Devo dire che questa volta le aspettative non sono state tradite! Contrariamente all'accoppiata di Burton/Deep nello stucchevole "Alice in Wonderland", il binomio Scorsese - Di Caprio è veramente vincente!
Pur ignorandone la trama (le poche e confuse immagini del trailer facevano pensare a un horror piuttosto che ad un thriller) ho voluto vedere il film per la caratura del regista, dell'interprete principale e del cast, pur senza nutrire grandi aspettative... e invece sono rimasto attanagliato nella poltrona dal primo all'ultimo frame!
Anche se pesantemente claustrofobico (dalla scelta della colonna sonora in avanti il film è un perenne inno alla claustrofobia: location, costumi, luci ed eventi atmosferici hanno tutti la medesima timbrica), la trama è un perenne susseguirsi di scatole cinesi dove perdi quasi subito il filo logico.
Dalla partenza noir poliziesca si passa al versante politico del Maccartismo, per poi slittare nelle atmosfere belliche dei campi di sterminio nazisti al momento della liberazione da parte degli alleati, tanto che ad un certo punto si rischia una caduta di concentrazione.
Ma non c'è pericolo! Il grande Di Caprio, antipatico e brutto agente federale, ma mai così bravo, condotto magistralmente da Scorsese, ti prende per mano e ti porta dove vuole a spasso per territori ostili e cupi, dove comprimari (Kingsley e Max von Sydow) all'apparenza odiosi e cinici sembrano cospirare trame occulte ai danni del protagonista, il collega dell'FBI, un ottimo Mark Ruffalo, spalla di Di Caprio fin dalle prime inquadrature, diventa ben presto un inquietante personaggio, di cui non capisci se ci si deve fidare o meno e apparizioni fantasmatiche di defunti interrompono il logico fluire della trama narrativa.
Come nel capolavoro di Shyamalan (The Sixth Sens), alla fine del primo tempo si capisce che c'è qualche cosa che non quadra... e il dubbio dell'insanità mentale del protagonista ti assale sempre di più con il procedere della storia, quando la sceneggiatura, da neogotica, diventa onirica, o meglio, da incubo! Ciononostante il seme del dubbio è stato gettato e - nonostante la sempre più palese schizofrenia del personaggio principale - resti comunque fedele alle premesse proposte dalla trama, che la mente si rifiuta di abbandonare.
Sembra che Scorsese voglia manipolare lo spettatore fino all'epilogo, ma così non è: il reale squilibrio del protagonista e gli eventi che lo hanno prodotto emergono alla luce nella loro totale folle lucidità e il capovolgimento del ruolo dei "cattivi" in quello dei "buoni" appare come la logica conseguenza del tutto... tanto che si arriva ad accettare la follia come unica forma di sopravvivenza agli orrori del mondo e a plaudire la cura e il ritorno alla normalità di Teddy Daniels (il personaggio interpretato da Di Caprio) come una forma di liberazione. Ma - ancora una volta - così non è! Il finale ti colpisce alla bocca dello stomaco come un maglio di ferro di disperata potenza ed esci dal cinema con qualcosa di irrisolto che ti commuove e allo stesso tempo ti impaurisce.
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