Il gioco delle coppie

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questi intellettuali parigini... Valutazione 3 stelle su cinque

di vanessa zarastro


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venerdì 11 gennaio 2019

Double vies”, il titolo originale, sembra un film di Woody Allen rivisitato in versione parigina. Il dialogo serrato e il milieu di intellettuali borghesi – scrittori, editori, attori di teatro ecc. – ci riportano alla borghesia newyorkese di Park Avenue tanto celebrata da Allen a partire da “Hannah e le sue sorelle” del 1986 in poi. E che dire del personaggio di “Harry a pezzi” dove l’autobiografia romanzata del protagonista rivela adulteri, tradimenti, menzogne e odi nascosti, non ricorda un po’ Léonard Spiegel, lo scrittore del film francese?
Il gioco delle coppie”, girato in 16 mm, è una farsa a cui forse manca un po’ di humour ebraico, ma guarda casa lo scrittore è ebreo come i tanti anti-eroe (uno schemiel in Yiddish) mostrati da Allen, in vari film.
Nel film francese è mostrata la storia di due coppie quella di Alain, l’editore, e quella di Léonard, lo scrittore. La moglie di Alain è Selena, un’attrice di teatro attualmente impegnata in una di quelle serie Tv “che creano dipendenza e visione compulsiva” dove interpreta una poliziotta – anzi un’agente dell’unità di crisi – e che, segretamente, ha un rapporto con Léonard da ben sei anni. Valérie è la compagna dello scrittore che milita nella politica (di sinistra…) e aiuta David nella sua campagna elettorale.
Molte sono le domande che vengono poste nel film e lunghe sono le dissertazioni filosofiche sulle nuove tecnologie digitali che stanno soppiantando il tradizionale rapporto tra uomini, libri, scrittura e modalità di comunicazione. Un bene? Un male? Un dato di fatto. E che ne sarà degli autori che traggono spunto per scrivere prevalentemente della loro biografia? E che ne sarà dell’arte?
I più giovani sono a favore della multimedialità e sostengono che il cambiamento è evoluzione, è progresso, come asserisce Laure, la giovane bisessuale counceler della casa Vernet - che ricorda la storica Èditions du Seuil che pubblica essenzialmente libri di letteratura e scienze umane - e che ha un breve rapporto sessuale con Alain. “Il software è l’unico reale contemporaneo - afferma Laure -…ai tempi della post-verità”.
In una delle riunione di amici intellettuali emerge anche che: “I tweet sono gli haiku della nostra epoca”. Sono tutti un po’ preoccupati di essere al passo dei tempi, a trasporre sui nuovi media i prodotti culturali novecenteschi, dal supporti analogici alle nuove interfacce digitali. Libri oblog? e.book oppure e.reader? Sembra che recentemente gli audiolibri letti da attori celebri vendano più di tutti. Il tutto avviene però su un sottofondo di incertezza, di vuoto, di disamore politico e di rischio di perdere il lavoro più come come status sociale che come fonte di sostentamento.
Così racconta il regista: «Non parteggio per l’uno o per l’altro (ndr Alain e Léonard). Sono solo due rappresentanti della società contemporanea; mi sono basato su personaggi reali, perché la finzione non può esistere di fatto senza autobiografismo, anche quando rimane nascosto. Truffaut aspettava i film di certi registi per avere informazioni su amicizie e conoscenze in comune. Credo che la finzione sia più autentica di un documentario, perché riesce a scandagliare la complessità del mondo e dell’individuo».
Olivier Assayas ha voluto inserire qua e là alcune citazioni di film, anche se non mi pare ci sia alcun riferimento nel suo linguaggio figurativo. Nell’incontro iniziale tra Léonard e Alain viene citata la frase finale de “Il Gattopardo”: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che cambi tutto”. Ma anche  “Il nastro bianco” di Haneke che, in un bianco e nero bergmaniano presenta un clima di attesa opprimente, a cui Léonard contrappone un irriverente rapporto sessuale, raccontato nel suo ultimo libro “Punto finale”. È citato anche “Luci d’Inverno” di Ingmar Bergman, con il prete che ha perso la fede e predica in una chiesa vuota.
Alcuni critici considerano “Il gioco delle coppie” un’autocitazione del regista, o meglio, un remake di “Fin août, début septembre” realizzato esattamente vent’anni fa. Lì Assayas aveva seguito la vita di alcuni giovani nell’arco di un anno, dall’agosto al settembre dell’anno successivo, in particolare quella di Gabriel che lavorava in una casa editrice, e quella del suo amico Adrien, uno scrittore in crisi di ispirazione. Anche le scelte musicali sono un po’ nostalgiche di un’epoca passata come, ad esempio, la canzoneHere come the Martian Martians di Jonathan Richman & The Modern Lovers degli anni ’70.
Una sola domanda: perché i francesi così famosi per la loro alta cucina, nel film vengono sempre ritratti a bere nei giusti calici, ma a mangiare scomodi, formaggi, pesci o crudités su piatti appoggiati sulle ginocchia o su bassi tavolini?
 

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