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Nebbie ('Conflict' il titolo originale) rappresenta uno dei film più efficaci nel suo genere, vale a dire di quelli che appartengono a uno dei generi più coinvolgenti dell'intera Cinematografia mondiale: il 'Noir'. E questo non solo per la presenza di un ottimo cast (in cui, oltre al solito, grande 'Bogie', in questa occasione decisamente sobrio e puntuale nella sua performance, spicca Rose Hobart, perfetta nell'incarnare il ruolo della moglie che il marito non ama più ma orgogliosa fino all'esasperazione). Ma per molti altri motivi: la netta presenza di un chiaroscuro (si passa agevolmente dalle cupe atmosfere iniziali per giungere, quindi, alla luce della città e fare ritorno, ancora una volta e alla fine del film, nel luogo oscuro del...delitto (ma non rivelo chi ha ucciso chi...!): un chiaro segno di retaggio dell'espressionismo teutonico). La trama: quando un ricco ingegnere (Bogart) si innamora perdutamente della cognata (Alexis Smith, forse l'anello debole dell'intero cast...ma sono solo punti di vista, anche perché la Smith, bella e pallida, era solo agli inizi della sua carriera), sorella minore della moglie (la Hobart), quest'ultima si accorge immediatamente del repentino cambiamento verificatosi. Una situazione che viene evidenziata ancora di più in occasione della festa del quinto anniversario della coppia, organizzata da un loro amico, medico psichiatra di professione (Sydney Greenstreet: è davvero un peccato che si sia dedicato al Cinema negli ultimi dieci anni della sua vita, dopo decenni trascorsi sui palcoscenici di infiniti teatri). A questo punto, l'ingegnere predispone un piano davveo infernale per sbarazzarsi della moglie, ormai non più desiderata (e qui, anche se si tratta di un film datato, emerge tuuto l'egoismo che un uomo può sprigionare pur di ottenere quel che più anela). Mi fermo qui, con la trama e con le mie opinioni. Ma è un film che davvero fa riflettere. Da vedere (naturamente, è una pellicola in bianco e nero, del 1945).
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