Skyfall |
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Un film di Sam Mendes.
Con Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Naomie Harris.
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Titolo originale Skyfall.
Azione,
durata 143 min.
- USA, Gran Bretagna 2012.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 31 ottobre 2012.
MYMONETRO
Skyfall
valutazione media:
3,78
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Meno male che c'è Bardem!di Luigi ZanottoFeedback: 208 | altri commenti e recensioni di Luigi Zanotto |
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martedì 13 novembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Abbastanza chiaro il soggetto del film: un Bond in preda, per varie cause, alla decadenza, che, però, non sembra accettare e di cui non sembra nemmeno gran ché cosciente, alle prese con un “cattivo” di turno infinitamente più furbo, organizzato, intelligente e, non ultimo, spiritoso di lui. La vicenda, in un film di azione, conta relativamente, gli effetti speciali, di cui oggi non è un problema fare uso e abuso, pure, ma l’interpretazione, soprattutto di un personaggio-simbolo sulla scena cinematografica da mezzo secolo, indubbiamente è determinante. E qui cominciano i problemi. Smagliante l’interpretazione di Javier Bardem (il cattivo), plastico, intenso, espressivo, autoironico, perfetta-mente a suo agio nella parte del genio perverso. Già eccellente interprete in passato, sembra ulteriormente migliorato (merito suo, dell’Oscar, di Penélope Cruz?... chissà!). Fine l’interpretazione della Dench, per la quale la finezza sembra un tratto costituzionale, equilibrata l’interpretazione di Fiennes, nel ruolo tipicamente difficile di un personaggio poco caratterizzato, mediamente all’altezza gli altri, tranne uno: Daniel Craig, cioè il protagonista, James Bond. Rigido, inespressivo, sembra più interpretare il ruolo di un agente del KGB che quello di un individuo di azione, sì, ma anche acuto, arguto, intuitivo, fine intenditore di alcolici e di donne, come dovrebbe e, ahimè, in questo caso, vorrebbe essere Bond. Quegli sguardi che dovrebbero essere gelidi e affilati sono in realtà solamente vuoti di espressione, le battute escono sempre quel po’ in ritardo, come da un automa mal sincronizzato, le stesse azioni sono poco incisive, e stendiamo un velo pietoso sulle pretese battute di spirito. Il tutto supportato da una mimica facciale lignea, quasi una scultura appena sbozzata, a metà strada fra un ritratto di Kirk Douglas e uno di Vladimir Putin. Con la sua bravura e la sua assimilazione del personaggio, Bardem ne esce trionfante, surclassando impietosamente Craig. Ne esce, però, trionfante, grazie soprattutto al suo continuo ammiccare allo spettatore (come si addice a un grande attore), anche sul piano della simpatia, col risultato, tragico per il regista Sam Mendes, che lo spettatore “tifa” per il “cattivo”. Quando questi viene ucciso, per di più con una coltellata alla schiena, non si prova certo sollievo per il trionfo della giustizia e la salvezza del Regno Unito, ma semplicemente, con un certo dispiacere per il “cattivo”, per l’attesa fine di un lungo film, assolutamente non all'altezza delle aspettative.
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