtà diverse, faticano a calarsi nei panni e capire le logiche sulle quali ruota l'universo della camorra e delle persone che ne fanno parte o vorrebbero entrare a farne parte. Da elogiare sono sicuramente le scene girate all'interno delle vele, dove gli abitanti impersonano se stessi, riuscendo a trasmettere allo spettatore la voglia di emergere e di distinguersi che li pervade, di diventare qualcuno in una terra dimenticata da Dio e dagli uomini, soprattutto quelli dello Stato, latitante al punto da essere sostituito dalla camorra anche nell'erogazione delle pensioni e degli stipendi. Particolarmente azzeccata la figura di don Ciro, il cassiere del clan, che si aggira tra le passerelle e i cortili delle vele anonimo nel suo impermeabile grigio, senza prendere mai una posizione davanti alle proteste degli stipendiati dall'organizzazione, cavandosela con un impersonale e burocratico "riferirò", almeno fino al mese successivo. Ma camorrista è chi spara e fa i morti, chi ruba, chi spaccia, ma pure chi distribuisce stipendi e pensioni agli affiliati e la guerra tra i clan non può non essere cosa a lui estranea.
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