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E’ Sempre “Terra di Confine”
Come si costruisce una saga? Chiedetelo a Kevin Costner che dai tempi di “Silverado” (1986) sognava un progetto ciclopico come quello di “Horizon, An American Saga”. Quattro western dalla lunghezza di circa tre ore ciascuno per raccontare, a cavallo della guerra di Secessione (1861-65), l’epopea della “Nascita di una nazione”, violenta, brutale, senza tetto né legge. Il ‘mito della frontiera’, tutto statunitense, che diventa perenne “Terra di confine”, per il regista di Lynwood, da raccontare con passione, mettendo in campo ambizione, tempo, soldi e reputazione. “Il Grande Paese” radiografato alle sue origini senza sconti per nessuno, come neanche “Balla coi lupi” era riuscito a fare. Horizon è un territorio vergine, in Montana, da colonizzare, un luogo della mente, una nuova comunità da fondare dove ogni pioniere può sognare di ‘resettare’ la propria esistenza….peccato si trovi sul territorio di caccia di una tribù Apache. Ma il tradizionale scontro fra nativi americani e coloni è solo una delle tracce narrative di “Horizon”, la cui vicenda corale si ciba di cowboy solitari, classiche carovane organizzate, minacciosi clan familiari, fuorilegge e prostitute, bande armate di cacciatori di taglie. Il tutto resuscitando il miglior John Ford fra “Ombre Rosse” e “Cavalieri del nord ovest”. Siamo dalle parti del capolavoro: Fotografia da brividi, intensità narrativa, recitazione, credibilità dei personaggi, ricostruzione filologica di luoghi, ambienti, armamenti, costumi, tutto concorre a una visione d’insieme che abbia un senso, un respiro, partendo dal tempo lento e cadenzato di una serie tv…ma al cinema!!! Insomma un western ‘definitivo’ che, visti i generosi precedenti, solo Kevin Costner poteva realizzare!
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