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al_cuore_ramon
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mercoledì 29 gennaio 2020
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richard jewell... it is a jewell
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Clint Eastwood continua a percorrere il filone sui soprusi perpetrati negli anni dallo strapotere della giustizia Americana e della stampa USA, iniziato con Changeling, passato per Sully e via via fino a questo "gioiello" di film.
Asciutto, denso, scorrevolissimo e con zero fronzoli, Richard Jewell è l'ennesima dimostrazione che, nel cinema di Clint, basta la potenza intrinseca di una storia per fare un ottimo film.
Richard Jewell è l'esaltazione del racconto di un uomo semplice ma per bene, che in passato ha compiuto i suoi sbagli e che è ben lontano dalla perfezione, come tutti del resto, ma che, messo di fronte ad una situazione di pericolo, è riuscito a tirare il meglio di sè, salvando innumerevoli vite umane; in cambio il suo paese lo ha prima incensato quale eroe nazionale, per poi seppellirlo nel nero male del sospetto e del dileggio.
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Clint Eastwood continua a percorrere il filone sui soprusi perpetrati negli anni dallo strapotere della giustizia Americana e della stampa USA, iniziato con Changeling, passato per Sully e via via fino a questo "gioiello" di film.
Asciutto, denso, scorrevolissimo e con zero fronzoli, Richard Jewell è l'ennesima dimostrazione che, nel cinema di Clint, basta la potenza intrinseca di una storia per fare un ottimo film.
Richard Jewell è l'esaltazione del racconto di un uomo semplice ma per bene, che in passato ha compiuto i suoi sbagli e che è ben lontano dalla perfezione, come tutti del resto, ma che, messo di fronte ad una situazione di pericolo, è riuscito a tirare il meglio di sè, salvando innumerevoli vite umane; in cambio il suo paese lo ha prima incensato quale eroe nazionale, per poi seppellirlo nel nero male del sospetto e del dileggio.
Basandosi essensialmente su considerazioni personali sul modo di vivere e apparire di Richard, difatti, gli stessi apparati del governo che lui tanto venerava, ovvero l'FBI, nella smania di consegnare al paese il carnefice della strage, si butta anima e corpo sul loro unico sospetto, cercando prove inesistenti e, laddove non ce ne fossero, fabbricandosele da sè, nel tentativo estremo di inchiodare un uomo ad eventi di cui lui non solo non era colpevole, ma ne era staro il solo ed unico oppositore.
In questa estrema caccia al sospetto, l'FBI viene coadiuvata dalla solita stampa famelica, pronta a gettare fango sul primo capro espiatorio utilizzabile, solo in nome delle vendite e della fama ed in spregio dell'etica professionale, con titoli di giornali ed articoli infamanti per la persona di Richard, il quale si ritrova ad affrontare tutto ciò, con il solo aiuto di un anticonvenzionale amico avvocato e dall'amore di sua madre.
Richard Jewell è un ragazzotto sui trent'anni che vive ancora con la mamma; vero patriota, appassionato di armi e di sicurezza, con un passato da vice sceriffo deposto per eccesso di zelo, durante le Olimpiadi di Atlanta si occupa del servizio di sicurezza nei concerti serali collegati alle Olimpiadi. Durante uno di questi concerti scopre uno zaino abbandonato dall'aspetto sospetto e, senza pensarci un attimo, da l'allarme riuscendo a far evacuare la zona, evitando quella che poteva essere una vera e propria carneficina e limitandola alla morte di due persone ed alcune decine di feriti. Balzato per un paio di giorni agli onori della cronaca come l'eroe nazionale, viene poi accusato dalla stampa e dall'FBI quale principale indiziato dell'attententato da egli stesso sventato.
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jonnylogan
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mercoledì 29 gennaio 2020
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last action hero
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Ad Atlanta nel 1996, Richard Jewell, guardia di sicurezza in servizio durante un concerto che precedeva i giochi Olimpici, scoprì per caso uno zaino abbandonato affianco a una panchina e contente un ordigno pronto a esplodere. Di propria iniziativa decise di fare evacuare la zona scongiurando una strage e limitandone i danni. I media lo dipinsero subito come un eroe, ma iniziarono anche a insinuare che Jewell avrebbe potuto essere l’attentatore.
Dopo Sully e The Mule Eastwood prosegue nel narrare la propria versione dell’America. Quella dei fatti di cronaca magari dimenticati o depositati nella memoria delle masse per l’eccesso di informazioni o semplicemente passate in secondo piano a distanza di molti anni.
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Ad Atlanta nel 1996, Richard Jewell, guardia di sicurezza in servizio durante un concerto che precedeva i giochi Olimpici, scoprì per caso uno zaino abbandonato affianco a una panchina e contente un ordigno pronto a esplodere. Di propria iniziativa decise di fare evacuare la zona scongiurando una strage e limitandone i danni. I media lo dipinsero subito come un eroe, ma iniziarono anche a insinuare che Jewell avrebbe potuto essere l’attentatore.
Dopo Sully e The Mule Eastwood prosegue nel narrare la propria versione dell’America. Quella dei fatti di cronaca magari dimenticati o depositati nella memoria delle masse per l’eccesso di informazioni o semplicemente passate in secondo piano a distanza di molti anni. Questa volta il Texano dagli occhi di ghiaccio si cimenta esclusivamente dietro la macchina da presa, consegnando al monumentale Sam Rockwell il ruolo di un amico avvocato che capisce immediatamente dove il sistema vorrebbe trascinare il caso. A Kathy Bates il prezioso e diffilce ruolo di madre di un uomo di oltre trent’anni che vive ancora con lei. E al trentatreenne e mastodontico Paul Walter Hauser la parte di un uomo appassionato non di legge ma ‘della legge’ e con l’idea fissa di entrare nel mondo delle forze dell’ordine per poter essere veramente utile alla sua comunità. Talmente certo di questa convinzione al punto di essere così zelante dal trovare uno zaino abbandonato e pieno d’esplosivo e trovare anche la forza di fare evacuare una zona salvando molte vite. Diventando eroe per un giorno e vittima del sistema il giorno dopo. Se Chesley Sullenberger era l’uomo che svolse il proprio dovere e venne quasi condannato e Earl Stone era invece l’insospettabile che faceva da corriere per il cartello messicano dei narcos per poter arrivare a fine mese, ebbene Richard Jewell è l’evidente summa dei due. Condannato ancora prima di subire un processo e perseguitato dall’FBI, pur in assenza di prove evidenti. Ma anche l’uomo della porta accanto esattamente come lo era Stone. Se questi era un colpevole Jewell divenne invece la vittima designata e facile da condannare perché in una società competitiva come quella USA ancora viveva con la madre, credendosi un uomo di legge pur essendo un semplice sorvegliante. Completano il cast Jon Hamm, nella parte di un detective dell’FBI desideroso di trovare un colpevole dove non c’è e Olivia Wilde nel ruolo di una reporter che voleva a tutti i costi uno scoop degno di questo nome. Solito pugno nello stomaco e guanto di velluto per Eastwood, finale conciliante, meno, molto meno, quello del vero Jewell.
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maramaldo
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sabato 1 febbraio 2020
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chi mise la bomba nel parco?
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Chiederselo mi sembra un aggancio più attinente all'attualità che strillare perchè si rappresenta una giovane donna - la giornalista Kathy, peraltro, esistita - la quale per emergere impiega metodi artigianali di seduzione. Spingerci a quella curiosità non è la sola perfidia nascosta dal vecchio. Ce ne sono palesi come ad es. farvi lagnare dello strapotere di convincimento dei media ciò che vi mette automaticamente in una compagnia per niente raccomandabile. Il racconto di una provincia avrebbe dovuto indignarvi, invece, l'inveterato patriottardo l'ammanta d'indulgenza quando non di criptica esaltazione della "sua" America.
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Chiederselo mi sembra un aggancio più attinente all'attualità che strillare perchè si rappresenta una giovane donna - la giornalista Kathy, peraltro, esistita - la quale per emergere impiega metodi artigianali di seduzione. Spingerci a quella curiosità non è la sola perfidia nascosta dal vecchio. Ce ne sono palesi come ad es. farvi lagnare dello strapotere di convincimento dei media ciò che vi mette automaticamente in una compagnia per niente raccomandabile. Il racconto di una provincia avrebbe dovuto indignarvi, invece, l'inveterato patriottardo l'ammanta d'indulgenza quando non di criptica esaltazione della "sua" America.
Fateci caso, i cattivi non sono così perversi, le istituzioni non così inique. Al Presidente arriva il lamento di una madre che non regge a vedere inquisito il suo cucciolone. Gli sbirri si attengono ad un galateo garantista. Fanciullesca la spregiudicata Kathy, esulta all'ovazione dell'intera redazione, si scioglie in lacrime all'implorazione di Bobi.
"Madame Bovary, c'est moi" diceva Flaubert. L'eterna immedesimazione, più o meno camuffata come in The Mule. Un certo filo congiunge personaggi significativi: le carabine di Richard, la magnum di Callaghan, lo Sniper infallibile, l'implacabile pistolero col poncho.
Paul Walter Hauser, singolare efficacia espressiva e di significato. Niente oscar per lui, l'incarnato roseo sulle floride guance non lo rende iconico. Più idonea la Bates, ha sempre protetto i deboli (Misery non deve morire!).
Una risposta alla domanda d'inizio può sconcertare. Il "teorema" dei G Men (il colpevole non può essere che un "Richard Jewell") non appare campato in aria. Doveva essere uno che si nutriva di fisime che considerava valori. Del tipo, diciamo, dovere e autorità, law & order, ...
L'attentatore si nascose nella foresta dove sarebbe rimasto per sempre se non fosse stato arrestato perchè frugava nel cibo scaduto di un supermercato. Una belva, un primitivo. Eppure dalla sua mamma fu tirato su ad una disciplina iniziatica (come ne allignano da quelle parti). Gli furono inculcati principi per i quali oggi quella "country", che ancora formalmente li rispetta, viene denigrata, ostracizzata. Ci saranno ragioni, importante la preponderanza dei costumi. Tra queste ragioni non c'è la "ragion pratica", quella di Kant per intenderci. Anche il sonno di quest'ultima genera mostri per cui non c'è da stupirsi che la faccenda venga lasciata al fanatismo retrogrado e alla demenza che per natura inclinano alla ferocia.
Il vegliardo non approfondisce l'argomento per non apparire più reazionario del solito. Gli basta trasmettere: right or wrong, my country. Sorvola benevolo la gente di Atlanta, Georgia... "Georgia, no peace I'll find, just an old sweet song..."
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mardou_
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sabato 1 febbraio 2020
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atlanta 1996
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Ho ancora il vhs della registrazione della finale di pallavolo Italia- Olanda, una delle partite più belle di sempre, quando ancora non era stato introdotto il tie break al quinto set e gli Azzurri salirono in lacrime sul secondo posto del podio, a ritirare una medaglia d'argento che aveva soltanto il colore della sconfitta.
Le Olimpiadi di Atlanta furono questo, insieme allo storico record mondiale di Michael Johnson nella finale dei 200 metri, con la sua corsa meccanica e la catena d'oro giallo che luccicava davanti agli occhi del mondo.
Per me bambina, allora gli Stati Uniti erano New York con gli yuppies di Wall Street, Los Angeles con le sue star del cinema e Washington col Presidente.
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Ho ancora il vhs della registrazione della finale di pallavolo Italia- Olanda, una delle partite più belle di sempre, quando ancora non era stato introdotto il tie break al quinto set e gli Azzurri salirono in lacrime sul secondo posto del podio, a ritirare una medaglia d'argento che aveva soltanto il colore della sconfitta.
Le Olimpiadi di Atlanta furono questo, insieme allo storico record mondiale di Michael Johnson nella finale dei 200 metri, con la sua corsa meccanica e la catena d'oro giallo che luccicava davanti agli occhi del mondo.
Per me bambina, allora gli Stati Uniti erano New York con gli yuppies di Wall Street, Los Angeles con le sue star del cinema e Washington col Presidente. Tutto il resto del Paese, come la stessa capitale della Georgia, nel mio immaginario era popolato da obesi con addosso braghe corte e polo deformate, che mangiavano hamburger davanti alla tv in ciabatte e calze di spugna, le cui case erano piene di armi come fossero giocattoli.
Richard Jewell era tutto questo, un cittadino medio come altri milioni di Americani, che non si era mai distinto in niente fino a quando divenne il nome sulla bocca di tutti perchè trovò l'ordigno che esplose al Centennial Olympic Park durante un concerto per i Giochi olimpici, causando due morti e centoundici feriti.
Clint Eastwood è sempre puntale ed incisivo nel raccontare pagine di storia di un Paese che vive di eroi e di colpevoli da dare in pasto all'opinione pubblica e anche questa volta centra il bersaglio solo con meno coinvolgimento emotivo rispetto al solito.
Ottime le interpretazioni femminili della spregiudicata giornalista Olivia Wilde e della madre di Richard, una Kathy Bates la cui nomination ai prossimi Oscar è più che meritata.
Elisabetta Baou
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enzo70
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mercoledì 5 febbraio 2020
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eastwood è tutta sostanza
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Più passano gli anni e più Clint Eastwood riesce a stupire. Clint riesce ad entrare sempre nel cuore degli Stati Uniti; Woody Allen racconta la vita dei newyorchesi, delle grandi città, della buona borghesia; ci porta nei loft degli intellettuali. Clint Eastwood racconta l’americano medio, vite semplici che a volte diventano incredibili. Come quella di Richard Jewell un grasso vigilantes; maniaco del rispetto delle leggi, delle regole e delle armi. Richard è obeso, vive con la madre, non ha una donna, non sembra quello che vorrebbe essere. Eppure Richard sventa l’attentato al Centennial Olympic Park che avrebbe potuto trasformarsi in una strage. Ma proprio le sue debolezze lo pongono sotto indagine dell’Fbi che lo accusa di essere l’autore dell’attentato.
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Più passano gli anni e più Clint Eastwood riesce a stupire. Clint riesce ad entrare sempre nel cuore degli Stati Uniti; Woody Allen racconta la vita dei newyorchesi, delle grandi città, della buona borghesia; ci porta nei loft degli intellettuali. Clint Eastwood racconta l’americano medio, vite semplici che a volte diventano incredibili. Come quella di Richard Jewell un grasso vigilantes; maniaco del rispetto delle leggi, delle regole e delle armi. Richard è obeso, vive con la madre, non ha una donna, non sembra quello che vorrebbe essere. Eppure Richard sventa l’attentato al Centennial Olympic Park che avrebbe potuto trasformarsi in una strage. Ma proprio le sue debolezze lo pongono sotto indagine dell’Fbi che lo accusa di essere l’autore dell’attentato. Devastandogli la vita. Ottima l’interpretazione del protagonista, Paul Walter Hauser, attore pressoché sconosciuto, e del sempre delizioso Sam Rockwell. Ma soprattutto Clint Eastwood pone l’attenzione sugli effetti del giustizialismo amplificato dai media sempre alla ricerca di un colpevole da dare in pasto all’opinione pubblica. E la capacità di un grande regista di novanta anni di proporre un tema complesso, come il garantismo, oggi, tempo di manette tintinnanti, è testimonianza della capacità di andare oltre ogni stereotipo.
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felicity
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lunedì 27 aprile 2020
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potente, efficace e molto amaro
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Richard Jewell è un film che racconta una storia attraverso la percezione di un fatto storico senza abbracciare l’estetica del legal thriller.
Non servono prove allo spettatore. Sappiamo che non è stato lui a mettere quella bomba e fin da subito non possiamo far altro che empatizzare con il perfetto Paul W. Hauser, che sembra essere nato per questo ruolo, e la sua famiglia, trascinati in un vero e proprio calvario.
Il senso di tenerezza verso il protagonista viaggia al pari di quello claustrofobico che si ha quando ci sentiamo costantemente osservati.
Perfette in tal senso le riprese con primissimi piani durante gli assalti dei giornalisti.
Ruolo fondamentale lo assumono i media, rappresentati nell’arrivista Olivia Wilde che incarna un tipo di giornalismo ben definito, fatto di pregiudizi verso quel tipo di persone che magari non rispettano i ruoli sociali.
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Richard Jewell è un film che racconta una storia attraverso la percezione di un fatto storico senza abbracciare l’estetica del legal thriller.
Non servono prove allo spettatore. Sappiamo che non è stato lui a mettere quella bomba e fin da subito non possiamo far altro che empatizzare con il perfetto Paul W. Hauser, che sembra essere nato per questo ruolo, e la sua famiglia, trascinati in un vero e proprio calvario.
Il senso di tenerezza verso il protagonista viaggia al pari di quello claustrofobico che si ha quando ci sentiamo costantemente osservati.
Perfette in tal senso le riprese con primissimi piani durante gli assalti dei giornalisti.
Ruolo fondamentale lo assumono i media, rappresentati nell’arrivista Olivia Wilde che incarna un tipo di giornalismo ben definito, fatto di pregiudizi verso quel tipo di persone che magari non rispettano i ruoli sociali. Maschio, bianco, etero, over trenta, obeso, ancora a casa con la madre, amante delle armi e delle forze dell’ordine. Tanto basta ad un determinato femminismo d’accatto per creare ad hoc quello che è un vero e proprio mostro.
A Clint Eastwood non piacciono i pregiudizi, tantomeno le etichette. Con Richard Jewell lo dimostra e lo sottolinea, in barba a chi ha sempre giudicato l’attore regista in base, per l’appunto, ai pregiudizi.
Come se ce ne fosse il bisogno di dirlo, Eastwood sforna il suo ennesimo grande film su una triste storia americana, sulla falsa riga del suo Sully, la cui morale comune è che gli eroi, oggi, non piacciono a nessuno. A differenza dei colpevoli ad ogni costo.
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fabio silvestre
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sabato 5 febbraio 2022
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grande prova d''attore per paul walter hauser
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il film è basato sulla storia vera dell'attentato alle Olimpiadi del 1996 ad Atlanta e ha come protagonista assoluto l'attore comico statunitense Paul Walter Hauser che interpreta magnificamente un ruolo drammatico nella parte di Richard Jewell. Questi è un trentacinquenne ciccione che vive ancora con la madre Bobi (Kathy Bates) e che sogna di diventare un poliziotto. Durante le Olimpiadi svolge il lavoro di security presso il parco olimpico dove si svolgono la sera gli spettacoli musicali con migliaia di spettatori. Durante un concerto Richard, conoscitore di tutte le procedure da seguire in caso di scoperta di una bomba, individua uno zaino lasciato sotto una panchina e allertati gli agenti di polizia con essi invita gli spettatori ad allontanarsi il più possibile.
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il film è basato sulla storia vera dell'attentato alle Olimpiadi del 1996 ad Atlanta e ha come protagonista assoluto l'attore comico statunitense Paul Walter Hauser che interpreta magnificamente un ruolo drammatico nella parte di Richard Jewell. Questi è un trentacinquenne ciccione che vive ancora con la madre Bobi (Kathy Bates) e che sogna di diventare un poliziotto. Durante le Olimpiadi svolge il lavoro di security presso il parco olimpico dove si svolgono la sera gli spettacoli musicali con migliaia di spettatori. Durante un concerto Richard, conoscitore di tutte le procedure da seguire in caso di scoperta di una bomba, individua uno zaino lasciato sotto una panchina e allertati gli agenti di polizia con essi invita gli spettatori ad allontanarsi il più possibile. Nonostante tutto l'ordigno esplode ma grazie alla sua intuizione salva centinaia di vite diventando un eroe nozionale. La stampa si interessa di lui ma non appena l'FBI sospetta, senza alcuna prova certa, che a mettere lo zaino con l'esplosivo sia stato proprio Richard, per il ciccione buono e la madre inizierà un periodo in cui la loro casa e di conseguenza le loro vite saranno sotto i continui riflettori dei media mettendo a dura prova i loro stati d'animo. Richard si farà difendere dall'avvocato Bryant per dimostrare la sua innocenza in quanto aveva fatto solo il suo dovere di proteggere le persone. Va detto subito che siamo di fronte ad una pellicola che coinvolge emotivamente lo spettatore per tutta la sua durata. Grazie ad una efficace sceneggiatura, il regista Clint Eastwood porta sullo schermo una vicenda poco nota in Italia ma che fu molto seguita dai media statunitensi. Il cast di attori è davvero valido anche per i ruoli minori, menzione per Olivia Wilde nella parte della giornalista sexy pronta a tutto pur di pubblicare qualche scoop sul suo quotidiano. Il tema dei mass media e della loro potenza di beatificare prima e poi di distruggere dopo una persona è nella sua assurda e disprezzante realtà ottimamente rappresentato dal regista. Film da vedere; voto: 8/10.
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francesco izzo
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giovedì 2 giugno 2022
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ancora un ottimo film del vecchio clint
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Ancora un bellissimo film di Clint Eastwood, anche se il taglio molto privato della vicenda sembrerebbe annoverarlo tra le sue opere minori.
Solo chi è passato attraverso accuse inesistenti, calunnie ed ingiuste "schedature" può cogliere la drammaticità della vicenda (tratta ancora una volta da una storia vera) ed i danni psicologici e fisici che queste infamie procurano a chi ne resta vittima (il vero protagonista morirà infatti a 44 anni per un attacco cardiaco, dovuto probabilmente alla sua obesità ma non solo). Una giornalista arrivista - che poi nell'epilogo diventerà, a mio avviso anche con un tocco del solito buonismo yankee, una persona per bene ravveduta e commossa- sbatte il mostro da lei inventato in prima pagina ed appicca l'incendio massmediatico partendo dall'impresa di un agente della security che, al contrario, aveva salvato centinaia di persone da un'esplosione terroristica al Millennium Stadium di Atlanta, Georgia, durante le Olimpiadi del 1996.
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Ancora un bellissimo film di Clint Eastwood, anche se il taglio molto privato della vicenda sembrerebbe annoverarlo tra le sue opere minori.
Solo chi è passato attraverso accuse inesistenti, calunnie ed ingiuste "schedature" può cogliere la drammaticità della vicenda (tratta ancora una volta da una storia vera) ed i danni psicologici e fisici che queste infamie procurano a chi ne resta vittima (il vero protagonista morirà infatti a 44 anni per un attacco cardiaco, dovuto probabilmente alla sua obesità ma non solo). Una giornalista arrivista - che poi nell'epilogo diventerà, a mio avviso anche con un tocco del solito buonismo yankee, una persona per bene ravveduta e commossa- sbatte il mostro da lei inventato in prima pagina ed appicca l'incendio massmediatico partendo dall'impresa di un agente della security che, al contrario, aveva salvato centinaia di persone da un'esplosione terroristica al Millennium Stadium di Atlanta, Georgia, durante le Olimpiadi del 1996.. La figura del single grandicello ed obeso che vive ancora con la madre e che sogna un futuro nelle forze dell'ordine si presta al clichèe; e sulla sua pelle si lancia la voracità predatoria di agenti dell FBI alla ricerca di un colpevole qualunque e della giornalista senza scrupoli, che si tira appresso tutto il sistema massmediatico americano.
A me di questo film è piaciuto tutto: dall'ingenuità e sprovvedutezza molto ben rappresentate del protagonista alla partecipazione ed all'impegno appassionato del suo avvocato,suo ex collega di lavoro. Dal dolore della madre, impotente di fronte ad un attacco vergognoso del potere contro il figlio (che alla fine farà anche un accorato appello al Presidente degli USA perchè restituisca onore al suo nome) al miserabile cinismo degli agenti FBI volti solo ad incastrare, anche con l'inganno, il colpevole da loro prestabilito. Mi ha quasi commosso persino la scena della madre che cerca col pollice di mandar via un numero a pennarello segnato su un reperto restituitole, anch'esso simbolo dell'arroganza e della mancanza di riguardi del potere. Bellissima anche la colonna sonora di chiusura. Complimenti vecchio Clint!!
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great steven
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lunedì 19 settembre 2022
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la giustizia batte la logica del capro espiatorio.
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RICHARD JEWELL (USA, 2019) diretto da CLINT EASTWOOD. Con PAUL WALTER HAUSER, SAM ROCKWELL, KATHY BATES, JON HAMM, OLIVIA WILDE, NINA ARIANDA ● Alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, mentre nello stadio olimpico si svolgono le competizioni di atletica leggera, una bomba esplode durante un concerto, uccidendo due persone e ferendone oltre un centinaio. Richard Jewell, ex poliziotto che ora lavora come guardia giurata nella sicurezza predisposta appositamente per il pubblico delle Olimpiadi, individua lo zaino contenente l’esplosivo e agisce in modo da limitare i danni provocati dall’attentato dinamitardo, venendo pertanto riconosciuto dai media USA come un eroe nazionale.
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RICHARD JEWELL (USA, 2019) diretto da CLINT EASTWOOD. Con PAUL WALTER HAUSER, SAM ROCKWELL, KATHY BATES, JON HAMM, OLIVIA WILDE, NINA ARIANDA ● Alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, mentre nello stadio olimpico si svolgono le competizioni di atletica leggera, una bomba esplode durante un concerto, uccidendo due persone e ferendone oltre un centinaio. Richard Jewell, ex poliziotto che ora lavora come guardia giurata nella sicurezza predisposta appositamente per il pubblico delle Olimpiadi, individua lo zaino contenente l’esplosivo e agisce in modo da limitare i danni provocati dall’attentato dinamitardo, venendo pertanto riconosciuto dai media USA come un eroe nazionale. Una soffiata che l’FBI riceve dal preside di un’università che è stato un precedente datore di lavoro di Jewell (per la precisione, colui che lo fece radiare dalle forze dell’ordine) offre agli agenti federali il pretesto per additare lo stesso Jewell nientemeno che come il responsabile dell’attentato. Mentre la stampa televisiva e cartacea lo dipinge sempre più come uno psicopatico dal passato riprovevole in cerca di successo e gli agenti federali tormentano lui e sua madre nel tentativo tanto testardo quanto cieco di strappargli una confessione in piena regola, l’arguto avvocato Watson Bryant, che lo conobbe casualmente dieci anni prima quando Richard era un semplice magazziniere, gli viene in soccorso. Alla luce delle "marachelle" commesse da Jewell nei tempi trascorsi, non è facile per Bryant riabilitarlo agli occhi dell’opinione pubblica, ma la perseveranza del difensore legale, unita alla sempre maggiore consapevolezza di Richard e alla sua maturazione interiore, avranno l’ultima parola per poter contrastare definitivamente lo strapotere del governo degli Stati Uniti. Avevamo bisogno di un altro film di C. Eastwood che, ancora una volta mediante il racconto di fatti reali, ponesse l’accento sull’onestà intellettuale degli innocenti contro la caparbia ipocrisia delle istituzioni al vertice della gerarchia? Probabilmente no, eppure Richard Jewell afferma con forza la sua identità di film necessario per una denuncia instancabile che mira di nuovo a svergognare un sistema (politico e culturale, prima ancora che mediatico) creato a uso e consumo dei governanti più subdoli: quando un delitto capitale colpisce una nazione dal suscettibile senso patriottico, è indispensabile trovare un capro espiatorio a cui addossare la colpa del misfatto. Tanto meglio se dietro alla sottaciuta, finissima ricostruzione degli eventi operata da coloro che dovrebbero impersonare la legalità nella sua forma più coerente, emerge la figura idealista, e opportunamente idealizzata ad hoc dai detrattori della vera giustizia, di un uomo animato da un intento nobile che, per sua stessa ammissione, non reputa eroico un gesto compiuto per puro senso del dovere. Lo sceneggiatore Billy Ray trae la storia dall’articolo di Marie Brenner American Nightmare: the Ballad of Richard Jewell e ne fa un ammirevole saggio sulla ricerca della dignità e sull’innocenza fino a prova contraria, mentre il regista, tutt’altro che estraneo a questo genere di materia narrativa, dirige il tutto senza perdere un colpo, e in specie senza dimenticare il suo consueto, raffinato disegno psicologico dei personaggi: dall’esemplare madre di K. Bates al cocciuto e integerrimo avvocato di S. Rockwell, davvero sorprendente in un ruolo che una volta tanto fuorvia dalle sue corde abituali, passando per J. Hamm che ci regala il distinto ritratto dell’agente del Federal Bureau convinto fino all’ultimo della colpevolezza di Jewell e per l’ambiziosa giornalista di O. Wilde che si persuade ad accantonare la caccia spietata allo scoop non appena capisce che l’ex poliziotto è innocente sul serio. D’altro canto, quest’opera cinematografica sfiora pur sempre l’eco della tipica, strombazzata retorica statunitense auto-celebrativa, il che non sarebbe una novità nemmeno nel cinema di Eastwood, ma il suo merito di metterla in secondo piano a favore dell’ottima fattura di un film studiatamente onesto e calibrato per piacere al pubblico gli va senz’altro riconosciuto.
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