
Anno | 2025 |
Genere | Commedia, Drammatico, |
Produzione | USA, Irlanda, Francia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Jim Jarmusch |
Attori | Cate Blanchett, Adam Driver, Charlotte Rampling, Mayim Bialik, Sarah Greene Vicky Krieps, Tom Waits, Indya Moore, Luka Sabbat. |
Tag | Da vedere 2025 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,85 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 1 settembre 2025
Una serie di ritratti intimi, osservati senza giudizio, in cui la commedia è attraversata da sottili momenti di malinconia. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, In Italia al Box Office Father, Mother, Sister, Brother ha incassato 5,1 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Una sorella e un fratello quarantenni si ritrovano a mantenere un padre squattrinato che li invita a visitarlo solo quando ha bisogno di un aiuto economico; due sorelle, anche loro over 40, vanno a prendere il the dalla madre, famosa scrittrice, e fanno a gara per sembrarle più riuscite di quello che sono; due gemelli, maschio e femmina, intorno alla ventina devono confrontarsi con la morte dei genitori, scomparsi in un incidente con l'aeroplanino che guidavano. Tre episodi ambientati tre Paesi - Stati Uniti, Irlanda, Francia - e collegati da pochi dettagli: un Rolex forse vero, forse falso; un modo di dire; un gruppo di skaters che sfreccia accanto ai protagonisti; l'insolita propensione a brindare con un the o un caffè; e soprattutto il disagio nell'abitare in quel non-luogo dell'anima definito Desolandia.
Jim Jarmusch crea un trittico circolare che fa leva su tutte le sue cifre autoriali, dal tono laconico alla lentezza ipnotica del racconto, dalle lunghe conversazioni in macchina allo straniamento dei suoi protagonisti, per raccontare in modo non scontato i legami famigliari che ci tengono ancorati ad antiche abitudini e rancori, ma che sono anche fonte di conforto e radici esistenziali.
Se le coppie di fratelli dei primi due episodi sono divise anche, o forse soprattutto, dalla necessità di gestire un genitore ingombrante ed egoriferito, la terza coppia di gemelli si ricongiunge in nome dell'assenza di una madre e di un padre tanto autodeterminati da determinare la propria morte, a dispetto dei figli.
Father Mother Sister Brother mette in scena queste dinamiche leggermente disfunzionali rimandando comunque all'importanza di appartenere ad un nucleo famigliare, e in particolare ad un vincolo fraterno, in qualche modo imprescindibili. Lo fa con la consueta tenerezza ed ironia del regista-sceneggiatore, aiutato da un cast di prim'ordine che va da Tom Waits e Charlotte Rampling (il padre e la madre dei primi due episodi), a Mayim Bialik e Adam Driver di cui per la prima volta notiamo la somiglianza, a Cate Blanchett e Vicky Krieps, sorelle rivali ma in qualche modo affezionate, a Luka Sabbat e Indya Moore, gemelli diversi nell'episodio finale.
Nessuno dei personaggi di questo universo dice la verità fino in fondo - i silenzi fanno parte del copione tanto quanto i dialoghi - e tutti sono impegnati a ricoprire il ruolo loro assegnato in famiglia, probabilmente da sempre, come capita ad ognuno di noi. E la Desolandia è il mondo in cui si ritrovano, che come sempre in Jarmusch è "più strano del paradiso" senza però essere davvero un inferno: un mondo di "broken flowers" che nonostante tutto continuano a fiorire, sopravvivendo come ultimi reciproci vampiri, più ostinatamente vivi che "morti che non muoiono".
Il film di Jarmusch ricorda in qualche misura I Tenenbaum ma non ne ha il nichilismo, semmai la malinconia, accentuata dalla canzone (Spooky) che apre e chiude la narrazione, componendo anche acusticamente un cerchio olistico, e dalla voce struggente della Nico di These Days sui titoli di coda. In una scena nell'episodio girato a Parigi Father Mother Sister Brother cita quasi Ultimo tango, con adeguata reverenza: ma resta puro Jarmusch nell'economia espressiva, nell'empatia pudica, e in quello spleen esistenziale che non è mai pessimismo cosmico e sempre poetico struggimento.
Adoro i film introspettivi con ritmi lenti, soprattutto giapponesi. In questo film di Jarmusch i sentimenti, se ci sono, sono fuori dai rapporti familiari perch? io non li ho "sentiti". Un film senza emozioni, senza colonna sonora, con silenzi eterni.
Per il suo film Jarmusch ha adottato un tono minore, che spesso è il suo tono migliore. È un trittico costruito intorno a interazioni ostinatamente anonime tra padri, madri, figli e fratelli. I tre episodi sono col- legati concettualmente e producono un effetto complessivo unico. I primi due, con due coppie di fratelli che fanno visita a un genitore, sembrano voler sottolineare un vuoto mentale (o [...] Vai alla recensione »
Tre appartamenti, tre coppie di fratelli/sorelle, tre visite (non spontanee) ai genitori. Si bevono tè e caffè (ma soprattutto tanta acqua) e si raccontano molte bugie, quasi tutte bianche, infinite variazioni sul tema del bisogno di sfuggire alla fatidica domanda: «Come stai?», come nel cinema (così lontano ma così vicino) di Hong Sang-soo. Imbarazzo, silenzi, i viaggi in macchina di andata e ritorno, [...] Vai alla recensione »
Un film sul silenzio e sull'intervallo, sospeso nello spazio di uno breve incontro, di uno stand-by in cui si gioca l'equilibrio della relazione, la trasparenza degli affetti... Father Mother Sister Brother, tre episodi, due per i genitori e il terzo per i figli: il nuovo film di Jim Jarmusch (in Concorso a Venezia82) transita attraverso il luogo dell'intimità per eccellenza - la famiglia - per giocare [...] Vai alla recensione »
Nel cinema di Jim Jarmusch hanno convissuto nel tempo più stili. Nell'ultimo ad avere la meglio è stata una poesia intima, sospesa, fatta di naturale goffaggine e di silenzi emozionanti dove l'ironia la fa da padrone. L'ambizione del suo Father Mother Sister Brother è di disegnare un trittico beckettiano di rapporti familiari emotivamente inerti. Distribuito geograficamente in New Jersey, Dublino e [...] Vai alla recensione »
Al contrario l'ultimo lavoro di Jim Jarmusch ci fa ritrovare un autore che amiamo da sempre, dopo lo scivolone di "I morti di non muoiono", con un'opera minimalista, quasi da camera, dove il titolo è già indicativo "Father mother sister brother", una famiglia in pratica disintegrata nella sua parola collettiva, perché è di questo si tratta: all'interno di questi nuclei, nessuno sa veramente chi sia [...] Vai alla recensione »
Tre episodi, tre nazioni, tre famiglie. Tre storie lontane tra loro, che non hanno punti in comune se non alcune corrispondenze senza una reale spiegazione: la foto di una giovane Charlotte Rampling, un certo zio Bob, l'involontario accordo sui cromatismi degli abiti, Desolandia, una discussione sui brindisi, un Rolex che forse Rolex non è così via.
Opera unica ma tripartita, trittico quadro famigliare con le sue dinamiche. Relazioni tra adulti, vissute nel presente, da concepire in una sola dimensione temporale, in tre luoghi del mondo diversi. La commedia si fa "appunto" antico e strutturato, con le tipiche progressioni armoniche del cinema di Jim Jarmusch, in cui si espandono quelle magiche "note abbassate" che evocano malinconia e lotta, felicement [...] Vai alla recensione »