
Buone le soluzioni visive e stupisce per efficacia l'effetto speciale della "spaghettificazione" della realtà. Semplice, quasi divertente, eppure spaventoso. Su Disney+. SCOPRI LA SERIE »
di Andrea Fornasiero
Sylvie ha ucciso colui che resta per liberarsi della TVA e vivere serena la propria vita. Loki però da quel momento si trova in un peculiare condizione, per cui continua a scivolare in tempi e luoghi diversi. Per curarlo, Mobius si affida a Ouroboros, detto O.B., l'ideatore di buona parte della tecnologia della TVA, ma c'è un problema più grande: la TVA non è più in grado di contenere il moltiplicarsi delle linee temporali e Loki e i suoi alleati cercano disperatamente una soluzione. Sulle tracce della ex giudice Renslayer e dell'AI Miss Minutes, torneranno ai tempi della belle epoque e incontreranno una delle varianti di Colui che rimane: Victor Timely.
I sei episodi della seconda stagione di Loki, ben divisi in una struttura in tre atti, costituiscono uno dei crescendo più efficaci della Marvel televisiva.
Se qua e là la serie impiega del tempo a chiarire i propri reali obiettivi, con minacce che si alternano ogni due puntate, le cose si riannodano efficacemente negli ultimi due episodi, dove non mancano buone soluzioni visive e dove stupisce per efficacia l'effetto speciale della "spaghettificazione" della realtà. Semplice, quasi divertente, eppure spaventoso, è la soluzione perfetta per una serie Marvel che non vuole sfociare nell'horror ma allo stesso tempo pone i suoi eroi di fronte a qualcosa di terribile e inaffrontabile.