alex2044
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martedì 1 gennaio 2019
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deludente affabulazione
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Deludente , una volta tanto la commedia francese ha fatto cilecca . L'inizio è promettente , spiritoso ed anche interessante per l'argomento trattato , audio libri o carta per leggere un libro . Un busillis che l'editore protaginista cerca di sviscerare con razionalità e senso della realtà . Poi però il film si incarta a raccontare di intrecci amorosi molto poco interessanti e in qualche caso perfino ridicoli . Per arrivare poi ad un finale qualunque , usando la classica tecnica che si usa quando non si sa come fare finire un'opera , cioè troncandola improvvisamente lasciando tutto in sospeso .Gli attori non paiono particolarmente in forma .
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Deludente , una volta tanto la commedia francese ha fatto cilecca . L'inizio è promettente , spiritoso ed anche interessante per l'argomento trattato , audio libri o carta per leggere un libro . Un busillis che l'editore protaginista cerca di sviscerare con razionalità e senso della realtà . Poi però il film si incarta a raccontare di intrecci amorosi molto poco interessanti e in qualche caso perfino ridicoli . Per arrivare poi ad un finale qualunque , usando la classica tecnica che si usa quando non si sa come fare finire un'opera , cioè troncandola improvvisamente lasciando tutto in sospeso .Gli attori non paiono particolarmente in forma . Si salvano , forse , il protagonista Guillaume Canet , preciso ed incisivo e ben in parte ed il sempre simpatico Vincent Macaigne che però rischia di finire con l'essere relegato al clichè del finto ingenuo , un po' furbetto come in molti suoi precedenti film . Gli altri, come già anticipato , compresa una sciatta Juliette Binoche , galleggiano con poca personalità in un film che per le sue carenze oggettive invece ne avrebbe molto bisogno .
A questo punto , a difesa della commedia francese , vorrei inviare ai distributori italiani una piccola prece . Al TFF è stata presentato il film Ulysse e Mona , una piccola commedia curiosa , spiritosa , malinconica ma anche sorridente , un vero proprio gioiello , con un Eric Cantonà strepitoso . Che merita una programmazione un po' più larga di quella ristretta di un festival e che sopratutto vale dieci volte di più del film appena commentato e assolutamente sopravvalutato
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[+] film deludente
(di chiara___)
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alberto virdis
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mercoledì 9 gennaio 2019
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dialoghi artefatti e intreccio mediocre
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Una deludente commedia francese eccessivamente verbosa e basata su dialoghi artefatti, tendenti al ridicolo. Sceneggiatura da censurare, a tratti sembra la trasposizione su script di un saggio breve sui problemi dell'editoria contemporanea e la sfida degli ebook ai libri cartacei: interessante, per carita, ma dopo 10' già stanca.
Non stanca però i personaggi, tanto da diventare il problema che attanaglia le coppie 24h su 24, diventando pressoché l'unico argomento che essi sono in grado di affrontare già appena svegli, e poi subito dopo aver fatto l'amore, quando mangiano, quando bevono, quando si incontrano, quando pensano, prima di andare a letto.
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Una deludente commedia francese eccessivamente verbosa e basata su dialoghi artefatti, tendenti al ridicolo. Sceneggiatura da censurare, a tratti sembra la trasposizione su script di un saggio breve sui problemi dell'editoria contemporanea e la sfida degli ebook ai libri cartacei: interessante, per carita, ma dopo 10' già stanca.
Non stanca però i personaggi, tanto da diventare il problema che attanaglia le coppie 24h su 24, diventando pressoché l'unico argomento che essi sono in grado di affrontare già appena svegli, e poi subito dopo aver fatto l'amore, quando mangiano, quando bevono, quando si incontrano, quando pensano, prima di andare a letto. Insomma, sempre.
La recitazione è penalizzata da un cattivo doppiaggio, e annovera anche una deludente interpretazione di Juliette Binoche, ma la perla è aver inserito la figura del figlio di una delle coppie (Canet/Binoche) che compare due volte per pochi istanti, unicamente per giocare col papà. Poi scompare, le coppie sono troppo impegnate a parlare dei problemi dell'editoria attuale per poter seguire realmente un figlio.
Il tutto è appena poggiato su un debolissimo intreccio amoroso di tradimenti, amori e vita di coppia, scarsamente sviluppato e abbandonato a sè stesso in un finale inconclusivo.
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foffola40
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mercoledì 9 gennaio 2019
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noia, noia
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racconto banale di alcune coppie, in particolare due che lavorano nella editoria, come scrittore,l'uno e come editore l'altro. Ambedue con libertà hanno storie di sesso con altre pur avendo una situazione sentimental -sociale strutturata. Due le frasi che ricorrono inesorabilmente durante tutto il film: il digitale prenderà presto il posto della scrittura a stampa, le biblioteche diventeranno custodi di libri ma senza clienti che si documenteranno con i mezzi elettronici. Il secondo ritornello è quello della autobiografia romanzata caratteristica principale dei libri dello scrittore che racconta le sue storie sentimental sessuali nei suoi libri a rischio che le protagoniste possano riconoscersi.
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racconto banale di alcune coppie, in particolare due che lavorano nella editoria, come scrittore,l'uno e come editore l'altro. Ambedue con libertà hanno storie di sesso con altre pur avendo una situazione sentimental -sociale strutturata. Due le frasi che ricorrono inesorabilmente durante tutto il film: il digitale prenderà presto il posto della scrittura a stampa, le biblioteche diventeranno custodi di libri ma senza clienti che si documenteranno con i mezzi elettronici. Il secondo ritornello è quello della autobiografia romanzata caratteristica principale dei libri dello scrittore che racconta le sue storie sentimental sessuali nei suoi libri a rischio che le protagoniste possano riconoscersi. Ecco qua: il resto niente. Ho dimenticato belle case francesi traboccanti di libri e di disordine creativo, molto vino e molte chiacchiere inconsistenti foffola40
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samanta
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domenica 6 gennaio 2019
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le coppie ztl
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Il film del regista francese Olivier Assayas (ultimi film: Personal Shopper, Sils Maria) ha una duplice lettura che può trarre in inganno. Da una parte un discorso di idee sul futuro elettronico e digitale dei libri e della cultura, dall'altra i tradimenti di coppia e le relazioni sentimentali che scoppiano. Non condivido chi ha visto due film diversi e male assemblati, ma invece si tratta della rappresentazione di un mondo ben presente nella nostra società.
[Spoiler] I protagonisti sono: Alain (Guillaume Canet) Direttore di un'importante casa editrice, la moglie Selena (Juliette Binoche) nota attrice interprete di una serie TV di successo che è l'amante di Leonard (Vincent Macaigne) romanziere che ama raccontare nei suoi libri le proprie storie amorose, sia pure mascherandole e al quale, l'ultimo libro gli è stato rifiutato (in modo perfido) da Alain che, a suo volta, ha come amante la giovane Laure (Christa Thèret) dipendente della casa editrice e addetta al settore digitale, infine Valerie (Nora Hamzawi) assistente impegnatissima di un noto politico.
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Il film del regista francese Olivier Assayas (ultimi film: Personal Shopper, Sils Maria) ha una duplice lettura che può trarre in inganno. Da una parte un discorso di idee sul futuro elettronico e digitale dei libri e della cultura, dall'altra i tradimenti di coppia e le relazioni sentimentali che scoppiano. Non condivido chi ha visto due film diversi e male assemblati, ma invece si tratta della rappresentazione di un mondo ben presente nella nostra società.
[Spoiler] I protagonisti sono: Alain (Guillaume Canet) Direttore di un'importante casa editrice, la moglie Selena (Juliette Binoche) nota attrice interprete di una serie TV di successo che è l'amante di Leonard (Vincent Macaigne) romanziere che ama raccontare nei suoi libri le proprie storie amorose, sia pure mascherandole e al quale, l'ultimo libro gli è stato rifiutato (in modo perfido) da Alain che, a suo volta, ha come amante la giovane Laure (Christa Thèret) dipendente della casa editrice e addetta al settore digitale, infine Valerie (Nora Hamzawi) assistente impegnatissima di un noto politico.
In realtà tutti loro sanno tutto degli altri e sopportano i reciproci tradimenti perché, si giustificano, che li conoscono solo "implicitamente". A mio avviso la trama è un quadro impietoso di un mondo radical chic di sinistra, che vive a sé stante, nel proprio benessere del tutto isolati dalla gente e dal vivere comune. Un personaggio del film all'obiezione afferma "Ma chi è la gente?". La risposta sarebbe semplice: sono quelli tartassati dalle tasse, che lavorano e non riescono ad arrivare alla fine del mese, che vedono con preoccupazione l'immigrazione e i servizi sempre più scadenti. Ma i radical chic si parlano continuamente addosso, nel loro mondo sono preoccupati dell'avvenire della cultura: trionferanno gli e-book o gli audio libri? Internet soppianterà le biblioteche? insomma i famosi "discorsa" di Totò, che si dilungano per tutto il film, rendendolo invero un pò noioso. Sono personaggi autoreferenziali, che vivono lontano dal mondo reale (il film fa capire perché ci sono i gilet gialli) e che impiegano la parte affettiva in tradimenti sessuali reciproci. Laure parte per Londra, ma come sa già verrà sostituita da un'altra, giovane e bella che sarà sicura preda di Alain, quanto a Selena chiude la relazione con Leonard al quale la moglie Valerie dice di essere incinta, questi sorpreso esclama, "Come è possibile abbiamo fallito la procreazione assistita, non abbiamo una gran vita sessuale? E' un miracolo !" Gli risponde freddamente Valerie "Non è un miracolo, ma un fatto", implicitamente tutto è possibile!
In conclusione un film che coraggiosamente mette a nudo (e alla berlina) il quadro decadente da un punto di vista umano dell'"Intellighèntia" che domina in Occidente, sembra quasi che gli annunci il funerale.
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vanessa zarastro
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venerdì 11 gennaio 2019
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questi intellettuali parigini...
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“Double vies”, il titolo originale, sembra un film di Woody Allen rivisitato in versione parigina. Il dialogo serrato e il milieu di intellettuali borghesi – scrittori, editori, attori di teatro ecc. – ci riportano alla borghesia newyorkese di Park Avenue tanto celebrata da Allen a partire da “Hannah e le sue sorelle” del 1986 in poi. E che dire del personaggio di “Harry a pezzi” dove l’autobiografia romanzata del protagonista rivela adulteri, tradimenti, menzogne e odi nascosti, non ricorda un po’ Léonard Spiegel, lo scrittore del film francese?
“Il gioco delle coppie”, girato in 16 mm, è una farsa a cui forse manca un po’ di humour ebraico, ma guarda casa lo scrittore è ebreo come i tanti anti-eroe (uno schemiel in Yiddish) mostrati da Allen, in vari film.
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“Double vies”, il titolo originale, sembra un film di Woody Allen rivisitato in versione parigina. Il dialogo serrato e il milieu di intellettuali borghesi – scrittori, editori, attori di teatro ecc. – ci riportano alla borghesia newyorkese di Park Avenue tanto celebrata da Allen a partire da “Hannah e le sue sorelle” del 1986 in poi. E che dire del personaggio di “Harry a pezzi” dove l’autobiografia romanzata del protagonista rivela adulteri, tradimenti, menzogne e odi nascosti, non ricorda un po’ Léonard Spiegel, lo scrittore del film francese?
“Il gioco delle coppie”, girato in 16 mm, è una farsa a cui forse manca un po’ di humour ebraico, ma guarda casa lo scrittore è ebreo come i tanti anti-eroe (uno schemiel in Yiddish) mostrati da Allen, in vari film.
Nel film francese è mostrata la storia di due coppie quella di Alain, l’editore, e quella di Léonard, lo scrittore. La moglie di Alain è Selena, un’attrice di teatro attualmente impegnata in una di quelle serie Tv “che creano dipendenza e visione compulsiva” dove interpreta una poliziotta – anzi un’agente dell’unità di crisi – e che, segretamente, ha un rapporto con Léonard da ben sei anni. Valérie è la compagna dello scrittore che milita nella politica (di sinistra…) e aiuta David nella sua campagna elettorale.
Molte sono le domande che vengono poste nel film e lunghe sono le dissertazioni filosofiche sulle nuove tecnologie digitali che stanno soppiantando il tradizionale rapporto tra uomini, libri, scrittura e modalità di comunicazione. Un bene? Un male? Un dato di fatto. E che ne sarà degli autori che traggono spunto per scrivere prevalentemente della loro biografia? E che ne sarà dell’arte?
I più giovani sono a favore della multimedialità e sostengono che il cambiamento è evoluzione, è progresso, come asserisce Laure, la giovane bisessuale counceler della casa Vernet - che ricorda la storica Èditions du Seuil che pubblica essenzialmente libri di letteratura e scienze umane - e che ha un breve rapporto sessuale con Alain. “Il software è l’unico reale contemporaneo - afferma Laure -…ai tempi della post-verità”.
In una delle riunione di amici intellettuali emerge anche che: “I tweet sono gli haiku della nostra epoca”. Sono tutti un po’ preoccupati di essere al passo dei tempi, a trasporre sui nuovi media i prodotti culturali novecenteschi, dal supporti analogici alle nuove interfacce digitali. Libri oblog? e.book oppure e.reader? Sembra che recentemente gli audiolibri letti da attori celebri vendano più di tutti. Il tutto avviene però su un sottofondo di incertezza, di vuoto, di disamore politico e di rischio di perdere il lavoro più come come status sociale che come fonte di sostentamento.
Così racconta il regista: «Non parteggio per l’uno o per l’altro (ndr Alain e Léonard). Sono solo due rappresentanti della società contemporanea; mi sono basato su personaggi reali, perché la finzione non può esistere di fatto senza autobiografismo, anche quando rimane nascosto. Truffaut aspettava i film di certi registi per avere informazioni su amicizie e conoscenze in comune. Credo che la finzione sia più autentica di un documentario, perché riesce a scandagliare la complessità del mondo e dell’individuo».
Olivier Assayas ha voluto inserire qua e là alcune citazioni di film, anche se non mi pare ci sia alcun riferimento nel suo linguaggio figurativo. Nell’incontro iniziale tra Léonard e Alain viene citata la frase finale de “Il Gattopardo”: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che cambi tutto”. Ma anche “Il nastro bianco” di Haneke che, in un bianco e nero bergmaniano presenta un clima di attesa opprimente, a cui Léonard contrappone un irriverente rapporto sessuale, raccontato nel suo ultimo libro “Punto finale”. È citato anche “Luci d’Inverno” di Ingmar Bergman, con il prete che ha perso la fede e predica in una chiesa vuota.
Alcuni critici considerano “Il gioco delle coppie” un’autocitazione del regista, o meglio, un remake di “Fin août, début septembre” realizzato esattamente vent’anni fa. Lì Assayas aveva seguito la vita di alcuni giovani nell’arco di un anno, dall’agosto al settembre dell’anno successivo, in particolare quella di Gabriel che lavorava in una casa editrice, e quella del suo amico Adrien, uno scrittore in crisi di ispirazione. Anche le scelte musicali sono un po’ nostalgiche di un’epoca passata come, ad esempio, la canzoneHere come the Martian Martians di Jonathan Richman & The Modern Lovers degli anni ’70.
Una sola domanda: perché i francesi così famosi per la loro alta cucina, nel film vengono sempre ritratti a bere nei giusti calici, ma a mangiare scomodi, formaggi, pesci o crudités su piatti appoggiati sulle ginocchia o su bassi tavolini?
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gabrjack
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lunedì 11 maggio 2020
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"cambiare tutto per non cambiare niente"
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La commedia francese si adegua ai tempi anche se rimane fedele a se stessa con una sceneggiatura liberamente interpretata dagli attori che si divertono a plasmarla e ad arricchirla. Si sa che i triangoli amorosi da quelle parti vengono vissuti in modo leggero senza gelosie o possessività quasi come un percorso di crescita personale e sentimentale. Al massimo si stupiscono se il partner scopre facilmente la tresca ma fa parte del gioco è quasi una distrazione dal mondo che cambia in fretta e dove è sempre piu difficile adeguarsi. Nel mondo dell'editoria (dove è ambientato il film)come nella vita il progresso tecnologico e la digitalizzazione pongono nuove sfide.
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La commedia francese si adegua ai tempi anche se rimane fedele a se stessa con una sceneggiatura liberamente interpretata dagli attori che si divertono a plasmarla e ad arricchirla. Si sa che i triangoli amorosi da quelle parti vengono vissuti in modo leggero senza gelosie o possessività quasi come un percorso di crescita personale e sentimentale. Al massimo si stupiscono se il partner scopre facilmente la tresca ma fa parte del gioco è quasi una distrazione dal mondo che cambia in fretta e dove è sempre piu difficile adeguarsi. Nel mondo dell'editoria (dove è ambientato il film)come nella vita il progresso tecnologico e la digitalizzazione pongono nuove sfide. Come uscirne? Sopravviverà ancora il libro quello che si compra in libreria dall'assalto degli e-book e dell'audiolibro? Ma sopravviverà sopratutto una certa editoria di nicchia dall'assalto dei media sempre affamati di contenuti e pronti a snaturarla in nome del profitto? Sono gli argomenti in cui si dibatte il film senza prenderli però troppo sul serio. Sembra che alla fine tutto questo cambiamento non porterà ad alcun cambiamento, come preconizzato da Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo. O almeno così spera Alain il direttore della casa editrice appena scampata al rischio di essere ingoiata dal pescecane di turno. E' un film per amanti del genere che ormai sopravvive da decenni dove intelligenza sentimento eros e arguzia si intrecciano a formare quel tessuto che è , a mio avviso, l'asse portante del cinema francese. Un' ultima annotazione per gli interpreti i quali si trovano perfettamente a loro agio nei ruoli, semba quasi un lavoro teatrale dove attori e regia lavorano sinergicamente per dare il meglio di loro stessi alla riuscita dell'opera. E ci riescono.
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felicity
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lunedì 31 agosto 2020
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commedia acuta ed intelligente
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Il gioco delle coppie è una commedia acuta ed intelligente, con molte gag divertenti, ma soprattutto capace di parlare del presente come si vede poco in giro.
Il regista analizza i pro e i contro di ogni aspetto della rivoluzione digitale e fa un lavoro eccellente sulla scenografia, sui costumi e soprattutto sui dialoghi che rende la storia estremamente credibile.
In Il gioco delle coppie c’è la parola, che arriva diretta, fin dalla prima scena: un editore e uno scrittore discutono dell’ultimo libro di quest’ultimo.
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Il gioco delle coppie è una commedia acuta ed intelligente, con molte gag divertenti, ma soprattutto capace di parlare del presente come si vede poco in giro.
Il regista analizza i pro e i contro di ogni aspetto della rivoluzione digitale e fa un lavoro eccellente sulla scenografia, sui costumi e soprattutto sui dialoghi che rende la storia estremamente credibile.
In Il gioco delle coppie c’è la parola, che arriva diretta, fin dalla prima scena: un editore e uno scrittore discutono dell’ultimo libro di quest’ultimo. Prima in ufficio, poi al ristorante, e come il resto dei personaggi del film, anch’essi parte del mondo dell’editoria e della cultura parigina, proseguono conversazioni iniziate da tempo, senza soluzione di continuità, nei luoghi canonici della condivisione sociale delle idee, case, bar, camere d’albergo, convegni, con la vita che precede sempre la finzione, ma che in qualche modo, dentro il nuovo libro di uno scrittore che da sempre ruba all’esperienza i soggetti della sua scrittura o in generale dentro il caos della cultura digitale veicolata dai suoi oggetti tecnologici e dai suoi dispositivi immateriali, finisce sempre per esserne in qualche modo alterata, plasmata, perdendo i lineamenti del ricordo e guadagnando quelli della bugia.
Se qualcosa di tutto questo resta, se una morale è ancora possibile, anche e soprattutto grazie alla commedia e alla sua precisione di scrittura e di ton, è proprio nello stile, nella scelta visiva di Assayas, nella rinuncia alla macchina da presa mobile, alle ellissi narrative, alla nervosità dello sguardo, e nell’uso invece di campi e controcampi netti, parola per parola, reazione per reazione, con il montaggio che sfruttando tutte le angolazioni possibili di un dialogo, operando anche per evidenti scavallamenti di campo, va a costruire uno spazio pieno, onnicomprensivo, che definisce l’indefinibile realtà dei protagonisti.
Assayas non ha risposte alla tragedia di una società ridicola.
Ma la cosa davvero interessante è che Assayas non si limita a muoversi sul piano metaforico (la doppiezza contemporanea che ci domina), ma fa della riflessione l’argomento di conversazione dei personaggi, in uno specchiarsi reciproco tra soggetto e rappresentazione che moltiplica le rifrazioni.
Fino all'ultimo stadio: quando Selene, il personaggio interpretato da Juliette Binoche, parla proprio dell'attrice Juliette Binoche.
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michelecamero
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lunedì 14 gennaio 2019
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ci si interroga sul futuro
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Commedia molto francese ed anche molto Woddy Allen. Il film infatti è molto parlato, girato parecchio in interni e tanto dialogato con scambi dialettici rapidi, fluenti, pressanti, intelligenti e problematici, anche stancanti per l’impegno che ci vuole a seguirli, ma mai banali. Al di là del titolo in italiano che potrebbe fuorviare, pur se indubbiamente, c’è un gioco di coppie che si incrociano con i rispettivi tradimenti, condotto sul filo del so e non so, essendo sufficiente l’intuizione, (meglio l’implicito dell’ipocrisia della negazione) il valore della pellicola sta soprattutto nei problemi che la società odierna quella informatica, mediatica, twittata pone a tutti i livelli e tutte le categorie di persone.
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Commedia molto francese ed anche molto Woddy Allen. Il film infatti è molto parlato, girato parecchio in interni e tanto dialogato con scambi dialettici rapidi, fluenti, pressanti, intelligenti e problematici, anche stancanti per l’impegno che ci vuole a seguirli, ma mai banali. Al di là del titolo in italiano che potrebbe fuorviare, pur se indubbiamente, c’è un gioco di coppie che si incrociano con i rispettivi tradimenti, condotto sul filo del so e non so, essendo sufficiente l’intuizione, (meglio l’implicito dell’ipocrisia della negazione) il valore della pellicola sta soprattutto nei problemi che la società odierna quella informatica, mediatica, twittata pone a tutti i livelli e tutte le categorie di persone. In un’epoca di grandi cambiamenti, enormi e velocissimi, in cui si scrive tanto perché con i social oramai scrivono tutti e di tutto, ci si interroga su come cambierà l’editoria, quale sarà il rapporto dei lettori del futuro con i libri, quali forme assumerà l’oggetto libro, se ad esempio la carta sopravvivrà o verrà soppiantata da e-book e video letture affidate ad attori. Ma è anche un mondo in cui pur scrivendo tanto, anche cose delle quali si farebbe volentieri a meno (come i pseudo romanzi di Leonard tutti uguali e qui traspare almeno da parte di Alain responsabile di una casa editrice parigina antica e rispettata, anche una sorta di nostalgia per i classici) si legge sempre meno ed a leggere di più sono pensionati e donne. Ma non solo, perché nei dialoghi che accompagnano i vari momenti del film che si svolgono quasi sempre in riunioni convivali, si adombra l’idea di quanto oramai siamo tutti finiti nelle fauci di un grande fratello mediatico che probabilmente governerà le nostre esistenze prive di veli, di vera autonomia decisionale, con un futuro in cui (si può escluderlo?) anche la democrazia, in sostanza, potrebbe trovarsi in sospensione. In tutto questo calderone il regista ci invita a riflettere ed a discutere, senza fornirci soluzioni, senza neppure indicarci il suo pensiero vista l’abilità con la quale, dialogando, tutte le tesi esposte, anche quelle confliggenti, paiono sempre in bilico, in discussione, tutte con una loro dose di verità e di non verità. Lo stesso Alain ad esempio, pur critico mei confronti della modernità, (nel film rappresentata da Laura giovane carrierista spregiudicata anche nelle abitudini sessuali e di vita tutte improntate ad una personale ampia libertà ed autonomia) tuttavia non la respinge per partito preso, ma la studia, cerca di capirla per potercisi adattare, come in fondo ha sempre fatto l’umanità a seguito delle grandi rivoluzioni tecnologiche e/o scientifiche. Sinceramente a me è piaciuto e mi ha fatto venir voglia di rivederlo tra qualche mese, per cercare di addentrarmici meglio, di riascoltarlo, di comprenderlo appieno, di farlo più mio.
MiCam
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tomdim
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lunedì 14 gennaio 2019
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interessante e coinvolgente
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Film bello, attuale, condito di un po' di cinismo, a tratti spiritoso, nella migliore tradizione della commedia francese, con attori che disegnano perfettamente i personaggi interpretati.
Il film è interessante e coinvolgente, l'inizio sembra un po' lento e artificioso, presto, però, la narrazione cattura l'interesse dello spettatore sia per l'argomento trattato dai personaggi, la scrittura e la crescita del digitale (ebook) e dell'audio libro rispetto alla carta nella lettura di libri e il cambiamento della comunicazione/informazione/percezione a seguito della diffusione dei social media, sia per il garbato racconto degli intrecci amorosi dei protagonisti.
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Film bello, attuale, condito di un po' di cinismo, a tratti spiritoso, nella migliore tradizione della commedia francese, con attori che disegnano perfettamente i personaggi interpretati.
Il film è interessante e coinvolgente, l'inizio sembra un po' lento e artificioso, presto, però, la narrazione cattura l'interesse dello spettatore sia per l'argomento trattato dai personaggi, la scrittura e la crescita del digitale (ebook) e dell'audio libro rispetto alla carta nella lettura di libri e il cambiamento della comunicazione/informazione/percezione a seguito della diffusione dei social media, sia per il garbato racconto degli intrecci amorosi dei protagonisti.
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[+] il valore di arte e sentimenti nell'era d digitale
(di tom87)
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cardclau
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venerdì 4 gennaio 2019
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carpe diem, punto.
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Mia madre, un’ancóra robusta e vispa ottantacinquenne, me lo ripete in continuazione: “il mondo non è più quel che era, è drammaticamente cambiato e continua a cambiare ad una velocità sorprendente, fra mia madre e mia nonna le differenze si scorgevano a malapena, oggi nel giro di cinque anni, tutto viene rivoluzionato e ribaltato; bisogna aggiornarsi in continuazione, è necessario, come l’aria che respiri …”. Di fronte a quest’ultima affermazione mi scopro più vecchio di mia madre, vengo colto da un certo ansioso sgomento, le mie incrollabili convinzioni cominciano lievemente a traballare, ma nel contempo ne sono grato perché riesco a comprendere meglio il film francese Il Gioco delle Coppie del regista Olivier Assayas.
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Mia madre, un’ancóra robusta e vispa ottantacinquenne, me lo ripete in continuazione: “il mondo non è più quel che era, è drammaticamente cambiato e continua a cambiare ad una velocità sorprendente, fra mia madre e mia nonna le differenze si scorgevano a malapena, oggi nel giro di cinque anni, tutto viene rivoluzionato e ribaltato; bisogna aggiornarsi in continuazione, è necessario, come l’aria che respiri …”. Di fronte a quest’ultima affermazione mi scopro più vecchio di mia madre, vengo colto da un certo ansioso sgomento, le mie incrollabili convinzioni cominciano lievemente a traballare, ma nel contempo ne sono grato perché riesco a comprendere meglio il film francese Il Gioco delle Coppie del regista Olivier Assayas. Il problema, e il merito, del film, a mio modesto parere, sta nel fatto che non ci vuole mostrare come eravamo, come era la “normalità”, come erano i “buoni sentimenti” e le relazioni di coppia, tenuti/e a bada dai rigidissimi binari della convenzione e dello status quo e del ceto sociale, come la trasgressione doveva essere considerata un evento eccezionale, da segnalare sgomenti con l’indice puntato. La storia ci narra invero di relazioni di coppia di oggi, di una borghesia medio-alta, che non ha alcuna preoccupazione della sopravvivenza, della giustizia, della forbice ricchezza-povertà, della trasgressione, della sacralità delle relazioni d’amore, apparentemente soddisfatta, aggiungerei narcisisticamente, dell’oggi e spensierata su quello che sarà il domani. Consona con le imperturbabili leggi del mercato, giustamente assai poco solidali, l’importante è stare dalla parte “giusta”. Insomma un’interpretazione del “carpe diem” di Orazio (Odi 1, 11, 8) direi un po’ materialista e crassa, nel senso di “cogli l’attimo e goditela fin che puoi”. E aggiungerei, ironicamente, “non ti curar di loro, ma guarda e passa”. Ma Orazio forse intendeva ben altro quando affermava: “carpe diem quam minimum credula postero” [cogli il giorno confidando il meno possibile nel domani]. Pone in primo piano la libertà dell'uomo nel gestire la propria vita e invita a essere responsabili, sottolineo responsabili, del proprio tempo. Ma il messaggio, all’incontrario, è sulla irresponsabilità del mondo d’oggi, in cui tutto è effimero e vacuo, una danza del materialismo a cui viene data una continua, martellante, pubblicità. Da qui l’importanza del film, che forse va al di là delle intenzioni di partenza. Alain (Guillaume Canet) è un editore che sa il fatto suo, maritato con Selena (Julette Binoche) ma fa sesso con la sua assistente. Léonard (Vincent Macaigne) è uno scrittore, che cerca di trovare nelle sue “avventure” lo spunto per scrivere, forse maritato con Valérie (Nora Hamzawi), ma fa sesso con Selena … oltremodo veritieri, sembra in un certo senso la continuazione, ben s’intende in chiave moderna, un po’ impoverita, del Così è (se vi pare), o Il Giuoco delle Parti di Luigi Pirandello.
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