Un film angosciante che racconta un'ossessione e si interroga attraverso la science-fiction sull'accettazione dell'età adulta. Recensione di Marzia Gandolfi, legge Giovanni Cannata.
di A cura della redazione
Da qualche parte nello spazio, un campo elettrico minaccia la sopravvivenza della Terra. Il Maggiore Roy McBride è incaricato della missione che dovrebbe liquidare il problema. Ma le cose non sono così semplici perché Roy è il figlio di Clifford McBride, pioniere dello spazio partito ventinove anni prima per cercare segni di vita su Nettuno.
James Gray torna sull'idea che guida da sempre il suo cinema e che è il principio stesso della tragedia: qualsiasi cosa facciamo non possiamo fuggire il nostro passato. Di nuovo è una questione di padri e figli, di padri megalomani che conducono i propri figli nelle segrete dei loro sogni fatali.
Una spedizione esplorativa prende un'altra dimensione, liberando le forze contraddittorie che guidano il desiderio ossessivo di avventura e conoscenza.
In occasione dell'uscita al cinema di Ad Astra, Giovanni Cannata interpreta la recensione di Marzia Gandolfi.