Tenet

(analisi con spoiler)

In Tenet, il tempo scorre in entrambe le proprie direzioni. E’ una fascinazione inguaribile, il tempo, per Nolan, per il quale ormai sembra non essere più un semplice nucleo tematico prediletto, ma risponde invece, in questo film, a una concezione rescissoria, in cui la dimensione degli eventi è in funzione delle prerogative della posterità. In Tenet, il tempo può trascorrere due volte insieme, allo stesso modo e nello stesso spazio dell'inquadratura, in due diritture speculari, nel passato e nel futuro, subentrando a una linea di azione senza collidere con essa, senza ‘scindersi’ effettivamente sullo schermo o controprodursi in alcun modo, creando una congiuntura alla quale provengono le immagini più straordinarie e irreali, in cui i personaggi interagiscono letteralmente come in uno specchio degli eventi, e davanti a cui il protagonista deve imparare a rispondere istintivamente. In Tenet, il tempo soprassurge a sé stesso. Nolan si cimenta in una sceneggiatura controintuitiva, dirige una contro-catenazione di scene che si sottraggono al proprio esito e, almeno in parte, si eclissano in congetture da parte dello spettatore. Al di là del risultato, il film rivoluziona gli schemi della spy-story già solo grazie all'idea dell'inversione dimensionale del tempo e si sviluppa tra sequenze d'azione ricorsive, intellligibili sia linearmente che retroattivamente (quelle all'interno del caveau), dispercezioni nei rapporti di causa ed efffetto, senza tralasciare la natura paradossale dell'informazione (l’algoritmo) che viaggia 'indietro' dal futuro (il paradosso di Bootstrap), con alcune 'chicche' assolutamente spettacolari: l’inseguimento incrociato, l'idea della 'manovra a tenaglia temporale', oppure la deflagrazione di un edificio che si sovrappone alla sua inversione, sublimandosi in una sequenza visiva assurda, mozzafiato, da rivedere mille volte. E' come se Nolan fosse riuscito qui a materializzare sul grande schermo alcune dinamiche ancora indisponibili alla mente umana (o quasi), di questo stiamo parlando. A prescindere da alcuni passaggi fumosi (ma che comunque non girano mai del tutto a vuoto), a prescindere dalle lacune di una regia che non riesce ancora a rinunciare (o comunque a ovviare) al montaggio alternato classico, abusato nel finale, anche però alla luce di come sono congegnate e orchestrate certe sequenze, questo film è un capolavoro allucinante, uno di quei film enormi, che non si finisce mai di analizzare, che richiede una concentrazione fuori dal comune, ma alla fine ripaga. Gli si perdona qualunque velleità superflua da film di spionaggio e una certa vacuità nei dialoghi tra Sator e la moglie (il personaggio della Debicki è il meno riuscito), gli si perdona la grandeur che trascina poi tutto sul piano della "salvezza del mondo" (in relazione ad un dispositivo in grado di invertire l'entropia fenomenica di un oggetto, ma qui comunque è troppo pretenzioso in senso generale); fa tutto parte del film in sé, oltre cui Nolan si è già spinto, idealmente. Non è mai troppo presto per fare i conti con il rischio di risultare eccessivamente convoluto o “cerebrale”, ma d'altro canto è lo stesso metro di misura con cui con cui venivano mosse certe critiche a Kubrick dai suoi contemporanei. Tenet è un film che assorbe completamente l'attenzione dello spettatore per due ore e mezza, e lo fa attraverso sequenze mirabolanti, molto difficili anche solo da processare mentalmente, in cui convergono due versioni speculari della realtà, scorrendo in concomitanza dal passato al futuro e viceversa, a volte in una singola inquadratura. Credo di poter affermare che nessuno si sia mai spinto fin qui, o sia riuscito a rappresentare una simile distorsione temporale e speculare degli eventi. Tenet è qualcosa di mai visto prima, un film che non esiterei a definire il progetto più ambizioso da anni a questa parte.