Drive |
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Un film di Nicolas Winding Refn.
Con Ryan Gosling, Carey Mulligan, Bryan Cranston, Albert Brooks, Ron Perlman.
continua»
Titolo originale Drive.
Azione,
Ratings: Kids+16,
durata 95 min.
- USA 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 30 settembre 2011.
MYMONETRO
Drive
valutazione media:
3,14
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il Silenzio dei Sociopaticidi the mikeMaisterFeedback: 1543 | altri commenti e recensioni di the mikeMaister |
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mercoledì 18 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Drive (non ha un nome nel film) è poliedrico lavoratore: stuntman – meccanico di giorno, autista per rapine di notte. Il suo datore di lavoro all’officina vede in lui un grande talento e decide di investire su di lui per farlo correre sui circuiti professionistici, entrando in società con dei malavitosi. Ma le cose andranno diversamente, ci sarà un risvolto emotivo – sentimentale che cambierà per sempre lo scenario nel complesso del tutto. Mr. Drive è una figura criptica ed emblematica, gode di grande riservatezza ma al contempo ha una sfrontata maschera pirandelliana che utilizza all’evenienza senza fare troppi complimenti. Fermo, deciso, implacabile e perfezionista, Mr. Drive è semplicemente figlio di un’idea rivisitata della buonanima di John Wayne, il duro per eccellenza che non deve chiedere mai, anche se a mio avviso è “troppo” forzato il paragone. Se non fosse per una magistrale interpretazione da parte del nostro Ryan Gosling, Refn fa una rivisitazione di un cultbook che lascia a sprazzi desiderare: mentre il romanzo di Sallis presenta una netta spaccatura nella consecutio temporum, tracciando un solco netto tra il passato e presente del nostro Mr. Drive, nel film il tutto viene narrato in parallelo, senza ricorrere a flashback o cambi di scena, una scelta che, tutto sommato, incide relativamente nel complesso, dato che comunque nel film si respira la stessa atmosfera che chiunque avesse letto il libro avrebbe potuto respirare. Ma con una devastante differenza: il romanzo cura fortemente l’empatia con il lettore, le pause ed i silenzi sono frutto della spontaneità narrativa, cosa che Refn invece si permette di imprimerci sottostando al suo volere, diciamo che in questo film ha parafrasato il nostro libero arbitrio. Questi silenzi sono una manifestazione assillante ed assordante per tutto il film, principi di una conversazione base mandati a fare un giro perché questi silenzi appunto dovevano manifestarsi con tutta la loro imponenza, una forzatura stilistica di cattivo gusto a mio avviso, un copione scritto in men che non si dica. E non facciamoci prendere dalla vena artistica secondo il quale “ciò che è strano è arte”, o meglio, non facciamoci persuadere dall’idea che le ambiguità e le stranezze siano frutto di una mente geniale, perché di solito queste manifestazioni sono il prodotto di un lavoro precipitoso e incurato. Non possono essere tutti Allen o Cronenberg, Tarantino o Scorsese, Burton o Ritchie. Per forza di cose la genialità è essa stessa identificabile in paragone ad un ente con facoltà inferiori, e cari lettori questo è il caso che va a pennello, perché quello di Refn è un pallido tentativo di affermarsi come grande, acquistando da un bagarino il biglietto per l’Olimpo…. Solo che il biglietto è falso, e noi ce ne siamo accorti. Drive non ha amici. Drive non ha soldi. Drive non ha famiglia. Sembrano parole di Machete, ma qui di Rodriguez non si vede nemmeno l’ombra. Nicolas Winding Refn ci regala uno spettacolare sceneggiato che inneggia la mediocrità a tutto spiano; la sua unica fortuna è che,di questi tempi, dove tutti ambiscono a sfondare con un film epocale( anche se si dovesse trattare dei Puffi), dove le regie “normali” non esistono, dove il cast low-cost è ambito e ritenuto artisticamente attraente, la “normalità” acquisisce un peso particolare, persuade oserei l’immaginario del collettivo.
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