Anno | 2024 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Paolo Cognetti |
Uscita | lunedì 25 novembre 2024 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Nexo Studios |
MYmonetro | 3,48 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 24 febbraio 2025
Paolo Cognetti debutta alla regia di un film con il racconto del suo amore per il Monte Rosa.
BIGLIETTI QUI » In Italia al Box Office Fiore mio ha incassato 303 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Cognetti, insieme a Laki, il cane con cui si fanno reciproca compagnia, sale verso le quote
più alte del Monte Rosa spinto dal desiderio di comprendere per quale ragione non arrivi
più acqua nella casa in cui abita. Lungo il percorso incontra persone che conosce da
tempo che raccontano quale senso abbia per loro il vivere in montagna.
Cognetti in questa prima totalmente personale ci mostra senza retorica una montagna che
vive e tiene in vita.
"Mio padre aveva il suo modo di andare in montagna. Poco incline alla meditazione, tutto caparbietà e spavalderia". Così inizia "Le otto montagne", il romanzo che ha ampliato in maniera esponenziale la notorietà di Paolo Cognetti. In Fiore mio il suo è un passo che deve tenere conto della presenza di Laki e che si propone allo spettatore come un'occasione di incontri.
C'è un'immagine che torna nel film ed è quella di una tazza che
viene riempita d'acqua fino all'orlo. Non ci viene detto il perché ma non ha importanza.
Ognuno può fornire la propria interpretazione così come fanno, a proposito del rapporto
con la montagna, le persone che Cognetti incontra nel suo percorso a cui consente di
parlare senza mai sovrapporsi con la propria visione. Quella ce l'ha già proposta nella sua
opera letteraria. Qui prevale la disposizione all'ascolto che, non a caso, apre e chiude il
film consentendo ai suoni della Natura di occupare tutto il campo uditivo.
Quella Natura che una credenza cittadina idealizza ritenendo che il Rosa si chiami così
perché al tramonto le sue cime si tingono di quel colore mentre ci viene detto da subito
che il termine deriva da un termine in lingua locale che significa ghiaccio. Quella Natura
che Marta, un'amica che gestisce un rifugio vegano e che pratica yoga, vede come pronta
a reagire, con i suoi tempi, allo scempio che l'umanità ne sta facendo.
Non ci sono le grandi imprese alpinistiche in questo film. Al massimo vengono evocate
grazie a una foto o al distacco sapiente di Sete, che è stato uno sherpa, e ora fa il cuoco in
un rifugio pur non avendo abbandonato del tutto il Nepal. C'è l'onesta ricerca di un
linguaggio diverso da quello della letteratura che consenta allo scrittore di non parlare di
sé come in fondo, seppure ogni volta con modalità diverse ha fatto nei libri, ma, appunto,
di lasciare parlare gli altri con le loro convinzioni ma anche con le loro fragilità o desideri.
Un'anziana guida alpina gli rivela che quando sulle cime vedeva le orme di uno stambecco
decideva di seguirle perché si trattava di una traccia sicura. Remigio, Arturo, Marta,
Corinne, Mia, Sete sono per Cognetti gli stambecchi di cui seguire, più o meno a lungo, il
percorso per trovare vie diverse che, in totale semplicità, aiutino a scoprire il senso che
può avere per ognuno quello che Cognetti, prendendo in prestito le parole di Andrea
Laszlo De Simone, definisce come "Fiore mio, fiore della mia anima."
Un film che ti porta tra le montagne della Valle D’Aosta, le immagini parlano da sole e ti tengono incollata allo schermo. L’attenzione all’ascolto che Cognetti ripone nelle parole degli altri è una pratica che purtroppo stiamo perdendo ed è stato bello che sia stata messa in evidenza anche come metafora che la natura va ascoltata e non solo osservata e ammirata ; mi è piaciuto molto che la tematica [...] Vai alla recensione »
"Fiore mio" è un film delicato, introspettivo, caratterizzato da pochi ma esaustivi dialoghi perchè sono direttamente le immagini a parlare allo spettatore. D'altronde la fotografia è veramente spettacolare e le riprese rendono pienamente giustizia alla bellezza mozzafiato delle montagne, mentre le musiche di Vasco Brondi contribuiscono a creare un'atsmofera di [...] Vai alla recensione »
Bel film. Diverso dal solito. Emana l' aura delle mie amate montagne.
Oltre a essere un ottimo scrittore, Paolo Cognetti si conferma essere un importante regista del futuro. Complimenti per il reparto tecnico: Ruben Impens (David di Donatello come miglior autore della fotografia per Le Otto Montagne), Vasco Brondi (ex Le luci della centrale elettrica) come autore delle musiche e Paolo Benvenuti (vincitore dell'EFA come miglior suono europeo per Il Buco di Frammartino) [...] Vai alla recensione »
«Nella mia ingenuità, per un certo periodo ho coltivato il sogno di diventare un montanaro. Ma ho dovuto fare i conti con la realtà, che è altra: sono un milanese innamorato della montagna, dove trascorro alcuni periodi dell'anno, a volte anche molto lunghi». Con queste parole, pronunciate presentando alla stampa il suo primo lungometraggio, Fiore mio, Paolo Cognetti ha messo in chiaro il proprio personale [...] Vai alla recensione »
Guardare ciò che ci circonda può accecare. Una lastra di ghiaccio, un velo di acqua può essere la protezione necessaria per sopravvivere alla vista del mondo, ma cosa fare se l'acqua inizia a mancare? Si deve fare un viaggio, un viaggio cieco poiché le sorgenti sono fiori nascosti collocati in ombra o sotto una roccia, in luoghi celati e nascosti, e domandarsi di nuovo: È il 2022 e la siccità colpisce [...] Vai alla recensione »
La montagna è da sempre rappresentata come un luogo altro, una dimensione quasi metafisica in cui all'ascensione in senso fisico se ne accompagna un'altra su un piano spirituale. Lì sono in vigore altre regole, quelle della natura, in un'inversione dell'ordine stabilito dall'uomo, che detta le proprie leggi nel resto del territorio, ma che in altitudine non può che adattarsi.
C'è la montagna nella testa, nel cuore e, d'ora in poi, nel cinema di Paolo Cognetti. Lo scrittore milanese vince il Premio Strega nel 2017 con il suo fortunato romanzo Le otto montagne, che nel 2022 diventa un film altrettanto fortunato diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch con protagonista la coppia d'oro del cinema italiano, Luca Marinelli e Alessandro Borghi.
«La natura...». Così comincia una mia domanda a Paolo Cognetti durante la presentazione a Milano di Fiore mio, il suo primo film da regista (prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House ed EDI Effetti Digitali Italiani, nelle sale il 25, 26 e 27 novembre con Nexo Digital). E lui sorridendo mi interrompe subito: «Ti prego, non usare la parola "natura"».
Paolo Cognetti, già noto per il successo letterario e cinematografico de Le otto montagne, approda per la prima volta dietro la macchina da presa con Fiore Mio. Questo documentario intimo e personale rappresenta un viaggio nei paesaggi e nei silenzi delle Alpi (in particolare sul Monte Rosa), luoghi che per l'autore sono non solo un'ambientazione, ma vere e proprie estensioni della sua anima.
«La mia è una montagna d'acque, non è una cima desertica, ma una vetta innevata che termina con i ghiacciai». Così lo scrittore-scalatore quando lo intervistammo per Paolo Cognetti - Sogni di grande nord di Dario Acocella (vedi Film Tv n. 17/2021). La sua opera lo certifica: Il nuotatore, A pesca nelle pozze più profonde - Meditazioni sull'arte di scrivere racconti, ma anche i versi di La ballata del [...] Vai alla recensione »
Autore dell'acclamato romanzo divenuto un film di altrettanto successo, Le otto montagne , Paolo Cognetti è passato dietro la macchina da presa costruendosi un documentario su misura per raccontare il potente rapporto tra lui e la sua montagna. Luoghi dell'anima per eccellenza le alte vette alpine, in particolare il Monte Rosa, fanno da sfondo a un percorso interiore fatto di silenzi e camminate interrotti [...] Vai alla recensione »