Codice criminale |
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Un film di Adam Smith (I).
Con Michael Fassbender, Brendan Gleeson, Lyndsey Marshal, Rory Kinnear.
continua»
Titolo originale Trespass Against Us.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 99 min.
- Gran Bretagna 2016.
- Videa
uscita mercoledì 28 giugno 2017.
MYMONETRO
Codice criminale
valutazione media:
2,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il Cinema Arthouse al Servizio di Smith.di ashtray_blissFeedback: 29534 | altri commenti e recensioni di ashtray_bliss |
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giovedì 23 marzo 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'opera prima di Adam Smith in ambito cinematografico ci trasporta nella periferia rurale e povera dell'Inghilterra, offrendo spunti di riflessione importanti verso un gruppo sociale spesso dimenticato, certamente emarginato e naturalmente problematico quale i nomadi (qui i nativi inglesi) ma senza mai riuscire in pieno a sfuggire dagli stereotipi che accompagnano quel determinato gruppo di persone. Trespass against us (frase tratta dalla preghiera del 'Padre Nostro') e adatta molto bene in italiano come Codice Criminale offre agli spettatori uno spaccato molto vivido e interessante della vita un gruppo di fuorilegge, che vive in campi abusivi alle porte delle periferie grigiastre inglesi che sopravvivere dedicandosi a piccoli crimini, come furti e rapine, dando spesso e volentieri filo da torcere alla polizia locale.
Attraverso Chad, Kelly e i figli si prospetta un cambiamento, una vita onesta all'orizzonte, ricca di cultura e sensibilità sociale. Ma alla fine, queste prospettive restano solo degli idoli allo specchio, delle proiezioni fasulle della cruda realtà che li circonda, e come tale è destinata a non realizzarsi mai. Significativa in tal senso la sequenza di chiusura del film che sigilla il rapporto padre-figlio ma che contemporaneamente passa le redini del malaffare e della vita sregolata e raminga alla generazione più giovane, destinata a ereditare un'esistenza fuori dagli schemi, fuori dalle regole del buon vivere ma anche fuori controllo, sotto ogni aspetto.
Dal un lato quindi ne esce un'elogio alla libertà, al vivere al di sopra delle strette regole socialmente imposte. Un'immagine affascinante e lontana dagli stereotipi che spesso accompagnano le convinzioni sul nomadismo che non riescono a essere abbattute. E questa scelta narrativa del regista è assolutamente originale, valida e apprezzabile, rappresentando un inno alle scelte di vita anticonformiste che racchiudono una libertà incondizionata, vitale ed emozionante, senza mai stigmatizzare i suoi protagonisti per le vite che conducono. Al contempo però non si fa altro che riciclare il solito, nauseabondo, cliché che chi pratica uno stile di vita fuori dagli schemi socialmente imposti, e nella fattispecie quello nomade, non può che dedicarsi al crimine ed essere un fuorilegge. Criminalità e ignoranza (nel senso stretto di analfabetismo) sono elementi che malauguratamente caratterizzano spesso tali comunità e Smith pare non voler distaccarsi da questa rappresentazione, senza lasciare aperto lo spiraglio di speranza per un domani migliore nemmeno per le nuove generazioni. Questo è probabilmente l'aspetto più debole e fallace della pellicola, che tuttavia resta un prodotto altamente interessante e a tratti originale. In costante bilico tra un cop movie, con tanto di rocambolesche sequenze d'azione e corse in auto (bellissima la scena d'apertura del film), e un solido dramma famigliare, Smith indaga a modo suo diverse problematiche sociali e dinamiche generazionali mettendo a confronto tre generazioni di uomini ognuno dei quali è visceralmente legato all'altro e al destino che li unisce. Solo Chad oserà alzare la cresta, sfidando il padre e tutto ciò che egli rappresenta mettendo in discussione i loro valori e le loro attività. Ma il carattere irrequieto, autoritario e invasivo di quest'ultimo non permetterà che avvengano cambiamenti radicali all'interno della comune. Trespass Against Us si pone quindi come un'esempio funzionante di cinema indipendente di ottima fattura, con tutti gli elementi tipici dell'arthouse: realismo sociale ed enfasi nei confronti dei protagonisti principali, logorati dai dubbi e dalle incertezze riguardanti il futuro proprio e dei figli (per Chad) più l'unità famigliare e del business (per Col). Coadiuvato da due formidabili interpreti del calibro di Brendan Gleeson e Michael Fassbender (che troviamo riuniti dopo averli visti nei medesimi ruoli anche in Assassin's Creed) insieme a un talentuoso Sean Harris, irriconoscibile e bravissimo qui nel ruolo del tormentato e problematico Tyson, la pellicola è sicuramente interessante e affascinante ma non riesce del tutto a lasciare un'impronta distintiva nel panorama cinematografico e nella memoria degli spettatori. Resta comunque un'esordio notevole che regala un ruvido e crudo spaccato di una quotidianità british periferica, spesso dimenticata ma non per questo inesistente o meno problematica. Un film d'impatto, dunque, dal punto di vista dei contenuti ma anche dell'apparato tecnico, che tuttavia fallisce nell'intento di approfondire lo spinoso argomento del nomadismo in tutte le sue sfaccettature restando, pertanto, in superficie e optando per raccontare in modo sicuro e certo il dramma famigliare che unisce e logora i protagonisti. Merita comunque di essere visto e scoperto, sia per l'approccio sociale sia per le eccelse interpretazioni. Voto: 3,5/5.
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