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giovedì 20 gennaio 2022
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i magnifici sette
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Bella recensione. Però l’avverbio “affatto” non esprime negazione. Avrebbe dovuto scrivere “niente affatto” o “ per nulla” Buona giornata
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devo27
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giovedì 11 giugno 2020
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un western inedito
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Film difficile da recensire, in quanto remake. L'azione lascia un po' a desiderare, ma è l'interpretazione degli attori a renderlo un film da vedere. Il cast è superlativo, sulla carta e nella realtà. L'immagine dei magnifici 7 è qualcosa di nuovo per il cinema western: non so se si erano mai visti così tanti 'buoni'. La miniera d'oro non è altro che la libertà altrui, e anche questa è una novita. Il finale dà una stoccata al sacrificio dei pistoleri, rendendoli molto più umani e tristi nel loro destino. Il divario con i contadini è forse fin troppo enfatizzato; se è comprensibile l'arrendevolezza di fronte al sopruso conosciuto (Calvera) e il parziale abbandono dei loro salvatori, mi resta qualche perplessità sulla 'svalutazione' dei magnifici, sul volerli ridimensionare, soprattutto paragonandoli al vero coraggio dei contadini (il vento e la terra).
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Film difficile da recensire, in quanto remake. L'azione lascia un po' a desiderare, ma è l'interpretazione degli attori a renderlo un film da vedere. Il cast è superlativo, sulla carta e nella realtà. L'immagine dei magnifici 7 è qualcosa di nuovo per il cinema western: non so se si erano mai visti così tanti 'buoni'. La miniera d'oro non è altro che la libertà altrui, e anche questa è una novita. Il finale dà una stoccata al sacrificio dei pistoleri, rendendoli molto più umani e tristi nel loro destino. Il divario con i contadini è forse fin troppo enfatizzato; se è comprensibile l'arrendevolezza di fronte al sopruso conosciuto (Calvera) e il parziale abbandono dei loro salvatori, mi resta qualche perplessità sulla 'svalutazione' dei magnifici, sul volerli ridimensionare, soprattutto paragonandoli al vero coraggio dei contadini (il vento e la terra). Avrei preferito una maggiore equità; sarebbe bastato il dialogo in cui emerge la consapevolezza della loro solitudine, della loro esistenza deprivata per far comprendere allo spettatore il messaggio del film. Perchè del resto sono 7 persone, che si uniscono, che rischiano la vita, 'solo' per salvare quella di persone più fortunate (secondo la visione del film), e che ritornano, che sia per orgoglio o per empatia. Insomma un finale che sarebbe stato sufficientemente amaro, senza bisogno di una moralizzazione un po' paternalistica e discriminante. Ad averne di selvaggi così.
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onufrio
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sabato 15 dicembre 2018
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per una giusta causa
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Stanchi delle continue visite del malvivente Calvera pronto a rubare i beni del villaggio, i contadini di un paesino di frontiera fra Messico e Usa, dopo aver chiesto consigli al vecchio saggio del villaggio decidono di ribellarsi, intenzionati dapprima a comprare fucili ed affrontare il ritorno di Calvera da soli, troveranno in Chris (Yul Brinner) la persona giusta che li possa guidare verso la loro libertà. Chris riunirà un gruppo di pistoleri per combattere questa giusta causa, saranno i magnifici sette a guidare i contadini contro Calvera ed i suoi 40 ladroni.
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samanta
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mercoledì 28 novembre 2018
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dobbiamo fare qualcosa ...
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E' un film che visto la prima volta o le prime volte fa dare il giudizio di ottimo, in realtà vedendolo a distanza e riflettendoci si rivela un capolavoro, anche se nel genere western altri film siano superiori (Il cavaliere della Valle Solitaria, Mezzogiorno di fuoco e soprattutto Sentieri selvaggi). La storia del villaggio messicano taglieggiato ferocemente dal bandito Calvera (Un bravissimo Eli Wallach) assume il carattere di un'epopea allorquando gli abitanti allo stremo "dobbiamo fare qualcosa..." assoldano 7 pistoleri dandogli tutto il poco oro che avevano e Chris (Yul Brinner) il loro capo dice una bellia frase "Mi hanno offerto molto per il mio lavoro, ma mai tutto .
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E' un film che visto la prima volta o le prime volte fa dare il giudizio di ottimo, in realtà vedendolo a distanza e riflettendoci si rivela un capolavoro, anche se nel genere western altri film siano superiori (Il cavaliere della Valle Solitaria, Mezzogiorno di fuoco e soprattutto Sentieri selvaggi). La storia del villaggio messicano taglieggiato ferocemente dal bandito Calvera (Un bravissimo Eli Wallach) assume il carattere di un'epopea allorquando gli abitanti allo stremo "dobbiamo fare qualcosa..." assoldano 7 pistoleri dandogli tutto il poco oro che avevano e Chris (Yul Brinner) il loro capo dice una bellia frase "Mi hanno offerto molto per il mio lavoro, ma mai tutto ..." e da quel momento da mercenario che vagabonda per il paese si trasforma poco a poco nel difensore dei loro diritti. E' un film che fu il lancio di attori che diventeranno famosi: Steve McQueen (Vin) anche lui errabondo che ama scherzare e raccontare storielle, Charles Bronson (Bernardo) che sembra un duro ma sarà quello che lega di più con i bambini del villaggio, James Coburn (Britt) taciturno che fugge da tutti, Robert Vaughn (Lee) che fugge da se stesso e dalle sue paure.
Ad essi si aggiunge un caratterista noto Brad Dexter (Harry) un pistolero sempre alla ricerca di tesori inesistenti e un attore giò affermato Horst Buchholz (Chico) un giovane contadino che vuole evadere dalla sua condizione impugnando la pistola, ma poi ritornerà alla terra e troverà una donna che lo ama. La regia è di John Sturges solido professionista della Hollywood dei tempi d'oro (Sfida all'O.K. Corral, La grande fuga, Giorno maledetto, Il vecchio e il mare) che ha diretto con grande abilità, suo è il soggetto ricavato dai 7 samurai di Kurosawa, ricavando un film che fin dalla sequenza iniziale al cimitero avvince fino alla fine, avvalendosi di un'eccellente fotografia e della musica di Bernstein trascinante e divenuta famosa. La sceneggiatura (di William Roberts Ritorno a Cold Mountain, Down) si avvale di dialoghi non solo brilanti ma intelligenti, con contenuti che fanno riflettere. Il film non è solo l'esaltazione del coraggio virile, ma della lealtà anche se i contadini a un certo punto tradiscono i pistoleri questi non li abbanonano, e gli abitanti del villaggio scopriranno il coraggio di lottare contro i soprusi. Nel film c'è la lode del cameratismo e dell'eroicità della vita quotidiana anche se umile, Bernardo sgriderà i bambini che hanno definito vigliacchi i genitori dicendo "voi non sapete cosa vuol dire ammazzarsi di fatica e ritornare la sera a casa a mani vuote questo è coraggio". Nel finale il vecchio capo del villaggio dirà ai superstiti pistoleri Chris e Vin "Solo i contadini vincono sempre, perché loro sono la terra, e voi siete come il vento che passa ...."
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robby prato
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sabato 27 dicembre 2014
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bel film
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C'è un po' di retorica ma teniamo conto si tratta di un film del 1960.Comunque è un bel film che ho seguito volentieri
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domenico rizzi
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mercoledì 24 aprile 2013
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film psicologico, con troppa retorica
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Sarebbero molti i punti da discutere riguardo a questo film, che comunque anticipa il declino del pistolero di professione, tema conduttore dei successivi "L'uomo che uccise Liberty Valance", "C'era una volta il West" e "Il pistolero". I sette magnifici non sono degli stinchi di Santi, uccidono senza troppi scrupoli e lavorano da mercenari, sebbene accontentandosi di una paga globale di 20 dollari ciascuno, che corrisponde al mensile di un operaio delle grandi fabbriche dell'Est. Oltre a ciò sono anche sleali, perchè quando il bandito Calvera consente loro di andarsene con armi e cavalli, tornano indietro e fanno una strage dei suoi uomini.
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Sarebbero molti i punti da discutere riguardo a questo film, che comunque anticipa il declino del pistolero di professione, tema conduttore dei successivi "L'uomo che uccise Liberty Valance", "C'era una volta il West" e "Il pistolero". I sette magnifici non sono degli stinchi di Santi, uccidono senza troppi scrupoli e lavorano da mercenari, sebbene accontentandosi di una paga globale di 20 dollari ciascuno, che corrisponde al mensile di un operaio delle grandi fabbriche dell'Est. Oltre a ciò sono anche sleali, perchè quando il bandito Calvera consente loro di andarsene con armi e cavalli, tornano indietro e fanno una strage dei suoi uomini. Al di là di questo, sembra che l'unica motivazione a spingerli nella loro azione di difesa dei contadini sia il denaro, essendo tutti praticamente a bolletta. Ma l'intento di John Sturges è un altro: tracciare la parabola discendente di un simbolo del selvaggio West, quello che in lingua spagnola viene definito il "pistolero", costretto ad arrendersi di fronte a valori più elevati. L'ammissione finale dei due superstiti - "Hanno vinto i contadini" - suona come un'amara autocritica da parte di chi ha sprecato la propria vita ad ammazzare gente, mentre il laborioso contadino, quantunque pecorone e costantemente sottomesso dai prepotenti, costruiva qualcosa di molto più solido come una famiglia. Scrupoli che si può fare il regista di un film, ma che certamente non sfioravano neppure da lontano i "gunmen" dell'epoca. Alla fine gli emarginati risultano proprio quelli dalla pistola facile, che intuiscono quanto i tempi stiano cambiando, restringendo il loro campo d'azione. La medesima morale viene ripetuta da Sergio Leone in "C'era una volta il West", ma qui la retorica appare meno pesante, riducendosi ad una constatazione della nuova realtà che avanza sulle rotaie. Se il vincitore in "I magnifici sette" è il ragazzo messicano che decide di prendere moglie, trasformandosi in un contadino, nel film italiano è una donna con un passato da prostituta, l'unica a mettere radici in una terra ostile che il progresso sta trasformando. In definitiva, il lavoro di Sturges è un buon western crepuscolare ricco d'azione, ma con qualche accento filosofico di troppo, che a volte stona addosso a soggetti come Yul Brinner, James Coburn e Charles Bronson, quest'ultimo particolarmente esagerato nei panni dell'"educatore" dei bambini messicani, ai quali tesse l'elogio dei loro padri ingiustamente considerati vigliacchi.
Domenico Rizzi, scrittore
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brando fioravanti
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venerdì 30 marzo 2012
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molto bello
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Remake dei sette samurai. Imparagonabile all'originale , ma con qualche buona trovata da distinguersi e avere una propria voce in capitolo nel mondo del cinema. Sette mercenari accettano di aiutare degli abitanti di un villaggio messicano continuamente derubato da un gruppo di banditi. Il protagonista accetta l'incarico non solo per i soldi. Venti dollari al giorno non rendono un lavoro così difficile, ma è tutto cio che hanno, un sacrificio giustamente ricompensato. Non riceveranno una buona accoglienza e verranno anche traditi. Ma sono contadini e per continuare a lavorare sono disposti a tutto. Degli uomini che hanno sempre vissuto al margine della società è giusto che si sacrificano per delle persone che hanno lottato per tutta la vita.
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Remake dei sette samurai. Imparagonabile all'originale , ma con qualche buona trovata da distinguersi e avere una propria voce in capitolo nel mondo del cinema. Sette mercenari accettano di aiutare degli abitanti di un villaggio messicano continuamente derubato da un gruppo di banditi. Il protagonista accetta l'incarico non solo per i soldi. Venti dollari al giorno non rendono un lavoro così difficile, ma è tutto cio che hanno, un sacrificio giustamente ricompensato. Non riceveranno una buona accoglienza e verranno anche traditi. Ma sono contadini e per continuare a lavorare sono disposti a tutto. Degli uomini che hanno sempre vissuto al margine della società è giusto che si sacrificano per delle persone che hanno lottato per tutta la vita. Grandi scene dìazioni attori bravissimi e una colonna sonora passata alla storia.
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camillo
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giovedì 2 giugno 2011
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capolavoro d'altri tempi!
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Calvera ed i suoi uomini terrorrizzano un villaggio di contadini da molto tempo;questi decidono di trovare degli uomini disposti ad aiutarli a cacciare i banditi.Trovano così Chris,un pistolero che raduna altri sei compagni per il lavoro.Per un sedicenne,vedere un film così all'antica potrebbe rivelarsi noioso,ma non per il sottoscritto:gli attori che interpretano i pistoleri (compreso Calvera) sono dei professionisti ed è logico che la recitazione sia superba;di effetti speciali non ce ne sono (stiamo parlando di un film del 1960);ottimo anche il mutare delle musiche da scena a scena.La trama del film è un classico,compagni di lavoro e di viaggio che compiono il loro dovere anche per fare del bene (inizialmente per denaro),ciò la rende tuttora convincente.
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Calvera ed i suoi uomini terrorrizzano un villaggio di contadini da molto tempo;questi decidono di trovare degli uomini disposti ad aiutarli a cacciare i banditi.Trovano così Chris,un pistolero che raduna altri sei compagni per il lavoro.Per un sedicenne,vedere un film così all'antica potrebbe rivelarsi noioso,ma non per il sottoscritto:gli attori che interpretano i pistoleri (compreso Calvera) sono dei professionisti ed è logico che la recitazione sia superba;di effetti speciali non ce ne sono (stiamo parlando di un film del 1960);ottimo anche il mutare delle musiche da scena a scena.La trama del film è un classico,compagni di lavoro e di viaggio che compiono il loro dovere anche per fare del bene (inizialmente per denaro),ciò la rende tuttora convincente.Comunque il punto forte del film sono le recitazioni;ti prendono fin da subito.Gli attori dell'epoca erano certamente migliori di quelli attuali (nulla togliendo ai grandi di oggi);erano persone che avevano studiato come si deve e che molto probabilmente non erano raccomandate.Questo film viene ricordato ancora oggi,anno 2011,ed il motivo è uno solo:questo è un capolavoro!
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mondolariano
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martedì 26 aprile 2011
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eroismo amaro
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Una tappa obbligata nella storia del cinema. Se la morale dei “Magnifici 7” rivoluzionò il genere western - presentando per la prima volta la figura del cow boy come “perdente” - il film resta comunque ancorato alla leggenda americana, l’unica epopea che gli Stati Uniti possono dire di avere. Lo è per lo stile eroico della famosa colonna sonora e dei sette protagonisti, che per quanto venati di amarezza rispecchiano appunto l’eroismo a tutto tondo. E’ come se il film, per trattare il tema dell’insensatezza della vita e dei suoi miti, esaurisca il mito elevandolo all’ennesima potenza. Qui sta l’incoerente grandezza di questo dramma, nonostante un Brynner troppo sicuro di se stesso per impersonare la crisi esistenziale di un uomo (che traspare meglio in Charles Bronson e negli altri).
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Una tappa obbligata nella storia del cinema. Se la morale dei “Magnifici 7” rivoluzionò il genere western - presentando per la prima volta la figura del cow boy come “perdente” - il film resta comunque ancorato alla leggenda americana, l’unica epopea che gli Stati Uniti possono dire di avere. Lo è per lo stile eroico della famosa colonna sonora e dei sette protagonisti, che per quanto venati di amarezza rispecchiano appunto l’eroismo a tutto tondo. E’ come se il film, per trattare il tema dell’insensatezza della vita e dei suoi miti, esaurisca il mito elevandolo all’ennesima potenza. Qui sta l’incoerente grandezza di questo dramma, nonostante un Brynner troppo sicuro di se stesso per impersonare la crisi esistenziale di un uomo (che traspare meglio in Charles Bronson e negli altri). Eli Wallach non fa parte dei magnifici 7 ma in compenso è un magnifico cattivo.
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nicola1
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domenica 10 aprile 2011
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x cinefilo92
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se lo rivedi prestando molta attenzione capirari che Sergio Leone e la nascita dello "spaghetti western" devono moltissimo a questo film. A cominciare dalla colonna sonora. Anzi aggiungerei tra le ispirazioni del western all'italiana anche "Mezzogiorno di fuoco" (1952) e "Un dollaro d'onore" (1959). Riflettici.
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