Terrence Malick, che in 33 anni di carriera ha scritto e diretto solamente quattro film dirigeThe New World, imponente ritratto storico, che non racconta la Storia d’America partendo dalla scoperta da parte del genovese Cristoforo Colombo, ma inizia con l’arrivo degli europei in Virginia nel 1607, quando fondarono la prima colonia, Jamestown. La lavorazione di questo progetto veramente epico che non si può negare essere un autentico kolossal è durata 26 anni, infatti conoscendo la pignoleria maniacale di Malick verso ogni elemento presente nel film, bisogna aspettarsi di tutto, quindi possiamo dire che a livello artistico, in nessun’altro film prima di The New World, armi, costumi, palazzi, città, navi sono state realizzate con così tale minuziosità. Due cose bisogna fare prima di avventurarsi verso la visione di questo grande film: innanzitutto bisogna conoscere la storia vera da cui il film è tratto, poi bisogna soprattutto apprezzare lo stile poetico di Malick e fra poco spiegherò il perché. Quando nel 2006 New World uscì nelle sale cinematografiche, non suscitò un grandissimo successo come il film precedente di Malick: La sottile linea rossa.Cosa può aver impedito a questo film, con eccezionali costumi e scenografie di alto livello di raggiungere la perfezione? Malick ha uno stile tutto suo e nei suoi film ci sono delle cose in comune: la presenza di sequenze dove si mostrano paesaggi, cieli ricoperti di nuvole, prati, boschi, montagne, fiumi e mari, lunghe scene senza dialoghi e l’immancabile voce fuoricampo.Infattinei suoi film, la voce fuoricampo può fare cose che l’attore normale non può: cioè raccontare ed esporre al pubblico fatti accaduti e non mostrati nel film, idee, speranze, paure, turbamenti e sentimenti d’amore oppure opinioni sulle decisioni altrui. Questo stile assolutamente malickiano non è accettato dal pubblico che considera le voci fuoricampo delle prediche da chiesa e che rendano più lungo e noioso il film. Il problema è che se non fosse per la poetica di Malick, le voci narranti non farebbero pesare il film, per questo bisogna prima conoscere la poetica della filmografia malikiana prima di gettarsi a capofitto nella visione. Invito coloro che lo hanno visto e che ne sono rimasti delusi dalla visione di rivederselo e accettare la poetica presente nel film proprio com’è. Per coloro che invece conoscono il metodo di fare cinema di Malick, che lo apprezzano e che non hanno visto questo film, aspettatevi scene d’amore intense, un Colin Farrell esteticamente affascinante ma non bravissimo a livello attoriale, eccezionali e ben dirette scene di battaglia ( perché Malick è bravo con la macchina da presa ma non con la penna ) che non grondano di violenza gratuita, scenografie dettagliate e straordinarie da Oscar, e le magistrali ( come sempre ) musiche di James Horner. Nel cast sfilano grossi nomi da Colin Farrell, meno bravo che in Alexander o Minority Report, da uno semi sconosciuto Christian Bale che aveva appena girato il film d’ottimo livello Batman Begins e un intenso Christopher Plummer la cui interpretazione dura 10 minuti ma è semplicemente straordinaria. Gli attori che interpretano gli indigeni sono indiani di nascita, quindi il realismo è garantito e la bellissima Q’Orianka Kilcher ( 15enne quando girò il film ) perfetta nel ruolo di Pocahontas. Film d’azione e versione più poetica e per adulti del favoloso cartone animato dedicato a Pocahontas nel 1995, ma semplicemente grandiosa.Perché non è solo il racconto della storia d’amore fra John Smith ( Farrell ) e Pocahontas, ma anche una grande epopea dedicata alla nascita dell’America, come oggi noi la conosciamo.
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