Il piccolo Archimede

   
   
   

L' 'Enfant Sauvage' della campagna toscana Valutazione 3 stelle su cinque

di gianleo67


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mercoledì 23 gennaio 2013

Professore inglese di mezza età alloggia insieme a moglie e figlioletto in una bella villa della campagna toscana, presa in affitto allo scopo di ultimare la sua ultima fatica: una 'Storia dell'arte medievale italiana'. Qui conosce il piccolo Guido, figlio di contadini e orfano di madre, che mostra da subito una precoce attitudine per la musica e la matematica che egli incoraggia ma che la padrona della villa, una anziana signora senza figli, vorrebbe sfruttare per i suoi interessi economici e personali. Quando il professore è costretto a recarsi in Svizzera per qualche settimana, riceve una lettera di Guido che, adottato dalla cinica matrigna, vive il disagio di una forzata reclusione e di una severa costrizione educativa. Finale tragico. Piccolo racconto morale sulla sublime bellezza del pensiero e triste parabola di un'infanzia negata tra gli spunti bucolici di un idillio 'da cartolina' e la delicata sensibilità di sguardo di un autore che, da sempre, traccia il percorso intimista e accorato di un neo-umanesimo cinematografico. Non ostante l'ingenuità oleografica del racconto si coglie il senso poetico di un soggetto che mira alla rappresentazione non banale del bello, dove il paesaggio, l'arte  e la somma elevazione di uno spirito superiore informano un'opera che si nutre di un intimismo malinconico sul senso crudele di un'occasione mancata: il tragico destino che attende le anime semplici che osservano il mondo con gli occhi dello stupore e dell'incanto (la geometria come una forma di rappresentazione della sublime bellezza della natura). L'eco lontana e nostalgica di questo impressionismo dal sapore rinascimentale restituisce, per la verità, il senso di una storia incline al manierismo didascalico nell'uso insistito della voce fuori campo e del flashback ma che si avvale del pregio descrittivo e figurativo delle inquadrature e dei sapienti movimenti di macchina: una  raffinata composizione delle immagini che si compiace della quieta bellezza del paesaggio toscano ma che sa trovare anche lo spunto per una riflessione intimista e lirica sul significato della vita e dell'arte, sul valore positivista degli spiriti elevati che animano il progresso del genere umano. Altrettanto semplice ed ingenua appare la dialettica psicologica, tra la paternità putativa della sensibile attitudine di un mentore colto e comprensivo e la maternità negata di una triste e crudele signora che impone un assurdo diritto di vassallaggio sulla sua giovane vittima. Forte la tentazione calligrafica, temperata in una certa misura dalla compostezza della storia (che cerca di evitare, non sempre riuscendoci, la ridondanza ed il patetismo) e la genuina interpretazione del piccolo protagonista: un giovane archimede dallo sguardo vispo e dall'animo semplice: un 'enfant sauvage' della campagna toscana che tanto sarebbe piaciuto al genio ribelle e gentile di uno splendido cantore dell'infanzia come Francois Truffaut.

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