Il prigioniero della montagna

Un film di Luis Trenker. Con Yvonne Sanson, Luis Trenker, Marianne Hold, Enrico Glori, Marcello Giorda.
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Titolo originale Flucht in die Dolomiten. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 91 min. - Italia, Germania 1955.
   
   
   

trenker e la montagna Valutazione 0 stelle su cinque

di elgatoloco


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venerdì 26 agosto 2016

Per Luis Trenker, gardenese, dunque di lingua ladina(retoromana)ia montagna, quasi quale"Magna Mater", era tutto. Scrittore, alpinista, regista, attore(qui è il protagonista, rugoso e coriaceo, dalle uniche due espressioni-per citare Sergio Leone a proposito di Clint  Eastwood, "sorridente"e"corrucciato", ma erano gli anni Cinquanta, anzi proprio metà decennio, film a colori se ne realizzavano ancora pochi, almeno in Europa, era un"Technicolor"quasi invadente, policromaticamente onnipresente, e Trenker teneva a fare tutto da sé, anche se il romanzo, da cui è tratta la sceneggiatura del film, scritta da Trenker con Pier Pasolo Pasolini e Giorgio Bassani, dunque nomi"da novanta, pur se il risultato è un po'...deludente): vicenda semplice ma poi non troppo, con un uomo accusato di omicidio, ma ovviamente innocente, che deve fuggire in montagna(costruzione di una diga, e Luis-Giovanni diventa operaio), una vicenda sentimentale"di copertura", la morte di chi sa...meglio non anticipare troppo. Suspense discreta(ma Trenker non è certo Hitchock, né >Bunuel, né John Ford, né Orson Welles, che nel 1955 avevano tutti già realizzato dei capolavori)nella scena dell'omicidio"narrato", ma il "tutto"del film è concentrato sulla montagna, le abitudini montanari, i costumi, le birre bevute, ovviamente l'alpinismo, con piacevoli inquadrature relative a una marmotta, presenza tra le più gradevoli del paesaggio dolomitico. Per il resto, parecchia retorica(forse inevitabile all'epoca, ma almeno Trenker usciva da varie produzioni non a torto accusate di filo-fascismo e filo-nazismo, ma l'autore-alpinista non era un"leone"né un oppositore, tutt'altro...e se voleva lavorarare nel cinema, doveva"piegarsi"a determinati condizionamenti, almeno così credeva, oltre ad essere la realtà...). Dialoghi abbastanza"scialbi"(Pasolini e Bassani sono riusciti a"far passare"qualcosa, viene da chiedersi?), per un film che rimane, forse, nella storia del cinema, ma tra molti altri, come"modesto prodotto"viene da dire, anche se sono convintissimo che varie altre persone esaltino ancora l'artista scomparso ormai da più di un quarto di secolo e sempre capace di far parlare di sé.    El Gato

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