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steffa
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venerdì 14 febbraio 2020
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tanto fumo e molto poco arrosto
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il film è molto pretenzioso, si intravedono gli intenti ma la stesura è molto molto mediocre e poco originale
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dace74
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venerdì 31 gennaio 2020
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brad che mi combini?
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Per pura fortuna ho zompato l'uscita ripromettendomi di recuperarlo appena vedibile da rete....Google mi manda il solito reminder ed io ci ricasco e me lo noleggio. Mannaggia.... Ci aveva già provato Clooney con Solaris ad avventurarsi nel fantascientifico e l'avventura era finita maluccio (nota:qui rivaluto Solaris alla grandissima!), ma qui siamo davvero ad altissimi livelli di incomprensibilità:sceneggiatura inesistente, cose buttate a caso senza alcuna spiegazione (pirati lunari? ma che davvero?) una storia che non decolla mai. La parte scientifica non la tocco nemmeno, fuori da ogni logica. Il finale...boh... Orribile, da starne lontani.
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felicity
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giovedì 23 gennaio 2020
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convenzionale, prevedibile, privo di anima
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Cuore di tenebra nello spazio, Ad Astra è un film antipaticissimo e tronfio.
Un viaggio che è anche interiore in cerca di un uomo che è anche un simbolo.
Brad Pitt non sta mai zitto e narra e commenta costantemente tutto quello che gli accade e tutto quello che gli passa per la testa: davvero un voice over fastidioso e invadente.
Quando non parla, Pitt piroetta elegantemente a gravità zero accompagnato da magnifiche musiche minimaliste e luci colorate.
Ad Astra - con il muto - è un gustoso polpettone che pesca ingredienti da Kubrick e da Solaris e procede a botte di simbolismi e metafore rappresentati su quella magnifica tela d’artista che è il cosmo.
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Cuore di tenebra nello spazio, Ad Astra è un film antipaticissimo e tronfio.
Un viaggio che è anche interiore in cerca di un uomo che è anche un simbolo.
Brad Pitt non sta mai zitto e narra e commenta costantemente tutto quello che gli accade e tutto quello che gli passa per la testa: davvero un voice over fastidioso e invadente.
Quando non parla, Pitt piroetta elegantemente a gravità zero accompagnato da magnifiche musiche minimaliste e luci colorate.
Ad Astra - con il muto - è un gustoso polpettone che pesca ingredienti da Kubrick e da Solaris e procede a botte di simbolismi e metafore rappresentati su quella magnifica tela d’artista che è il cosmo. Ad Astra - senza il muto - è la stessa roba ma con la commentary track, perché Gray è terrorizzato dall’idea che a qualcuno possa sfuggire il messaggio. Con il difetto ulteriore che la commentary track in questione è scritta da un sedicenne sospeso tra un po’ di filosofia da terza liceo e la voglia di frasi a effetto tipica dei Baci Perugina e dei romanzi di Fabio Volo.
In sostanza questo film sta davvero dicendo cose interessanti? (spoiler: no) C’era bisogno che me le spiegasse a parole rendendo così superflui gli sforzi di Gray di comunicare la stessa cosa tramite immagini? No di certo.
Ad Astra è un film schizofrenico e costantemente in corsa contro se stesso, ridondante nel suo continuo spiegarsi e giustificarsi.
Un film timido e insicuro come il suo protagonista, poco convinto delle sue stesse rivelazioni esistenziali.
Per concludere: Ad Astra è un film che presenta una confezione magniloquente, visivamente impeccabile, ma è proprio sul versante della trama e dell’intreccio che l’opera si rivela irrimediabilmente convenzionale, prevedibile, priva di anima.
La malinconia dell’astronauta, affidata agli insistenti primi piani di Brad Pitt, alla sua voce stentorea in voice-over, sembrerebbe aspirare a un ritratto esistenzialista.
La sceneggiatura, purtroppo, si rivela estremamente superficiale, mentre la bellezza delle immagini e degli scenari astrali non basta a riscattare un film povero di vere emozioni.
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melies
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mercoledì 18 dicembre 2019
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se ne poteva fare a meno
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recensione ancora più biliosa per il fatto che a causa di pronlemi tecnici quella precedente si è "cancellata" prima di inviarla (se ne trovate un'altra, a voi la scelta)
riassumo: un buon lavoro di scenografia computerizzata e una prestazione di buon livello di Brad Pitt
soggetto discutibile e il sugo (il predecessore nello spazio o giù di lì che ha dato fuori di matto) c'è in moltio altri film anche di serie B o lo abbiamo visto in "Sunshine", pellicola di pretese molto più basse ma a mio avviso più credibile anche sotto il profilo (fanta)scientifico almeno fino all'epilogo
Qui il predecessore è anche il padre dell'eroe e a proposito attori come Tommy lee Jones e Donald Sutherland che ci azzeccano col film ? o arricchiscono la locandina?
Il resto si trascina parecchio per non parlare dell'epico assalto alla diligenza da parte dei pirati lunari che rappresenta un'importante momento esplicatrivo per lo spettatore.
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recensione ancora più biliosa per il fatto che a causa di pronlemi tecnici quella precedente si è "cancellata" prima di inviarla (se ne trovate un'altra, a voi la scelta)
riassumo: un buon lavoro di scenografia computerizzata e una prestazione di buon livello di Brad Pitt
soggetto discutibile e il sugo (il predecessore nello spazio o giù di lì che ha dato fuori di matto) c'è in moltio altri film anche di serie B o lo abbiamo visto in "Sunshine", pellicola di pretese molto più basse ma a mio avviso più credibile anche sotto il profilo (fanta)scientifico almeno fino all'epilogo
Qui il predecessore è anche il padre dell'eroe e a proposito attori come Tommy lee Jones e Donald Sutherland che ci azzeccano col film ? o arricchiscono la locandina?
Il resto si trascina parecchio per non parlare dell'epico assalto alla diligenza da parte dei pirati lunari che rappresenta un'importante momento esplicatrivo per lo spettatore.
Concludo con un'informativa della Difesa Americana circa lo "scudo sapaziale", loro sostengono che quello usato da B. Pitt. per attraversare gli asteroidi NON è quello originale.
L'eroe ha "preso al volo" l'astronave di ritorno come facevo io negli anni 50 con il tram
Mi ero lamentato della trovata finale di Gravity, scusami Sandra Bullok!
Non è un "brutto" film ma non ho più 14v anni da troooppo tempo
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pietrosg
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venerdì 13 dicembre 2019
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un film essenzialmente stupido
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Girato male, nessun rispetto a qualsivoglia aspetto scientifico. Noia abissale e grande pochezza di sentimenti. Un qualsiasi b/n giapponese anni '50 genera più pathos. Devo rivedere in fretta qualche pellicola con Tommy Lee Jones per fargli riguadagnare punti nei miei pensieri. Il buon Brad, beh, ha inciampato alla grande. Trama più prevedibile della fine del Titanic, un protagonista che saltella per il sistema solare come se girasse nel cortile.... Un cinepanettone in negativo
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lucio di loreto
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venerdì 8 novembre 2019
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la solitudine dei numeri 1
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Numerosi picchi di energia minacciano da sistemi lontani l’esistenza terrena. Per cercare di capire il mistero è il maggiore McBride ad essere incaricato dallo SpaceCom di risolvere l’arcano, lui sì sopravvissuto ad un incidente causato proprio da tali sbalzi. Il perché di questa scelta – oltre alla conclamata abilità di Brad Pitt/Roy di viaggiare in orbite sconosciute – deriva dall’aver scoperto che le ondate in questione provengono dal lontano Nettuno, base del Progetto Lima al comando del quale, prima di scomparire dai radar, c’era suo padre Clifford. Costui, inarrivabile e primordiale campione ad attraversare e scoprire originariamente ogni tipo di pianeta per tentarne la colonizzazione in questo futuro non troppo lontano, ha come scopo e convinzione quello di trovare nuove forme di vita aliene, intelligenti e compatibili con la razza umana.
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Numerosi picchi di energia minacciano da sistemi lontani l’esistenza terrena. Per cercare di capire il mistero è il maggiore McBride ad essere incaricato dallo SpaceCom di risolvere l’arcano, lui sì sopravvissuto ad un incidente causato proprio da tali sbalzi. Il perché di questa scelta – oltre alla conclamata abilità di Brad Pitt/Roy di viaggiare in orbite sconosciute – deriva dall’aver scoperto che le ondate in questione provengono dal lontano Nettuno, base del Progetto Lima al comando del quale, prima di scomparire dai radar, c’era suo padre Clifford. Costui, inarrivabile e primordiale campione ad attraversare e scoprire originariamente ogni tipo di pianeta per tentarne la colonizzazione in questo futuro non troppo lontano, ha come scopo e convinzione quello di trovare nuove forme di vita aliene, intelligenti e compatibili con la razza umana. La base sotterranea di Marte è il luogo sicuro per stabilire un contatto tra i due e riportare in sé l’uomo, secondo le agenzie di comando uscito fuori di testa se realmente ancora vivo. James Gray dirige e scrive i versi di questo racconto poetico in modo magistrale, esaltando da un lato l’amato rapporto conflittuale genitore e figlio, già intravisto nella sua interessante filmografia (The Yards, Two Lovers, I Padroni della Notte e Civiltà Perduta), e dall’altro la solitudine di chi eccelle in maniera così spasmodica dall’allontanarsi da qualunque cosa ne intralci progressi, ingegno e scoperte, persino se famiglia e affetti vari. In modo onirico il director sembra infatti concedere a queste comunicazioni astrali, sotto forma di picchi estremi, il messaggio che Clifford dà alla realtà comune e fantascientifica, come fossero proprie grida per attirare un nuovo mondo del quale è a caccia e allo stesso tempo allontanare ed estinguere quello da cui è partito! I dialoghi vengono ridotti al minimo se non per giustificare l’ottima trama, tipo le rivelazioni sul voler eliminare l’ultimo ammutinato rimasto per riportare calma nello spazio sguarnito, o per testimoniare la perdita dei propri genitori e compagni di viaggio, improvvisamente e probabilmente fatti fuori perché d’intralcio. Il maggior interesse di una sceneggiatura al limite del dark è difatti quello di rappresentare le sconfitte umane dei due protagonisti, a caccia di rivalsa in luoghi inaccessibili e lontano da tutti, grazie a dei romantici e deliziosi flashback su quello che è stato, sarebbe potuto essere ma che non c’è più e che sembra drammaticamente portare Roy ad una situazione paritaria di Clifford. L’ansia, il terrore e il rimpianto che echeggiano dalla voce fuori campo di un mai così triste e serioso Pitt, se fanno inizialmente immaginare che la paura sia unità a fedeltà verso il programma di recupero e dedizione e attaccamento alla nazione, man mano che si va avanti lo rendono simile al padre, un Tommy Lee Jones stremato ma mai domo. Entrambi rimangono soli nel proprio equipaggio, scansando con le buone o le cattive chiunque voglia mettersi tra loro e le orbite estreme. La loro base resterà infatti vuota, perché è l’isolamento l’unica arma che hanno, in un mondo dove le emotività dei “numeri uno” vengono criptate e rifiutate. Interessante inoltre è la trasposizione umanoide e non di ogni pianeta incontrato, portando il monolite di Kubrick a un grado più contemporaneo e violento, con banditi, pirati ladri, babbuini killer e congetture tra graduati a farla da padrone su Luna, Marte o stazioni spaziali varie in attesa di rinforzi. L’adrenalina di raggiungere un futuristico colonnello Kurtz in questa interstellare Apocalypse Now, ha il suo apice nell’introspettivo incontro finale, dove i piani in sequenza di Gray sui protagonisti, ognuno dei quali non rinnegante le proprie scelte passate, li obbligano – per la prima volta – a dover decidere cosa fare per se ma soprattutto per gli altri. La bomba nucleare che Roy sta per sganciare ha come significato quello di resettare le precedenti convinzioni e accettare o meno che l’unica presenza di vita intelligente nell’ospitale universo sia quella umana, optando perciò se rapportarsi ad essa per recuperare amore e normalità, o rimanere atipico e perdersi definitivamente verso il cosmo infinito.
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enrico
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venerdì 18 ottobre 2019
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orribile e noiosissimo
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Non si pretendo un capolavoro assoluto come 2001 Odissea nello Spazio. In quel film la lentezza era un valore aggiuto. Non si cerca nemmeno un film tutto scoppi ed inseguimenti alla Guerre Stellari.
Un film introspettivo, si dice. I film introspettivi se non sono fatti più che bene, sono una lagna mostruosa. Già non mi è piaciuto per nulla Interstellar, questo ricalca esattamente quel cliché. Già è lento lo spazio, rallentare ancora di più il film con i lunghi silenzi è assolutamente assurdo. Poche parole malinconiche dette ogni tanto, la fotografia non basta, il film fa addormentare, i silenzi non sono adatti ad un attore come Brad Pitt, inespressivo come mai in questo film.
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Non si pretendo un capolavoro assoluto come 2001 Odissea nello Spazio. In quel film la lentezza era un valore aggiuto. Non si cerca nemmeno un film tutto scoppi ed inseguimenti alla Guerre Stellari.
Un film introspettivo, si dice. I film introspettivi se non sono fatti più che bene, sono una lagna mostruosa. Già non mi è piaciuto per nulla Interstellar, questo ricalca esattamente quel cliché. Già è lento lo spazio, rallentare ancora di più il film con i lunghi silenzi è assolutamente assurdo. Poche parole malinconiche dette ogni tanto, la fotografia non basta, il film fa addormentare, i silenzi non sono adatti ad un attore come Brad Pitt, inespressivo come mai in questo film.
Ne viene fuori un polpettone da due ore di assoluto sonno.
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kronos
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domenica 13 ottobre 2019
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odissea nell'ospizio
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Fallimentare tentativo di trasporre in chiave fantascientifica "Cuore di tenebra" di Conrad, con un occhio rivolto a Kubrick e l'altro al precedente Civiltà perduta dello stesso Gray.
Nonostante le buone intenzioni Ad Astra non compie il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino, o meglio del rendere plausibile l'implausibile, prodigio che spesso riesce al miglior cinema yankee.
Stavolta la sceneggiatura appare difettosa dal primo all'ultimo minuto, tra forzature, incoerenze, pause soporifere e mancanze di buon senso.
Il cast di veterani datati oltremisura (l'età media dei tre protagonisti Pitt, Sutherland e Tommy Lee Jones s'aggira attorno ai 70 anni!) rischia d'apparire improbabile e comunque non fa la differenza.
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Fallimentare tentativo di trasporre in chiave fantascientifica "Cuore di tenebra" di Conrad, con un occhio rivolto a Kubrick e l'altro al precedente Civiltà perduta dello stesso Gray.
Nonostante le buone intenzioni Ad Astra non compie il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino, o meglio del rendere plausibile l'implausibile, prodigio che spesso riesce al miglior cinema yankee.
Stavolta la sceneggiatura appare difettosa dal primo all'ultimo minuto, tra forzature, incoerenze, pause soporifere e mancanze di buon senso.
Il cast di veterani datati oltremisura (l'età media dei tre protagonisti Pitt, Sutherland e Tommy Lee Jones s'aggira attorno ai 70 anni!) rischia d'apparire improbabile e comunque non fa la differenza.
La realizzazione è tecnicamente nella media delle produzioni hollywoodiane odierne, ma tranne che nel vertiginoso incipit non riesce mai a bucar lo schermo e a lasciar qualcosa nella memoria di chi guarda.
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samanta
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domenica 13 ottobre 2019
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la scoperta della felicità e dell'amore ...
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E' un film di fantascienza diretto da James Gray,che come regista non ha fatto molti film 7ed 8 alcuni dei quali si sono dimostrati dei flop disastrosi: The Yards (incassò 900 mila $ a fronte di un budgett di 24 milioni!), anche l'ultimo girato Civiltà perduta (da me recensito) a fronte di un budget di 30 milioni di $ ha incassato solo 20 milioni. Questo film a fronte di un budget stratosferico di 87milioni e mezzo di $ ha incassato finora 113 milioni (dati Box Office Mojo), si vede che qualcuno lassù (ad Hollywood) lo ama ...
Il regista però occorre riconoscerlo ha indubbie qualità tecniche ma un modo lento di gestire storie interessanti, che alla fine annoia lo spettatore.
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E' un film di fantascienza diretto da James Gray,che come regista non ha fatto molti film 7ed 8 alcuni dei quali si sono dimostrati dei flop disastrosi: The Yards (incassò 900 mila $ a fronte di un budgett di 24 milioni!), anche l'ultimo girato Civiltà perduta (da me recensito) a fronte di un budget di 30 milioni di $ ha incassato solo 20 milioni. Questo film a fronte di un budget stratosferico di 87milioni e mezzo di $ ha incassato finora 113 milioni (dati Box Office Mojo), si vede che qualcuno lassù (ad Hollywood) lo ama ...
Il regista però occorre riconoscerlo ha indubbie qualità tecniche ma un modo lento di gestire storie interessanti, che alla fine annoia lo spettatore.
[Spoiler] In questo film si vede in un futuro prossimo un valente astronauta: il maggiore Roy McBride (Brad Pitt) convocato dai vertici del suo comando perché una astronave del progetto Lima comandata dal padre Clifford (Tommy Lee Jones) anche lui leggendario astronauta partita da 29 anni da 16 non dà più comunicazioni: doveva raggiungere Nettuno e di lì cercare di scoprire segni di vita nell'Universo: il c.d. Progetto LIMA. Il suo scopo è di andare nella base avanzata di Marte (con tappa sulla Luna) e cercare di riaprire i contatti con il padre anche perché da Nettuno provengono picchi di energia che causano gravi disastri sulla terra. Roy obbedisce ha sacrificato la sua vita compreso la moglie che lo ha lasciato e deciso di non avere figli per vivere quasi come un manichino dedito alle scoperte spaziali. A farla breve, scopre anche grazie ad un vecchio amico del padre il colonnello Pruitt (Donald Sutherland) che lo intendono utilizzare per individuare l'astronave del padre e poi inviare un astronave che con una bomba atomica la distrugga.. Roy stabilisce il contatto con il padre si impadronisce di questa astronave, raggiunge l'astronave del padre che è rimasto solo e non per colpa sua l'astronave manda i picchi di energia ma del suo equipaggio che si era ammutinato. Tralascio il finale anche se poi Roy ritorna sulla Terra e si riconcilia con la vita e con la donna che ama.
Il film il cui soggetto richiama un poco un famoso film : Il pianeta proibito (Con Leslie Nielsen quando non faceva ancora film comici) in cui si cercava un'astronave scomparsa, ha un soggetto e una trama interessante, con un'atmosfera quasi religiosa: le preghiere dette dagli astronauti, il cercare la vita nell'Universo (dimenticando però quella sulla terra), un personaggio commenta le vane ricerche di una vita nello spazio indicando il cielo "forse qualcuno non vuole", un'atmosfera che permea la volontà dell'uomo di violare i limiti del proprio sistema solare, ci sono anche scene di azione (come gli scontri con i banditi sulla Luna) ma il film è irrimediabilmente lento, aggravato dalla continua voce fuori campo di Roy che scava dentro il suo essere le proprie condizioni e situazioni fisiche. Il regista avrebbe dovuto rendersi conto che un film di fantascienza specie di questo tipo si deve reggere su scene di tensione, di azione, di suspence, che mancano e se ci sono il loro sviluppo è poco agile. Oltre tutto la recitazione di Brad Pitt è buona, ma evidentemente questo suo agire introspettivo, quasi da automa non fa parte delle sue performance, la presenza di due assi come Sutherland e Lee Jones non impinge molto sull'andamento del film, stante la brevità delle loro apparizioni, visto che si è speso moltissimo tanto valeva aumentare la loro presenza. Alcune scene come quella finale con i 2 McBride che galleggiano nello spazio anche se ripresa da Gravity è molto bella. Ho trovato confortante il finale con Roy che ritrova sé stesso, la vita, l'amore, le piccole cose (prendere il caffè in un bar) che danno la felicità semplice e ordinaria e questo va a onore del regista: basta con i catastrofismi da 4 soldi sul futuro.
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cdpower
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domenica 13 ottobre 2019
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schifo pietà
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Speri fino alla fine che succeda qualcosa, e quel qualcosa non arriva mai, mi spiace ho buttato via i miei soldi, consigliato a chi soffre di insonnia...non mi ha nemmeno consolata Brad Pitt piu brutto del solito
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