angelo umana
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domenica 24 novembre 2019
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le magìe del cinema
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La vita è sogno (Calderòn de la Barca), un film è sogno, ergo la vita è un film. Lo sceneggiatore e regista di La belle époque, Nicolas Bedos, si è addirittura inventato di far rivivere alle persone in un film di cui sono protagoniste - con set cinematografico appropriato, interni, esterni, pantaloni a zampa di elefante, capelli lunghi e auto dell'epoca - momenti da ricordare che loro hanno vissuto, a cui sono legate, o che per loro significano moltissimo. Alla proposta di un impresario di cinema ha aderito Victor (Daniel Auteuil), e suo figlio non sembra del tutto estraneo all'invito che gli è stato fatto. Victor sceglie il 16 maggio 1974, la sera in cui conobbe e s'innamorò di Marianne.
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La vita è sogno (Calderòn de la Barca), un film è sogno, ergo la vita è un film. Lo sceneggiatore e regista di La belle époque, Nicolas Bedos, si è addirittura inventato di far rivivere alle persone in un film di cui sono protagoniste - con set cinematografico appropriato, interni, esterni, pantaloni a zampa di elefante, capelli lunghi e auto dell'epoca - momenti da ricordare che loro hanno vissuto, a cui sono legate, o che per loro significano moltissimo. Alla proposta di un impresario di cinema ha aderito Victor (Daniel Auteuil), e suo figlio non sembra del tutto estraneo all'invito che gli è stato fatto. Victor sceglie il 16 maggio 1974, la sera in cui conobbe e s'innamorò di Marianne. Questa è tuttora sua moglie (Fanny Ardant) che lo vede attualmente come disilluso, è disoccupato dal suo mestiere di disegnatore, non animato da nulla, vita vuota; lei è propositiva, attiva, vuole vivere nel futuro, ha pure un'amante, come succede spesso nel vero quando il partner "perde colpi". La mancanza d'animo e il tornare indietro ricorda il protagonista del recente Dolor y Gloria di Almodòvar e, perché no?, del recentissimo e bellissimo I migliori anni della nostra vita di Lelouch.
Tra altri attori-sceneggiatori di loro momenti passati nel set Victor incontra pure un personaggio che reincontra e parla col padre defunto da tempo, con cui si dice cose che i due non fecero in tempo a dirsi, e l'attore è Pierre Arditi! Negli anni 70 si parlava a tavola, non c'erano telefonini, non si badava a mangiare sano perché ingrassavi e morivi ridendo, qualcuno dice anche se lo so che è tutto finto è bello lo stesso. Ma per Victor quel maggio '74 è il reincontro con quella ragazza che ora è sua moglie e con la quale ha perso slancio, interpretala serata che avrei voluto rivivere assieme.
Fare marcia indietro è un'illusione, abbastanza triste, ma per Victor sortisce l'effetto di fargli riprendere il lavoro di disegnatore, coi suoi disegni suggerisce alla regia di quel set momenti e fatti che lui visse allora, la cosa ha pure il risultato di farlo innamorare della giovane attrice che per finta impersona Marianne. Il regista, che ha un lìo con l'attrice (bel termine spagnolo, è una relazione) ha rivisto questa davvero innamorata sulla scena, si ingelosisce, la sposerà... tutti i salmi finiscono in gloria. Ma succederà dell'altro: tornando con la memoria e per finta a quell'incontro Victor si reinnamora della moglie, toh!, cose che al cinema succedono spesso e... con tutte le avventure che il mio cuore ancora coglie mi sono innamorato di mia moglie (non c'entra ma la cantava Gianni Nazzaro nell'83, finiti d poco gli anni '70...). Và detto: un film godibilissimo e i due interpreti Ardant e Auteuil ottimi, appartengono ai mostri sacri del cinema francese, del cinema tutto: Madame Fanny Ardant, disse lei - più o meno - a Jep Gambardella ne La grande bellezza.
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stefania guidi
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domenica 17 novembre 2019
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l'eterna adolescenza è femmina
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Belle epoque
La bellissima Fanny ardant ha 70 e interpreta la signora Drummond, donna che non accetta lo scorrere del tempo e decide, per fermarlo, di iniziare una relazione con un uomo più giovane di cui è psicanalista. I due non condividono nulla, a parte il letto e anche quello con poca convinzione
Il signor Drummond non riesce più a lavorare ed è costretto a lasciare casa.
Il figlio regala al padre la possibilità di rivivere un giorno in un determinato periodo storico, affidandosi a un'agenzia che ricostruisce esattamente ciò che si vuole rivivere.
Il signor drummond decide per quella sera del 1974 in cui ha incontrato la moglie.
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Belle epoque
La bellissima Fanny ardant ha 70 e interpreta la signora Drummond, donna che non accetta lo scorrere del tempo e decide, per fermarlo, di iniziare una relazione con un uomo più giovane di cui è psicanalista. I due non condividono nulla, a parte il letto e anche quello con poca convinzione
Il signor Drummond non riesce più a lavorare ed è costretto a lasciare casa.
Il figlio regala al padre la possibilità di rivivere un giorno in un determinato periodo storico, affidandosi a un'agenzia che ricostruisce esattamente ciò che si vuole rivivere.
Il signor drummond decide per quella sera del 1974 in cui ha incontrato la moglie. Consapevole che tutto è finto si innamora dell'attrice che prende i panni di quella che sarebbe diventata sua moglie. E l attrice stessa non è indifferente al suo fascino tanto da fare ingelosire il regista, suo partner turbolento e sconclusionato
Il film è originale pur ricordando a tratti The Truman show, con attori molto bravi.
A tratti risulta lento e non tutti i passaggi sono chiari a una prima visione
La tematica amorosa è preponderante. L amore viene visto nel suo momento iniziale, quello della passione e nel momento critico, quello a noia che lo può cogliere dopo una quarantina di anni di matrimonio
Il punto cruciale è però la difficoltà di accettarsi ormai settantenni, la signora Drummond abbandonando il marito scappa da sé stessa , dalla decadenza inevitabile dell'età senile. Ha un guizzo di adolescenza che viene condannato da chi le sta accanto, ma ha anche gli strumenti intellettivi per fare autoanalisi, tornare sui suoi passi e guardare in modo critico e costruttivo quelli che sono stati i suoi atteggiamenti sbagliati dettati dalla paura, umana, dello scorrere irrevocabile del tempo
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stefano roncon
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domenica 1 dicembre 2019
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quando finzione e realtà viaggiano sulle ali del sogno e della nostalgia ...
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E' film che lascia il segno: bella la sceneggiatura, brava la regia e gli attori, ottima la fotografia ... il risultato sono 110 minuti che portano con mano lo spettatore in questa dimensione fra sogno e realtà, nella quale i sentimenti, le passioni, la nostalgia diventano un tutt'uno con la storia stessa. E' vero che la "magia" degli anni 70, il gusto retrò per gli anni che furono, aiuta a dare una dimensione passionale e nostalgica alla narrazione. Ma l'idea di "giocare" sul doppio piano fra realtà e finzione non cade mai nel banale o nel retorico ... con la capacità di divertirsi in maniera giusta con un pizzico di sana auto ironia. Bravi tutti gli attori: in particolare mi sono piaciute le due attrici, Fanny Ardant e Doria Tillier, che assieme a Daniel Auteuil, che fanno davvero buona
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E' film che lascia il segno: bella la sceneggiatura, brava la regia e gli attori, ottima la fotografia ... il risultato sono 110 minuti che portano con mano lo spettatore in questa dimensione fra sogno e realtà, nella quale i sentimenti, le passioni, la nostalgia diventano un tutt'uno con la storia stessa. E' vero che la "magia" degli anni 70, il gusto retrò per gli anni che furono, aiuta a dare una dimensione passionale e nostalgica alla narrazione. Ma l'idea di "giocare" sul doppio piano fra realtà e finzione non cade mai nel banale o nel retorico ... con la capacità di divertirsi in maniera giusta con un pizzico di sana auto ironia. Bravi tutti gli attori: in particolare mi sono piaciute le due attrici, Fanny Ardant e Doria Tillier, che assieme a Daniel Auteuil, che fanno davvero buona parte del film!!!
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eugenio
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giovedì 30 aprile 2020
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realtà e finzione sulla strada della saudade
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Sprizza saudade e tanta resilienza al tempo che passa, il film di Nicolas Bedos, vincitore della miglior sceneggiatura originale ai Cesar del 2020 (e anche della miglior scenografia), un film che guarda nostalgicamente al passato per proiettarsi con delicatezza verso il futuro.
Protagonisti due coppie, la prima di sessantenni: lui, Victor (Daniel Auteuil) disegnatore disoccupato, pervicacemente intrappolato in un passato “analogico”, fatto di un mondo di carta e pennelli che non esiste quasi più; lei, Marianne (Fanny Ardant), psicoanalista, cinica, acida e dispotica che lo molla senza pietà ricercando nel miglior amico di Victor, lo stimolo sessuale a una relazione in declino.
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Sprizza saudade e tanta resilienza al tempo che passa, il film di Nicolas Bedos, vincitore della miglior sceneggiatura originale ai Cesar del 2020 (e anche della miglior scenografia), un film che guarda nostalgicamente al passato per proiettarsi con delicatezza verso il futuro.
Protagonisti due coppie, la prima di sessantenni: lui, Victor (Daniel Auteuil) disegnatore disoccupato, pervicacemente intrappolato in un passato “analogico”, fatto di un mondo di carta e pennelli che non esiste quasi più; lei, Marianne (Fanny Ardant), psicoanalista, cinica, acida e dispotica che lo molla senza pietà ricercando nel miglior amico di Victor, lo stimolo sessuale a una relazione in declino. Eppure Victor e Marianne si sono voluti bene e tanto. Si conobbero in una “rocambolesca” giornata del 1974, il sedici maggio, a partire dal quale niente sarebbe più rimasto come prima.
La seconda coppia più giovane, una quarantina d’anni o poco più: lui, Antoine (Guillame Canet), gestore di una società particolare capace di far rivivere, previa una spesa non propriamente modica, la “scena” che il cliente desidera, in qualunque periodo storico essa sia ambientata. Lo scopo? Recuperare appunto quel lacerto di nostalgia, placebo perduta, che permetta di rievocare l’amore di una vita. Lei, Margot (Doria Tiller), isterica attrice da Antoine bramata, che non sopporta il suo “capo” nei deliri di sceneggiature folli da “Deus ex machina”, salvo finire immancabilmente nel suo letto.
Victor paga e anche salatamente i suoi ultimi risparmi per recuperare appunto quella scintilla di vita del 16 maggio 1974. Incarica quest’agenzia, fornisce loro i bozzetti del bar dove conobbe la sua amata Marianne, ne condivide con loro i ricordi affinchè tutto sia realizzato al meglio.
Il resto è pura scena in cui lo stesso Victor si illude di vivere, finendo, come ogni commedia che si rispetti, di innamorarsi dell’attrice che impersona la donna amata. Ovvero di un fantasma, di un passato a cui tende in maniera quasi maniacale. Come Antoine del resto, coinvolto anche lui in una passione che sfocerà presto in un dramma di gelosia.
La belle epoque, dal sapore vagamente retrò, è l’idillio leopardiano in cui tutto nasce. Un idillio fittizio, specchiato in un’innovazione che Nicolas Bedos, artista poliedrico e narcisista (oltre che autore teatrale e opinionista) non vede di buon occhio e che tende a rinnegare come uno dei suoi alter-ego, Victor, stanziato dietro il muro del conservatorismo analogico oltre il quale vi è il digital-mondo fatto di nulla, anche di sesso senza amore, a cui tende la consorte. Ovvero la morte dell’amore, diventato quotidianità distante e ricerca “del proibito”, del nuovo che si fa strada entro le pieghe di un “giovane” raccoglimento proibito.
Bedos mescola realtà e finzione generando una brillante commedia in cui a far da collante è l’amore. Come nel film d’esordio del regista Un amore sopra le righe, raccontava la storia di una passione lunga quarant’anni fra due scrittori, alti e bassi e reciproche invidie, ecco anche in La belle epoque vi è qualcosa di simile, un confronto con una storia che dura da quasi cinquant’anni, apparentemente limitata nel tempo ma in realtà senza vincoli relativistici pur se kitsch in alcuni frangenti.
Quelli dove appare il contraltare zoppo di Victor (e dello stesso regista), Antoine, megalomane, irretito e coinvolto dalle storie dei clienti da renderle quasi sue, incapace di comprendere ciò che appunto non si può spiegare nei sentimenti contradditori che pullulano di vita, di amarezza, di dolore ma anche di dolcezza.
Ecco svelato il mistero ed è inutile una fredda benchè studiata ricostruzione di un rimorso, di un non detto, di una libertà incasellata e precostituita fatta di dialoghi precotti che lo stesso cliente persino corregge. Il mistero dell’amore è una partitura musicale che urla libertà cancellando i rimorsi nostalgici dal viaggio triste, vivendo ogni momento con ogni turbamento (come diceva Vasco in una celebre canzone), spiazzando persino noi stessi spettatori del film e della vita che si fa scena con il suo bel rumore di fondo, fosse anche un tango argentino o le chiacchiere posticce degli avventori di un bar di periferia, La belle Epoque, appunto
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nicoladimi
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venerdì 11 settembre 2020
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il passato a fumetti
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Simpatico film “Francese” la protagonista è interessante che sicuramente è una promessa ma bravi anche un po’ tutti gli attori. La trama, da classica commedia francese è esile e sfuggevole ma tiene e ci porta nei nostri ricordi a riflettere dei nostri tempi col senno di poi.
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enzo70
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lunedì 29 marzo 2021
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un film di nostalgica speranza
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Il cinema francese esprime la sua eccellenza nel dipingere le sfumature. E questo bel film di Nicolas Bedos è, appunto, un festival di colori, di emozioni, di ricordi sempre in bilico tra i rimpianti e le attese per il futuro. Perché se il matrimonio tra un uomo ed una donna in età avanzata sembra essere inesorabilmente destinato a finire, il ricordo delle emozioni delle prime volte può soccorrere e cambiare le cose in corsa. Victor, disegnatore di fumetti e tradito dalla moglie ha difficoltà ad adattarsi al presente, al digitale e cerca in una strana agenzia che consente di rivivere il passato con attori veri e propri di ritrovare la felicità perduta.
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Il cinema francese esprime la sua eccellenza nel dipingere le sfumature. E questo bel film di Nicolas Bedos è, appunto, un festival di colori, di emozioni, di ricordi sempre in bilico tra i rimpianti e le attese per il futuro. Perché se il matrimonio tra un uomo ed una donna in età avanzata sembra essere inesorabilmente destinato a finire, il ricordo delle emozioni delle prime volte può soccorrere e cambiare le cose in corsa. Victor, disegnatore di fumetti e tradito dalla moglie ha difficoltà ad adattarsi al presente, al digitale e cerca in una strana agenzia che consente di rivivere il passato con attori veri e propri di ritrovare la felicità perduta. Ma lungo il percorso di questa insolita esperienza le cose si dipanano e Marianne, la moglie perennemente insoddisfatta, rincrocia la strada del marito. Daniel Auteil è al solito un interprete perfetto e la parte è perfetta per il grande attore francese. Ma tutto il cast è magistrale nel regalare allo spettatore un paio di ore di nostalgica spensieratezza.
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maramaldo
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martedì 12 novembre 2019
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bei tempi d'una volta
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Definizione, lamentazione di un passato che non ti "vuole passare". Lo trovi bello ancorchè ricordi che ci hai sofferto indicibilmente.
Per illustrare il concetto Nicolas Bedos ha scomodato il cinema di Francia di alcuni decenni. Di chi si è servito? Di uno smarrito "viaggiatore del tempo", Victor, per il quale si prova la compassionevole indulgenza che si riserva a chi percorre i sentieri del climaterio, deluso ma con ancor tanti grilli per la testa. Attore di rango, Daniel Auteuil avrebbe gigioneggiato un po' di più ma Bedos ne preserva la simpatia moderandolo saggiamente.
Anche perchè altre due belve del protagonismo reclamavano spazio.
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Definizione, lamentazione di un passato che non ti "vuole passare". Lo trovi bello ancorchè ricordi che ci hai sofferto indicibilmente.
Per illustrare il concetto Nicolas Bedos ha scomodato il cinema di Francia di alcuni decenni. Di chi si è servito? Di uno smarrito "viaggiatore del tempo", Victor, per il quale si prova la compassionevole indulgenza che si riserva a chi percorre i sentieri del climaterio, deluso ma con ancor tanti grilli per la testa. Attore di rango, Daniel Auteuil avrebbe gigioneggiato un po' di più ma Bedos ne preserva la simpatia moderandolo saggiamente.
Anche perchè altre due belve del protagonismo reclamavano spazio. L'inossidabile Fanny Ardant (Marianne), problematica consorte di Victor, a fasi alterne sprezzante e affettuosa, inquieta e sentimentale, avrebbe nevrotizzato tipi ben più coriacei del povero Drummond.
Emozioni e palpiti che abbisognano del giusto "mood" di un tempo sono garentiti da Doria Tillier (Margot). Gagliarda e provocante, piccante e leggiadra. Carattere e glamour da vendere, non vedo l'ora che torni sullo schermo.
Solo Cinema? Intanto mancano richiami alla Nouvelle Vague che allora imperversava (Godard, Truffaut..., sicuramente Bedos con queste omissioni si è guadagnato la gratitudine di più d'uno spettatore), Si rievoca il 1974. Il terribile "secolo breve" volgeva al termine senza immaginare la gioiosa apocalisse dell'89. Si era, invece, appena metabolizzato il '68 con un De Gaulle (al quale è riservata una battuta che pochi hanno afferrato) e un Cohn-Bendit e i suoi trambusti e deliri. Nel film si dice chiaramante come in quei giorni la gente fosse spontanea e sincera. Ingenua. Destra e sinistra erano direzioni di marcia e non ghirigori mistificanti. E c'erano speranze. E si viveva l'illusione, la leggenda dell'amore. Davvero si credeva "que l'on s'aimait". "Quand les Amants..."
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[+] i ricordi fanno soffrire
(di angelitas)
[ - ] i ricordi fanno soffrire
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