
Artista eclettica e poliedrica, la regista ci parla del suo film d'esordio, un lavoro fresco e originale che racconta un universo teen diverso da quelli a cui siamo abituati. Dal 17 aprile su Amazon Prime Video.
di Tommaso Tocci
Viene da Philadelphia la giovane Tayarisha Poe, il cui primo film arriverà su Amazon Prime Video venerdì 17 aprile. Selah and the Spades è fresco e originale nei toni e nell’ambientazione, e presenta un universo teen diverso da quelli a cui siamo abituati. In un collegio nascosto nei boschi della Pennsylvania, gli studenti si fanno beffa degli adulti gestendo la scuola come un complesso sistema criminale, dove ogni vizio ha il suo prezzo e nulla è proibito, a patto di rispettare gli accordi tra le varie fazioni studentesche.
Il nome di Poe è in ascesa nell’ambiente del cinema indipendente americano, con una lunga affiliazione con l’universo Sundance che ha portato Selah and the Spades a debuttare proprio tra le nevi dello Utah nel 2019.
Scrittrice non soltanto di sceneggiature, e artista poliedrica con esperienza anche nella fotografia, Poe si presenta ora al pubblico internazionale e alle piattaforme più mainstream con un film pieno di promesse per il futuro e intrigante per come tratta temi di rappresentazione sociale nel contesto statunitense.
Abbiamo raggiunto la regista per telefono, da New York dove si trova per il lancio del film, per scambiare due chiacchiere su Selah and the Spades.
Parliamo di come nasce Selah and the Spades. So che tutto inizia con un progetto precedente, una collezione di materiali multimediali - scritti, fotografie, ecc. - ormai introvabili in rete. Come sei passata da una forma artistica all’altra?
Non si trova più nulla in rete perché abbiamo dovuto cancellare tutto. Si stava creando confusione tra i due progetti, che invece sono separati. Il cast è diverso, lo spirito è diverso. Si trattava di un sito lanciato nel 2014, un modo di raccontare Selah e la fazione a cui appartiene nel film - le Spades - attraverso scatti che poi si trasformavano in foto-storie, poesie, racconti. Mi ero basata su adolescenti che conoscevo a Philadelphia, nello stile di uno storybook. La verità è che non sapevo come si scrivesse un film, e invece di imparare ho deciso di metterlo insieme con i mezzi che conoscevo. Mi ha aiutato a capire quale fosse davvero la storia.
Hai costruito un mondo intero fatto di leggi e riferimenti per questi clan che governano l’istituto come delle bande criminali. Ritenevi il cosiddetto worldbuilding un aspetto fondamentale, oppure ti sei solo divertita a esplorarlo durante la scrittura?
Assolutamente fondamentale, per me la scrittura nasce così. Lo facevo anche da adolescente, quando scrivevo fan fiction di Harry Potter. Adoro i mondi di finzione, e voglio avere il tempo di esplorarli. È un istinto compulsivo, lo faccio per tutto ciò che amo. Penso ai personaggi e inizio a chiedermi quale telefono potrebbero avere, come ascoltano la musica, quali sono le loro preferenze estetiche, cosa va di moda nel loro ambiente. Per questo amavo e continuo ad amare Wes Anderson, un maestro nel catturare i dettagli di un mondo.
Nel mondo che hai creato per Selah and the Spades, l'istituzione scolastica è vista come un sistema criminale, ma senza ironia. I tuoi personaggi si prendono sul serio, e tu fai lo stesso, senza sfociare nella satira.
È vero, ed è una cosa che avevo ben chiara in mente fin dall’inizio, tanto che ho dovuto lottare per convincere tutti sull’argomento. È importante che Selah sia l’eroina della storia, nel bene e nel male, e quindi va trattata con serietà. Volevo mostrarla “selvaggia” come Rihanna, un personaggio pubblico costretto a essere esageratamente cool in ogni momento. Durante le riprese dicevo sempre agli attori di prendersi sul serio e di credere in questa serietà.
Nella scuola i ragazzi sono autonomi e al potere. Mi aspettavo gli adulti non comparissero proprio, ma ne hai piazzati un paio (il preside e la madre di Selah) come simboli di autorità del tutto inefficaci.
Senza dubbio, sembra siano lì soltanto per rendere la vita più difficile ai miei protagonisti. C’è da dire che nel contesto di un collegio, gli adulti sono in una posizione molto particolare, devono essere come dei genitori, ma al tempo stesso non possono esserlo fino in fondo. Non ne hanno l’autorità, perché sanno che in poco tempo li lascerai.
Anche tu hai frequentato una boarding school - come la ricordi?
Con grande piacere, perché mi è servita come miniera di ricordi da usare nelle mie storie. Se ci ripenso ora, mi vengono in mente solo le cose più strane e divertenti che ho vissuto. Essere adolescenti è la cosa migliore e peggiore al tempo stesso. Ho mostrato il film ai professori della mia vecchia scuola, e ho capito di provare gratitudine, perché il collegio ti costringe a essere indipendente e a prenderti cura di te.
Spero però che il rapporto con i genitori che rimangono a casa sia migliore di quello che mostri tra Selah e sua madre…
Va detto che tutte le teenager hanno un rapporto difficile con la mamma! Frequentare il liceo lontano da casa, ad esempio, ha fatto molto bene al rapporto tra me e mia madre. E poi la mia protagonista è la regina della scuola, il capo indiscusso, a cui tutti vanno a chiedere aiuto. Tornare a casa e sentirsi all’improvviso una ragazza come tutte le altre, senza alcun potere, è devastante. In fondo ogni Selah ha una sua Selah, e in questo caso la sua Selah è la mamma.