Cella 211 |
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Un film di Daniel Monzón.
Con Luis Tosar, Alberto Ammann, Antonio Resines, Marta Etura, Carlos Bardem.
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Titolo originale Celda 211.
Azione,
Ratings: Kids+16,
durata 110 min.
- Francia, Spagna 2009.
- Bolero Film
uscita venerdì 16 aprile 2010.
MYMONETRO
Cella 211
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Avvincente e spettacolare thriller claustrofobicodi alespiriFeedback: 4059 | altri commenti e recensioni di alespiri |
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venerdì 21 maggio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una situazione paradossale, resa estremamente credibile, è lo spunto per il claustrofobico thriller del regista spagnolo Daniel Monzon. Juan Olivier, un neoassunto in un carcere di massima sicurezza, ale presentazioni, viene coplito alla testa: è l’inizio di una rivolta carceraria sanguinosa. Altri agenti vengono feriti nel tentativo di arginare la sommossa. Grazie anche alla prontezza di riflessi, alla scaltrezza, del protagonista questi si troverà ad affrontare un involontario "passaggio" nella schiera dei rivoltosi perché scambiato per un detenuto e riuscirà a mettersi in buona luce, coi suoi suggerimenti strategici per evitare alle forze dell’ordine di avere la meglio, con il pluriomicida e più temibile tra tutti: Malamadre (Luis Tosar), semisconosciuto in Italia ma già vincitore di un premio Goya in Spagna e candidato per questo film come attore protagonista. L’amicizia tra i due è il fulcro del film, che si regge sui due interpreti (Juan e Malamadre) che riescono a far passare emozioni autentiche e forti allo spettatore. Nella consapevolezza di una fine prossima il loro legame diventerà intenso ed il valore di quest’amicizia rappresenterà l’unico elemento umano della narrazione. "Cella 211" è un film che ci fa riflettere sulla sindacabilità di ogni giudizio, dove i valori invertono i poli di continuo e quello che c’è fuori dal carcere, ad un certo punto, apparirà meno rassicurante di quello che c’è dentro. Luis Tosar (Malamadre) trascina col suo sguardo carismatico, in un labirinto di emozioni , ma tutti gli interpreti sono all’altezza della situazione. Il livello di tensione narrativa risulta essere alto fino all’ultimo secondo. Un senso di frustrante amarezza ci lascia l’inevitabile finale nella consapevolezza che la corruzione umana si trasferisce sempre più spesso ai vertici sociali, mascherata abilmente da parole prive di verità. E questa, ancora una volta, è di chi la sa raccontare meglio.
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