gianni
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lunedì 31 gennaio 2005
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piu' bello .... che colossal!
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La storia del Genio (un pò tiranno) Howard Hughes è senza dubbio molto affascinante per la sua tenacia, il suo perfezionismo, la sua irriducibilità e la straordinaria caparbietà a non limitare le sue geniali visioni a dei semplici sogni ma addirittura a realizzarli con tutti i mezzi, anche a lui non disponibili. E come se non bastasse, un'incredibile capacità di controllare la sua terribile malattia (disordine ossessivo compulsivo) che, in alcuni casi, (straordinario il contro-interrogatorio che riesce a scatenare nella scena della convocazione con la corrotta commissione d'inchiesta) riesce addirittura a sopraffare.
(Della serie: "Volere è Potere"!!!)
Il Film"AVIATOR" è un bel film, ma ha lasciato delusi molti spettatori probabilmente perchè si aspettavano un Colossal, da come ne avevano parlato i media e dalle 11 candidature agli Oscar.
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La storia del Genio (un pò tiranno) Howard Hughes è senza dubbio molto affascinante per la sua tenacia, il suo perfezionismo, la sua irriducibilità e la straordinaria caparbietà a non limitare le sue geniali visioni a dei semplici sogni ma addirittura a realizzarli con tutti i mezzi, anche a lui non disponibili. E come se non bastasse, un'incredibile capacità di controllare la sua terribile malattia (disordine ossessivo compulsivo) che, in alcuni casi, (straordinario il contro-interrogatorio che riesce a scatenare nella scena della convocazione con la corrotta commissione d'inchiesta) riesce addirittura a sopraffare.
(Della serie: "Volere è Potere"!!!)
Il Film"AVIATOR" è un bel film, ma ha lasciato delusi molti spettatori probabilmente perchè si aspettavano un Colossal, da come ne avevano parlato i media e dalle 11 candidature agli Oscar.
Tipico film "Maledetto" che, nonostante tutto, coniuga la perfezione stilistica di tutto il cast, (eccellente l'interpretazione di L. Di Caprio) accompagnata dal suono delle più belle canzoni d'epoca, ad una difficile e bizzarra biografia.
Comunque .... da non perdere!
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bexi
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giovedì 1 febbraio 2007
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genio incompreso
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Questo è il film più completo,più spettacolare e più meraviglioso che abbia mai visto.Gli attori sono strabilianti: Cate Blanchette e Kate Beckinsale sono meravigliose e azzeccatissime ma la superstar è il fantasmagorico Leonardo DiCaprio che interpreta il ruolo di H.H. come un vero veterano del mestiere(Che si meritava l'oscar!!!).La scenografia è splendida ed i costumi sono delle opere d'arte!! L'unico difettuccio potrebbe essere l'eccessiva durata,ma tutte queste critiche sono ingiuste e assolutamente fasulle perchè solo dei poveri ignoranti (sestertia e Andrea76)possono denigrare un film del genere:UN CAPOLAVORO ASSOLUTO!!
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capitan barbossa
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giovedì 29 marzo 2007
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magnifica "cartolina degli oscar"
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Raffinato ed elengantissimo, sublime rappresentazione biografica, credibile ed intensa, che fa rivivere la Hollywood degli anni d'oro; Sotteso da una regia matura e colta che sa dare spessore e consistenza al lungometraggio, The Aviator si sviluppa tra mirabili scenografie e magnifiche colonne sonore, straordinaria fotografia, splendido l'uso del colore, virato tutto sui toni del rosso e del blu.
Ottima la Blanchett, efficace e credibile, oltre che verosimilmete assomigliante fisicamente alla Hepburn, convince anche DiCaprio, efficace e preciso nel sviluppare, tramite una sorprendete capacità mimica, il personaggio di Howard Hughes, nonostante la scarsa somiglianza fisica; ma manca di intensità e carisma dando l'impressione di una certa freddezza.
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Raffinato ed elengantissimo, sublime rappresentazione biografica, credibile ed intensa, che fa rivivere la Hollywood degli anni d'oro; Sotteso da una regia matura e colta che sa dare spessore e consistenza al lungometraggio, The Aviator si sviluppa tra mirabili scenografie e magnifiche colonne sonore, straordinaria fotografia, splendido l'uso del colore, virato tutto sui toni del rosso e del blu.
Ottima la Blanchett, efficace e credibile, oltre che verosimilmete assomigliante fisicamente alla Hepburn, convince anche DiCaprio, efficace e preciso nel sviluppare, tramite una sorprendete capacità mimica, il personaggio di Howard Hughes, nonostante la scarsa somiglianza fisica; ma manca di intensità e carisma dando l'impressione di una certa freddezza.
Fino a qui tutto perfetto, peccato che poi il film non funzioni tanto quanto la sua cornice, ben poco appare oltre la sua magnifica veste, oltre la sua magnifica bellezza stilistica; il film appare confuso e sconclusionato oltre che di un scarso peso; Scorsese sembra avere difficoltà nel gestirlo con efficacia, perdendosi in una quasi estenuante ricerca di bellezza ed intensità visiva, concentrandosi di più sulla forma che sul contenuto che va a perdersi in più linee tematiche ,appena accennate e poi abbandonata e poco apronfondite.
Una sorta di 'Cartolina degli Oscar', come alcuni critici lo hanno definito, insomma molto molto bello stilisticamente, come se fosse stato fatto per vincere tutti gli oscar possibili, ma poco più di questo, per l'appunto non un film, ma una cartolina.
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natie
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domenica 21 ottobre 2007
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piacere di conoscerla, mr hughs
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Questo bellissimo film di Martin Scorsese, "The Aviator", mi ha dato l'opportunità di venire a conoscenza di questo personaggio eccentrico: Howard Hughs; che si cimenta nella produzione cinematografica, per poi dedicarsi alla realizzazione di quel sogno di cui in fondo forse,aveva sempre custodito la meta: la progettazione di una nuova linea aerea, la TWA, capace di superare qualsiasi altra esistente sul mercato, per la sua funzionalità ed efficienza. Un personaggio affascinante, interpretato con splendida classe da Leonardo di Caprio, attraverso il quale il regista ha voluto far risaltare la "molla" interiore psicologica, da cui si innescano la personalità ed una serie di scelte; lo sviluppo di tutto un comportamento che sfocia nell'autolesionismo.
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Questo bellissimo film di Martin Scorsese, "The Aviator", mi ha dato l'opportunità di venire a conoscenza di questo personaggio eccentrico: Howard Hughs; che si cimenta nella produzione cinematografica, per poi dedicarsi alla realizzazione di quel sogno di cui in fondo forse,aveva sempre custodito la meta: la progettazione di una nuova linea aerea, la TWA, capace di superare qualsiasi altra esistente sul mercato, per la sua funzionalità ed efficienza. Un personaggio affascinante, interpretato con splendida classe da Leonardo di Caprio, attraverso il quale il regista ha voluto far risaltare la "molla" interiore psicologica, da cui si innescano la personalità ed una serie di scelte; lo sviluppo di tutto un comportamento che sfocia nell'autolesionismo. Un uomo diventato così potente, capace di proporre delle idee geniali, per il solo fatto di rimanere ubbidiente a sua madre, che è stata capace di trasferirgli l'idea ossessiva di potersi infettare dovunque. Pur di non tradire questo insegnamento materno, si allontana dal Texas, costruisce un impero finanziario, si dedica alla sua passione preferita, come se tutto questo fosse un gioco.La popolarità gli permette anche di frequentare donne bellissime. Ed è proprio in questo che si può riscontrare l'originalità del film; l'evidenziazione di come un uomo così potente, possa rimaner vittima della sua patologia, delle sue ossessioni; si tratta di un ossessivo compulsivo, incapace di liberarsi da della convinzione che tutto ciò che toccano gli altri diventa sporco ed infetto;imperterrito nel dare potenza alle sue idee; incapace alla fine di distinguere la fantasia prodotta dalla originalità di queste idee, dalla realtà. Fortunatamente, l'affetto della sua amica, Ava Gardner, gli da' il coraggio di affrontare l'udienza architettata contro di lui, facendo sì che lui stesso, da solo, metta a tappeto tutti quanti. Indubbiamente, si tratta di un gran bel film, con una scenografia emozionante, grazie alla quale ti sembra quasi di viaggiare con il pilota. Ma rimane solo il ritratto di un personaggio: non colpisce al cuore.
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alberto86
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lunedì 20 febbraio 2006
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continua il sogno americano...
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Scorsese continua a tessere la tela del sogno americano,già cominciata con "Gangs of New York",con questo fiammeggiante e solido affresco della Hollywood dei tempi d'oro e narrandoci la vera vicenda del megalomane geniaccio malato Howard Hughes,grande amante del cinema,dell'aviazione e delle belle donne.Il primo vero film biografico del grande regista,che dimostra tutto il suo talento in una accuratissima e minuziosa ricostruzione dell'epoca e dei suoi albori.E'vero che "Aviator"è un film forse un po'troppo prolisso e a tratti non del tutto coinvolgente e sciolto,ma è da riconoscere a Scorsese il merito di aver dato vita ad un'impresa a dir poco colossale!"The aviator"è il classico film da Oscar,che rispecchia in toto la fastosità e la possenza di quella Hollywood tanto amata e sognata.
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Scorsese continua a tessere la tela del sogno americano,già cominciata con "Gangs of New York",con questo fiammeggiante e solido affresco della Hollywood dei tempi d'oro e narrandoci la vera vicenda del megalomane geniaccio malato Howard Hughes,grande amante del cinema,dell'aviazione e delle belle donne.Il primo vero film biografico del grande regista,che dimostra tutto il suo talento in una accuratissima e minuziosa ricostruzione dell'epoca e dei suoi albori.E'vero che "Aviator"è un film forse un po'troppo prolisso e a tratti non del tutto coinvolgente e sciolto,ma è da riconoscere a Scorsese il merito di aver dato vita ad un'impresa a dir poco colossale!"The aviator"è il classico film da Oscar,che rispecchia in toto la fastosità e la possenza di quella Hollywood tanto amata e sognata.Forse il film colpisce più per grandiosità che per coinvolgimento emotivo(in effetti la prima parte è di certo più riuscita della seconda,in cui prendono piede le manie e la malattia di Hughes), ma è sicuramente l'opera di un grande regista e il suo inconfondibile tocco si sente...Bravi anche gli attori,su tutti un carismatico Di Caprio,fido collaboratore di Scorsese,che dimostra di non essersi accasciato sul ruolo di Jack di Titanic,ma di essere anche un valido attore."The aviator"è dunque un film solido,lungo e pesantuccio(specie nella non scorrevolissima parte centrale),che è difficile rivedere più di una volta sola,ma che comunque conferma il talento di uno dei più importanti registi del cinema mondiale.Non sarà un capolavoro,come tanti di quelli che Scorsese ci ha regalato,ma è comunque un buon film!3 stelle
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mr.619
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domenica 4 luglio 2010
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estremo spettacolo di una concentrazione magnetica
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La parabola anamnetica ascendente e discendente di Howard Hughes, eccentrico personaggio e certamente uomo maggiormente intercalato sotto le luci della ribaltà degli anni '20 e '30 americani, che, in quanto essere umano, è simbolo, anche in questa pellicola scarsamente valutata di Martin Scorsese, della radicale e profonda debolezza umana.Per giustificare il suo comportamento, compresa la sua progressiva ricaduta dai Campi Elisi verso l'Ade mentale, sarebbe fin troppo riduttivo parlare di assoluta dissolutezza ed insoddisfazione della propria vita (risultato dell'intero), quanto, in particolar modo, di "complesso edipico"( che, pur tuttavia, rappresenta il reale motivo scatenante ed imperante nella psicologia del personaggio).
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La parabola anamnetica ascendente e discendente di Howard Hughes, eccentrico personaggio e certamente uomo maggiormente intercalato sotto le luci della ribaltà degli anni '20 e '30 americani, che, in quanto essere umano, è simbolo, anche in questa pellicola scarsamente valutata di Martin Scorsese, della radicale e profonda debolezza umana.Per giustificare il suo comportamento, compresa la sua progressiva ricaduta dai Campi Elisi verso l'Ade mentale, sarebbe fin troppo riduttivo parlare di assoluta dissolutezza ed insoddisfazione della propria vita (risultato dell'intero), quanto, in particolar modo, di "complesso edipico"( che, pur tuttavia, rappresenta il reale motivo scatenante ed imperante nella psicologia del personaggio).Molto ipoteticamente, alla maniera di "Quarto potere", noi non sapremo mai quali fossero i pensieri, i sogni, le fantasie e le megalomanie di fastosità e gloria più reconditi della sua anima ("No trespassing"), ma, se nella pellicola di Orson Welles Charles Forster Kane è un "homo novus", nato da una famiglia non propriamente ricca e pertanto volente distinguersi fra tutti ( l'altero e così puro e sprezzante "egocentrismo"di derivazione infantile e pre-umana), invece, in "The aviator", il nostro eroe è l'erede di una grande compagnia aerea, il cui unico punto d'appoggio fisso, "manìa" restrittiva, risiede nel " fare i più grandi film mai visti sulla Terra e gli aerei più veloci mai pilotati".Questo è il manifesto anti-climax di un più che umano "super-uomo", innalzato dal quarto potere dei mass-media e dal suo stesso Super-Io prevalente sul suo subinconscio più regredito, il quale, però, non verrà mai compreso appieno, ma soprattutto "per lo più", in seguito alla sua secessione come mezzo di produzione di massa ( la rivalità politica con un ottimo Alan Alda) e alter-ego ancenstrale (la dissolvenza nel bianco della sua finta realtà onirica).La corruzione avviene non per opposizione, ma per accondiscendenza alle ceneri.
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ivan91
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sabato 14 agosto 2010
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un di caprio da oscar
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bel film primo del genere biografico che scorzese di rige in meniera magistrale l'ascesa e la caduta di un uomo èotente amante delle belle donne e del denaro che però a causa delle sue manie ossesssive finirà per diventarne schiavo finoi al completo isolamente. bravisssimi tutti gli attori compresa cate blanchett che è stat davvero straordinaria il suo oscar lo ha meritato. storia appassionante ma il ritmo è un po lento, questo comunque non pesa più di tanto perchè le interpretazione degli attori sono tuttte coinvincenti a cominciare da dicaprio cheè stato davvero sublime. oscra meritati non un capolavoro ma si avvicina molto
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shiningeyes
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mercoledì 12 giugno 2013
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un altro capolavoro di martin!
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Martin Scorsese di solito predilige il genere gangster, ma un vero maestro della regia sa anche adattarsi alla grande su altri generi. Martin ha questa peculiarità, lo sappiamo tutti.
Il biografico è anche un genere che Martin ha provato (“Toro Scatenato”) con grandi risultati, però, fare un biopic su una personalità complessa e disturbata come quella di Howard Hughes è un 'impresa tutt'altro che facile; troppo forte la tentazione di cascare sul romanzesco stucchevole che accontenterebbe spettatori poco critici.
Per fortuna, non è cosa che accade in questo film, Martin ci offre una visione completa del personaggio Hughes: la determinazione, il fascino, la lungimiranza, ma anche la pazzia, il suo terrore per i germi che lo accompagneranno a vita, rendendosi ridicolo e curioso agli occhi indiscreti della stampa.
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Martin Scorsese di solito predilige il genere gangster, ma un vero maestro della regia sa anche adattarsi alla grande su altri generi. Martin ha questa peculiarità, lo sappiamo tutti.
Il biografico è anche un genere che Martin ha provato (“Toro Scatenato”) con grandi risultati, però, fare un biopic su una personalità complessa e disturbata come quella di Howard Hughes è un 'impresa tutt'altro che facile; troppo forte la tentazione di cascare sul romanzesco stucchevole che accontenterebbe spettatori poco critici.
Per fortuna, non è cosa che accade in questo film, Martin ci offre una visione completa del personaggio Hughes: la determinazione, il fascino, la lungimiranza, ma anche la pazzia, il suo terrore per i germi che lo accompagneranno a vita, rendendosi ridicolo e curioso agli occhi indiscreti della stampa.
Non sarebbe giusto poi, rendere merito a Leonardo di Caprio per un'interpretazione assolutamente eccelsa, che lo allontana dal suo tipico stile recitativo fatto di scatti d'ira, osservando quindi, un'operazione di immedesimazione nel personaggio d'alta scuola; non me ne voglia il bravissimo Foxx di “Ray”, ma l'Oscar era più di Di Caprio che suo.
E sempre parlando di recitazione, non ci sfugge la grandissima Blanchett nel ruolo della leggendaria Katharine Hepburn, la cui Blanchett diventa praticamente la Hepburn, esaltandone il carattere avventuroso e peperino e le sue tipiche gestualità.
Parlando un po' del film in generale, si nota la grandiosità della fotografia di Richardson, che è un collant di immagine epiche e dinamiche che rimandano a scene di film storici e fondamentali dell'epoca di Hughes, senza scordarci delle bellissime scene aeree, che descrivono la vera dimensione di Howard Hughes e del suo correre ambizioso verso i suoi obiettivi; notevole soprattutto la scena dell'incidente aereo di Hughes, dotata di un impatto visivo impressionante e di un impatto drammatico di notevole spessore.
Inutile continuare a parlare della perfezione tecnica che pervade il film, anche il più ignorante in materia la saprebbe riconoscere. Preferisco parlare dell'immensa qualità offerta di un film come “Aviator” che, avrebbe dovuto regalare il primo Oscar alla regia di Scorsese (e non me ne voglia neanche il mio adorato Clint, che lo ha strappato a Martin per “Million Dollar Baby), arrivato un po' troppo tardi con “The Departed”.
“The Aviator” è un film epico che parla di una grandezza raggiunta, a discapito della propria salute mentale, che potrebbe farci capire che, per raggiungere i propri sogni toccherebbe mostrare un po' della nostra pazzia, ma più di tutto, credere in noi stessi e non porci alcun limite.
Parla di un'America patinata, che però nasconde un velo malevole fatto di corruzione, spionaggio, concorrenza sleale e di invasione mediatica, che ci fa notare un sempre più elevato potere della stampa in pieno stile Welles.
Non lo ritengo il miglior film di Martin Scorsese, ma si affianca ai primi posti della mia classifica personale.
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claudiofedele93
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sabato 12 ottobre 2013
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dicaprio e scorsese ancora insieme per hughes!
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The Aviator non segna, per la seconda volta consecutiva dopo Gangs of New York, il ritorno del miglior Scorsese, ma nel complesso la pellicola, con tutte le sue lungaggini e le sue lacune, può sorprendere e ammaliare in alcuni suoi aspetti.
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The Aviator non segna, per la seconda volta consecutiva dopo Gangs of New York, il ritorno del miglior Scorsese, ma nel complesso la pellicola, con tutte le sue lungaggini e le sue lacune, può sorprendere e ammaliare in alcuni suoi aspetti. Non è possibile non sottolineare la cura che è stata riposta nelle scenografie, nella fotografia, negli effetti speciali o nel sonoro; eppure, in tutto questo ben di Dio, questo film soffre un po’ troppo in alcuni frangenti. La regia è comunque ottima, alcune sequenze sono da manuale e così ben fatte che solo pochi artisti, come Martin Scorsese, potevano solo osare realizzare, ma il film non convince appieno e giunti ai titoli di coda si ha come l’impressione che il famoso regista abbia voluto, in un modo o nell’altro, proprio come Hughes, andare troppo oltre. Il cast parla da solo e non ha bisogno di presentazioni: DiCaprio dimostra, ormai definitivamente, di essere un attore (quasi) completo, capace di reggere alla perfezione tutta la pellicola, senza mai mostrare alcun calo e lasciata la nomea di sex symbol che gli era stata data grazie a partecipazioni a pellicole come Titanic, recita qui in modo sorprendente, catturando l’attenzione del pubblico e lasciando a bocca aperta in più punti; considerata la giovane età non è possibile non apprezzare quanto questo giovane talento abbia fatto per questa pellicola. Cate Blanchett è magnifica nelle vesti di Katharine Hepburn e la sua performance è più che convincente. Questa attrice dimostra per l’ennesima volta la sua maestria nella recitazione, immedesimandosi in un ruolo assai complesso, ovvero nei panni di una delle più famose dive di Hollywood del passato. Meno convincente è Kate Beckinsale, qui chiamata per interpretare Ava Gardner; il resto del casting funziona egregiamente e tra gli attori che vi hanno preso parte citiamo: Alec Baldwin, John C. Reilly, Alan Alda (qui nominato all’oscar come miglior attore non protagonista). Per questa pellicola molti altri interpreti hanno deciso di recitare anche in piccoli ruoli e fare, dunque, dei veri e propri camei, come ad esempio Williem Dafoe, Jude Law o Ian Holm (Il signore degli anelli; La vera storia di Jack lo Squartatore).In definitiva The Aviator è un film che si consiglia, perché è impossibile non consigliare una pellicola di questo genere e diretta/interpretata/curata da un team come questo, ma alla fin fine non riesce a sorprendere o convincere del tutto. Volete sapere, però, quali sono i vantaggi di chiamarsi Martin Scorsese? Che persino quando non si è al proprio meglio si sfornano sempre validi lungometraggi.
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great steven
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lunedì 28 novembre 2016
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megalomane, paranoide, a suo modo uomo eroico.
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THE AVIATOR (USA, 2004) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, CATE BLANCHETT, KATE BECKINSALE, JOHN C. REILLY, ALEC BALDWIN, DANNY HUSTON, MATT ROSS, ALAN ALDA, IAN HOLM, JUDE LAW
Un ventennio nella tormentata esistenza di Howard Hughes (1905-76), erede di una famiglia di petrolieri, produttore hollywoodiano, aviatore, ideatore di aerei di avanguardia e proprietario della compagnia aerea TWA.
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THE AVIATOR (USA, 2004) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, CATE BLANCHETT, KATE BECKINSALE, JOHN C. REILLY, ALEC BALDWIN, DANNY HUSTON, MATT ROSS, ALAN ALDA, IAN HOLM, JUDE LAW
Un ventennio nella tormentata esistenza di Howard Hughes (1905-76), erede di una famiglia di petrolieri, produttore hollywoodiano, aviatore, ideatore di aerei di avanguardia e proprietario della compagnia aerea TWA. Il film parte dalla difficile ma vincente lavorazione del film avventuroso Gli angeli dell’inferno (1927-30), prima e penultima pellicola del regista-produttore, e prosegue poi con gli amori coltivati ferocemente con varie star del cinema (Jean Harlow, Katharine Hepburn, Ava Gardner), gli scontri con la censura per il western erotico Il mio corpo ti scalderà (1943), l’inchiesta parlamentare dove fu querelato di aver fatto finanziamenti pubblici durante la guerra, le accuse di corruzione, l’esperienza in cui rischiò di morire successivamente ad un incidente aereo nel 1946, l’insorgenza del disturbo ossessivo-compulsivo in seguito alla sua innata fobia della sporcizia e alla sua mania dell’ordine, per concludersi con l’autodifesa trionfante durante un’udienza nel 1947, davanti al senatore Owen Brewster che gli muoveva imperterrito numerose diffamazioni, e il primo volo dell’idrovolante di gigantesche dimensioni Hercules, da lui progettato per intero e pilotato nel battesimo dell’aria. Il film s’apre con Howard bambino che viene lavato in una tinozza d’acqua dalla madre e messo in guardia da una serie di malattie contagiose, e si chiude con lo sfondo nero in cui lo Hughes ormai invecchiato ripete, come una nenia ossessiva, la sua passione per i mezzi di trasporto avveniristici, da lui considerati come la porta verso un brillantissimo futuro tecnologico. Personaggio di difficile classificazione, visionario, misogino, autolesionista e terribilmente paranoico, Hughes è interpretato da un efficace L. DiCaprio che sa sia adattarsi alla faccia d’angelo che giocare il triste ruolo della maschera di dolore, in qualche modo restituendo pure dignità ad una figura fra le più controverse della storia americana, inserendola nell’ennesima versione del sogno americano trasfigurato in incubo, ma con una correttezza, uno slancio e una carica di sincerità che il personaggio principale e il contesto appaiono straordinariamente descritti, rivalutati e magnificati. Per contro, il difetto fondamentale del film di Scorsese, nel quale il carattere di Hughes trova comunque pane per i suoi denti e un terreno certamente fertile, è il torto di aver trasformato in statuine, comparse e caricature le star di Hollywood (esclusa l’ottima K. Hepburn di C. Blanchett), col rischio centrato in pieno di ridicolizzarle e far loro perdere spessore narrativo. Sebbene manchi poi un reale contatto fra la mentalità del protagonista e il riscontro soggettivo del pubblico, Scorsese riesce a dare un tocco di umanità ad un uomo che ha trovato le sue quattro ragioni di vita nel denaro, nelle donne, nel cinema e nei velivoli, elevandoli a idoli da adorare senza nessuno scrupolo e rendendoli talmente opprimenti e trasgressivi che la loro prosecuzione ha avvelenato l’animo del loro possessore. Per l’appunto: un uomo che voleva possedere tutto, dalle persone fisiche alle passioni, e che si è quasi ritrovato a rimanere con la sabbia fra le dita, con una probabilità di salvezza in extremis per redimersi da un’esistenza fatta di errori, eccessi, parabole distorte, delusioni, ma anche di sogni pienamente realizzati e appagamenti di ambizioni portate avanti con la consueta testardaggine (il tag-line per la promozione dell’opera è: Certi uomini sognano il futuro – Lui lo ha costruito). Oltre ad un DiCaprio che vi ha fatto, insieme alla recente perfomance in Revenant – Redivivo, la prova vincente della sua carriera (forse più per questa avrebbe meritato l’Academy Award, piuttosto che per il film di Iñarritu), c’è un cast infinito di professionisti della recitazione che si distinguono per un talento che, in quanto a spocchia e arroganza, rivaleggia con l’ambivalente personalità di Hughes: la Gardner della Beckinsale, ben decisa a non innamorarsi, ma in fondo affezionata al protagonista e desiderosa che non gli capiti alcunché di male; lo spietato e determinato Juan Trip, titolare della PanAmerican, compagnia aeronautica nemica giurata della TWA di Hughes e pronta ad inglobarla al primo scivolone; il collaboratore fedele impersonato da Reilly, Noah, eminenza grigia di Hughes e suo consigliere nella buona e nella cattiva sorte; e infine il perfido e languido senatore Brewster di A. Alda, più che mai risoluto a dare una lezione all’aviatore e sbatterlo al centro di asperrime polemiche che lo calunnino dei peggiori reati e dei più laidi comportamenti punibili per legge. Qualche stonatura nella fotografia (comunque premiata con l’Oscar e diretta da Robert Richardson) soprattutto all’inizio, quando i campi da golf in cui Hughes e la Hepburn disputano una partita appaiono di un verde mare irreale e fuori luogo. Altri quattro Oscar sono andati alla Blanchett (attrice non protagonista), agli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo (scenografia), ai costumi di Sandy Powell e al montaggio di Thelma Schoonmaker. Numerosi i pezzi di bravura, e tutti caratterizzati da un livello plastico di pregevole fattura e da un’azione sequenziale con una perfezione tecnica quasi ineccepibile: il campo degli aerei sul set cinematografico; il volo notturno sopra la città dalle luci accese; il pranzo con gli Hepburn, parenti invadenti e presuntuosi; la scena mirabolante del drammatico incidente aereo su Beverly Hills; la misurazione dei solchi mammari davanti alla commissione per la censura; gli innumerevoli festini conditi da musica, colori sgargianti e cibo magniloquente; la chiusura volontaria nella stanza illuminata dalle forti luci rosse, con la discesa infernale nel mondo occluso e annebbiante dei disturbi paranoici; il test dell’Hercules, aeroplano di stazza enorme con la carrozzeria blu e tutte le carte in regola per essere una "città volante", come lo definiscono i quotidiani. Scorsese alza il tiro dirigendo il traffico con un’alta dose di autoironia e valutando gli aspetti espressivi della pellicola con uno sguardo costantemente critico e vigile, mai celebrativo o scusante.
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