Ogni famiglia è infelice a modo suo, soprattutto quelle che si odiano perché costrette a vivere nella stessa palazzina di uno sperduto borgo calabrese, un piccolo agglomerato di abitazioni situate in cima a un colle che tutti chiamano il Cozzo. Espandi ▽
In una palazzina di uno sperduto borgo calabrese, due cognate si fanno da tempo la guerra. Da una parte c’è Luisa, circa 50 anni, che svolge spesso lavori precari. Ama i figli e la sua nipotina. Ma litiga spesso con la madre, il fratello e soprattutto la cognata Imma che è diventata il suo principale bersaglio quotidiano di una personale guerra contro il mondo. Sono affari di famiglia. Matarrese realizza una tragicommedia senza esclusione di colpi, ma anche amara dove le due cognate - che sono le sue due cugine Maria Luisa Magno e Imma Capalbo mentre la madre Carmela è una delle tre zie – danno vita a una rappresentazione dove il luogo della scena non è il palcoscenico ma una palazzina. Forse
Il quieto vivere è la vera commedia all’italiana classica del regista e, anche se può essere involontario, casuale, probabilmente mai cercato, il riferimento immediato è
Parenti serpenti di Mario Monicelli. La danza tra documentario e finzione può sembrare anche appositamente costruita così come la creazione simbolica del coro greco ma il film ha comunque il merito di non far avvertire il peso della sua impostazione.