Anno | 2007 |
Genere | Commedia nera |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Filippo Cipriano |
Attori | Anna Valle, Remo Girone, Victoria Zinny, Giacomo Pozzetto, Guido Palliggiano Sara Zanier, Ulisse Lendaro. |
Uscita | venerdì 28 marzo 2008 |
MYmonetro | 1,81 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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In una villa rurale alle porte di Vicenza si riuniscono un gruppo strampalato di tipi umani. Tutti sono lì per lo stesso motivo: ambiscono al possesso della casa.
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Ogni idea è figlia di chi la partorisce, recita il pressbook. Peccato che in MissTake di idee ce ne siano poche e di queste neanche una possa essere definita brillante né tanto meno originale.
Era il 2001 quando nelle sale italiane usciva La Comunidad, una commedia grottesca e a tratti surreale che narrava, a metà strada tra l'horror e il thriller, di cospirazioni e piccoli grandi delitti 'a scopo di lucro' che scombinavano la quotidianità, già di per sé bislacca, di un affollato condominio di città. A dirigere quello che sarebbe presto divenuto un cult di genere, il regista e sceneggiatore Alex de la Iglesia, uno che sin dai primi anni '90 costruiva la sua carriera cinematografica proprio sulle dark-comedies a sfondo socioanalitico. Film, i suoi, dai colori sgargianti e dai lauti spargimenti di sangue, tutti battute al vetriolo, meschinità e intrighi, i cui protagonisti sono fuori dalle righe (e soprattutto fuori di testa) e la cui follia esplode nel delirio più totale.
Ora, nel 2008, il cinema italiano prende coscienza di sé (della sua incapacità di innovazione) e decide di lanciarsi nella stessa identica avventura con questa piccola produzione indipendente, capitanata dal produttore/attore vicentino Ulisse Lendaro, uno che dopo anni e anni di successi teatrali e alcuni (falliti) esperimenti nei B-movies adolescenziali, ha pensato bene di infliggere un (altro) duro colpo alla sua carriera di produttore con questo progetto, tanto paradossale quanto malriuscito, di dare nuova linfa alla commedia italiana strizzando l'occhio ad un genere qui ignorato (il grottesco, appunto) e che in altri mercati va a gonfie vele.
Ecco allora l'Invito a cena con delitto (non solo uno, a dire il vero) in un'ambita villa del Triveneto, una valigia piena zeppa di soldi, un set di coltelli affilatissimi di provenienza russa e un'eroina avida e sanguinaria di nome Frida (l'ex-Miss Italia Anna Valle, compagna di Lendaro nonché co-produttrice del film) dalle sembianze dolci ma dal cuore impietoso. Nessuno dei personaggi è credibile, nessun attore convince (men che meno Remo Girone in versione romanesco-malavitosa), nessuna situazione e nessuna battuta diverte. Troppi fronzoli, troppe sperimentazioni, troppo caos.
Il macchiettismo è imperante, la regia propagandistico-videoclippara da mal di mare, la sceneggiatura e il tocco stilistico da serie-tv. Spiace essere così categorici, tanto più con un gruppo di esordienti armati di tante buone intenzioni, ma quando è troppo è troppo.
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Finora avevamo visto Anna Valle in ruoli vagamente stucchevoli, che però ne esaltavano la bellezza. In questa black comedy, ambientata in una villa del Palladio, finalmente la troviamo libera di scatenarsi come Frida, nobile decaduta e sanguinaria, che in una notte di sortilegi, tra nuovi ricchi e gay di sangue blu, troverà il modo di trionfare sadicamente.
Dark comedy presunta dark, poco comedy. Humour british all'italiana. Materia delicata, da maneggiare avendo cura di eccedere. Invece, tanti flashback da sketch Tv, nessun sussulto. Film corale che vorrebbe essere sanguigno, alla De La Iglesia, forse. L'idea è un remake grottesco di Invito a cena con delitto, sperando che l'anima di David Niven non se la prenda.
In una villa palladiana del Veneto, rispondendo al misterioso invito di un vecchio conte, si ritrova a cenare un gruppo assortito di personaggi: un arricchito (lo sprecato Remo Girone) in compagnia della giovane amichetta, un prete e relativa perpetua, un nobile omosessuale con servo-amante al seguito, una coppia poco affiatata, una guardia del corpo mitomane.