
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Marco Tullio Giordana |
Attori | Sonia Bergamasco, Paolo Pierobon, Valentina Bellè, Beatrice Barison, Sara Ciocca Michela Cescon, Licia Navarrini, Luigi Diberti, Alessandro Bressanello, Paolo Braghetto. |
Uscita | giovedì 22 agosto 2024 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,72 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 5 settembre 2024
La vita di un'influente famiglia vicentina viene sconvolta da un evento imprevedibile. Il film ha ottenuto 2 candidature ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office La vita accanto ha incassato 521 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Vicenza, 1980. Maria scopre di essere incinta e annuncia con gioia la sua gravidanza al marito Osvaldo, affermato ginecologo più avanti negli anni di lei. Ma quando la neonata Rebecca viene al mondo ha una vistosa macchia rossa sul viso e Maria la rifiuta, individuando in quella "voglia" l'oscuro segno di un peccato nascosto. Da quel momento la grande casa in cui Maria e Osvaldo abitano insieme alla sorella gemella di lui, Erminia, una pianista di successo che vive al piano superiore, si riempie di silenzi e di dolore. Rebecca cresce più che altro accudita dalla zia e fa amicizia con Lucilla, una compagna di scuola anticonformista che per la bambina è una ventata d'aria fresca. Nell'adolescenza la ragazza comincia a reagire all'indifferenza ostile della madre e a porsi le prime domande sulla sua origine. Col tempo Rebecca arriverà ad intuire che le dinamiche famigliari custodiscono quel segreto che ha reso la sua infanzia e adolescenza tanto disfunzionali e infelici.
La vita accanto è basato sul romanzo omonimo di Mariapia Veladiano e vanta una sceneggiatura scritta a sei mani da Marco Tullio Giordana, che del film è il regista, Gloria Malatesta e Marco Bellocchio.
Le difficoltà nella realizzazione nascono forse proprio dal fatto che la presenza di Bellocchio si avverte in modo dominante rispetto alla narrazione, ma resta secondaria rispetto alla regia: se infatti Bellocchio è maestro nell'evocare visivamente i fantasmi che sottendono le sue storie, Giordana esplicita ogni sottotesto soprannaturale e sembra gestire cinematograficamente una materia narrativa che non gli appartiene, il che si manifesta anche in una serie di non sequitur, ovvero di scene brevissime che appaiono scollegate dal loro contesto, e anche, più banalmente, in alcune disattenzioni formali (il colore fosforescente della macchia, poco credibile come angioma, la presenza di un accento veneto solo per alcuni attori, o la reiterata definizione di Osvaldo come "giovane e bello"). È anche poco chiaro il legame fra i protagonisti e la cultura ebraica, segnalato da un passaggio appena accennato e invece potenzialmente interessante. Il risultato è una storia curiosamente slegata i cui gli interpreti recitano in modo innaturale e artificioso (cosa che potrebbe essere voluta, viste le storture della famiglia, ma ottiene un risultato di visione straniante). Anche la solitamente efficace Sara Ciocca sembra a disagio nel ruolo di Rebecca preadolescente (anche in questo caso il disagio esistenziale ci starebbe tutto, ma non la mancanza di modulazione), così come Beatrice Barison nei panni di Rebecca giovane adulta. Colpisce invece per spontaneità e tempi interpretativi la giovane attrice che interpreta Lucilla da bambina, l'unica cui la regia permette di recitare in modo naturale.
La vita accanto è una storia insolitamente fuori fuoco per un autore di solito centrato come Marco Tullio Giordana, che in passato ha saputo fotografare perfettamente i suoi temi e personaggi (I cento passi, La meglio gioventù) e mettere in scena con grande delicatezza e forza evocativa l'aspetto delirante e perverso di certi ambienti (di nuovo La meglio gioventù o Sanguepazzo). Qui invece il delirio rimane ai margini per lasciare posto ad una messinscena rigida e artificiosa che sembra evidenziare più la differenza negli stili fra i due autori - Giordana e Bellocchio - che la loro affinità elettiva. Restano invece efficaci e degne di nota le scenografie austere di Luca Gobbi e le musiche perturbanti di Dario Marianelli.
Film fatto da momenti scollegati l'uno dall'altro Succedono cose, alcune spiegate altre meno Il film lascia troppe porte aperte, non si capisce quale strada voglia davvero prendere il regista L'episodio al conservatorio scatena scarse reazioni La rivelazione finale non scatena nulla Boh
Vicenza e il suo stile neoclassico e gotico rinchiude l'ultimo film di Marco Tullio Giordana in un austero palazzo della città veneta dove abita la facoltosa famiglia Macola . Osvaldo e Maria sono in dolce attesa, nel frattempo vanno ai concerti di Erminia, sorella gemella di Osvaldo e talentuosa pianista di successo, ma le cose non vanno come sperato, Rebecca nasce con una vistosa [...] Vai alla recensione »
Il film è totalmente irrealistico e antiscientifico: non è credibile che una madre impazzisca perchè una figlia nasce con un angioma. Il dramma della casa è forzoso, si vuole imporre un dolore che non è palpabile. Il finale è ancora più irrealistico. Il messagio è francamente incomprensibile. Il film è lento, le sequenze sono scollegate. Sembra che M.
Un film intelligente e commovente. Molte scene – sia di interni che di esterni – sono dei veri e propri quadri dinamici. Un dramma incastonato all’interno di una sola città, Vicenza, e non sarei sorpreso di scoprire che molti spettatori, dopo aver visto il film, sono saliti in auto per vedere o rivedere quella splendida città. Si vede che gli attori hanno esperienza teatrale, capacità che con l’avvento [...] Vai alla recensione »
Il film di Giordana risente dell’influsso di Marco Bellocchio nello stile e nelle atmosfere. Ne risulta un noir psicologico elegante, a tratti lento, ma mai noioso. Le attrici bambine sono uno spasso. Valentina Bellè molto intensa. La macchia sul volto della ragazza è chiaramente metafora della macchia famigliare. Una volta avvenuto il disvelamento del segreto nascosto dietro [...] Vai alla recensione »
Fu vera gloria? In questi giorni alla Mostra di Venezia i film italiani imperversano e presto s'aprirà il dibattito se si tratti di un segnale di floridezza o di un'overdose nazionalista. Intanto, però, la vera prova del fuoco sta nel responso delle sale che stanno riaprendo in città puntando sui titoli che hanno percorso strade diverse incluse le anteprime a tappeto nelle località delle vacanze. Vai alla recensione »
La giovane Maria è incinta: la lieta novella illumina una ricca casa vicentina, per la gioia del marito Osvaldo (ginecologo) e della sua gemella Erminia, affermata pianista, che vive con loro. Ma Rebecca viene al mondo con una vistosa «voglia» tra viso e collo, provocando il rifiuto della madre, come se l'angioma fosse la manifestazione esteriore di inconfessabili «macchie» famigliari.
Dal romanzo di Mariapia Veladiano. Un palazzo vicentino, 1980. Al piano inferiore abitano il ginecologo Osvaldo e la moglie Maria. Di sopra la gemella di lui, Erminia, affermata pianista classica. Maria dà alla luce Rebecca. Che ha una grossa voglia rossa sul viso. Maria dalla macchia è sconvolta. Infanzia e adolescenza di Rebecca saranno segnate dal rifiuto materno, dal rapporto con la zia e col pianoforte [...] Vai alla recensione »
II romanzo borghese. II cinema di papà. Non abbiamo le prove sottomano - quando internet non funziona e sei lontano dai libri il dramma si compie - ma sicuramente Marco Tullio Giordana qualche parolina l'avrà detta, a suo tempo, contro quei generi letterari e cinematografici. Accoppiamo cinema e romanzi: "La vita accanto" è tratto dal libro di Maria Pia Veladiano.
Marco Tullio Giordana è un raro caso odierno di autentico intellettuale il cui spessore trova di volta in volta voce tra cinema e televisione, narrativa e teatro. Ed è quindi molto importante accorgersi di come l'operazione compiuta con La vita accanto nei confronti dell'omonimo romanzo di Mariapia Veladiano, vada più nella direzione dell'analisi che della semplice rilettura.
Da un film che si apre con una dedica a Chantal Akerman e sull'immagine di una fantasmatica figura femminile ripresa nell'inquieto transitare notturno tra le stanze di una tenebrosa villa, ci si attende forse l'affondo in un conflitto vibrante tra libertà e costrizione, tra la forza irrazionale delle pulsioni e l'ossessione psicotica della forma. La vita accanto, titolo fin troppo programmatico ed [...] Vai alla recensione »
Volto di donna. Gli echi lontanissimi possono partire da Gustaf Molander (Senza volto) e The Woman's Face di George Cukor del 1941. I primi piani sulla protagonista in La vita accanto, ispirato al romanzo di Mariapia Veladiano che ha vinto il Premio Calvino, rivelano e nascondono, proprio come nel caso di una giovanissima Ingrid Bergman nel primo film e di Joan Crawford deturpata e contagiata dal Male [...] Vai alla recensione »
Vicenza. In una famiglia borghese nasce Rebecca, una bella bambina che presenta una vistosa macchia purpurea sul viso. Una tragedia. La madre quasi la ripudia e si isola in un'ala del palazzo signorile. Il padre ginecologo va in crisi, nonostante il supporto della sorella musicista. La bambina cresce e a sua volta diventa una provetta pianista. Giordana traduce il libro di Mariapia Veladiano, ereditando [...] Vai alla recensione »
(Attenzione, spoiler!) Dal 1980 al 1996, a Vicenza, città d'arte, Erminia risulta pianista affermata, mentre Osvaldo, fratello gemello, è uno stimato ginecologo. Maria, sua moglie, è invece una fanciulla schiva e tormentata. Quando nasce Rebecca, l'angioma che le copre collo e guancia scatena il risentimento della madre verso la cognata, e soprattutto verso se stessa, conducendola ben presto al suicidio. [...] Vai alla recensione »
Alla fine, sono più i motivi di delusione che le ragioni d'interesse. La vita accanto di Marco Tullio Giordana - presentato fuori concorso al Locarno Film Fest e in sala dal 22 agosto - si muove lungo il crinale sinuoso della medietas cinematografica italiana, soffocando anziché esaltando i piccoli fuochi d'irrequietezza covati dal romanzo di Mariapia Veladiano.