aux
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lunedì 6 gennaio 2025
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ottimo
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Uno dei migliori horror del genere mai visto.
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figliounico
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martedì 12 novembre 2024
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modesto assemblage di topoi dell'horror soprannaturale
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Spoiler..Michael Mohan dopo l’improbabile The Voyeurs del 2021 si cimenta ancora una volta nell’horror e con la stessa attrice nel ruolo di protagonista, Sydney Sweeney. Al peggio non c’è mai fine e mentre il primo sembrava la brutta copia di un capolavoro di Hitchcock con un finale strampalato ed inverosimile, questo dà l’impressione d’essere un assemblage, per non dire accozzaglia, di luoghi comuni del genere horror soprannaturale, dal particolare del grosso corvo nero che va a sfracellarsi contro la finestra fino alle monache demoniache che da The Nun in poi sono diventate uno stereotipo dei film di questo tipo. L’ultima sequenza, questa volta, invece, fa venire alla mente niente di meno che quella di Rosemary’s Baby di Polanski, sebbene ogni paragone tra i due film oltre che risultare azzardato sarebbe impietoso.
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Spoiler..Michael Mohan dopo l’improbabile The Voyeurs del 2021 si cimenta ancora una volta nell’horror e con la stessa attrice nel ruolo di protagonista, Sydney Sweeney. Al peggio non c’è mai fine e mentre il primo sembrava la brutta copia di un capolavoro di Hitchcock con un finale strampalato ed inverosimile, questo dà l’impressione d’essere un assemblage, per non dire accozzaglia, di luoghi comuni del genere horror soprannaturale, dal particolare del grosso corvo nero che va a sfracellarsi contro la finestra fino alle monache demoniache che da The Nun in poi sono diventate uno stereotipo dei film di questo tipo. L’ultima sequenza, questa volta, invece, fa venire alla mente niente di meno che quella di Rosemary’s Baby di Polanski, sebbene ogni paragone tra i due film oltre che risultare azzardato sarebbe impietoso. Si salva il cast che, a parte i due protagonisti, la Sweeney e Alvaro Morte, scelto forse per il cognome, è quasi tutto formato da ottimi professionisti italiani essendo la pellicola ambientata in un convento del Lazio.
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montefalcone antonio
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venerdì 19 luglio 2024
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un horror religioso inquietante ma riuscito a metà
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Prodotto da Sydney Sweeney e diretto da Michael Mohan, “Immaculate”, è un intrigante mix di body horror, thriller religioso, dramma psicologico che passa da una visione oscura e complottista della Chiesa all’indecifrabilità del Bene e del Male, dai misteri della fede all’importanza della libertà della scelta e dell’autodeterminazione (il corpo femminile e la negazione del diritto di disporne liberamente).
La sceneggiatura però risulta troppo superficiale nel trattamento di queste complesse tematiche e cede sotto i colpi della sua ambizione. Ciò malgrado la messinscena riesce ad organizzare efficacemente e con abilità una crescente tensione e angoscia, e a tratti si fa spettacolare e iperbolica.
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Prodotto da Sydney Sweeney e diretto da Michael Mohan, “Immaculate”, è un intrigante mix di body horror, thriller religioso, dramma psicologico che passa da una visione oscura e complottista della Chiesa all’indecifrabilità del Bene e del Male, dai misteri della fede all’importanza della libertà della scelta e dell’autodeterminazione (il corpo femminile e la negazione del diritto di disporne liberamente).
La sceneggiatura però risulta troppo superficiale nel trattamento di queste complesse tematiche e cede sotto i colpi della sua ambizione. Ciò malgrado la messinscena riesce ad organizzare efficacemente e con abilità una crescente tensione e angoscia, e a tratti si fa spettacolare e iperbolica.
La pellicola infatti, anche a livello tecnico e stilistico, può offrire soluzioni visive macabre estreme e disturbanti, un’accurata fotografia (firmata da Elisha Christian) che ben utilizza la luce naturale, un inquietante apparato scenografico, il ritmo concitato e un uso efficace del trucco prostetico.
Un film diseguale quindi, discretamente realizzato, che almeno può vantare una Sydney Sweeney credibile nel suo ruolo di protagonista (per come sa restituirci con convinzione una caratterizzazione umana e sensibile di Cecilia); alcune sequenze degne d nota; nonché un’atmosfera sinistra, macabra, carica di mistero e inquietudine. Un’opera che non da nulla di originale o di innovativo al filone e al genere di appartenenza, ma che si può ritenere tutto sommato accettabile seppur parzialmente riuscita.
Da confrontare con "Omen - L'origine del presagio" (2024, di Arkasha Stevenson) per le somiglianze di trama e ambientazione, e con "Il Presagio" (1976, di Richard Donner) di cui “Immaculate” può sembrare un suo prequel. Voto (in decimi): 5.50 / 6
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