Home of the Brave - Eroi senza gloria

Dopo aver subito il danno di dover andare a combattere in terra d’Irak per accaparrarsi il petrolio, cinque militari devono anche subire la beffa di fare un po’ di propaganda all’impero yankee, come se fosse il benvenuto nel dopo-Saddam. Si tratterà invece di passare attraverso il fuoco e le bombe di terroristi islamici o, se si preferisce, patrioti irakeni. Dei cinque, di cui uno donna, ne usciranno vivi quattro, uno dei quali molto legato all’amico deceduto. La donna invece dovrà subire l’amputazione dell’avambraccio mentre uno dei due neri, il soldato semplice, rimarrà dolorante alla schiena. L’altro è un ufficiale medico che al suo rientro in patria si troverà ad affrontare i problemi familiari con violenza analoga a quella con cui era abituato ad affrontare quelli militari. Ma non sarà questa la giusta soluzione ai problemi da rientro neanche per il giovane reduce bianco su cui il padre nutriva speranze come poliziotto. Bastava infatti aver visto “Dog day afternoon” di Lumet per capire che non c’è niente di più lontano tra le problematiche del reduce di guerra e quelle del poliziotto. Se poi il reduce è solo un nero fortunato in guerra ma sfortunato in amore, la fine del capro espiatorio è solo rinviata di qualche mese rispetto a quella di “Palla di lardo” in “Full metal racket”. Kubrick docet.