sixy89
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lunedì 11 ottobre 2010
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a dir poco inquietante e geniale
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Finalmente un horror dove è stata data priorità alla trama rispetto alle scene di azione o splatter. L'aspetto psicologico del film è prepotente.
Una nebbia fitta e impenetrabile...urla che escono dalla nebbia..sconosciute e inquietanti ombre che si muovo all'esterno..è l'eterna e umana paura del buio sostanzialmente, quella che da bambii ci perseguitava, la lotta tra quello che la logica ci dice e il terrore che ci impone il nostro istinto di fronte al buio. Restare fermo in trappola o attraversare l'ignoto?
Questo è ciò che lega ogni persona chi più chi meno alla trama.
Il finale è a dir poco sconvolgente e emotivamente devastante.
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Finalmente un horror dove è stata data priorità alla trama rispetto alle scene di azione o splatter. L'aspetto psicologico del film è prepotente.
Una nebbia fitta e impenetrabile...urla che escono dalla nebbia..sconosciute e inquietanti ombre che si muovo all'esterno..è l'eterna e umana paura del buio sostanzialmente, quella che da bambii ci perseguitava, la lotta tra quello che la logica ci dice e il terrore che ci impone il nostro istinto di fronte al buio. Restare fermo in trappola o attraversare l'ignoto?
Questo è ciò che lega ogni persona chi più chi meno alla trama.
Il finale è a dir poco sconvolgente e emotivamente devastante.
Un film che emrita di esser visto.
voto:9
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lobohombre
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domenica 20 luglio 2008
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come king, più di king
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In passato Frank Darabont aveva già dato prova di una straordinaria capacità nel trasporre sul grande schermo le storie del Re del Brivido. Film come Il Miglio verde e Le Ali della Libertà non solo rientrano tra le migliori opere cinematografiche tratte da King, ma alla fine, volendo azzardare un confronto tra linguaggi artistici differenti, dal punto di vista narrativo si fanno perfino preferire alle rispettive controparti letterarie. Questa alchimia si ripete con The Mist, pellicola non certo ad alto budget, e che proprio per questo ci dimostra quanto l'autore ami il genere horror e fino a che punto ne padroneggi logiche e sfumature. La riduzione cinematografica ha comportato un necessario snellimento della trama kinghiana, soprattutto per ciò che concerne i rapporti tra personaggi e le dinamiche di branco che a un certo punto si innescano all'interno del supermercato, quando i rifugiati si suddividono in piccoli gruppi contrapposti.
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In passato Frank Darabont aveva già dato prova di una straordinaria capacità nel trasporre sul grande schermo le storie del Re del Brivido. Film come Il Miglio verde e Le Ali della Libertà non solo rientrano tra le migliori opere cinematografiche tratte da King, ma alla fine, volendo azzardare un confronto tra linguaggi artistici differenti, dal punto di vista narrativo si fanno perfino preferire alle rispettive controparti letterarie. Questa alchimia si ripete con The Mist, pellicola non certo ad alto budget, e che proprio per questo ci dimostra quanto l'autore ami il genere horror e fino a che punto ne padroneggi logiche e sfumature. La riduzione cinematografica ha comportato un necessario snellimento della trama kinghiana, soprattutto per ciò che concerne i rapporti tra personaggi e le dinamiche di branco che a un certo punto si innescano all'interno del supermercato, quando i rifugiati si suddividono in piccoli gruppi contrapposti. In questo caso Darabont sceglie giustamente di non mettere troppa carne al fuoco e decide di accantonare la sottotrama sociologica per puntare dritto al sodo, ossia l'orrore, i mostri, l'angoscia. E ci riesce a meraviglia, grazie ad una ambientazione tanto semplice quanto efficace, una regia ottimamente calibrata ed una notevole qualità degli effetti visivi, dosatissima miscela di effetti digitali ed artifizi meccanici. Ad eccezione della prima creatura, quella del magazzino, la cui realizzazione lascia un filino a desiderare, tutti gli altri "portenti" sono credibili, coerenti, quasi tangibili nella loro orrenda anormalità. E poi c'è l'atmosfera lovecraftiana. Mai come in questo film, soprattutto verso l'epilogo, si respira profumo di Orrore Cosmico. Chiunque abbia letto qualcosa di H.P. Lovecraft converrà che gli ultimi minuti di The Mist evocano la sua letteratura molto più efficacemente di tanti altri horror che in passato si vantarono di ispirarvisi (Evil Dead, La Creatura, Re-Animator, Dagon, per citarne qualcuno). Sulla recitazione non c'è molto da dire; gli interpetri non sono di primissima categoria, e purtroppo in alcuni frangenti la cosa salta agli occhi; tutto sommato però nell'insieme rappresentano abbastanza credibilmente l'America di provincia tanto cara a King. L'ultima nota riguarda il finale del film, fase in cui l'autore ci dimostra quanto fervida sia la sua passione per il genere horror, effettuando una scelta tanto rischiosa quanto vincente. Ripudia il finale kinghiano e lo riscrive di suo pugno, ottenendo un effetto di grande impatto drammatico e migliorando sensibilmente l'intera storia. Lo stesso King sembra si sia complimentato con Darabont per questa felice intuizione. Concludendo, The Mist è un valido horror che mi sento di consigliare a chiunque, appassionati e non. Resta solo un pò di rammarico per un film che se avesse potuto contare su mezzi produttivi più sostanziosi sarebbe entrato a far parte dell'olimpo dei capolavori del genere.
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(di mau003)
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(di viktor)
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noxaro
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mercoledì 22 aprile 2009
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merita di essere visto
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Mi aspettavo un film spazzatura invece ho trovato qualcosa di buono, pur notando più di qualche somiglianza con La Guerra Dei Mondi; in questo film ciò a cui dare maggior importanza non sono gli effetti speciali come in molti film trash americani, ciò che fa di questa creazione qualcosa di speciale è la natura umana, imprevedibile, influenzabile e instabile, basti pensare che nel giro di soli due giorni il terrore ha portato la gente pian piano a cercare riparo in qualcosa di sconosciuto e misterioso, nel dio assetato di sangue interpretato dalla pazza predicatrice. Il film in se è costruito su avvenimenti veramente banali: l'accendino che ci mette 5 minuti per accendersi, i mostri(insettoni) che attaccano solo quando c'hanno voglia e in più ad abbassare il livello ci sono battute ovvie in gran quantità, per esempio quando sono alla farmacia e sentono un rumure uno dice:"sento un rumore strano", come se il resto fosse normale.
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Mi aspettavo un film spazzatura invece ho trovato qualcosa di buono, pur notando più di qualche somiglianza con La Guerra Dei Mondi; in questo film ciò a cui dare maggior importanza non sono gli effetti speciali come in molti film trash americani, ciò che fa di questa creazione qualcosa di speciale è la natura umana, imprevedibile, influenzabile e instabile, basti pensare che nel giro di soli due giorni il terrore ha portato la gente pian piano a cercare riparo in qualcosa di sconosciuto e misterioso, nel dio assetato di sangue interpretato dalla pazza predicatrice. Il film in se è costruito su avvenimenti veramente banali: l'accendino che ci mette 5 minuti per accendersi, i mostri(insettoni) che attaccano solo quando c'hanno voglia e in più ad abbassare il livello ci sono battute ovvie in gran quantità, per esempio quando sono alla farmacia e sentono un rumure uno dice:"sento un rumore strano", come se il resto fosse normale...questa poteva veramente risparmiarsela. Il finale è grandioso, non lascia pace allo spettatore. Semplicemente se provasse ad immedisimarsi nel protagonista che dopo aver ucciso le ultime persone care che gli rimangono(il figlio e la gnocca per contorno) si vede davanti la potenza dell'esercito americano arrivato a salvarlo, non penso possa vivere un giorno senza tormentarsi.
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gus da mosca
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sabato 24 maggio 2008
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e' la cosa piu' orribile cha abbia mai visto !!
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Un dramma sulle pulsioni della psicologia di massa, tra impotenza razionale ed autodifesa irrazionale, raccontato riutilizzando le piu' celebri situazioni da B-movie . Inaspettate e fulminanti immagini riproposte dai piu' classici horror-movies di serie B (iniziando con la locandina della "Cosa" di Carpenter), sono alternate a lunghe sequenze, drammatizzate attraverso i dialoghi ed i piani di fuoco della ripresa. Non fatevi distrarre o deludere dagli effetti speciali intenzionalmente da baraccone (insetti con la dentiera?!), qui ci si limita alla citazione, calcando la mano per separarla nettamente dal contesto del film, per poi lasciare subito tutto lo spazo alle battute. Non si vuole spaventare lo spettatore, ma chiamarlo a fare psicanalisi del gruppo: fargli scegliere con chi stare, fargli cambiare piu' volte schieramento, durante un film che usa le parole per creare tensione e le scene pseudo-horror per attenuarla.
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Un dramma sulle pulsioni della psicologia di massa, tra impotenza razionale ed autodifesa irrazionale, raccontato riutilizzando le piu' celebri situazioni da B-movie . Inaspettate e fulminanti immagini riproposte dai piu' classici horror-movies di serie B (iniziando con la locandina della "Cosa" di Carpenter), sono alternate a lunghe sequenze, drammatizzate attraverso i dialoghi ed i piani di fuoco della ripresa. Non fatevi distrarre o deludere dagli effetti speciali intenzionalmente da baraccone (insetti con la dentiera?!), qui ci si limita alla citazione, calcando la mano per separarla nettamente dal contesto del film, per poi lasciare subito tutto lo spazo alle battute. Non si vuole spaventare lo spettatore, ma chiamarlo a fare psicanalisi del gruppo: fargli scegliere con chi stare, fargli cambiare piu' volte schieramento, durante un film che usa le parole per creare tensione e le scene pseudo-horror per attenuarla. Inevitabilmente oggetto di curiosita' per i ragazzini patiti di mostriciattoli (ma per questo ben presto delusi), questo film diventera' noto tra gli appassionati di cinema, per aver ridiscusso nel secondo millennio i temi di fondo piu' classici del B-movie americano (da Siegel a Carpeter), con lo stesso linguaggio, anzi con uno sberleffo a tratti tragicomico. La recitazione piuttosto scolastica e' ampiamente compensata da un uso eccelso di silenzi e musica e dalle dissolvenze al nero, che separarno il film in tempi, come una piece teatrale. Sicuramente da vedere.
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arianna..
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lunedì 13 aprile 2009
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mostri reali e mostri interiori..
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Solitamente non mi piacciono molto i film horror, dopo averli visti difficilmente trovo che ci sia qualcosa su cui ragionare. Ma questo film mi ha invece sorpreso notevolmente.
Mettendo in secondo piano tutta la parte relativa ai mostri e agli effetti speciali, che certamente non è delle migliori, quello che più colpisce è l'attenzione riservata all'aspetto umano: la maggior parte delle persone che troviamo nel film sono quasi degli stereotipi non indagati psicologicamente fino in fondo, vedi la pseudo sensitiva che riesce a convincere gran parte di coloro che si trovano nel supermarket delle sue idee, i classici personaggi stupidamente incuranti del pericolo che sfidano la nebbia e quello che contiene, e che naturalmente non sopravvivono, il padre che cerca in tutti i modo di salvare e proteggere il figlio.
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Solitamente non mi piacciono molto i film horror, dopo averli visti difficilmente trovo che ci sia qualcosa su cui ragionare. Ma questo film mi ha invece sorpreso notevolmente.
Mettendo in secondo piano tutta la parte relativa ai mostri e agli effetti speciali, che certamente non è delle migliori, quello che più colpisce è l'attenzione riservata all'aspetto umano: la maggior parte delle persone che troviamo nel film sono quasi degli stereotipi non indagati psicologicamente fino in fondo, vedi la pseudo sensitiva che riesce a convincere gran parte di coloro che si trovano nel supermarket delle sue idee, i classici personaggi stupidamente incuranti del pericolo che sfidano la nebbia e quello che contiene, e che naturalmente non sopravvivono, il padre che cerca in tutti i modo di salvare e proteggere il figlio. L'insieme creato da questi personaggi però è perfetto, riusciamo a vedere molte piccole sfumature del comportamento umano, che a volte a dire la verità preferiremmo non conoscere: la lotta per la sopravvivenza, il bisogno naturale di aggrapparsi ad ogni più minima speranza nelle difficoltà, lo spirito di aggregazione e, forse di più, quello di distruzione. Più che di mostri fisici concreti in questo film si parla di mostri interiori, quelli che tutti abbiamo e che in momenti drammatici si presentano in tutta la loro violenza. La scena dell'uccisione del giovane militare, ucciso quasi come una vittima sacrificale per espiare le colpe di tutta un'umanità e per placare la collera divina, ne è un esempio, così come anche l'uccisione della "predicatrice", scena la quale, nonostante risulti molto gradita agli occhi dello spettatore, che non proabilmente non sopporta più quella pazza che urla cose insensate, fa capire come in queste occasioni ognuno possa diventare un assassino.
E questi mostri poi? Dovuti a cosa? Anch'essi dovuti all'uomo, come ci dirà durante il film il militare.
E poi il finale, da un lato assurdo e scioccante, ma dall'altro degno di un film tutto giocato sull'aspetto psicologico.
Film da vedere sicuramente, cha fa pensare.
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(di supersimi665)
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[+] supersimi665..chi è il p****?
(di noxaro)
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everlong
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sabato 29 gennaio 2011
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apocalissi interiore
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Moderna apocalissi, tragica e cinica ma fortemente attuale e realistica. Questo film davvero ben fatto trae spunto da una sorta di olocausto fantascientifico (neanche troppo "fanta" in realtà) per sguainare una feroce critica alle dinamiche economiche, religiose e politiche che regolano, o meglio, manipolano i rapporti e le relazioni tra le persone. Mette in evidenza, in maniera piuttosto efficace, come spesso economia, religione e soprattutto politica facciano leva sulla costruzione del terrore e della paura per poter manipolare meglio i comportamenti e le azioni degli individui, siano essi volti al consumo, al voto, al consenso o alla fede. Da qui si innesca una spirale dell'involuzione che trasforma gli esseri umani in prede facili se indotti ad esercitare i loro istinti più atavici (paura in primis) da qualsivoglia forma di potere.
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Moderna apocalissi, tragica e cinica ma fortemente attuale e realistica. Questo film davvero ben fatto trae spunto da una sorta di olocausto fantascientifico (neanche troppo "fanta" in realtà) per sguainare una feroce critica alle dinamiche economiche, religiose e politiche che regolano, o meglio, manipolano i rapporti e le relazioni tra le persone. Mette in evidenza, in maniera piuttosto efficace, come spesso economia, religione e soprattutto politica facciano leva sulla costruzione del terrore e della paura per poter manipolare meglio i comportamenti e le azioni degli individui, siano essi volti al consumo, al voto, al consenso o alla fede. Da qui si innesca una spirale dell'involuzione che trasforma gli esseri umani in prede facili se indotti ad esercitare i loro istinti più atavici (paura in primis) da qualsivoglia forma di potere. Nel terrore siamo più controllabili, più gestibili e più manipolabili, perché siamo spinti a chiedere che il potere venga esercitato in ogni sua forma per riportare stabilità e tranquillità. La prima paura è proprio quella di cambiare, perché siamo troppo convinti dall'abitudine e dalla manipolazione che lo status quo sia meglio, sia preferibile. Pur di credere questo, siamo capaci di negare l'evidenza, di mentire a noi stessi e di lasciarci abbindolare dalla spiegazione più semplice, più banale ma anche più rassicurante. Nelle società il male non è così individuabile come negli insetti giganti e mostruosi che infestano la città, ma anche questo dettaglio è il film stesso a sottolinearlo, in quanto la bestia si cela nella nebbia: sai che c'è ma non sai dove né quando attaccherà; sai che c'è ma non puoi vederla. La nebbia oscura tutto ciò che non deve essere visto. E' questo che sembra suggerirci questo horror un po' sui generis ma dal grande impatto emotivo, fortemente legato ad una sceneggiatura davvero ben scritta. Nonostante la fragilità dell'animo umano emerga in tutta la sua ineluttabilità, in un percorso a ritroso che giunge fino alla radici dell'odio (quasi automatico è il confronto con i moderni conflitti bellici e sociali che attraversano le nostre società), una luce di speranza permane, seppur nella tragedia, nel cinismo e nella devastazione. Una speranza che però va inseguita fino all'ultimo bagliore, con forza, tenacia e resistenza, senza lasciarsi sopraffare dalle dimensioni del mostro che noi stessi abbiamo creato. Un mostro che ha origine all'interno ma che si manifesta al di fuori e intorno a noi; un mostro subdolo, che punta su ignoranza e pregiudizio e che spesso si nasconde nella "nebbia".
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maximo
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sabato 11 ottobre 2008
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coinvolti e sconvolti dalla nebbia
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Provincia americana. Quella che più ci piace quando viene messo in scena questo genere di film. E quella che più ci spaventa: il supermercato del paese, il bar che è anche farmacia dietro al bancone, i fuoristrada americani, le emormi case in riva al lago con il porticciolo privato e alberi secolari in giardino. Proprio loro con le loro persone, cittadini normali, vengono coinvolti e sconvolti da questa ondata di nebbia misteriosa. In un paese così basta poco a scatenare il panico. Prima un assaggio di tempesta crea l'emergenza, poi la nebbia cala e chi abbiamo vicino sarà inevitabilmente il nostro compagno in questa disavventura "ai confini della realtà": tentacoli, ragnatele, veleno e pungiglioni, di tutte le misure.
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Provincia americana. Quella che più ci piace quando viene messo in scena questo genere di film. E quella che più ci spaventa: il supermercato del paese, il bar che è anche farmacia dietro al bancone, i fuoristrada americani, le emormi case in riva al lago con il porticciolo privato e alberi secolari in giardino. Proprio loro con le loro persone, cittadini normali, vengono coinvolti e sconvolti da questa ondata di nebbia misteriosa. In un paese così basta poco a scatenare il panico. Prima un assaggio di tempesta crea l'emergenza, poi la nebbia cala e chi abbiamo vicino sarà inevitabilmente il nostro compagno in questa disavventura "ai confini della realtà": tentacoli, ragnatele, veleno e pungiglioni, di tutte le misure. Verrebbe facile e istintivo pensare che sia questo il male peggiore, ma presto ci accorgiamo che il peggio è nella nostra natura di essere umani e la vera nebbia è nella nostra testa. Chi lascia che si sacrifichi un ragazzino imprudente. Chi non vuole rischiare per salvare la vita ad un infortunato. Chi non vuole credere nemmeno di fronte all'evidenza. Chi interpreta ogni fatto secondo le Antiche Scritture e corrompe le menti altrui. Chi è disposto a seguire la massa e rinuncia a pensare con la propria testa. Grazie a questi inconvenienti, il film raggiunge dei picchi di tensione straordinaria, mai gratuita come facilmente accade nei thriller di serie b. Una tensione che mi ha ricordato il sapore de Gli Uccelli di Hitchcock: una catastrofe inaspettata e imprevedibile che si abbatte su persone comuni e mette tutto in discussione. La pellicola riesce a mantenersi nel perfetto equilibrio tra ritmo televisivo e film catastrofico. Certo se si fosse trattato di un film tv le pause sarebbero state più accentuate e gli effetti speciali meno efficaci, ma non dubitiamo affatto del suo potenziale. Ogni sequenza affronta una tematica sempre diversa e mai banale o ripetitiva. Il regista ci guida per mano tra i corridoi del supermercato dove aleggia la paura, quasi fossimo diventati cittadini di questa comunità. All'interno del folto gruppo di persone solo una decina si distingue chiaramente, e grazie alla fiorita caratterizzazione dei personaggi è inevitabile il nostro schieramento al suo interno. Le due ore del film sono necessarie per poter risolvere tutte le situazioni e non lasciare in sospeso alcun dubbio. Nessun mistero viene lasciato inspiegato, nemmeno alla fine quando rimaniamo col fiato sospeso in attesa dell'epilogo, quasi terrorizzati all'idea che questo non giunga ma rimanga nella nebbia. Invece l'epilogo arriva e come! E a quel punto avremmo preferito vagare nella nebbia piuttosto che vedere. Non per gusto, ma per cuore.
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(di liberty valance)
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gabrielee
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venerdì 6 gennaio 2012
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sicuramente degno di nota
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Un gran bel film con un finale amarissimo è sicuramente qualcosa di più unico che raro nel cinema odierno. Ma questo finale insegna che la vita è ingiusta, infatti anche se il protagonista è rimasto "lucido" per tutto il film, è stata proprio la sua lucidità, che ha scatenato la pietà per i suoi compagni causando ciò che accade nel finale. Invece le scelte che parevano utopia, condanna a morte, vengono rivelate nel finale come giuste (la madre che ha ritrovato la figlia, quando tutti la davano per morta una volta uscita dal supermarket). Incredibile è il vero e proprio disprezzo che il regista riesce a far scaturire allo spettatore verso alcuni personaggi del film.
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Un gran bel film con un finale amarissimo è sicuramente qualcosa di più unico che raro nel cinema odierno. Ma questo finale insegna che la vita è ingiusta, infatti anche se il protagonista è rimasto "lucido" per tutto il film, è stata proprio la sua lucidità, che ha scatenato la pietà per i suoi compagni causando ciò che accade nel finale. Invece le scelte che parevano utopia, condanna a morte, vengono rivelate nel finale come giuste (la madre che ha ritrovato la figlia, quando tutti la davano per morta una volta uscita dal supermarket). Incredibile è il vero e proprio disprezzo che il regista riesce a far scaturire allo spettatore verso alcuni personaggi del film. Ma dal punto di vista generale bisogna dire che ci sono troppi pochi per dire che è un grande horror, e poi, tanto per dirne un'altra, gli effetti speciali non sono di certo il punto di forza del film. Il cast non è neppure stellare, ma devo dire che a parer mio ogni attore se l'è cavata bene.
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(di maratre)
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saracoop
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martedì 18 novembre 2008
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c'è qualcosa in mezzo alla nebbia...
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Come recita il trailer e la locandina: “Siamo sopravvissuti a Indipendence Day e la Guerra dei Mondi… ora sospravviveremo a questo…?”. E' attorno a questa domanda, mai esplicitata ma che grava su tutte le scene, serpeggiando empaticamente negli occhi dei protagonisti, che il film ruota. Tratto da un racconto di Stephen King, “La nebbia”, (della raccolta 'Scheletri'), con la regia di Frank Darabont ('Il miglio verde' e 'Le ali della libertà') narra di una fitta nebbia di provenienza sconosciuta che si materializza all’improvviso in una cittadina del Maine, fagocitando tutto e tutti e nascondendo tra le sue spire insidie e pericoli. Il bello di questo film è che noi spettatori non sappiamo nulla di più dei protagonisti, e questo a mio parere regala un bel punto in più ai film di questo genere, aumentando la suspence.
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Come recita il trailer e la locandina: “Siamo sopravvissuti a Indipendence Day e la Guerra dei Mondi… ora sospravviveremo a questo…?”. E' attorno a questa domanda, mai esplicitata ma che grava su tutte le scene, serpeggiando empaticamente negli occhi dei protagonisti, che il film ruota. Tratto da un racconto di Stephen King, “La nebbia”, (della raccolta 'Scheletri'), con la regia di Frank Darabont ('Il miglio verde' e 'Le ali della libertà') narra di una fitta nebbia di provenienza sconosciuta che si materializza all’improvviso in una cittadina del Maine, fagocitando tutto e tutti e nascondendo tra le sue spire insidie e pericoli. Il bello di questo film è che noi spettatori non sappiamo nulla di più dei protagonisti, e questo a mio parere regala un bel punto in più ai film di questo genere, aumentando la suspence. L’horror è palpabile, ma non tanto per scene particolarmente orrorifiche, bensì per il contenuto ad alto tasso comunicativo. Si gioca infatti un ruolo direi fondamentale sull’illustrare le dinamiche comportamentali umane messe a dura prova in una situazione difficile, di panico e paura collettive. Un shakerato gruppo di cittadini, ognuno con la propria individualità e il proprio ego, si troveranno imprigionati, viste le critiche condizioni climatiche esterne, in un supermercato, luogo all’apparenza molto più sicuro. “Metti due persone in una stanza e quelle troveranno un motivo per uccidersi”, afferma Ollie, il cassiere più anziano. E appunto si inizia da un senso di smarrimento comune per questa misteriosa nebbia che sembra non avere ragioni meteorologiche, che poi sfocia nell’incredulità e nello scetticismo reciproco per arrivare all’innevitabile momento di ammettere i fatti, con conseguente panico e terrore per la propria vita ed incolumità. Aspetti secondo me un po’ “deboli”, uno perché troppo retorico e uno fin troppo rimarcato sono, nel primo caso, un dialogo fra David e Brent (già non in buoni rapporti in precedenza) improntanto sul fattore sociale e sulla stereotipata discriminazione razziale e, nel secondo caso, predicazioni bibliche portate all’esasperazione con tanto di “cori” collettivi di integralisti religiosi che urlano “espiazione, espiazione” o cose del genere, che a lungo andare finiscono per risultare fin troppo assurdamente rimarcate. Altro aspetto un po' scontato sono i vari caratteri dei personaggi, forse troppo clichè, e alcune scene che, guardandole con occhio critico, potrebbero risultare abbastanza assurde. Non svelerò cosa racchiude la nebbia perché questo è proprio il bello e non voglio rovinare la sorpresa di chi ancora non l’ha visto. Aggiungo solamente che ho apprezzato l’uso di questo evento atmosferico come mezzo per creare una situazione ancora più misteriosa e occulta. Trovo infatti che già di per sè la nebbia crea un senso di perdizione e di smarrimento, se poi la guardiamo nella dinamica di questo film (la quale nasconde chissà quali mostruosi pericoli) trovo che sia una scelta ancora più azzeccata per provocare un senso crescente e serrato di panico e paura. Un punto assolutamente non trascurabile è il finale, decisamente non scontato e che personalmente mi ha colpito moltissimo, proprio perché una conclusione del genere non me la sarei aspettata, tristissima... Complimenti quindi a Stephen King e al regista, Frank Darabont, per essere riuscito in una buona trasportazione cinematografica. Bellissima, con picchi intensissimi, la colonna sonora (di Mark Isham).
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[+] ma dove sono finiti i "very" cult movies ?
(di jegg65)
[ - ] ma dove sono finiti i "very" cult movies ?
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chriss
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lunedì 22 febbraio 2010
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di fronte alla morte...
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Una mattina, dopo la tempesta della nottata precente, una misteriosa nebbia comincia ad avvolgere Bridgton, una cittadina nel Maine. David e suo figlio vanno al supermercato per delle compere. Con loro si aggiunge il vicino di casa, il sig. Norton, con cui David aveva avuto in passato delle discussioni. Anche alcuni militari sono lì, ma tutte le loro licenze verranno presto cancellate. Ormai la nebbia avvolge tutta la città. C' è qualcosa in essa. Dapprima sbucano fuori dei tentacoli. Un ragazzo muore e chi assiste cerca di convincere gli altri. La gente dentro al supermercato inizia ad avere paura. Una grande paura. Una signora, profondamente religiosa, si mette a parlare di Dio, di morte, dell' Apocalissi, spaventando tutti.
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Una mattina, dopo la tempesta della nottata precente, una misteriosa nebbia comincia ad avvolgere Bridgton, una cittadina nel Maine. David e suo figlio vanno al supermercato per delle compere. Con loro si aggiunge il vicino di casa, il sig. Norton, con cui David aveva avuto in passato delle discussioni. Anche alcuni militari sono lì, ma tutte le loro licenze verranno presto cancellate. Ormai la nebbia avvolge tutta la città. C' è qualcosa in essa. Dapprima sbucano fuori dei tentacoli. Un ragazzo muore e chi assiste cerca di convincere gli altri. La gente dentro al supermercato inizia ad avere paura. Una grande paura. Una signora, profondamente religiosa, si mette a parlare di Dio, di morte, dell' Apocalissi, spaventando tutti. E' l' inizio del caos dentro al piccolo supermercato di Bridgton. La gente si divide, nel senso che ha pareri differenti in merito a questa spece di disastro naturale. Ma il fatto è che non si tratta di un disastro naturale... Il sig. Norton prova ad uscire con altre persone, ma l' unica cosa che torna è un corpo a metà legato ad una corda...Chi sta nel supermercato tenterà di sopravvivere all' assalto da parte di mostri venuti da un' altra dimensione. Già, perchè i militari hanno tenuto nascosto il programma " Punta di freccia" che mira ad aprire portali attraverso altre dimensioni. Il finale è un momento di rara drammaticità per un film horror e non ci tengo minimamente a svelarlo. The Mist, di Frank Darabont, è un film horror che colpisce profondamente lo spettatore. Il messaggio di questo film è molto chiaro, potente:tutte le persone, di fronte alla paura della morte, perdono la testa e diventano simili a dei mostri. Proprio come quelli che sono fuori dal supermercato! Per sopravvivere, in situazioni estreme, si è costretti a lottare contro gli altri!The Mist, insomma, ha l' originalità, ma non la pretesa, di mettere a nudo tutte le debolezze degli esseri umani. Consiglio vivamente a tutti di vedere questo interessantissimo film horror del 2007.
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