Picasso - Un ribelle a Parigi - Storia di una vita e di un museo

Il racconto di un artista non può prescindere dalla sua vita. Soprattutto se si tratta del percorso di un ventenne che, con una valigia e un cavalletto, nel 1900 arriva in treno da Barcellona a Parigi. La capitale francese rappresentava la meta ideale per artisti, intellettuali, sperimentatori: era il posto giusto per vivere respirando le avanguardie e le novità sociali e, chissà, per emergere come talento o personaggio. Pablo Picasso (Malaga, 1881 - Mougins, 1973) giunge a la Ville Lumierè proprio all'inizio del secolo, passa le sue giornate inizialmente frequentando un gruppo di amici catalani - la gang Picasso -, e con una particolare passione per il mondo del circo, che infatti diventa soggetto dei primi ritratti che parlano di evasione - gli arlecchini, le danzatrici, i saltimbanchi -, ma anche di una profonda e cruda realtà, quella della Parigi dei sobborghi, dei poveri e degli emarginati. Il periodo blu, che il pittore sviluppa nei primissimi anni, fino al 1904, è infatti cupo, indagatore: Picasso traccia volti, corpi e interni di persone che coglie nelle strade o frequenta nei bar. E quell'azzurro freddo, triste, intenso, che poi verrà mutato in un più sereno rosa, è per lui il giusto tono per raccontare il suo presente di una vita ai margini.

Picasso viveva a Montmartre, l'area collinare e colorita di Parigi frequentata da banditi, poveri e dagli artisti. Un luogo d'osservazione interessante, seppur con uno stile di vita durissimo, per un personaggio che veniva da un altro paese, per uno straniero a Parigi. Questo aspetto nel film viene raccontato dall'attrice iraniana Mina Kavani che, passeggiando per la città francese tra le strade e i bar parigini, narra di un Picasso emigrato per fare fortuna, leggendo anche documenti scritti dall'artista o dalle sue compagne, che hanno lasciato tracce sulla sua vita personale.

Il tema di Picasso e le donne è infatti un altro capitolo di questo film che, attraverso l'appassionato lavoro di un gruppo di professioniste - quasi tutte figure femminili - sviscera gli aspetti talentosi di un grande maestro della pittura e della creazione, passando per quelli personali più cupi, problematici. Il film di Simona Risi è stato scritto da Didi Gnocchi e Sabina Fedeli, che firmano anche la sceneggiatura con Arianna Marelli. Il racconto sulla vita, le opere e i luoghi di Picasso viene fatto dalla direttrice del Museo Picasso di Parigi, Cécile Debray, che tocca diversi aspetti della figura dell'artista. Il museo è un luogo prezioso che contiene migliaia di opere di questo pittore prolifico e fu aperto con lo scopo di custodire i lavori e i beni di Pablo Picasso con una legge appositamente creata dal ministro francese André Malraux nel 1968, proprio per gli 85 anni dell'artista. Per la prima volta un artista aveva già una destinazione per il suo archivio - ci racconta anche la responsabile Centro Studi Picasso Cécile Godefroy - oltretutto voluto dalla città che lo ha adottato e ospitato per gran parte della sua vita. Come sede viene scelto lo storico palazzo de l'Hotel Salé nel Marais.

Tra gli altri protagonisti narratori del film: Annie Cohen-Solal, storica, docente e autrice del volume "Picasso. Una Vita da Straniero", lo stilista e designer Paul Smith che ha curato l'originale e coloratissimo allestimento della mostra attualmente visibile al museo; lo storico francese François Hartog, gli artisti Obiageli Okigbo e Guillermo Kuitca e gli storici dell'arte Marie-Laure Bernadac e Eugenio Carmona Mato, che narra di un Picasso in bilico tra il bene e il male, un artista che "accende un cero alla madonna uno al diavolo". Picasso ha uno scopo solo nella vita: la pittura. Le compagne, dalla prima moglie Olga Khokhlova, fino a Dora Maar, che al termine della relazione subisce l'elettroshock in un ospedale psichiatrico; i figli da Claude Ruiz, morto giovane, fino a Maya o Paloma, avute da mogli diverse; le amicizie, tra quelle fondamentali per la crescita anche intellettuale di Picasso come Gertrude Stain, fino a Modigliani, Cocteau o Apollinaire ... sono tutte figure e soggetti importanti, che lo hanno accompagnato in un percorso denso di lavoro, pittura, disegno, scritti e testimonianze. Ma sono figure ai margini per l'artista e la sua pittura. Picasso, con il suo dipingere e disegnare rivoluzionario, l'abbandono dello stile e dei dogmi accademici, con la rottura e critica nei confronti della realtà con opere come "Les Demoiselles D'Avignon" (1907) o la straordinaria e politica "Guernica" (1937), ha lavorato e prodotto tutta la sua vita lasciando una grande eredità e un grande mito. Un mito, come quello del Minotauro, da non poco, poiché oggi è considerato il pittore più grande di tutti. 