| Anno | 2024 |
| Genere | Thriller, Drammatico, |
| Produzione | Grecia, Danimarca, Gran Bretagna, Paesi Bassi |
| Durata | 105 minuti |
| Al cinema | 2 sale cinematografiche |
| Regia di | Mahdi Fleifel |
| Attori | Angeliki Papoulia, Mahmoud Bakri, Mouataz Alshaltouh, Manal Awad, Monzer Reyahnah Mohammad Ghassan, Aram Sabbah, Mohammad Alsurafa. |
| Uscita | giovedì 13 novembre 2025 |
| Tag | Da vedere 2024 |
| Distribuzione | Trent Film |
| MYmonetro | 3,62 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 11 novembre 2025
Un uomo viene derubato ad Atene. Decide così di vendicarsi. To a Land Unknown è 108° in classifica al Box Office. lunedì 8 dicembre ha incassato € 69,00 e registrato 1.650 presenze.
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CONSIGLIATO SÌ
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Due cugini palestinesi, Chatila e Reda, sono bloccati ad Atene dopo essere fuggiti da un campo profughi in Libano. Sognano di raggiungere la Germania, ma la strada è piena di ostacoli: tra lavori precari, piccoli furti e la costante ricerca di denaro per acquistare documenti falsi, la loro quotidianità è segnata dalla lotta per la sopravvivenza e dal desiderio di una vita migliore.
Due uomini da marciapiede, Chatila e Reda sono due cugini fuggiti dall'inferno del Libano, finiti nel limbo della Grecia senza documenti e con il sogno del paradiso in Germania, irraggiungibile.
Vivono alla giornata, di espedienti, di piccoli furti, di incontri amorosi e filiali che possono diventare, con la stessa facilità, criminali. Chatila ha una moglie e un figlio in un campo profughi libanese con cui parla tutti i giorni ed è la mente, la forza e il punto fermo del duo. Farà di tutto pur di raggiungere il suo obiettivo. Reda invece fa più fatica anche perché combatte una dipendenza dagli stupefacenti. Per ottenerli arriva a prostituirsi, una soluzione che richiama proprio il film Un uomo da marciapiede, espressamente omaggiato in una sequenza molto commovente che arriva dopo che si sono anche ribaltati i ruoli di 'forza' della coppia dei protagonisti con il 'forte' (per semplificare) che diventa 'debole' e viceversa.
Perché, come capita spesso in questo tipo di film (c'è un richiamo al cinema anni '70, per esempio a Quel pomeriggio di un giorno da cani) è l'amicizia tra i due personaggi a cementare il rapporto con lo spettatore. Insomma, anche se si tratta di due delinquenti che vivono ai margini della società, in un'Atene rappresentata come una landa desolata se non fosse per l'Acropoli, l'empatia con loro è totale anche grazie al fatto che il regista, qui al suo primo lungometraggio di finzione dopo vari lavori documentari, ama i suoi personaggi.
Dunque tutto si regge sulle due prove attoriali (menzione speciale per Mahmood Bakri e Aram Sabbah) perché poi, la fin troppo arzigogolata invenzione di una tragica truffa usando le persone migranti, è solo il pretesto per mostrare una guerra tra poveri dove tutti sono accomunati dalla ricerca di un passaggio verso l'Europa che non sia appunto quella terra di mezzo ateniese. Una rappresentazione di un territorio che sarebbe la culla dell'Occidente - con l'intonata fotografia di Thodoris Mihopoulos - che richiama quello del Kuwait perché il regista palestinese, che risiede in Danimarca, non ha nascosto di essersi ispirato alla storia, ambientata negli anni '60, del libro "Uomini sotto il sole" dello scrittore palestinese Ghassan Kanafani con i rifugiati che andavano a lavorare nel paese del petrolio attraversando il deserto.
È proprio in questa derivazione che risiede uno dei punti più interessanti del film che richiama una terra e un popolo - il tatuaggio della Palestina sul braccio di Reda - con i suoi usi e costumi (c'è la preparazione di un piatto palestinese e la sua degustazione) ma anche con una poesia di Mahmoud Darwish, messa in bocca provocatoriamente allo spacciatore Abu Love (Mouataz Alshaltouh), che, in "Elogio dell'ombra alta", racconta l'orrore di Sabra e Chatila. Proprio come il nome del protagonista. Tutto torna.
Verso una terra sconosciuta. In cerca di una nuova storia da scrivere, una vita da raccontare, un luogo da abitare e in cui potersi ritrovare dopo essersi sentiti smarriti, dal Libano alla Grecia, desiderando la Germania e la libertà. Così si apre To a land unknown, il primo lungometraggio di finzione di Mahdi Fleifel, palestinese di origine, diplomato nel Regno Unito, ora vive in Danimarca.
Difficile trovare un film prodotto da otto paesi, come si potrà vedere nei credits. Come spiega Mahdi Fleifel (1979), regista palestinese cresciuto in un campo profughi libanese e poi approdato in Danimarca, il processo di produzione del film è stato lunghissimo, basti dire che l'ultimo film di finzione (che poi è l'unico e s'intitola A World Not Ours, un titolo non troppo differente dal nostro; non [...] Vai alla recensione »
To a land unknown ("Verso un paese sconosciuto") si apre con una citazione del grande studioso Edward Said: "Il destino dei palestinesi non è finire là da dove sono partiti, ma in qualche luogo inatteso e lontano". È quanto accade a Reda e a Chatila, due cugini palestinesi fuggiti dal Libano e rimasti insabbiati ad Atene. Il regista Mahdi Fleifel, palestinese con passaporto danese e studi di cinema [...] Vai alla recensione »
I cugini Chatila (Mahmoud Bakri) e Reda (Aram Sabbah) non possono permettersi il lusso di una morale. Palestinesi senza documenti, tirano avanti ad Atene tra espedienti e piccoli crimini. Chatila progetta di aprire un bar in Germania, mentre la visione del futuro di Reda è ostacolata dalla sua tossicodipendenza. Il thriller teso di Mahdi Fleifel ha un'urgenza sgangherata che ricorda Un uomo da marciapiede. [...] Vai alla recensione »
Chatila e Reda sono due cugini palestinesi fuggiti da un campo profughi in Libano. Bloccati in Grecia, alle porte dell'Europa, vivono di espedienti, lavori precari e piccoli furti, inseguendo nel deserto urbano di Atene il sogno di raggiungere la Germania. La loro esistenza diventa così una lotta quotidiana per la sopravvivenza, tra disillusione, rabbia e un ostinato desiderio di riscatto.
Due giovani palestinesi, Chatila e Re da, fuggiti da un campo profughi in Libano si trovano bloccati ad Atene sognando l'irraggiungibile Germania. Tra piccoli furti e goffe truffe cercano di comprare i documenti. Il film d'esordio del regista palestinese, che risiede in Danimarca, vuole soprattutto raccontare una profonda e commovente storia d'amicizia omaggiando film come Un uomo da marciapiede. Vai alla recensione »
Quando si dice guerra tra poveri, ma qui è una determinata guerriglia tra esuli clandestini, così logorante che non si vorrebbe saperne. E il punto, nella discreta "messa in scena" dell'esordiente documentarista profugo palestinese Fleifel, è proprio questo: lo vogliamo sapere? Fuggiaschi dal Libano ad Atene, al lavoro di piccola criminalità per procurarsi soldi e passaporti per la Germania, due cugini [...] Vai alla recensione »
Negli ultimi anni appare evidente come in qualche modo si stia ridisegnando la geografia del cinema mondiale. Accanto ad un sistema, quello occidentale, che con il passare delle stagioni mostra sempre più limiti (tanto creativi, quanto produttivi), si staglia ormai come una garanzia un modo completamente diverso di intendere la settima arte che proviene dal Medio Oriente.
Al primo film di fiction dopo un tot di doc che gli hanno guadagnato l'etichetta di «regista dei rifugiati» (e dopo la fondazione di una casa di produzione dal nome decisamente parlante, la Nakba FilmWorks), il palestinesedanese Mahdi Fleifel riscrive al presente Uomini sotto il sole di Ghassan Kanafani, già portato sullo schermo da Tewfik Saleh nel 1972.