Galantuomini |
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Un film di Edoardo Winspeare.
Con Donatella Finocchiaro, Fabrizio Gifuni, Beppe Fiorello, Giorgio Colangeli, Gioia Spaziani.
continua»
Drammatico,
durata 100 min.
- Italia 2008.
- 01 Distribution
uscita venerdì 21 novembre 2008.
MYMONETRO
Galantuomini
valutazione media:
2,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Winspeare e le donnedi aliceFeedback: 0 |
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domenica 30 novembre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Cosa mi è piaciuto del film: Il fatto che il regista racconti una storia che fa riflettere! L'estrema bravura dell'attrice protagonista: grazie alla sua interpretazione Donatella Finocchiaro rende credibile un personaggio ( Lucia) che incarna la complessità e le mille sfaccettature, le tante contraddizioni e fragilità, ma anche le risorse dell' essere umano. Lucia ha fatto la scelta sbagliata - e il film fa solo intuire, ma non ne approfondisce le ragioni : perchè costretta dal suo rapporto con lo zio? ( i rapporti familiari condizionano molto, specie al Sud?) perchè avida di denaro facile ( un accusa al consumismo e/o alla mancanza di opportunità per i giovani e le donne del sud?), perchè delusa da giovane dall'abbandono di Ignazio? ( la rigidità delle barriere sociali e la pavidità di tanti galantuomini borghesi?), - ma comunica, sia pure in un ruolo "negativo", l'intelligenza e la forza delle donne; e non perchè sia quasi un capo oppure perchè come un'eroina tragica sia capace anche di sparare, se ferita come madre e donna, ma perchè riesce in ogni momento, anche in quelli più brutali e feroci, a mantenere consapevolezza, e persino una sorta di onestà e candore, ponendo dei limiti alla scelleratezza, alla superficialità, alla crassa banalità degli uomini. Lucia vuole essere per Winspeare quasi la metafora della sua e mia terra :a volte crudele e feroce, ma anche accogliente e sensibile e soprattutto, ricca di quelle energie che, se completamente investite nella razionalità e legalità, riusciranno a salvarla? Cosa del film non mi è piaciuto: Assistendo al film mi sono sentita spesso spiazzata, forse perchè sono pugliese, tra l'osservazione e l'analisi degli ambienti, dei personaggi, della narrazione in chiave tematica: l'origine e le cause ( Storico -sociali? Antropologiche? Economiche? Culturali?) della criminalità organizzata meridionale e la nostra speranza che essa possa essere sconfitta ( e in quest'ottica il personaggio del magistrato mi è parso ben debole e disarmato, oltre che disarmante) e una lettura più universale e tragica che si concentrasse sull'uomo e sul suo eterno conflitto tra rispetto della propria individualità e rispetto delle regole sociali. Non so se il limite sia mio oppure del regista che, come qualche critico di professione ha affermato, non è stato sempre abile nel fondere i diversi piani della narrazione. Alla fine la cosa più evidente, forte e convincente che ho ricavato dalla visione del film è stata lo smascheramento finale e la crisi ultima dei valori storicamente attribuiti all'uomo. Sia esso artista - intellettuale ( Fabio ), magistrato, e quindi riferimento di punta delle forze morali della società ( Ignazio), o criminale,grande o piccolo, l'uomo non riesce più a rappresentare alcun tipo di potere, se non quello primitivo della forza e della sopraffazione, e si aggira spaesato nel mondo,a volte persino ebete, così come mi è parso Ignazio nella sequenza finale del film. Solo lo sguardo greve di paure e proccupazione, ma al contempo forte, sicuro e fiero di Lucia ( ma dove deciderà di andare? Quali strade percorrerà? Si rivolgerà ancora a qualcuno o continuerà sola?), ma anche la sensibile determinazione del magistrato - donna, se non saranno addomesticate e sopraffatte dalla bruta ignoranza e violenza o demoralizzate dalla inconcludenza maschile, potranno forse riaccendere un lumicino di speranza.
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