La dolce vita |
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Un film di Federico Fellini.
Con Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aim?e, Yvonne Furneaux, Alain Cuny.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 173 min.
- Italia, Francia 1960.
- Cineteca di Bologna
MYMONETRO
La dolce vita
valutazione media:
4,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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I figli della nottedi paoletto67Feedback: 1100 | altri commenti e recensioni di paoletto67 |
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martedì 5 gennaio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'angoscia e l'inquietudine di fondo di una società, pur essendo la base del discorso, non intaccano la superficie brillante, la esteriorità divertente; inoltre la cronaca di riferimento degli episodi ha sempre interessato il pubblico. Fellini in piena libertà creativa compone un grande affresco che non ha perso nulla del suo fascino anche per le sue componenti profetiche e atemporali. Era essenziale che il protagonista avesse il volto simpatico di Mastroianni, anche se reso ambiguo dal trucco, ma anche che fosse un debole. Con un uomo di forte personalità, che avrebbe potuto dar vita ad esempio una unione con Maddalena, non sarebbe esistita la storia, anzi la non-storia del film. Fellini riesce a esprimere a meraviglia l'aria, l'atmosfera del tempo, gli anni di passaggio dal secondo dopoguerra al boom economico; l'Italia stava rapidamente cambiando. Quando uscì molte cose erano pronte a esplodere, e quest'opera ne fu detonatore. Saltarono sia unioni che contrapposizioni ideologiche, la critica italiana fu presa in contropiede, il film divenne fenomeno di costume e caso politico. Alcuni che forse avevano avuto orrore nel riconoscersi intrapresero una furibonda campagna moralizzatrice e un tentativo di censura che però diede una grossa pubblicità al film. Lo stesso produttore Rizzoli rimase sbalordito dalla grandezza del successo che ebbe, ed e è difficile pensare che lo avrebbe avuto tale per i valori artistici. Il bianco e nero - operatore Otello Martelli - raggiunge una delle vette pittoriche più alte della storia del cinema. Alcune immagini - su tutte Anita Ekberg nella fontana di Trevi - restano tra i simboli del XX secolo. La critica di costume e l'ironia di Ennio Flaiano sono una delle principali qualità dell'opera ma Fellini ha evitato che conferissero il carattere di una condanna morale. Prevale la fiaba, il fantastico grazie anche all'apporto di Tullio Pinelli e a Piero Gherardi, premiato con l'Oscar per la scenografia e i costumi. Una cosa che Flaiano non amava era l'importanza sempre più grande che assumeva l'intesa di Fellini con Brunello Rondi (fratello del critico Gianluigi) e soprattutto con Pasolini. Se il film é così ricco lo si deve anche alla sua evoluzione in fase di costruzione (alcune sequenze furono aggiunte girando, altre previste non vennero girate, il finale venne lasciato in sospeso), nella varietà e diversità degli apporti, anche se la qualità straordinaria di Fellini era la capacità di farne un corpo unico. Il coraggio dell'autore non era solo tematico, era innanzitutto stilistico. Nessuno aveva mai fatto un film così, e nessuno lo poté ignorare dopo: "La dolce vita" fu davvero uno spartiacque. Alla allegria del film contribuisce il clima in cui si svolse la lavorazione, che gli interpreti ricordano come una lunga vacanza, entusiasmante, esaltante, di un abbandono totale, di una felicità assoluta a cominciare da Mastroianni: "Non so se "la dolce vita" é esistita veramente, ma per me fu la lavorazione del film". Ed é proprio questa "felicità di esistere" che Pasolini riconosce a tutti i personaggi, a cui sembra che tutto va bene anche nel male o nell'insensatezza. Per l'attrazione verso la Morte, che corrisponde a un ritorno nel grembo materno (con nel finale il mare come simbolo placentare) e per il fatto che il film si svolge in gran parte di notte (quando i fantasmi si scatenano prima di essere scacciati dalle luci dell'alba) "La dolce vita" può anche essere considerata un capolavoro del gotico italiano.
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