Che bella giornata |
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Un film di Gennaro Nunziante.
Con Checco Zalone, Nabiha Akkari, Rocco Papaleo, Tullio Solenghi, Annarita del Piano.
continua»
Comico,
durata 97 min.
- Italia 2011.
- Medusa
uscita mercoledì 5 gennaio 2011.
MYMONETRO
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La favola lirica di Fellini
di angelo librantiFeedback: 25 | altri commenti e recensioni di angelo libranti |
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martedì 16 luglio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ho rivisto, dopo molti anni, un film di Federico Fellini che all'epoca mi affascinò molto. Si tratta di “E la nave va”, riferito ad un periodo storico drammatico che separò due epoche, narrato fra sogno e storia. La trama è ispirata al fatto di cronaca della morte della Callas, che per ultima volontà indicò lo spargimento delle sue ceneri nel mar Egeo. Fellini immagina un rito simile, alla sua maniera, ambientandolo su una nave irreale popolata da personaggi di un'altra epoca in situazioni ambigue. Su questa mitica nave, microcosmo di un mondo gravido di avvenimenti, la metafora è d'obbligo ed il doppio senso sottile e impercettibile. La nave parte dal porto di Napoli nel 1914 verso il crepuscolo di un giorno triste, poiché lì sono convenuti amici e colleghi di una grande cantante scomparsa, per renderle l'ultimo omaggio. L'atmosfera è tetra, i preparativi lenti e cadenzati, l'attesa spasmodica, esasperata da una pellicola muta color seppia, rigata in più parti a somiglianza di antichi reperti di cineteca. Il pathos raggiunge l'acme con l'arrivo sulla banchina di una barocca carrozza funebre, come ne esistono ancora a Napoli, contenente l'urna cineraria dell'estinta: la celebre cantante immaginaria Edmea Tetua. Intanto la pellicola prende colore e sonoro e subito dopo la tensione si scarica con un coro al quale partecipano tutti: convenuti, equipaggio e facchini. E' questa una pagina cinematografica di intenso lirismo, destinata a tramandare ai posteri l'esempio di come si fa cinema, o almeno di come lo intende Fellini. La denominazione della nave “Gloria N.” è di per se emblematica in quanto, il suo affondamento simboleggia la caducità propria della gloria, destinata a sciogliersi nel tempo. I festini ed i pranzi a bordo rappresentano la società opulenta, mentre i singoli individui rivelano la propria condizione di comuni mortali, con i loro problemi e rivalità. C'è anche l'imbarco di profughi serbi a rappresentare l'altra parte della società, quella reietta ed affamata ed un rinoceronte nella stiva che rifà il verso al “mostro” della Dolce Vita. La prepotenza o l'imperialismo, nella veduta di una poderosa corazzata russa, induce il comandante a consegnare i profughi e quando un ragazzo lancia una bomba contro la corazzata, parafrasando il gesto di Serajevo, comincia il bombardamento che affonda la Gloria N. e spazza via inesorabilmente il ciclo della “Belle Epoque” Significativo il calar di braghe del giornalista, commentatore del viaggio, alla decisione del comandante di consegnare i profughi e altamente poetica la scena finale dell'affondamento, quando i passeggeri, prossimi a morire, cantano in coro per solennizzare il trapasso come liberazione dell'angusto peso della vita. Nel marasma generale il giornalista riesce a caricare sulla barca di salvataggio il rinoceronte e, novello Noè, salva la natura e se stesso in quanto intelletto e ragione, affinchè ricominci un nuovo ciclo vitale. Precedentemente il rito dello spargimento delle ceneri è un'altra pagina lirica di Fellini che tocca il cuore; i convenuti e l'equipaggio sono allineati sulla tolda al suono di un grammofono a tromba, con la voce dell'estinta che canta la struggente aria verdiana “O patria mia, mai più ti rivedrò”, mentre le ceneri sul cuscino spariscono lentamente disperse da una bava di vento. Stupendi i personaggi, scelti con cura per rievocare sembianze “fin de siècle”, e la scenografia volutamente artefatta per sollecitare fantasie oniriche di un tempo perduto, quando i nostri nonni consumavano soldi e salute nei tabarin, fra can can e belle donne.
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