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| Anno | 2025 | 
| Genere | Biografico, | 
| Produzione | Spagna, Argentina | 
| Durata | 93 minuti | 
| Regia di | Agustina Macri | 
| Attori | Lux Pascal, Paco León, Pablo Zito, Laura Grandinetti, Romina Escobar Agostina Innella, Miguel Angel Maciel, Simón Mercado, Gabriela Pastor, Lautaro Zera, Santiago Loy, Federico Marzullo. | 
| Tag | Da vedere 2025 | 
| Distribuzione | Fandango | 
| MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. | 
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Ultimo aggiornamento mercoledì 22 ottobre 2025
A Rio Turbio, la trans Carlita sfida superstizioni e leggi diventando la prima donna minatrice di carbone, simbolo di lotta per diritti e libertà.
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                                            CONSIGLIATO SÌ
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                Carla Rodriguez è nata e cresciuta in un bacino carbonifero della Patagonia argentina, con il sogno di lavorare un giorno lei stessa nel ventre buio della miniera. Una superstizione locale, però, vieta alle donne di scendere là sotto, fatta eccezione per un giorno all'anno, durante il quale si può accedere al giacimento per una visita aperta a tutti. A Carlita, però, non interessa il turismo: è un'abile meccanica e proverà alla comunità e alla dirigenza della miniera che il suo posto è nelle gallerie sotterranee, dove le differenze non esistono, dove si è tutti uguali.
Carla, che è nata maschio, ne sa qualcosa più di tutti di differenze e di discriminazioni, ma questo non è un film su una transizione di genere, bensì una storia con una protagonista trans, che sogna di fare un lavoro riservato agli uomini senza rinunciare alla sua nuova identità, faticosamente conquistata.
Un racconto complesso, dunque, che la regista Agustina Macri e l'attrice e attivista transgender Lux Pascal, protagonista assoluta del film, rendono appassionato e limpido, sotto la patina nera della polvere di carbone. Carla è giovane, all'inizio del film non ha ancora diciotto anni, ma la sua forza di carattere non è mai in discussione: la vediamo dormire senza un lamento all'aperto, nel cassone di un pick-up, dopo che il padre ha rifiutato di aprirle la porta di casa, e la sentiamo zittire sul nascere le immancabili battutine dei colleghi, una volta scesa in miniera. È la figlia naturale di un luogo duro, freddissimo, che tempra il carattere e azzera le chiacchiere. Ma Rio Turbio è anche un posto splendido, circondato dalla cordigliera delle Ande e dalla meseta patagonica, nel quale la natura comanda, placida e sovrana, e Carla indossa anche questo aspetto: bellissima, naturalmente a suo agio nel corpo che ha voluto per sé e in tuta da lavoro, sottile ma forte nel fisico, dolce e malinconica nello sguardo, granitica nella determinazione a ottenere ciò che sa di meritare.
Come la Soledad del precedente film di Macri, ambientato a Torino, tra le donne del nightclub Escorpio Carlita trova una comunità di riferimento e sperimenta il calore dell'accoglienza, ma le due storie sono destinate ad avere un epilogo molto diverso. La sceneggiatura di Miss Carbon, di Erika Halvorsen e Maria Pescio, sceglie, infatti, di illuminare l'aspetto motivazionale della biografia di Carla Antonella Rodriguez che è alla base del film, anche se non tace dei pericoli mortali a cui va incontro la scelta identitaria di Carla e delle sue compagne in un contesto radicatamente patriarcale. In un paese come l'Argentina, che rischia in questo momento di fare dei passi indietro rispetto all'avanzata legislazione raggiunta sull'argomento, per Macri e colleghe, più dei risvolti tragici della vicenda, è però importante ribadire il valore della lotta e il gusto individuale e collettivo della vittoria sopra il passatismo e la superstizione. Gli inserti pop che riproducono le visioni mistico-oniriche di Carla, nelle quali la giovane minatrice instaura un dialogo segreto con la Madonna intesa come icona femminista, completano il film di una dimensione aggiuntiva, che stempera il realismo del racconto senza attutirne l'impatto. 
La superstizione è un mito, una tradizione, un simbolo difficile da sfatare; per le tante variabili che l'alimentano, il bisogno di controllo, la paura, l'umano bisogno di affrontare la complessità della vita. In certi casi si trasforma, come quello del film, tratto da una storia vera, in una questione di genere. Teona Strugar Mitevska in Dio è donna e si chiama Petrunya, raccontava che in una piccola [...] Vai alla recensione »
"Il mio unico desiderio è che questo film vada oltre lo schermo, e possa generare riflessione, nuove possibilità, nuove forme di vita, in cui ogni esistenza valga la gioia di essere vissuta". Le parole, e questa storia, sono quelle di Carla Antonella Rodríguez, la prima donna transgender a lavorare come minatrice nel bacino carbonifero della Patagonia argentina.