Giuseppe Marotta
Napoli. Al Vomero, in una di queste mattine di sole, sciolgo la promessa di vedere i quadri (una visitina) del pittore Alfonso Corsaro. “Sciolgo”, già. Sono amico di Corsaro da anni, ci vediamo puntualmente verso mezzogiorno in Galleria, quell'ora o anche meno che vado oziando; e sempre gli avevo detto: “Verrò. Mi piacerebbe; anzi, stare un po' a guardarti (ma come se non ci fossi tu o non ci fossi io) mentre lavori”. Ma non mi decidevo mai... perché? Mannaggia me e le fatiche mie; sono legato ad esse come Gesù alla colonna di Pilato; vedo fluire le stagioni, un'acqua torbida o limpida, sul piano del mio scrittoio; fuori ho la faccia di un evaso. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (10708 caratteri spazi inclusi) su 1965