A Quiet Place - Giorno 1 |
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Un film di Michael Sarnoski.
Con Lupita Nyong'o, Joseph Quinn, Alex Wolff, Djimon Hounsou.
continua»
Titolo originale A Quiet Place: Day One.
Horror,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- USA 2024.
- Eagle Pictures
uscita giovedì 27 giugno 2024.
MYMONETRO
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Quel pregio in più
di Tom CineFeedback: 4381 | altri commenti e recensioni di Tom Cine |
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sabato 20 luglio 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nel 2018, il regista e produttore John Krasinski portò sullo schermo il primo film della serie, “A quiet place - un posto tranquillo”. L’idea che lo regge è semplice, ma efficacissima: una razza di bellicosi alieni ha invaso il nostro pianeta e l’unico modo per non farsi uccidere dai mostri (che sono ciechi ma hanno un udito sensibile come i pipistrelli) consiste nel non fare assolutamente rumore. Il tutto è visto attraverso l’ottica di una famiglia che deve elaborare un lutto causato da uno degli alieni. Un film emotivamente molto intenso e che riesce perfino a commuovere e a parlare di sentimenti, prima di affidarsi ai classici salti sulla poltrona. Il successo arrivò e fu meritato e, nel 2021, uscì “A quiet place II”: questo secondo film, sempre diretto da Krasinski, non aggiunse nulla di nuovo a quanto già narrato (molto meglio) nel precedente capitolo. Il seguito, però, incassò, legittimando l’uscita di un terzo capitolo. Ed eccolo qui: “A quiet place - giorno 1”. A dirigere il tutto c’è Michael Sarnoski, mentre John Krasinski è tra i produttori e i protagonisti sono Lupita Nyong’o e Joseph Quinn e non si tratta di un seguito, ma di un prequel. Il nuovo film azzera il conteggio dei giorni dei due precedenti e ci riporta, fin dal titolo, a quella prima giornata in cui tutto è cominciata. Il rischio dell’operazione era quello di sprofondare nella noia collaudando la medesima formula nella costruzione della tensione (la regola è sempre quella di non far rumore): il secondo film era già più monotono e ripetitivo. L’idea di non proseguire con gli stessi personaggi e di far ripartire tutto da zero lasciava, però, intravedere altri spiragli narrativi che sfruttano nuovi argomenti. E così è stato: questo capitolo è una bella sorpresa! Se il primo film della serie rimane il migliore per il pathos di molte scene, questo è di gran lunga migliore del secondo e quasi eguaglia il capostipite. Mantenendo, comunque, alcune caratteristiche dei precedenti (i personaggi costretti a comunicare con i gesti o sottovoce, la tensione generata da un rumore improvviso) e qualche collegamento con il secondo (il personaggio di Henry interpretato, in entrambi i film, da Djimon Hounsou), “A quiet place - giorno 1” riesce comunque a trovare nuovi argomenti e a svilupparli in maniera compiuta. E lo fa attraverso i personaggi di Samira (una splendida e intensa Lupita Nyong’o) e di Eric: tutto il film ruota su questi due personaggi (e sul gatto di lei, Frodo) e da loro trae vitalità, mentre tutti gli altri sono comparse sullo sfondo. Va bene così: in questa maniera, la narrazione rimane compatta e non si disperde in mille rivoli narrativi. Il film comincia con Samira, una giovane poetessa malata di cancro e internata in un ospedale. Il suo unico, vero affetto è il suo gatto, Frodo, dal quale la donna non si separa mai. Un giorno, insieme ad altri pazienti del reparto nel quale è ricoverata (e in compagnia dell’inseparabile felino), Samira partecipa ad una gita a New York. La meta del viaggio è un teatro dove va in scena uno spettacolo di marionette (e già qui c’è una piccola ma toccante scena poetica attraverso la quale i tormenti interiori della donna cominciano ad essere abilmente suggeriti), ma il vero scopo di Samira è quello di gustarsi una buona pizza. Invece, subito dopo lo spettacolo, si scatena l’inferno: meteore infuocate piovono dal cielo, distruggendo palazzi, provocando incendi e sollevando fitte coltri di polvere. Subito dopo, velocissime ed enormi creature aliene cominciano a fare scempio di chiunque capiti loro a tiro. Rimasta sola con il gatto, Samira entra prima in contatto con un gruppo di superstiti apprendendo che le creature si orientano con le onde sonore e sono cieche (ovviamente qualcuno muore), poi decide di perseverare nel suo scopo di esaudire, nonostante tutto, il suo innocente proposito. Durante il suo peregrinare in una città ridotta ad un cumulo di macerie, incontra Eric, un giovane studente britannico giunto a New York per proseguire gli studi. Il desiderio di Eric è di scappare via mare con altri fuggiaschi e di ricongiungersi in Gran Bretagna con i propri familiari. I due uniranno le forze per sopravvivere e l’incontro si rivelerà decisivo per i destini di entrambi. In superficie, “A quiet place - giorno 1”, si propone come il classico film “di paura” che vuole raggiungere il pubblico più vasto andando sul sicuro (non dimentichiamoci che è il terzo capitolo di una serie), senza apparentemente proporre qualcosa di nuovo. Da questo punto di vista è un buon film che, proprio perché mantiene quello che promette, funziona bene: ci sono i mostri (veramente ben realizzati), gli inseguimenti, i momenti centellinati per far saltare sulle poltrone gli spettatori, la gente che scappa in preda al panico, qualche concessione alla claustrofobia e perfino un inquietante e ravvicinato faccia a faccia fra uno dei personaggi e uno degli invasori. Ma c’è qualcosa in più, un pregio: i due protagonisti principali sono delineati veramente bene, evitando così che questo film, proprio come il primo, si trasformi nel solito e banale horror con i mostri che attaccano in continuazione. Ed è questa la caratteristica più interessante perché, sotto lo strato di un film di puro intrattenimento, vi è una narrazione che non solo sa raccontare due persone comuni costrette ad affrontare una catastrofe ma anche argomenti tutt’altro che “facili” da affrontare e non proprio “commerciali”: il distacco da un ambiente familiare amato (Eric vuole tornare in Inghilterra e riunirsi con la sua famiglia), la solitudine, la malattia e la precarietà delle vite umane. E lo fa, mettendo al vero centro dell’attenzione, il personaggio di Samira. Infatti, Samira rappresenta è il vero “motore” del film perché è lei che trova, attraverso il suo drammatico stato, la forza di affrontare l’orrore piombato dal cielo (quella decisione di mangiarsi una tanto agognata pizza sfidando i mostri è molto simbolica e nasconde una motivazione tutt’altro che grottesca e perfino giustificabile): è un personaggio molto umano, che nasconde le sue emozioni e la sua solitudine dietro un’apparente spavalderia e che è reso magnificamente da una strepitosa Lupita Nyong’o grande punto di forza del film (senza nulla togliere a Joseph Quinn). L’attrice riesce a far trasparire malinconia, sofferenza, paura, sgomento e dolcezza anche con la sola forza degli sguardi e non sono in molti ad essere capaci di rendere tutto ciò in maniera così immediata. Ed è lei quella che, infine, riesce a trasmettere davvero quel tocco emotivo, perfino sentimentale, che fa uscire dalla sala con la sensazione che (anche se non si è assistito a un film epocale) qualcosa, in quell’angolo della mente nel quale si provano e si condividono emozioni e sentimenti, è rimasto. Questo risultato, per un film che vuole soltanto intrattenere e sfruttare una serie di successo, non è sicuramente poco.
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