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mario nitti
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sabato 28 settembre 2019
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noiso e pretenzioso
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Immagini belle, ma racconto pretenzioso e, soprattutto, noioso. Le uniche parti movimentate sono scollegate dal racconto. Che senso ha l'episodio del soccorso alla nave in avaria se non sono quello di dare una fiammata di movimento alla lentezza infinita del resto.
E la sintesi? Magari sono io che non capisco ma il messaggio mi è sembrato del tipo: "Inutile cercare lontano qualcosa che hai vicino".
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faggio123
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sabato 28 settembre 2019
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banale, scontato, lento al limite del noioso
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Lunghi e pensierosi primi piani di Brad Pitt, con la stessa espressione fissa per due ore consecutive, che medita e rumina frasi apparentemente profonde, in realtà banalità che non offrono spunti di riflessione (forse agli americani...).
Numerose ingenuità da cartone animato giusto per risolvere la situazione, e nulla di non già visto come effetti speciali.
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carloalberto
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sabato 28 settembre 2019
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e se dio fosse un vecchietto distratto...
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Introspettivo, melanconico, fantascientifico, con una bella fotografia e una scenografia credibile per un’ambientazione futuristica con esterni “girati” esclusivamente sulla luna, Ad Astra è un film che poteva aspirare ad essere qualcosa di più di un buon film. Brad Pitt piange ma non commuove e convince di più nelle scene d’azione, peraltro rare, forse a lui più congeniali. Donald Sutherland fa poco più di un cammeo e Tommy Lee Jones non va oltre i cinque minuti di girato. Due vecchi istrioni che donano un tocco vintage alla pellicola ma non lasciano il segno, non ovviamente per colpa loro ma perché rispettivamente relegati al ruolo di comparsa e di cooprotagonista.
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Introspettivo, melanconico, fantascientifico, con una bella fotografia e una scenografia credibile per un’ambientazione futuristica con esterni “girati” esclusivamente sulla luna, Ad Astra è un film che poteva aspirare ad essere qualcosa di più di un buon film. Brad Pitt piange ma non commuove e convince di più nelle scene d’azione, peraltro rare, forse a lui più congeniali. Donald Sutherland fa poco più di un cammeo e Tommy Lee Jones non va oltre i cinque minuti di girato. Due vecchi istrioni che donano un tocco vintage alla pellicola ma non lasciano il segno, non ovviamente per colpa loro ma perché rispettivamente relegati al ruolo di comparsa e di cooprotagonista. Il dramma è incentrato tutto sull’esploratore spaziale Pitt, che ha sviluppato un habitus mentale da freddo e cinico uomo d’azione per reagire al trauma infantile subito per l’abbandono del padre. La moglie, Liv Tyler, come da clichè, in un futuro evidentemente ancora maschilista, si sente trascurata e lo aspetta a casa sofferente mentre lui va in missione nel sistema solare.
Già Interstellar aveva affrontato in modo drammatico il rapporto affettivo padre-figlia in un contesto fantascientifico, ma con ben altra potenza visionaria e immaginifica e con una riuscita integrazione di temi privati e collettivi. Qui manca il pathos, nonostante le espressioni cupe del protagonista e la tristezza della voce narrante fuori campo. Qui, a parte in qualche scena, manca anche la tensione e, nonostante l’eleganza delle immagini patinate, la pacatezza della narrazione, a tratti, risulta quasi soporifera.
Metaforicamente, con qualche forzatura, si potrebbe interpretare il film, in senso religioso, come la ricerca non del babbo di Pitt bensì del Padre, del Dio che si è allontanato per sempre dal mondo e mostrando disinteresse per le sorti dell’umanità la punisce più per distrazione che per cinismo, mentre volge gli occhi al resto del creato desideroso di scoprire se ci sono forme di vita meglio riuscite di quella umana. Tuttavia, non penso che questo intento allegorico sia stato mai presente nella sceneggiatura di James Gray, anche soltanto come idea. E questo è un peccato, perché in tal modo il plot si impoverisce e si riduce alla rappresentazione realistica di un particolare dramma familiare.
Al di là del significato religioso che avrebbe potuto assumere il film, Gray, puntando tutto sull’emotività e sul profilo psicologico del protagonista, anche dal punto di vista laico spreca l’occasione per approfondire e rendere centrale il dramma della angosciosa solitudine dell’essere umano nello spazio cosmico, tema esistenziale di valenza universale, che, invece, purtroppo si limita a far da sfondo alle lacrime di Pitt.
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(di antonio montefalcone)
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wathan
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sabato 28 settembre 2019
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regna sovrano il nulla cosmico.
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Si potrebbe concedere lo scettro di film fantescifico più brutto degli ultimi tempi insieme ad un altro "presunto capolavoro", che però mi astengo da rivelarne il nome. Non mi è piaciuto proprio, amo la fantascienza, purtroppo però capisco che oggi come oggi sia sempre più difficile proporre qualcosa di interessante in questo specifico genere, meglio ripiegare nel cinema indipendente.
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fight_club
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venerdì 27 settembre 2019
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bad astra
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Troppa carne al fuoco in questo film James Gray che cerca di ripetere in salsa spaziale il viaggio introspettivo del protagonista che si era visto nel film precedente "Civiltà perduta". Il pianeta Nettuno come l'Amazzonia, due viaggi dentro se stessi in cerca di un punto di riferimento che possa far ravviare la propria vita, questi sono i punti di contatto dei due film, ma in questo le due ore di durata non bastano a sviluppare le interessanti tematiche che si avvertono sin dall'inizio, la lontananza del padre partito ai confini del conosciuto che opprime e sopprime la vita affettiva, l'esplorazione spaziale che riverbera sui satelliti e pianeti del sistema solare i vecchi errori della nostra civiltà dei consumi, si aggiunga qualche debolezza di sceneggiatura rendono questo film debole seppur piacevole alla visione.
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Troppa carne al fuoco in questo film James Gray che cerca di ripetere in salsa spaziale il viaggio introspettivo del protagonista che si era visto nel film precedente "Civiltà perduta". Il pianeta Nettuno come l'Amazzonia, due viaggi dentro se stessi in cerca di un punto di riferimento che possa far ravviare la propria vita, questi sono i punti di contatto dei due film, ma in questo le due ore di durata non bastano a sviluppare le interessanti tematiche che si avvertono sin dall'inizio, la lontananza del padre partito ai confini del conosciuto che opprime e sopprime la vita affettiva, l'esplorazione spaziale che riverbera sui satelliti e pianeti del sistema solare i vecchi errori della nostra civiltà dei consumi, si aggiunga qualche debolezza di sceneggiatura rendono questo film debole seppur piacevole alla visione. Brad Pitt si impegna e riesce a mantenere i fili della storia entro limiti accettabili, Tommy Lee Jones viene mal impiegato così come Donald Sutherland, molto buoni gli effetti speciali . voto finale 7-
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jlkbest72
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venerdì 27 settembre 2019
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lento, problematico, riflessivo, introspettivo
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Non il classico catastrofico film dominato dagli effetti ma una pellicola lenta, piena di domande e riflessioni del protagonista, dominata da dialoghi e risposte al proprio io. Vagamente sbrigativa in alcuni momenti action del film tipo la del partenza razzo da Marte ed il rientro sulla nave su Nettuno (probabilmente di proposito) ho trovato il film calmo e poco rumoroso. Va visto nell'umore adatto.
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lizzy
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venerdì 27 settembre 2019
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chi è l' eroe?
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Sicuramente un film "non per tutti".
No, non intendo "vietato ai minori di", ma "vietato a quelli che cercano azione e trovate incredibili.
Si, qualcosa di movimentato c'è, ma sono scene perlopiù propedeutiche ad altre situazioni (come l'inutile fermata per rispondere ad un vecchio SOS che non da e non toglie nulla alla trama, se non farci capire davanti a che tipo di equipaggio siamo.
Certamente "Ad Astra" è un film più di introspezione che di impegno muscolare.
Anche se, qua e la, la voce del pensiero di Pitt annoia un poì.
Diversamente dal Blade Runner proiettato le prime volte nelle sale, dove la voce narrante di Deckard era anche gradevole, qua il protagonista del film risulta qua e la stucchevole.
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Sicuramente un film "non per tutti".
No, non intendo "vietato ai minori di", ma "vietato a quelli che cercano azione e trovate incredibili.
Si, qualcosa di movimentato c'è, ma sono scene perlopiù propedeutiche ad altre situazioni (come l'inutile fermata per rispondere ad un vecchio SOS che non da e non toglie nulla alla trama, se non farci capire davanti a che tipo di equipaggio siamo.
Certamente "Ad Astra" è un film più di introspezione che di impegno muscolare.
Anche se, qua e la, la voce del pensiero di Pitt annoia un poì.
Diversamente dal Blade Runner proiettato le prime volte nelle sale, dove la voce narrante di Deckard era anche gradevole, qua il protagonista del film risulta qua e la stucchevole. Ma si sopporta benissimo.
Logicamente la fine è quella che è.
Io mi sarei aspettato ben altro e avevo pensato a due finali differenti, ma di impatto. Invece, come da copione, stavolta chi ha creato la trama ha voluto...
Beh...ma che ve lo dico a fare? Non fatemi spoilerare, per favore.
Indubbiamente gli accostamenti con i vari Interstellar ed Arrival (due film da vedere uno dopo l'altro...) non sono poi così tanto peregrini, ma "Ad Astra" ha una sua originalità e delle trovate che non fanno certo gridare al plagio.
Assolutamente poi tutto è così ben fatto che le scene sono così realistiche da apparire vere. O almeno verosimili.
Certo: c'è qualche "sbavatura" che si sarebbe potuta evitare, tipo la barba di Pitt che, dopo un viaggio Marte-Nettuno-Terra cresce appena come una di manco dieci giorni. (mentre se contiamo gli oltre 150 giorni di viaggio fra Terra-Luna-Marte-Nettuno-Terra il nostro eroe avrebbe dovuto avere una folta boscaglia in faccia) o altri particolari che meglio non dire per non levare il piacere della visione ai vari spettatori che potrebbero leggere...
Ma il film è veramente ben fatto.
Indiscutibilmente invece possiamo affermare che tutto il lavoro è un vero "one man show", che oltre Pitt c'è ben poco (se non nulla) da apprezzare.
Si salva solo Tommy Lee Jones, in calcio d'angolo e per ovvi motivi, e basta.
Di più, arrivato a questo punto, non si può dire, altrimenti si rischierebbe di rivelare troppo.
Ma una cosa è certa: questo film è un grande film ed entrerà, di diritto, nella storia del cinema di tutti i tempi, con un suo posto "d'onore" fra i primi di tutti i tempi.
E chi non lo va a vedere...non saprà mai cosa si è perso.
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inesperto
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giovedì 26 settembre 2019
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universi fisici ed interiori
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Un film davvero molto cupo ed intimista sorretto da un bravo Brad Pitt. E' quasi più lungo il viaggio che il nostro protagonista compie all'interno di se stesso rispetto a quello vero e proprio, attraversando il sistema solare per giungere alle porte di Nettuno. Musiche dai ritmi blandi e colori opachi vanno a creare l'atmosfera perfetta per ciò che questa pellicola vuole comunicare al pubblico. Un uomo dalle passioni quasi inesistenti, equilibrato e con gran sangue freddo, si rende conto della solitudine che permea la sua vita e cerca, istintivamente prima, più consapevolmente in seguito, di trovarne l'origine cercando il padre nel cosmo, dopo averlo creduto morto in una missione spaziale per decenni.
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Un film davvero molto cupo ed intimista sorretto da un bravo Brad Pitt. E' quasi più lungo il viaggio che il nostro protagonista compie all'interno di se stesso rispetto a quello vero e proprio, attraversando il sistema solare per giungere alle porte di Nettuno. Musiche dai ritmi blandi e colori opachi vanno a creare l'atmosfera perfetta per ciò che questa pellicola vuole comunicare al pubblico. Un uomo dalle passioni quasi inesistenti, equilibrato e con gran sangue freddo, si rende conto della solitudine che permea la sua vita e cerca, istintivamente prima, più consapevolmente in seguito, di trovarne l'origine cercando il padre nel cosmo, dopo averlo creduto morto in una missione spaziale per decenni. Le ragioni dell'abbandono paterno di 30 anni prima potrebbero, forse, sbloccarlo da un'esistenza poco accessibile e dargli la forza necessaria per dedicarsi agli affetti ed ai problemi delle persone più vicine. Un uomo può essere profondo quanto l'universo stesso.
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sara scopigno
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domenica 1 settembre 2019
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cercare fuori per trovare dentro
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Un film più incredibile del cielo stellato che il protagonista desidera così profondamente esplorare. Un’esplorazione, questa, che procede in parallelo a quella dell’animo umano che il regista James Gray propone.
La ricerca è il grande tema del film. Non solo la ricerca nell'universo ma anche in noi e negli altri. Svela il bisogno innato, presente in ognuno di noi, di confrontarsi con i propri genitori, la necessità di raggiungerli e superarli. È ciò che accade al protagonista, interpretato impeccabilmente da Brad Pitt che riesce a farci intuire i suoi pensieri solamente attraverso la mimica facciale. Ci permette, senza impedimenti o difficoltà di sorta, di immedesimarci e di ritrovarci nel protagonista, di riconoscerci spesso e volentieri nei suoi stati d’animo.
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Un film più incredibile del cielo stellato che il protagonista desidera così profondamente esplorare. Un’esplorazione, questa, che procede in parallelo a quella dell’animo umano che il regista James Gray propone.
La ricerca è il grande tema del film. Non solo la ricerca nell'universo ma anche in noi e negli altri. Svela il bisogno innato, presente in ognuno di noi, di confrontarsi con i propri genitori, la necessità di raggiungerli e superarli. È ciò che accade al protagonista, interpretato impeccabilmente da Brad Pitt che riesce a farci intuire i suoi pensieri solamente attraverso la mimica facciale. Ci permette, senza impedimenti o difficoltà di sorta, di immedesimarci e di ritrovarci nel protagonista, di riconoscerci spesso e volentieri nei suoi stati d’animo.
Sembra un viaggio di sola andata verso la perdita di calma e concentrazione che contraddistingue il protagonista all’inizio. Tuttavia, in esso scopriamo una struttura quasi circolare che, però, tende al meglio, in cui esso è la rottura della compostezza e della freddezza per lasciare spazio ai sentimenti, poiché ogni viaggio cambia le persone. Nonostante ciò, il pubblico, tanto quanto il protagonista, è portato a un certo punto a chiedersi se ne sia valsa davvero la pena.
È un film che insegna a porsi degli obiettivi e a non mollare finché essi non vengono raggiunti ma anche a capire i nostri limiti e quando è arrivato il momento di lasciar stare e liberarci di quello che ci appesantisce impedendoci di continuare serenamente il nostro viaggio. Nonostante la locandina tenti di fuorviarci sostenendo il contrario, cioè che “le risposte che cerchiamo sono fuori dalla nostra portata”, il film ci dimostra che non è così. Spesso non serve andare lontano a cercare quello di cui abbiamo bisogno, il più delle volte questo è proprio sotto il naso e noi non ce ne rendiamo conto. Ce lo mostra, oltre che dircelo con le parole del protagonista. Ci mostra le stanze relax su Marte che non fanno altro che riproporre suoni e immagini della natura che si trova solo sulla terra e l’aeroporto lunare per nulla dissimile da quelli che si trovano sulla Terra. Persino il bisogno fisico e psicologico del protagonista di vedere e di parlare con qualcuno dopo infiniti giorni di solitudine tanto agognata è indice di questa ricerca inutile quanto ossessiva. Allo stesso tempo ci spiega che ‘casa’ non è necessariamente il posto dal quale veniamo ma quello in cui siamo nel nostro elemento e in cui ci troviamo meglio.
È un film psicologico e introspettivo nella cornice fantascientifica dei viaggi nello spazio, in cui andare sulla luna non è poi così diverso dall'andare a New York e in cui lo spazio è, non solo oggetto di ricerca, ma anche di contesa. Un capolavoro capace di emozionare ma anche di tenere con il fiato sospeso, reso ancor più memorabile dall'eccellente fotografia di Hoyte van Hoytema e da un cast stellare.
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peer gynt
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giovedì 29 agosto 2019
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alla ricerca del padre che non c'è
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Fin dalle sue origini la letteratura ha spedito i figli alla ricerca dei padri scomparsi, ed è con un'indagine che i figli cercano di ricostruire gli ultimi movimenti del padre e di capirne le motivazioni. Quella di Gray è una fantascienza dove ricerca e indagine sono il fulcro della storia, una fantascienza inoltre dove gli effetti speciali servono la storia, non la sovrastano. L'astronauta Roy McBride, noto e stimato per la sua esperienza e per la capacità di controllare benissimo le sue emozioni, riceve l'incarico di scoprire se le disastrose turbolenze elettriche che investono la Terra e provengono, come sembra, proprio dalla zona dove è scomparsa una ventina di anni prima la spedizione del Progetto Lima, capitanata da H.
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Fin dalle sue origini la letteratura ha spedito i figli alla ricerca dei padri scomparsi, ed è con un'indagine che i figli cercano di ricostruire gli ultimi movimenti del padre e di capirne le motivazioni. Quella di Gray è una fantascienza dove ricerca e indagine sono il fulcro della storia, una fantascienza inoltre dove gli effetti speciali servono la storia, non la sovrastano. L'astronauta Roy McBride, noto e stimato per la sua esperienza e per la capacità di controllare benissimo le sue emozioni, riceve l'incarico di scoprire se le disastrose turbolenze elettriche che investono la Terra e provengono, come sembra, proprio dalla zona dove è scomparsa una ventina di anni prima la spedizione del Progetto Lima, capitanata da H. Clifford McBride, padre di Roy, siano causate proprio dal vecchio Clifford, ancora vivo. Il nostro, di cui sentiamo fuori campo le riflessioni in prima persona, deve dunque viaggiare verso la Luna, Marte e poi Nettuno per arrivare alle origini del problema e risolvere il mistero. Mistero che è anche dentro di sè, nel suo rapporto con un padre idolatrato ma assente. Fantascienza di viaggio, quella di "Ad Astra", ma soprattutto fantascienza del personaggio e del suo rovello interiore, che Brad Pitt sa incarnare con il dovuto spessore. Non prevalgono qui le avventure, le battaglie, il terrore dello spazio profondo. Quello che prevale piuttosto è il terrore generato dalle profondità insondabili che è capace di raggiungere la mente umana. E questa ricerca del padre è condotta col timore di percepirne la morte o, peggio ancora, di vederne confermata l'assenza. Con uno stile lento e pensoso, che la colonna sonora del tedesco Max Richter riempie di suggestione, Gray costruisce una fantascienza meditata e non roboante, che si perde e ci perde nel freddo silenzioso dello spazio profondo.
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