frankmoovie
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lunedì 20 gennaio 2020
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richard jewel: un "gioiello" di film
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Clint Eastwood è ormai un marchio di qualità, i suoi film migliorano con l'avanzare dell'età e stupisce proprio come alla sua veneranda età egli abbia la capacità di raccontarci storie realmente accadute con una padronanza della macchina da presa eccezionale, con i suoi giochi di luce che dalla penombra portano in evidenza particolari scene da imprimere nella mente, con la scelta di attori di grande livello (i premiati con Nobel Sam Rockwell e Kathy Bates, oppure Jon Hamm, Olivia Wilde ...) o di grandi promesse come il protagonista Paul Walter Hauser, finora quasi sconosciuto eppure con grande caratterizzazione del ruolo affidatogli .
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Clint Eastwood è ormai un marchio di qualità, i suoi film migliorano con l'avanzare dell'età e stupisce proprio come alla sua veneranda età egli abbia la capacità di raccontarci storie realmente accadute con una padronanza della macchina da presa eccezionale, con i suoi giochi di luce che dalla penombra portano in evidenza particolari scene da imprimere nella mente, con la scelta di attori di grande livello (i premiati con Nobel Sam Rockwell e Kathy Bates, oppure Jon Hamm, Olivia Wilde ...) o di grandi promesse come il protagonista Paul Walter Hauser, finora quasi sconosciuto eppure con grande caratterizzazione del ruolo affidatogli ... Il problema, non solo statunitense, del potere dei media, che possono portare una persona dalle stelle alle stalle, o delle Forze di Polizia, nel caso il FBI, che messi gli occhi su una persona, possono arrivare a perseguitarla pur di avere un colpevole, è un problema di difficile soluzione, anzi col moltiplicarsi dei social, sempre più persone possono cadere nella trappola dell'eroe-colpevole, dell'onesto-ladro, del pudico-spregiudicato ... Eastwood sa farci riflettere a ogni scena, sa farci commuovere, ci regala rari sorrisi, ci fa, attraverso verità "reali", tremare. Lui è un artista che nella storia del Cinema lascia, ogni volta, impronte indelebili. Un film da non perdere: Jewel, poi, non significa gioiello?
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[+] quando un sogno diventa un incubo...
(di antonio montefalcone)
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samanta
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sabato 18 gennaio 2020
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continua ancora clint ...
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Ancora un ottimo film di Clint Eastwood che sembra ormai sfidare le leggi del tempo. Anche questo film come altri di Clint (J.Edgar, American Sniper) è preso da una vicenda reale , riguarda un attentato avvenuto ad Atlanta (Georgia) durante le Olimpiadi del 1996.
La trama (spoiler) Richard Jewell (Paul Hauser con un modesto curriculum cinematografico , tra gli altri Tonya) è un addetto alla sicurezza in un parco dove tutte le sere si svolgono concerti presente, un folto pubblico. Una sera vede uno zaino abbandonato, sospetta che potrebbe esserci una bomba, dà l'allarme acccorre la polizia e gli artificieri, prima che scoppiasse una telefonata alla polizia aveva avvertito della presenza di una bomba, ma nel frattempo grazie a Jewell il grosso del pubblico viene allontanato, peraltro lo scoppio provoca 2 morti e 100 feriti.
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Ancora un ottimo film di Clint Eastwood che sembra ormai sfidare le leggi del tempo. Anche questo film come altri di Clint (J.Edgar, American Sniper) è preso da una vicenda reale , riguarda un attentato avvenuto ad Atlanta (Georgia) durante le Olimpiadi del 1996.
La trama (spoiler) Richard Jewell (Paul Hauser con un modesto curriculum cinematografico , tra gli altri Tonya) è un addetto alla sicurezza in un parco dove tutte le sere si svolgono concerti presente, un folto pubblico. Una sera vede uno zaino abbandonato, sospetta che potrebbe esserci una bomba, dà l'allarme acccorre la polizia e gli artificieri, prima che scoppiasse una telefonata alla polizia aveva avvertito della presenza di una bomba, ma nel frattempo grazie a Jewell il grosso del pubblico viene allontanato, peraltro lo scoppio provoca 2 morti e 100 feriti. L'uomo viene descritto dai media come un eroe, ma il FBI fa un profilo dell'attentatore bianco, che vive solo o con la madre. che cerca la notorietà per il gesto: una cronista locale spregiudicata che frequenta la polizia: Kathy Scruggs (Olivia Wilde) da un poliziotto Tom (Jon Hamm) sedotto dalla donna riceve la "soffiata" che FBI sospetta di Jewell, fatto che informalmente e indirettamente è ammesso negli uffici della polizia federale, Kathy fa uscire lo scoop e Jewell viene presto dipinto come il vero colpevole, un mostro e tutti i media della nazione ed esteri assediano la sua casa dove vive con la madre Bobi (Kathy Bates Oscar per Misery e ha ricevuto per questo film una nomination come a.n.p.). Il malcapitato è difeso da un vecchio conoscente Bryant (Sam Rockwell Oscar a.n.p. per 3 maniifesti a Ebbing). Il FBI non riesce a trovare alcunché nei riguardi di Jewell, puer usando mezzi sleali e sotterfugi e dopo 88 giorni di martirio gli dà una lettera in cui dichiara che non c'é nulla a suo carico. Passano 6 anni e Jewell diventato poliziotto riceve la visita dell'avvocato che gli comunica che l'attentatore è stato arrestato ed ha confessato questo ed altri attentati successivi.
Jewell è il simbolo del nemico per il politically correct: è bianco, grasso, mangia fast food, ha la casa piena di armi (lui si difende: siamo in Georgia!), è patriota, ha una riverenza fanciullesca per le leggi e la bandiera, insomma adesso si direbbe: è un elettore di Trump! In realtà è un bonaccione, un pò sfigato. assolutamente non violento e che nel fare rispettare le leggi trova la sua soddisfazione esistenziale, la vicenda lo devastò e nel 2007 morì per infarto. Clint ha raccontato la vicenda con il suo solito stile: un racconto pulito senza sbrodolature, nitido, con dialoghi intelligenti ma essenziali, naturalmente lo hanno accusato di avere calcato la mano nei confronti della giornalista. ma nella realtà la Scruggs, ebbe numerose relazioni sessuali con poliziotti e fu quello che al momento era il suo fidanzato a darle la notizia, era una donna spregiudicata e tormentata e morirà per overdose di eroina nel 2001.
Un film avvincente, la trama scorre velocemente, ogni inquadratura è significativa e provoca nello spettatore un momento di riflessione, la trama è supportata da una buona recitazione, come sempre nei film di Eastwood, ottime quelle di Hauser, della Bates e di Bryant, discreta dagli altri comprimari un pò sottotono quella di Olivia Wilde. La riflessione è che chiunque può diventare mostro o criminale se finisce negli ingranaggi dei media.
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ghisi grütter
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domenica 26 gennaio 2020
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uomini senza nomi
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È incredibile come Clint Eastwood alla soglia dei novant’anni sia ancora bravo a raccontarci così bene cos’è l’America!
Come spesso fa Clint per i suoi film, parte da una storia vera, un fatto realmente accaduto, spesso da una biografia. La sceneggiatura è stata scritta da Billy Ray ispirata dal libro Il caso Richard Jewell di Kent Alexander e Kevin Salwen. I personaggi scelti e portati sullo schermo da Clint Eastwood, camminano su un margine, si potrebbero definire border-line, sono un po' maniaci (del senso del dovere? della giustizia?), ma anche un po' ottusi e comunque sono dei diversi.
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È incredibile come Clint Eastwood alla soglia dei novant’anni sia ancora bravo a raccontarci così bene cos’è l’America!
Come spesso fa Clint per i suoi film, parte da una storia vera, un fatto realmente accaduto, spesso da una biografia. La sceneggiatura è stata scritta da Billy Ray ispirata dal libro Il caso Richard Jewell di Kent Alexander e Kevin Salwen. I personaggi scelti e portati sullo schermo da Clint Eastwood, camminano su un margine, si potrebbero definire border-line, sono un po' maniaci (del senso del dovere? della giustizia?), ma anche un po' ottusi e comunque sono dei diversi. Compiono gesti da eroi ma poi ne pagano le conseguenze, e gli Americani sono bravi a credere collettivamente una cosa e poi il suo esatto contrario! Gli eroi di Clint sono piucchealtro tutti uomini soli. O almeno così nei film recenti come Chris Kyle, il tiratore scelto di “American Snipers” che muore in un agguato davanti casa, così anche Chesley Burnett Sullenberger, l’esperto pilota di “Sully” che nel 2009 riuscì ad ammarare sul fiume l’Hudson dopo un blocco ai motori, e così ancora Richard Jewell in questo film omonimo.
Ma vediamo la storia. Siamo ad Atlanta in Georgia dove Richard Jewell (un fantastico Paul Walter Hauser) è un giovane sovrappeso che fa il vigilante con l’aspirazione di essere un poliziotto. Aveva già lavorato come vicesceriffo e come guardia universitaria al Piedmont College, ma era stato sempre allontanato da questi ruoli perché, con il suo eccesso di zelo, aveva sempre finito per esagerare rischiando di dare fastidio alle persone. Si trova quindi a fare la guardia di sicurezza per la AT& T durante le Olimpiadi di Atlanta del 1996 Il 17 luglio, durante un concerto, Jewell scopre uno zaino sospetto vicino ad una torre nel Centennial Olympic Park, avvisa la polizia, che scopre contenere tre bombe, e aiuta a evacuare l'area prima che la bomba esploda, salvando la vita di molte persone. L'ordigno esplode rivelandosi una bomba a tubo caricata con chiodi e, nonostante lo sgombero, uccide due persone e ne ferisce un centinaio.
Inizialmente Richard è incoronato dai media come un eroe, ma successivamente viene considerato il principale sospetto dell'attentato. Torturato dai federali (le perquisizioni in casa, la presenza di cimici nascoste nell’appartamento, continui interrogatori) e dalle loro indagini viziate dal pregiudizio, e assediato dalla stampa, Richard, che vive solo con la madre Bobi (la sempre bravissima Kathy Bates), smette di vivere in pace e la loro vita si tramuta in un inferno.
Il caso di Richard Jewell è considerato un esempio del danno che le persecuzioni giudiziarie e dei media possono arrecare in base solo a preconcetti. Solo più tardi verrà riabilitato e sei anni dopo si scoprirà che il vero colpevole responsabile dell’attentato è stato Eric Rudolph, un fanatico dell’associazione Christian Identity che aveva già compiuto atti terroristici nel degli Stati Uniti.
Ma il vero eroe del film, a mio avviso, è Watson Bryant (uno splendido Sam Rockwell), l’avvocato che difende Richard che è passato da elegante avvocato di un grosso studio a un trasandato difensore di scartoffie, e che si rivelerà coraggioso e giustamente arrogante con gli agenti federali fissati e persecutori. È l’unico, a parte la madre di Richard, che ha fiducia in lui e che lo difenderà da tutto e da tutti, perfino da se stesso.
In questo film c’è un po' tutto ciò che sappiamo dell’America. Ci sta lo strapotere dei media che riesce a osannare una persona fino a farlo diventare un eroe nazionale e poi, dopo tre giorni, a infangarla con le accuse più tremende, scavando il torbido dal suo passato. Il film mostra anche la facilità di possedere le armi, il protagonista, con il pretesto di essere cacciatore ha un piccolo arsenale in casa.
C’è la Federal Bureau of Investigation con gli agenti federali ottusi in cerca di capro espiatorio - naturalmente non sfugge il dettaglio di una piccola polemica sul territorio di competenza tra agenti di polizia e federali. C’è la legge americana e il potere degli avvocati, c’è anche la fiducia nella giustizia. Quante volte abbiamo sentito pronunciare la frase: “Al di là di ogni ragionevole dubbio” nei film americani? Qui la frase non c’è ma il concetto si. In questi giorni di non felice politica italiana - per usare un eufemismo - è importante ricordare e sottolineare che “è meglio un colpevole impunito che un innocente in galera”.
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angela
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domenica 16 febbraio 2020
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verum lucet
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Clint Eastwood nel suo nuovo capolavoro RICHARD JEWELL mette tutti noi con le spalle al
muro. La sua cinepresa inossidabile affonda l'obiettivo in una storia individuale minimale che da privata balza all'attenzione dei media stante il giudizio di tutti. Scrutando nella vita di un singolo uomo americano, fisicamente in sovrappeso, come se a ben guardare, egli fosse il cittadino medio esemplare ma che per talune circostanze diventa l'emblema di come nasce un' ingiusta accusa, ci si sente accapponare la pelle. L'incedere della storia è tale che al primo tempo non si riesce quasi a respirare per il senso di sopraffazione.
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Clint Eastwood nel suo nuovo capolavoro RICHARD JEWELL mette tutti noi con le spalle al
muro. La sua cinepresa inossidabile affonda l'obiettivo in una storia individuale minimale che da privata balza all'attenzione dei media stante il giudizio di tutti. Scrutando nella vita di un singolo uomo americano, fisicamente in sovrappeso, come se a ben guardare, egli fosse il cittadino medio esemplare ma che per talune circostanze diventa l'emblema di come nasce un' ingiusta accusa, ci si sente accapponare la pelle. L'incedere della storia è tale che al primo tempo non si riesce quasi a respirare per il senso di sopraffazione. Come Clint dipana la storia e come il personaggio- con uno straordinario interprete – riesce a districarsi dai lacci che gli vengono stretti attorno è pura maestria.
La forza morale che si sprigiona dai famosi “ vinti “Eastwoodiani, ricordiamo i tanti personaggi indifesi nella sua filmografia, in Million Dollar Baby, in Gran Torino, Gli Spietati e molti altri, è una forza che si alimenta nei rapporti consolidati di amicizia e nella famiglia, pur visti con la loro abitudinaria semplicità; in questo caso colui che difende Jewell è stato in precedenza conquistato dall' umanità che emana dalla sua personalità. Come possa avvenire un completo ribaltamento delle situazioni è la magia del tratto di Clint che sovverte spesso l 'ordine dei benpensanti, mostrandogli dove sta la verità. L'intera società di massa è messa sotto accusa e noi che ne facciamo parte siamo avvertiti che potremmo trovarci un giorno a recitare una delle due parti del dramma, quella di chi senza conoscere lancia l'accusa o quella di chi ne è colpito come nel caso di Richard. Soprattutto i responsabili delle istituzioni dovrebbero agire con discernimento per non ritrovarsi un giorno sotto accusa loro stessi. Chi fa della carriera una strada che calpesta tutti senza esclusione, è il male contro cui combattono gli umili che perseguono le loro semplici aspirazioni di esseri umani. Così Clint va dicendo. E lo dice straordinariamente bene. Il film poteva meritare degli oscar che sono invece andati a una pellicola coreana bella, cupa e truculenta, senza scampo per ogni speranza.
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eugenio
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domenica 19 gennaio 2020
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un maledetto imbroglio
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Clint torna ancora al cinema (questa volta solo in veste di regista) ed è meraviglioso. Il suo nuovo film, Richard Jewell, rappresenta il sottile fil-rouge dei personaggi sinora tratteggiati con maestria dal regista/attore che negli anni ha dovuto lottare per elevarsi da un’identità ancora cucita di “pistolero reazionario”.
Nulla di più sbagliato perché nel corso della sua lunga carriera, Eastwood ha saputo trar spunto da storie vere e biograficamente attendibili per delineare il destino e le scelte di personaggi carismatici, controversi, contradditori. Come dimenticare J Edgar il capo dell’FBI, Bird, il jazzista Charlie Parker o Chris Kyle il cecchino americano di American Sniper? E ancora: Walt Kowalski di Gran Torino, i tre amici del Midwest Spencer, Anthony e Alex che sventarono un attentato a un treno europeo, Earl Stone, l’orticultore e veterano della Corea diventato efficacissimo corriere della droga (The mule) e soprattutto Sully, Chesley Sullenberger, il pilota che salvò la vita all’intero equipaggio ammarando nell’Hudson ma finendo coinvolto in un’inchiesta sul delicato dilemma del “fattore umano”?
Dalla gloria all’esposizione mediatica, alla gogna e alla difficile quanto ottusa preponderanza dell’ordine precostituito, delle forze di polizia e del “quarto potere” nonché dell’opinione pubblica, ecco il grande tema di riflessione di Richard Jewell.
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Clint torna ancora al cinema (questa volta solo in veste di regista) ed è meraviglioso. Il suo nuovo film, Richard Jewell, rappresenta il sottile fil-rouge dei personaggi sinora tratteggiati con maestria dal regista/attore che negli anni ha dovuto lottare per elevarsi da un’identità ancora cucita di “pistolero reazionario”.
Nulla di più sbagliato perché nel corso della sua lunga carriera, Eastwood ha saputo trar spunto da storie vere e biograficamente attendibili per delineare il destino e le scelte di personaggi carismatici, controversi, contradditori. Come dimenticare J Edgar il capo dell’FBI, Bird, il jazzista Charlie Parker o Chris Kyle il cecchino americano di American Sniper? E ancora: Walt Kowalski di Gran Torino, i tre amici del Midwest Spencer, Anthony e Alex che sventarono un attentato a un treno europeo, Earl Stone, l’orticultore e veterano della Corea diventato efficacissimo corriere della droga (The mule) e soprattutto Sully, Chesley Sullenberger, il pilota che salvò la vita all’intero equipaggio ammarando nell’Hudson ma finendo coinvolto in un’inchiesta sul delicato dilemma del “fattore umano”?
Dalla gloria all’esposizione mediatica, alla gogna e alla difficile quanto ottusa preponderanza dell’ordine precostituito, delle forze di polizia e del “quarto potere” nonché dell’opinione pubblica, ecco il grande tema di riflessione di Richard Jewell.
Il film è incentrato appunto sulla figura dell’omonima guardia giurata quarantenne (morta d’infarto nel 2007) bamboccione sovrappeso dotato di pedante zelo ma grande capacità di osservazione che durante le Olimpiadi di Atlanta del 1996, scoprì uno zaino bomba in un frequentatissimo parco di Atlanta pieno di persone per un concerto, riuscendo a evitare una strage ben peggiore di quella occorsa ma finendo per essere accusato di essere il responsabile dell’attentato.
Il volto è quello di Paul Walter Hauser (bravissimo) capace di calarsi con maestria nei panni del timido nonché solingo Richard che, come ogni piccolo “inetto”, Svevo dixit, sogna un futuro diverso dalla sua frustrante alienazione quotidiana (il suo ruolo è quello inizialmente di rifornire con prodotti di cancelleria una ditta dove conoscerà proprio il suo “deus ex machina”, Watson Bryant, un avvocato di dubbia fama ma dal cuore grande interpretato da un convincente Sam Rockwell). Licenziato a causa di un eccesso di zelo sia nella ditta che presso un’università dove operava come tutore della sicurezza ed era immancabilmente sbeffeggiato nell’esercizio delle sue mansioni da alcuni giovani matricole, trova l’aspirazione della sua vita nel lavoro di guardia giurata di presidio all’Olympic Centennial Park di Atlanta. La sua indole di novello sceriffo di una cittadina di provincia, alle prese con scherzi perpetrati da adolescenti e il classico scherno (per la sua pignoleria osservativa), trova il redde rationem nello zaino pieno di bombe. E salva o comunque evita un massacro, ridottosi a due morti e un centinaio di feriti.
Richard diventa eroe. Tutti ne parlano, la madre Bobo (Kathy Bates) ne è orgogliosa. Richard assapora quanto la vita gli ha sempre negato, ovvero la gloria, la mondanità specchiata nella proposta addirittura di scrivere un libro (chiaramente composto dal solito ghost-writer) assolvendo al mestiere che ha sempre desiderato sin da bambino ovvero essere un “uomo di legge”.
Si sa tuttavia che la fama è effimera e che come una freccia dall’alto scocca, vola veloce di bocca in bocca. Anche di quelle più infamanti. Infatti, il quarto potere, il quotidiano locale Atlanta Journal-Constitution, trova nella figura dell’eroe il principale sospettato suffragato da fonti e indagini interne dell’FBI, proprio quell’ente governativo così adorato da Richard.
Sarà solo l’inizio di un incubo in cui le vicende giudiziarie e i confronti privati con la madre sempre più esasperata ma mai arrendevole, vedranno il protagonista coinvolto in un’ingiustizia profonda di fondo, in un processo sommario, schernito da avvoltoi della stampa e poliziotti federali (bersagli del potere preferiti di Eastwood), incarnati dalla femme fatale Kathy Scruggs (Olivia Wilde) e dalla glaciale interpretazione di Tom Swaw (Jon Hamm), l’agente che conduce le indagini.
Richard, tuttavia, con quell’aria mite e quel comportamento posato, risponde sempre con pacatezza come Giobbe, con un comportamento che lo rende quasi “falso e contraddittorio” agli occhi della stessa opinione pubblica e del suo avvocato. Ma Richard non è falso, no. E’ semplicemente fiducioso. E’ arrabbiato dentro, malgrado la sua indole bonaria e remissiva; malgrado la “fissazione” per l’ordine, per le armi (unico punto comico in cui si riesce a sorridere a denti stretti), per la pignoleria, per l’osservazione della legge. In lui si nasconde il germe della delusione ma nutre accanto a questo sentimento la remota quanto indubbia speranza nell’operato dell’FBI, tale da giustificar dinanzi alla madre quella violazione necessaria della privacy con il sequestro dei beni (persino dell’intimo della donna) e l’umiliazione del suo buon nome. Richard subisce tutto, persino la perdita della dignità con il muto rispetto che quelle indagini siano necessarie e fondamentali per provare la sua innocenza nonostante le indicazioni dello stesso avvocato: sarai fritto se continui a comportarti come uno zerbino, paiono trovare in lui un mite cenno d’assenso. Ma è solo facciata. Perché alla fine Richard saprà dar risposta a tutti con stile e orgoglio.
Eastwood in due ore e dieci ci fa sprofondare nei sogni di un popolo americano pronto a votare al cinismo, a innalzare su un piedistallo un uomo come eroe e ancor più velocemente a desiderarlo morto. Non risparmia nulla: dai presunti scoop investigativi mossi da reporter, spesso incapaci e senza titoli ma sufficientemente avvenenti da ottenere la posizione che ricoprono, subdoli al punto da essere capaci di doppi-giochi e sobillazioni, persino prostituirsi, pur di assicurarsi esclusive di prima pagina, ai processi sommari a cui sono necessarie spiegazioni e spiegazioni per trovar il punto debole di un castello di carte di sospetti semplicemente incoerenti. Non importa. Basta che parli. Basta che si difenda perché come si sa, difendersi è sempre ammettere la sconfitta di questi tempi. Chi perde spiega. E Richard spiegherà tanto sempre e comunque in confronti serrati da risultare falso e contraddittorio proprio perché vero.
C’è un po’ di Pirandello in Richard Jewell: l’unico mezzo per affermare la realtà dei fatti è negarla, dire il falso in un’attualità disarmante. Il tema della libertà di stampa collusa, delle indagini pilotate e della violazione dell’identità umana sono analizzati con cura e con giusto rigore dal regista. Ma c’è, sembra dirci Eastwood, soprattutto un sentimento del tempo vecchio quanto il mondo ma attuale capace di regnare incontrastato come germe in un mondo fatto di pupazzi, marionette e tanta, tanta maschera di cinica virtute: l’imbroglio. E l’unico antidoto con cui fronteggiarlo sembra essere il coraggio di non arrendersi mai, sempre e comunque.
Da vedere.
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vincenzo ambriola
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domenica 19 gennaio 2020
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un sapiente narratore della società americana
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Richard Jewell, un americano della Georgia, obeso, ligio al dovere fino al punto di trascendere e di pagarne le conseguenze. Si trova, per caso o forse perché l'ha voluto da sempre, nel punto giusto e nel momento giusto: Atlanta 1996, Olimpiadi, musica all'aperto, tanta gente, una bomba. Capisce la gravità del momento, mette in allerta la polizia e riesce a far sgomberare l'area dell'attentato, salvando centinaia di vite umane. Eroe per tre giorni, sospetto attentatore per tre mesi, durante i quali sarà sottoposto a un'insopportabile gogna mediatica. Solo sua madre e il suo avvocato credono nella sua innocenza, anche se disapprovano il suo tono conciliante con l'FBI e la fede nella giustizia governativa.
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Richard Jewell, un americano della Georgia, obeso, ligio al dovere fino al punto di trascendere e di pagarne le conseguenze. Si trova, per caso o forse perché l'ha voluto da sempre, nel punto giusto e nel momento giusto: Atlanta 1996, Olimpiadi, musica all'aperto, tanta gente, una bomba. Capisce la gravità del momento, mette in allerta la polizia e riesce a far sgomberare l'area dell'attentato, salvando centinaia di vite umane. Eroe per tre giorni, sospetto attentatore per tre mesi, durante i quali sarà sottoposto a un'insopportabile gogna mediatica. Solo sua madre e il suo avvocato credono nella sua innocenza, anche se disapprovano il suo tono conciliante con l'FBI e la fede nella giustizia governativa. Clint Eastwood riprende questa storia vera, ne afferra i tratti essenziali e li racconta con semplicità e chiarezza, al punto che lo spettatore riesce quasi a prevederne la trama e i sentimenti dei protagonisti. Eastwood non indugia su facili cliché, che esibisce invece candidamente senza enfasi o doppi sensi. Richard è così chiamato uomo Michelin, palla di lardo, ma anche "radar", ma sempre con grande naturalezza; l'avvocato è di scarsa levatura, ma non fa nulla per sembrare un principe del foro, ovviamente improbabile in pantaloncini corti e t-shirt. Anche i poliziotti sono raccontati come probabilmente sono in Georgia, nel profondo sud, attenti, efficienti, forse un po' ottusi e confusionari nel condurre un'indagine, mai arroganti o violenti come ci hanno mostrato tanti altri film in versione hard boiled. Un film all'altezza degli altri capolavori di Eastwood che, a novant'anni quasi suonati (li compirà a maggio) dimostra di essere un sapiente narratore della società americana, nel senso degli Stati Uniti.
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luca scialo
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lunedì 3 febbraio 2020
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quando media e stato distruggono un eroe
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Clint Eastwood continua ad attingere a piene mani dalla realtà, al fine di trasporre su grande schermo gli eventi e i personaggi che hanno lasciato un segno nella cronaca. Gli ultimi 4 film sono un pieno filotto, sebbene quest'ultimo appartenga ad una vera e propria trilogia di persone comuni che, svolgendo il proprio lavoro con zelo, finiscono per trasformarsi in autentici eroi. Capaci di salvare la vita a molte persone. I precedenti sono Sully e 15:17 - attacco al treno. Tuttavia, nel primo e in questo caso, si tratta di eroi che anziché essere venerati, finiscono nella gogna dello Stato e dei Media. E le loro vite diventano un inferno che coinvolge, irrimediabilmente, le vite anche di chi li circonda.
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Clint Eastwood continua ad attingere a piene mani dalla realtà, al fine di trasporre su grande schermo gli eventi e i personaggi che hanno lasciato un segno nella cronaca. Gli ultimi 4 film sono un pieno filotto, sebbene quest'ultimo appartenga ad una vera e propria trilogia di persone comuni che, svolgendo il proprio lavoro con zelo, finiscono per trasformarsi in autentici eroi. Capaci di salvare la vita a molte persone. I precedenti sono Sully e 15:17 - attacco al treno. Tuttavia, nel primo e in questo caso, si tratta di eroi che anziché essere venerati, finiscono nella gogna dello Stato e dei Media. E le loro vite diventano un inferno che coinvolge, irrimediabilmente, le vite anche di chi li circonda. La storia di Richard Jewell è ancor di più che nel caso di Sully, emblema di ciò. Una persona comune, introversa, sovrappeso e per questo bullizzato. Con la sola passione ossessiva delle armi e delle forze dell'ordine, che salva la vita a centinaia di persone lanciando un allarme bomba per uno zaino sospetto durante una delle serate inaugurali delle Olimpiadi di Atlanta del '96. Limitando le vittime solo a due persone. Ma per il suo essere trentenne che vive ancora con la madre, e soprattutto, essere stato cacciato dalla polizia per comportamenti eccessivamente zelanti, viene incolpato da una giornalista senza scrupoli, Kathy Scrubbs (Olivia Wilde) e dall'Fbi, come il sospettato numero uno del tentato attentato. Una persona che, in cerca di riscatto da una vita mediocre e di visibilità, sarebbe arrivato a simulare un attentato. Ad alimentare i sospetti, anche le mancate ferite dopo l'esplosione. Con l'aiuto morale della madre Bobi (una straordinaria, manco a dirlo, Kathy Bates) e quello legale di Watson Bryant (un intenso Sam Rockwell), riuscirà a spuntarla. Sebbene si godrà gli anni di gloria per pochi anni, morendo a soli 44 anni per problemi di diabete. E, sicuramente, per tutto il malessere che quella brutta avventura gli ha inflitto. Clint Eastwood conferma per l'ennesima volta la capacità di sapersi attenere il più possibile alla realtà senza troppe licenze poetiche (come quelle viste spudoratamente in Bohemian Rhapsody o nel "nostro" Hammamet). Romanzando per forza di cose la realtà, ma senza adulterarla o ribaltarla a proprio modo. Inoltre, si concede anche qualche venatura politically uncorrect. Andando sia contro il suo credo politico reazionario (sottolineando in modo evidente l'abuso delle forze dell'ordine, alla disperata ricerca veloce di un colpevole), sia dipingendo la giornalista come un'arrivista pronta a concedersi fisicamente per ottenere informazioni importanti. Il regista mantiene sempre aperta la porta a momenti toccanti, nonché a momenti di sana ironia (fomentati soprattutto dall'avvocato di Richard). Riuscendo così ad alleggerire una storia di cronaca. Un'altra lezione di Cinema, da parte di un regista che vorremmo non smettesse mai.
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mauridal
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lunedì 24 febbraio 2020
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quando lo stato e la polizia indicano un colpevole
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Quando lo stato e la polizia indicano un colpevole ,da noi è innocente, e da voi?
Ecco basterebbe questa battuta della segretaria russa di un avvocato americano, che vuole difendere ostinatamente un uomo innocente ,ma che i due poteri forti degli USA , lo Stato e i media vogliono a tutti i costi colpevole , per racchiudere tutto il senso della storia raccontata da Clint Eastwood .
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Quando lo stato e la polizia indicano un colpevole ,da noi è innocente, e da voi?
Ecco basterebbe questa battuta della segretaria russa di un avvocato americano, che vuole difendere ostinatamente un uomo innocente ,ma che i due poteri forti degli USA , lo Stato e i media vogliono a tutti i costi colpevole , per racchiudere tutto il senso della storia raccontata da Clint Eastwood . Una storia vera quella di Jewell Richard, indicato dalle cronache dei media nel 1966 come eroe per aver sventato un massacro dopo l’esplosione di una bomba durante le olimpiadi di Atlanta in quell’anno. Gli stessi giornali e la TV la polizia , FBI lo considereranno poi invece autore dell’attentato sulla base di falsi indizi e false considerazioni sul personaggio Jewell, contraddittorio e inattendibile colpevole per molti , tranne che per l’avvocato suo amico che crede alla sua innocenza. Dunque una storia esemplare per un Clint che ancora vuole raccontare la forza della giustizia e la bontà delle istituzioni americane . Intanto nonostante errori e persone sbagliate ai posti di potere , nonostante la pressione della stampa e TV alla ricerca del mostro , alla fine per Clint il bene e il buono trionferanno sui cattivi .Lo schema cinema western si riconferma e questo Richard Jewell eroe buono , ha solo la particolarità di essere anche un patriota intontito e leggermente idiota nelle mani di furbi e a volte stronzi poliziotti e agenti federali. Dunque Il personaggio dell’avvocato Watson invece è il vero buono , difensore di innocenti , il vero pistolero , che colpisce al cuore con le armi della legge e dei regolamenti costituzionali , tutti i cattivi, fossero anche funzionari e agenti FBI . Clint Eastwood non smentisce mai la sua origine e qui forse in più mostra una decisa critica ai poteri forti che schiacciano i più deboli anche se eroi buoni. (mauridal)
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dandy
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venerdì 5 febbraio 2021
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all against a jewel.
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Prossimo ai 90 anni,il regista torna ad affrontare la storia vera del singolo che prende la decisione giusta ma si scontra con forze maggiori.Come nel precedente "Sully",ma in questo caso il protagonista deve pagare il prezzo non del proprio gesto decisivo ma delle proprie "imperfezioni":il suo aspetto,il suo carattere e le sue abitudini,oltre che averlo emeriginato tutta la vita ora lo rendono il colpevole perfetto secondo un ipotetico profilo psicologico.E se nel film precedente Eastwood puntava il dito contro la burocrazia interessata solo al fattore economico,qui si scaglia contro due delle suddette colonne portanti della sua nazione:la Stampa arrivista pronta a glorificare e crocifiggere con la stessa velocità senza tener conto degli effetti devastanti sulle persone coinvolte,e l'abuso di potere della Legge pronta a calpestare i diritti civili e persino a manipolare i sospetti anche laddove non dispone di prove.
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Prossimo ai 90 anni,il regista torna ad affrontare la storia vera del singolo che prende la decisione giusta ma si scontra con forze maggiori.Come nel precedente "Sully",ma in questo caso il protagonista deve pagare il prezzo non del proprio gesto decisivo ma delle proprie "imperfezioni":il suo aspetto,il suo carattere e le sue abitudini,oltre che averlo emeriginato tutta la vita ora lo rendono il colpevole perfetto secondo un ipotetico profilo psicologico.E se nel film precedente Eastwood puntava il dito contro la burocrazia interessata solo al fattore economico,qui si scaglia contro due delle suddette colonne portanti della sua nazione:la Stampa arrivista pronta a glorificare e crocifiggere con la stessa velocità senza tener conto degli effetti devastanti sulle persone coinvolte,e l'abuso di potere della Legge pronta a calpestare i diritti civili e persino a manipolare i sospetti anche laddove non dispone di prove.Questo naturalmente ha dato piuttosto fastidio in patria,e il film è stato un comprensibile flop.E vergognosamente agli Oscar non è stata presa in considerazione la magistrale interpretazione di Hauser,qui al suo primo ruolo da protagonista dopo una serie di partecipazioni minori.Perfetto nell'incarnazione(in tutti i sensi) di un protagonista teneramente pietoso,antieroe impacciato e seccante ma votato alla giustizia e determinato a non cedere(memorabile la sequenza in cui zittisce gli agenti dell'FBI rivelando la sua delusione nei loro confronti e chiedendogli se abbiano un indizio concreto contro di lui).Non meno ottime Kathy Baker,nel ruolo della madre fedele ed amorevole.Più scontati certi personaggi secondari,a partire dalla reporter cinica che scompare dopo essersi commossa ascoltando l'appello di Bobi,e un pò sbrigativo il finale dove Jewell riceve la notizia dell'arresto del vero attentatore.Ma è comunque una notevole frecciata su una delle innumerevoli facce scomode della società americana,che Eastwood affronta col consueto stile sobrio e fluido.Ed ancora più incisiva se si considera l'etichetta di conservatore-reazionario appioppatagli dopo "American Sniper" e le sue argomentazioni a favore di Trump.Prodotto tra gli altri da Leonardo DiCaprio.Il vero Richard Jewell è deceduto nel 2007 a causa del diabete.
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al_cuore_ramon
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mercoledì 29 gennaio 2020
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richard jewell... it is a jewell
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Clint Eastwood continua a percorrere il filone sui soprusi perpetrati negli anni dallo strapotere della giustizia Americana e della stampa USA, iniziato con Changeling, passato per Sully e via via fino a questo "gioiello" di film.
Asciutto, denso, scorrevolissimo e con zero fronzoli, Richard Jewell è l'ennesima dimostrazione che, nel cinema di Clint, basta la potenza intrinseca di una storia per fare un ottimo film.
Richard Jewell è l'esaltazione del racconto di un uomo semplice ma per bene, che in passato ha compiuto i suoi sbagli e che è ben lontano dalla perfezione, come tutti del resto, ma che, messo di fronte ad una situazione di pericolo, è riuscito a tirare il meglio di sè, salvando innumerevoli vite umane; in cambio il suo paese lo ha prima incensato quale eroe nazionale, per poi seppellirlo nel nero male del sospetto e del dileggio.
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Clint Eastwood continua a percorrere il filone sui soprusi perpetrati negli anni dallo strapotere della giustizia Americana e della stampa USA, iniziato con Changeling, passato per Sully e via via fino a questo "gioiello" di film.
Asciutto, denso, scorrevolissimo e con zero fronzoli, Richard Jewell è l'ennesima dimostrazione che, nel cinema di Clint, basta la potenza intrinseca di una storia per fare un ottimo film.
Richard Jewell è l'esaltazione del racconto di un uomo semplice ma per bene, che in passato ha compiuto i suoi sbagli e che è ben lontano dalla perfezione, come tutti del resto, ma che, messo di fronte ad una situazione di pericolo, è riuscito a tirare il meglio di sè, salvando innumerevoli vite umane; in cambio il suo paese lo ha prima incensato quale eroe nazionale, per poi seppellirlo nel nero male del sospetto e del dileggio.
Basandosi essensialmente su considerazioni personali sul modo di vivere e apparire di Richard, difatti, gli stessi apparati del governo che lui tanto venerava, ovvero l'FBI, nella smania di consegnare al paese il carnefice della strage, si butta anima e corpo sul loro unico sospetto, cercando prove inesistenti e, laddove non ce ne fossero, fabbricandosele da sè, nel tentativo estremo di inchiodare un uomo ad eventi di cui lui non solo non era colpevole, ma ne era staro il solo ed unico oppositore.
In questa estrema caccia al sospetto, l'FBI viene coadiuvata dalla solita stampa famelica, pronta a gettare fango sul primo capro espiatorio utilizzabile, solo in nome delle vendite e della fama ed in spregio dell'etica professionale, con titoli di giornali ed articoli infamanti per la persona di Richard, il quale si ritrova ad affrontare tutto ciò, con il solo aiuto di un anticonvenzionale amico avvocato e dall'amore di sua madre.
Richard Jewell è un ragazzotto sui trent'anni che vive ancora con la mamma; vero patriota, appassionato di armi e di sicurezza, con un passato da vice sceriffo deposto per eccesso di zelo, durante le Olimpiadi di Atlanta si occupa del servizio di sicurezza nei concerti serali collegati alle Olimpiadi. Durante uno di questi concerti scopre uno zaino abbandonato dall'aspetto sospetto e, senza pensarci un attimo, da l'allarme riuscendo a far evacuare la zona, evitando quella che poteva essere una vera e propria carneficina e limitandola alla morte di due persone ed alcune decine di feriti. Balzato per un paio di giorni agli onori della cronaca come l'eroe nazionale, viene poi accusato dalla stampa e dall'FBI quale principale indiziato dell'attententato da egli stesso sventato.
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