nalipa
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lunedì 13 dicembre 2010
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nella caotica vita...
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quotidiana newyorkese i gesti più insignificanti sembrano poter cambiare la vita delle persone e cinque destini si intrecciano in un'unica storia che torna ripetutamentesu se stessa per mostrare passato, presente e futuro dei personaggi.
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amarolucano
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martedì 9 novembre 2010
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il mondo interiore
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Un film che si muove all'interno dei sentimenti di cinque persone, le cui vite si intrecciano casualmente... Per tutti cinque i personaggi il filo conduttore è la ricerca di un difficile equilibrio interiore.
Il giovane rampante avvocato a cui la vita sorride, che gode nel mandare in carcere presunti delinquenti, finchè da un momento all'altro si trova nella condizione opposta...
Il vecchio disilluso, triste per il rapporto difficile con il figlio e invidioso verso il collega, sempre sorridente e felice nonostante una condizione di vita ben peggiore della sua...
La ragazza vittima di un pirata della strada, la quale non soffre il dolore per le ferite fisiche dell'incidente ma soffre per la ferita interiore dovuta al fatto di essere stata accusata di un piccolo furto da parte del suo stimato datore di lavoro.
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Un film che si muove all'interno dei sentimenti di cinque persone, le cui vite si intrecciano casualmente... Per tutti cinque i personaggi il filo conduttore è la ricerca di un difficile equilibrio interiore.
Il giovane rampante avvocato a cui la vita sorride, che gode nel mandare in carcere presunti delinquenti, finchè da un momento all'altro si trova nella condizione opposta...
Il vecchio disilluso, triste per il rapporto difficile con il figlio e invidioso verso il collega, sempre sorridente e felice nonostante una condizione di vita ben peggiore della sua...
La ragazza vittima di un pirata della strada, la quale non soffre il dolore per le ferite fisiche dell'incidente ma soffre per la ferita interiore dovuta al fatto di essere stata accusata di un piccolo furto da parte del suo stimato datore di lavoro...
Il professore talmente razionale e normale che crede di trovare la felicità in un rapporto extraconiugale, e alla fine si troverà più vuoto e triste di prima...
La moglie del professore, nel finale, che trova nel semplice saluto di uno sconosciuto (uno dei personaggi) in metropolitana conforto, speranza e calore in un momento in cui tutto sembra perduto.
Certe volte i piccoli gesti, all'apparenza insignificanti, riescono ad avere un ruolo impensabile nella vita di qualsiasi persona.
Un film delicato e intenso nella vita e nei sentimenti di cinque persone comuni.
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anorak
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domenica 5 gennaio 2003
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riflessioni sull'esistenza
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Film di quelli di cui dici "mi piacerebbe vederlo..." e poi perdi. Stavolta riesco a vederlo sul grande schermo. Mi aspetto tredici sketch ed invece si tratta di una storia circolare, dove si va e si viene nel tempo. Sembrano episodi scollegati, quando in realtà ci si accorge che si sta narrando la stessa storia, da angolature diverse e dove le angolature sono le vite dei personaggi. Una galleria di ritratti, troppo nitidi per necessità. Saltano agli occhi alcune trovate che si sposano alla perfezione con lo svolgimento dondolante del film. Ad esempio, un professore di fisica (John Turturro, sempre bravo!) che lascia la moglie, tipo severo che vive scientificamente nelle sue certezze; incontra la sua amante in uno squallido monolocale; all'improvviso sul muro c'è un arcobaleno! Lui: è solo l'effetto della luce su una lente convessa; i suoi occhiali sul tavolino sotto la finestra.
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Film di quelli di cui dici "mi piacerebbe vederlo..." e poi perdi. Stavolta riesco a vederlo sul grande schermo. Mi aspetto tredici sketch ed invece si tratta di una storia circolare, dove si va e si viene nel tempo. Sembrano episodi scollegati, quando in realtà ci si accorge che si sta narrando la stessa storia, da angolature diverse e dove le angolature sono le vite dei personaggi. Una galleria di ritratti, troppo nitidi per necessità. Saltano agli occhi alcune trovate che si sposano alla perfezione con lo svolgimento dondolante del film. Ad esempio, un professore di fisica (John Turturro, sempre bravo!) che lascia la moglie, tipo severo che vive scientificamente nelle sue certezze; incontra la sua amante in uno squallido monolocale; all'improvviso sul muro c'è un arcobaleno! Lui: è solo l'effetto della luce su una lente convessa; i suoi occhiali sul tavolino sotto la finestra. Sarà, ma un giorno, da solo e persa anche l'amante, si accorge che l'arcobaleno non c'è più, nonostante la stessa lente, la stessa luce, lo stesso tavolino. Ancora, c'è un avvocato senza scrupoli e con tante certezze... che sprofonda in una terribile crisi a causa di un incidente. Un funzionario la cui infelicità (che mette radici nell'invidia), è proporzionale alla felicità di una persona all'apparenza stupida. Una dolcissima ragazza, immersa nei suoi sogni, viene schiaffeggiata da un pensiero, da un gesto: la persona per la quale lavora pensa che lei gli abbia rubato l'orologio. Il film è pieno di dialoghi e simboli, spesso gradevoli. La musica, quasi sempre un pianoforte, accompagna le scene più delicate. Tutto sommato un film gradevole, che "riflette" e non sputa sentenze, il che mi basta per consigliarlo.
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val
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venerdì 24 maggio 2002
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la storia: vite di ordinaria infelicità in una new york entropica e decadente…
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“Bisognerebbe provare a essere felici, non fosse altro che per dare l’esempio”. (J. Prevert)
Tredici variazioni su un tema: il raggiungimento del benessere del nostro animo. In una New York scialba e scolorita, Jill Sprecher compone un mosaico di storie/fotogrammi perfettamente incastrati che dovrebbero aiutarci a comprendere come raggiungere la felicità. La fonte d’ispirazione è sempre l’uomo, con le sue angosce e le sue speranze impegnato in un cammino alla ricerca di se stesso e della propria identità. Storie ordinarie, casuali che possiamo osservare continuamente intorno a noi: un avvocato in carriera tormentato dai sensi di colpa, un professore di fisica stanco della routine familiare, una moglie alle prese con l’infedeltà del marito, un uomo d’affari invidioso del collega ottimista, una donna delle pulizie convinta che un miracolo possa cambiare la sua vita.
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“Bisognerebbe provare a essere felici, non fosse altro che per dare l’esempio”. (J. Prevert)
Tredici variazioni su un tema: il raggiungimento del benessere del nostro animo. In una New York scialba e scolorita, Jill Sprecher compone un mosaico di storie/fotogrammi perfettamente incastrati che dovrebbero aiutarci a comprendere come raggiungere la felicità. La fonte d’ispirazione è sempre l’uomo, con le sue angosce e le sue speranze impegnato in un cammino alla ricerca di se stesso e della propria identità. Storie ordinarie, casuali che possiamo osservare continuamente intorno a noi: un avvocato in carriera tormentato dai sensi di colpa, un professore di fisica stanco della routine familiare, una moglie alle prese con l’infedeltà del marito, un uomo d’affari invidioso del collega ottimista, una donna delle pulizie convinta che un miracolo possa cambiare la sua vita. La regista scava delicatamente nelle vite “normali” dei personaggi con ironia e commozione portando alla luce una realtà metropolitana permeata da un forte senso di solitudine, di disagio e di alienazione.
L’impianto frammentario del racconto permette all’uditorio di analizzare il “Tema” mediante una moltiplicazione di punti vista, attraverso diversi tipi umani constatando che c’è un forte bisogno di comunicazione, un’incapacità di uscire dal proprio malessere e di aprirsi al contatto con gli altri.
Le vite dei protagonisti delle varie storie si incrociano grazie ai dialoghi e ai confronti: è un’esperienza che fa parte della vita, spesso passiamo inavvertitamente accanto a qualcuno senza fermarci quando se l’avessimo fatto avremmo forse cambiato il corso della nostra esistenza.
La matassa si dipana grazie a un’alchimia, a un dosaggio attento di minimi particolari; le storie sono costruite su dettagli perché anche gli episodi più insignificanti possono influenzare le nostre esistenze.
I silenzi sono spesso lunghi e gli sguardi dei personaggi statici e inorganici come se la loro vita fosse sospesa e decontestualizzata, forse nelle mani di un destino beffardo che non sa decidersi.
La felicità è uno stato mentale, oppure è diretta dalla sorte che “sorride ad alcuni e ride di altri”?
Il tessuto narrativo è costruito in modo da di-mostrare che per ognuno di noi esiste l’opportunità di aprirci verso l’altro, di superare i nostri rancori e le nostre debolezze con un finale ottimista che concede una chance ai nostri eroi dandogli la possibilità di incontrarsi.
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