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Film di quelli di cui dici "mi piacerebbe vederlo..." e poi perdi. Stavolta riesco a vederlo sul grande schermo. Mi aspetto tredici sketch ed invece si tratta di una storia circolare, dove si va e si viene nel tempo. Sembrano episodi scollegati, quando in realtà ci si accorge che si sta narrando la stessa storia, da angolature diverse e dove le angolature sono le vite dei personaggi. Una galleria di ritratti, troppo nitidi per necessità. Saltano agli occhi alcune trovate che si sposano alla perfezione con lo svolgimento dondolante del film. Ad esempio, un professore di fisica (John Turturro, sempre bravo!) che lascia la moglie, tipo severo che vive scientificamente nelle sue certezze; incontra la sua amante in uno squallido monolocale; all'improvviso sul muro c'è un arcobaleno! Lui: è solo l'effetto della luce su una lente convessa; i suoi occhiali sul tavolino sotto la finestra. Sarà, ma un giorno, da solo e persa anche l'amante, si accorge che l'arcobaleno non c'è più, nonostante la stessa lente, la stessa luce, lo stesso tavolino. Ancora, c'è un avvocato senza scrupoli e con tante certezze... che sprofonda in una terribile crisi a causa di un incidente. Un funzionario la cui infelicità (che mette radici nell'invidia), è proporzionale alla felicità di una persona all'apparenza stupida. Una dolcissima ragazza, immersa nei suoi sogni, viene schiaffeggiata da un pensiero, da un gesto: la persona per la quale lavora pensa che lei gli abbia rubato l'orologio. Il film è pieno di dialoghi e simboli, spesso gradevoli. La musica, quasi sempre un pianoforte, accompagna le scene più delicate. Tutto sommato un film gradevole, che "riflette" e non sputa sentenze, il che mi basta per consigliarlo.
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