
La serie fa tesoro delle critiche ricevute, non manda i protagonisti in missioni solitarie e ritrova l'affiatamento perduto. Ora su Netflix.
di Andrea Fornasiero
Dopo due stagioni contro un'agenzia paragovernativa e i suoi folli esperimenti, arrivano i veri cattivi degli anni 80: i russi, a loro volta interessati alla dimensione del Sottosopra. Eleven nel mentre ha superato la sua fase punk e vive una relazione con Mike, che Jim Hopper ritiene sia fin troppo affettuosa, forse per invidia visto che il suo affetto verso Joyce non sembra corrisposto. Dustin, tornato dal campeggio, dice di aver incontrato una ragazza meravigliosa, ma gli altri non ci credono e si crea così una piccola spaccatura nel gruppo dei quattro amici. Steve, non essendo stato ammesso al college, lavora nel nuovo centro commerciale in un franchise di gelati al fianco di Robin, che si rivela dotata di un fenomenale talento linguistico, un elemento cruciale quando Dustin intercetterà un messaggio radio sovietico dando inizio al precipitare degli eventi.
Alla terza stagione Stranger Things fa tesoro delle critiche ricevute per l'annata precedente e non manda i protagonisti in missioni solitarie, mantenendo invece vivo lo spirito di gruppo della serie, che continua anche ad affastellare nostalgiche citazioni agli anni 80.