figliounico
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mercoledì 24 gennaio 2024
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è meglio o' suonne oppure o' cafè
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Da un romanzo di Mari del ’90, Io venìa pien d'angoscia a rimirarti, Ambra Principato trae il soggetto per il suo improbabile horror biografico letterario, primo e forse ultimo esemplare di un nuovo sottogenere cinematografico in cui disinvoltamente si mescolano licantropi, zingari e la vita recanatese del giovane Giacomo Leopardi. Finché il mix di generi diversi è surreale e sorretto da una divertente autoironia come in Cowboys & Aliens la cosa può funzionare, sebbene faccia storcere il naso ai puristi amanti dell’uno o dell’altro tipo di film, purtroppo però in questo caso l’autrice della sceneggiatura, nonché regista al suo esordio Ambra Principato, si prende sul serio e allora il risultato non può essere che una repentina caduta di palpebra a metà film, complici l’età e l’ora tarda, m
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Da un romanzo di Mari del ’90, Io venìa pien d'angoscia a rimirarti, Ambra Principato trae il soggetto per il suo improbabile horror biografico letterario, primo e forse ultimo esemplare di un nuovo sottogenere cinematografico in cui disinvoltamente si mescolano licantropi, zingari e la vita recanatese del giovane Giacomo Leopardi. Finché il mix di generi diversi è surreale e sorretto da una divertente autoironia come in Cowboys & Aliens la cosa può funzionare, sebbene faccia storcere il naso ai puristi amanti dell’uno o dell’altro tipo di film, purtroppo però in questo caso l’autrice della sceneggiatura, nonché regista al suo esordio Ambra Principato, si prende sul serio e allora il risultato non può essere che una repentina caduta di palpebra a metà film, complici l’età e l’ora tarda, ma, parafrasando un famoso interrogativo di un mio amico poeta, è meglio o’ suonne o l’horror della Principato?
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dandy
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sabato 27 gennaio 2024
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la prigione della nobiltà.
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Ispirandosi liberamente al romanzo di Michele Mari "Io venìa pien d'angoscia a rimirarti" la regista(sceneggiatrice e proveniente dalla pubblicità) debutta con un horror un pò in stile "The Nest"(complice la presenza di Korovkin)un pò folkloristico a tema licantropia.Gira molto bene e sa dirigere tutto il cast riuscendo a creare un'atmosfera opprimente con il classico quadro familiare disastroso,la cui nobiltà si traduce in repressione di umanità e sentimenti in primis tra genitori e figli diventando una maledizione che rispecchia l'orrore sovrannaturale scatenatosi.Ma certe parti mancano del dovuto approfonddimento(i libri e gli scritti in soffitta,la presunta consapevolezza di Monaldo o l'uscita di scena di Scajaccia)facendo del twist finale un qualcosa di insensato,e la quasi totale assenza di momenti horrorifici non è del tutto efficace.
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Ispirandosi liberamente al romanzo di Michele Mari "Io venìa pien d'angoscia a rimirarti" la regista(sceneggiatrice e proveniente dalla pubblicità) debutta con un horror un pò in stile "The Nest"(complice la presenza di Korovkin)un pò folkloristico a tema licantropia.Gira molto bene e sa dirigere tutto il cast riuscendo a creare un'atmosfera opprimente con il classico quadro familiare disastroso,la cui nobiltà si traduce in repressione di umanità e sentimenti in primis tra genitori e figli diventando una maledizione che rispecchia l'orrore sovrannaturale scatenatosi.Ma certe parti mancano del dovuto approfonddimento(i libri e gli scritti in soffitta,la presunta consapevolezza di Monaldo o l'uscita di scena di Scajaccia)facendo del twist finale un qualcosa di insensato,e la quasi totale assenza di momenti horrorifici non è del tutto efficace.Un debutto dignitoso che fa sperar ben per il futuro della regista.
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shagrath
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lunedì 11 marzo 2024
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inquietudini ottocentesche
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Ambientato a inizio ottocento i protagonisti sono una famiglia di nobili latifondisti alle prese con inspiegabili episodi di massacro del loro bestiame. Gli abitanti del villaggio incolpano una misteriosa bestia soprannaturale, ma il conte è un uomo di scienza e sospetta invece una messa in scena di uno zingaro per estorcergli denaro. La ricerca del colpevole si intreccia con i drammi familiare nel castello: il conte è un egoista pieno di sé, la moglie è una cristiana nevrotica che reprime qualunque manifestazione di gioia e felicità nel prossimo, a cominciare dai figli, i quali del resto hanno una personalità malinconica e introversa. Il figlio maggiore più degli altri, scrive poesie maledette di nascosto forse ispirato dal retaggio oscuro dei suoi antenati.
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Ambientato a inizio ottocento i protagonisti sono una famiglia di nobili latifondisti alle prese con inspiegabili episodi di massacro del loro bestiame. Gli abitanti del villaggio incolpano una misteriosa bestia soprannaturale, ma il conte è un uomo di scienza e sospetta invece una messa in scena di uno zingaro per estorcergli denaro. La ricerca del colpevole si intreccia con i drammi familiare nel castello: il conte è un egoista pieno di sé, la moglie è una cristiana nevrotica che reprime qualunque manifestazione di gioia e felicità nel prossimo, a cominciare dai figli, i quali del resto hanno una personalità malinconica e introversa. Il figlio maggiore più degli altri, scrive poesie maledette di nascosto forse ispirato dal retaggio oscuro dei suoi antenati. Una storia costruita su personaggi stereotipati e poco costruiti che stenta a diventare credibile, anche se piacevole da guardare. Le contraddizioni non mancano, tra cambi di carattere e d'azione dei protagonisti scarsamente giustificati dagli eventi. La costruzione del film porta a svelare un tassello del mistero alla volta, come in un giallo, dove tutti possono essere il colpevole. Eppure qualcosa non funziona come dovrebbe. La storia prosegue in avanti come forzata a dover giungere alla fine. Forse la troppa casualità degli eventi, forse qualche passaggio narrativo omesso, una sceneggiatura lenta, rende il tutto un po' noioso. Anche le atmosfere, che dovrebbero trasudare inquitudine e paura, soffrono di scarsa fantasia nelle scenografie (molto, troppo ristrette), nella messa in scena (a tratti da telenovela) e nel comparto sonoro a dir poco soporifero. Ci sono anche riprese poco comprensibili, come una scena di tensione con un bambino che sale le scale pian pianino con una candelina in mano, peccato che sia pieno giorno (decisamente poco convolgente). Si salvano i costumi e gli arredi, abbastanza curati, così come la recitazione. Un'opera che si può vedere, un intrattenimento effimero che dopotutto non lascia molto.
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