Il mercante di pietre

Dopo aver letto la recensione di Maurizio Porro del Corriere della sera, ogni commento al film mi sembra superfluo; proverò comunque a dire la mia. Partiamo dal fatto che stasera avrei voluto vedere un altro film, ma mosso dall'amore che ho per il cinema ho pensato che magari poteva andarmi bene (come è capitato altre volte) e vedere casualmente un film perlomeno interessante. Così non è stato. Il film di Renzo Martinelli è banale: non la banalità di chi non è preparato sull'argomento terrorismo, di chi non fa letture specifiche o non compra il giornale. La banalità è quella di chi compra il giornale "sbagliato". Il tema del terrorismo viene trattato con superficialità provando ad addolcire la pillola al grande pubblico con questa storia d'amore irreale. L'islam viene dipinto come il grande male del secolo. Vengono mostrate immagini di condanna a morte in Somalia e delle torri gemelle che crollano. Questo film è una presa di posizione "da festa padana" e lascia passare un messaggio pericoloso quando Jordi Mollà (il professore) dice che "l'occidente non ha capito che il peggio deve ancora venire. La democrazia non basta più". Cioè? Non è sufficiente nemmeno la "democrazia" esportata con le bombe? cosa bisogna fare, eliminare tutti i miscredenti? Dare la caccia all'uomo nero? Questo film lo sconsiglio vivamente non solo per il punto di vista espresso, ma anche perchè non è un buon prodotto cinematografico. Sono deluso da Harvey Keitel il cui nome era spesso garanzia di un buon prodotto. Volevo lasciarvi con uan battuta tratta dal film che entrerà nella storia del cinema: il poliziotto dice al professore universitario "lei pensi a fare ricerche che ad investigare ci pensiamo noi".