albertolanfernini
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lunedì 10 settembre 2018
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il disincanto del radical chic sulla famiglia
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Si salvano solo gli attori. Il film è una eccessiva disincantata lettura della famiglia "tradizionale", con fini ideologici neanche troppo velati.
La pretesa di interpretare l'amore dalla malizia dei sedicenni a tutti i possibili percorsi matrimoniali, salvo quello dell'amore e della fedeltà. UNa coppia di anziani che alla fine del film mangia tranqullamente nello splendido terrazzo e che ignora le vicende accadute (drammatiche, e spesso squallide) e non fa nulla per cercare di unire i figli e le loro famiglie. Si parla di verginità davanti a una ragazzina di 9 anni, un'altra bimba urla vedendo l'adulterio incestuoso della mamma, una bella biondina che va a letto con il cugino scrittore; un vero squallore da telefono azzurro.
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Si salvano solo gli attori. Il film è una eccessiva disincantata lettura della famiglia "tradizionale", con fini ideologici neanche troppo velati.
La pretesa di interpretare l'amore dalla malizia dei sedicenni a tutti i possibili percorsi matrimoniali, salvo quello dell'amore e della fedeltà. UNa coppia di anziani che alla fine del film mangia tranqullamente nello splendido terrazzo e che ignora le vicende accadute (drammatiche, e spesso squallide) e non fa nulla per cercare di unire i figli e le loro famiglie. Si parla di verginità davanti a una ragazzina di 9 anni, un'altra bimba urla vedendo l'adulterio incestuoso della mamma, una bella biondina che va a letto con il cugino scrittore; un vero squallore da telefono azzurro. Non un filo di poesia, non un filo di ricerca della propria storia familiare e personale, nessun accenno ai percorsi interiori che hanno portato a tali distastri; tantomeno è presente una autocritica, nè una critica esplicita a adulterio, abbandono delle famiglie, trascuratezza del coniuge e dei figli. Vengono riportati come normali comportamenti che minano profondamente la società. Il disincanto che percorre i personaggi del film non fa porre allo spettatore domande su come potrebbe essere possibile non arrivare a questo punto. Se ne prende atto e basta, caricaturando i personaggi (l'amante a parigi arrabbiata e antipatica, la moglie con il marito che lavora sempre fuori -e che aspetta a raggiungerlo?- il romano squattrinato che nessun familiare aiuta - ma al sud è davvero cosi'?- il nonno che odia la famiglia - ma allora perchè ha fatto 4 figli?). Insomma, niente si tiente. Il tutto condito da inutili sospiri e da uno sbofonchiamento nelle scene con rimori ambientali.
Il cinema italiano, con quesi messaggi e queste letture, sta contribuendo alla ideologia della distruzione della famiglia oltre che di se stesso.
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sibilla galiano
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lunedì 12 ottobre 2020
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ultimo bacio atto iii
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A Muccino si fa fatica a dare un brutto voto. Al cast di attori, parte dei quali hanno fatto la sua fortuna e a lui devono molto della loro, non si può non applaudire. Però, quanto il film racconta, Muccino ce lo ha già spiegato in altri film. L'amore ha una scadenza: dopo qualche tempo subentrano fattori che rendono tutto tanto difficile, più sopportazione che gioia. Si va avanti per compromessi o si fugge. E' una verità scomoda da ammettere e Muccino ce la racconta assai bene. L'amore tenero della prima giovinezza, l'amore che si sente invincibile e diverso da tutti gli altri, l'amore provato, l'amore finito, l'amore tradito, l'amore dal compromesso cercato e ottenuto, li abbiamo già visti ne L'ultimo Bacio e in Baciami ancora.
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A Muccino si fa fatica a dare un brutto voto. Al cast di attori, parte dei quali hanno fatto la sua fortuna e a lui devono molto della loro, non si può non applaudire. Però, quanto il film racconta, Muccino ce lo ha già spiegato in altri film. L'amore ha una scadenza: dopo qualche tempo subentrano fattori che rendono tutto tanto difficile, più sopportazione che gioia. Si va avanti per compromessi o si fugge. E' una verità scomoda da ammettere e Muccino ce la racconta assai bene. L'amore tenero della prima giovinezza, l'amore che si sente invincibile e diverso da tutti gli altri, l'amore provato, l'amore finito, l'amore tradito, l'amore dal compromesso cercato e ottenuto, li abbiamo già visti ne L'ultimo Bacio e in Baciami ancora. Novità di questo film è quello che raccontano la coppia Gerini-Ghini, che qui non anticipo a favore di chi non ha visto il film. Sì, anche quello capita e lì, anche i sedicenti grandi innamorati, quelli che darebbero la vita per il partner, sono chiamati ad ammettere che il più grande amore della vita di ognuno è sè stesso.
Insomma, ottima la regia, straordinari gli attori, ma la storia la conosciamo già
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felicity
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martedì 19 marzo 2019
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il declino inesorabile dell'ideale della famiglia
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Non stanno tutti bene i personaggi di Muccino. Anzi, stanno tutti peggio. Pieni di collera, di astio. In un cinema impeccabile e insieme detestabile. Che certamente può attrarre e trascinare dentro la sua spirale. Qui si avverte una reazione respingente.
Il grande freddo di Muccino appare come un incontro di boxe dove tutti sono contro tutti. Quasi sempre il cinema serve per evadere dalla realtà, per sognare, per vedere mondi vicini o lontani. Oppure per vedere anche il nostro presente, la nostra realtà. Che non ci piace, anche se ci piace nel film. E ci scuote.
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renata serra
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martedì 11 gennaio 2022
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buon potenziale ma...
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Classica storia di una famiglia perbene dell'alta società che alla morte del patriarca salva-facciata per amor del famoso ristorante di famiglia, si sgretola svelando tutti i vizi, intrighi, screzi e persino crimini.
La trama è interessante, molti colpi di scena non sempre prevedibili. Regia un po' confusionaria con tanti flash-back che aumentano la confusione e non creano la suspense che dovrebbero . Troppe le scene di sesso frenetico ripetute (tra le stesse coppie che già si sa che fanno coppia) e inutili alla trama e ne fanno un film un po' trash. I dialoghi buoni ma certe scene sono over-acted, esaggerate . Molte urla e reazioni isteriche in momenti in cui una famiglia di quel rango non farebbe mai scenate in pubblico (festa con invitati) rende tutto meno naturale e troppo costruito.
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Classica storia di una famiglia perbene dell'alta società che alla morte del patriarca salva-facciata per amor del famoso ristorante di famiglia, si sgretola svelando tutti i vizi, intrighi, screzi e persino crimini.
La trama è interessante, molti colpi di scena non sempre prevedibili. Regia un po' confusionaria con tanti flash-back che aumentano la confusione e non creano la suspense che dovrebbero . Troppe le scene di sesso frenetico ripetute (tra le stesse coppie che già si sa che fanno coppia) e inutili alla trama e ne fanno un film un po' trash. I dialoghi buoni ma certe scene sono over-acted, esaggerate . Molte urla e reazioni isteriche in momenti in cui una famiglia di quel rango non farebbe mai scenate in pubblico (festa con invitati) rende tutto meno naturale e troppo costruito. Peccato perché il cast è davvero bravo. Una elegante e composta Laura Morante nel ruolo di matriarca che ingoiando rospi in silenzio salva le apparenze, una Emma Marone davvero credibile e molti altri attori affermati .
La seconda stagione può avere un potenziale se costruito con più coerenza, meno isteria e meno scene volgari, che soprattutto non devono sorprendere a rapina dopo una pubblicità , specie se uno sta cenando davanti alla TV
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michelecamero
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giovedì 22 febbraio 2018
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e' tornato muccino
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Film autenticamente mucciniano, firmato e certificato. Infatti il nostro regista tornato da Hollywood dove in fondo si è difeso producendo pellicole non memorabili, ma per lo meno accettabili, riprende ad occuparsi di ciò che forse conosce e maneggia meglio: la famiglia borghese benestante e le dinamiche conflittuali così vere, naturali che, come un magma per troppo tempo tenuto a freno dai falsi sorrisi, le buone maniere e le ipocrisie, possono scatenarsi al suo interno in determinate circostanze. Qui l’occasione è fornita dalle nozze d’oro di due coniugi che, rifugiatisi in un’isola non individuata (quello che contava è il concetto di isola, luogo con un suo simbolismo) dove vivono in una casa molto prossima all’idea di Paradiso Terrestre comune a tanti di noi e dove, per celebrare l’evento, hanno invitato la Famiglia composta di figli, generi e nuore, nipoti, fratelli e sorelle a loro volta con i propri figli ecc, a rappresentarvi ben tre generazioni.
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Film autenticamente mucciniano, firmato e certificato. Infatti il nostro regista tornato da Hollywood dove in fondo si è difeso producendo pellicole non memorabili, ma per lo meno accettabili, riprende ad occuparsi di ciò che forse conosce e maneggia meglio: la famiglia borghese benestante e le dinamiche conflittuali così vere, naturali che, come un magma per troppo tempo tenuto a freno dai falsi sorrisi, le buone maniere e le ipocrisie, possono scatenarsi al suo interno in determinate circostanze. Qui l’occasione è fornita dalle nozze d’oro di due coniugi che, rifugiatisi in un’isola non individuata (quello che contava è il concetto di isola, luogo con un suo simbolismo) dove vivono in una casa molto prossima all’idea di Paradiso Terrestre comune a tanti di noi e dove, per celebrare l’evento, hanno invitato la Famiglia composta di figli, generi e nuore, nipoti, fratelli e sorelle a loro volta con i propri figli ecc, a rappresentarvi ben tre generazioni. Sbarca su quest’isola per restarvi il tempo della cerimonia ed il pranzo, una folta tribù di persone ognuno con i suoi problemi e le proprie angosce cui forse vuole concedere una pausa di 24 ore. Ma il mare grosso non consente la ripartenza del traghetto e li costringe a rimanere li. Lo spazio ridotto per tante persone, l’affiorare delle antiche tensioni reciproche, le simpatie e le antipatie, le gelosie, i rancori, i tradimenti, le illusioni, le delusioni, i problemi economici del presente, il proprio disordine del passato (esistenziale, sentimentale, economico) anche i ricordi più belli dell’infanzia con il primo bacio e dunque il primo innamoramento che forse si rivelerà poi quello autentico al quale probabilmente tornare per affrontare la china discendente della propria esistenza, messi tutti insieme costituiscono una miscela esplosiva. Così, nonostante impegno e fatica da parte di alcuni, non si riesce più a comporre un accettabile equilibrio se non ognuno a suo modo, quando finalmente ripartiti, c’è chi troverà il coraggio di una scelta definitiva, chi forse una speranza per il futuro, altri un orgoglio ed una dignità fino ad allora sconosciuti probabilmente sospinti dalla nuova vita che sta per nascere, qualcun altro la forza di combattere per conservare ciò che non intende perdere. Il resto, per creare l’atmosfera accattivante, oltre alla bellezza dei luoghi, alla fotografia, ai dialoghi serrati e ben calibrati, lo fanno le canzoni scelte ruffianamente per accompagnare protagonisti della storia e spettatori in queste due ore circa in cui ci siamo anche riconosciuti per alcuni tratti, soprattutto abbiamo riconosciuto il miglior Muccino, quello de “L’Ultimo Bacio” e di “Ricordati di me”. Naturalmente per la buona riuscita del film si rivelano importanti le performance interpretative degli attori scelti tra i i più capaci del nostro cinema, con una citazione particolare per un sorprendente Gianmarco Tognazzi, forse fin’ora ingiustamente trascurato e sottovalutato.
michelecamero
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giovedì 8 marzo 2018
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la coralità delle solitudini.
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Ho visto, semplicemente, la vita.La vita per quello che è.Alti,bassi, parole troppo taciute, paranoie troppo urlate, infelicità camuffate e felicità inaspettate.E ho visto i rapporti. Perché, lo sappiamo, i rapporti perfetti e meravigliosi non esistono.Esistono solo i rapporti.Talvolta meravigliosi nella loro imperfezione,talaltra dolorosi nella loro apparente perfezione... rapporti che attraversano fasi che si alternano e si rincorrono fino a ripetersi, rapporti capaci, tuttavia, di sopravvivere alla vita e in qualche modo di cavalcarla,nonostante tutto. E le ho viste, queste cose,affidate ad una coralità che manca completamente del dolce sapore della convivialità. Muccino, al contrario, utilizza la coralità a suo uso e consumo sí da sottolineare per stridente contrasto e in maniera ancora più esasperatamente drammatica le solitudini individuali di ognuno.
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Ho visto, semplicemente, la vita.La vita per quello che è.Alti,bassi, parole troppo taciute, paranoie troppo urlate, infelicità camuffate e felicità inaspettate.E ho visto i rapporti. Perché, lo sappiamo, i rapporti perfetti e meravigliosi non esistono.Esistono solo i rapporti.Talvolta meravigliosi nella loro imperfezione,talaltra dolorosi nella loro apparente perfezione... rapporti che attraversano fasi che si alternano e si rincorrono fino a ripetersi, rapporti capaci, tuttavia, di sopravvivere alla vita e in qualche modo di cavalcarla,nonostante tutto. E le ho viste, queste cose,affidate ad una coralità che manca completamente del dolce sapore della convivialità. Muccino, al contrario, utilizza la coralità a suo uso e consumo sí da sottolineare per stridente contrasto e in maniera ancora più esasperatamente drammatica le solitudini individuali di ognuno. E lo fa a suo modo, con una narrazione senza veli né ipocrisie, senza piaggeria né accuse,senza colpevolizzazioni né giudizio alcuno, ma anzi con uno sguardo di humana pietas nei confronti di questi uomini così deboli, così infinitamente fragili e umani. Si spazia da un Massimo Ghini strepitoso e commovente nella sua straordinaria bravura a una Gerini, la cui interpretazione e il cui mondo interiore sono concentrati tutti nello sguardo finale che gli dedica. Una Sabrina Impacciatore tenerissima nel fragile e consapevolmente disperato attaccamento al suo uomo. Una Crescentini emblema perfetto delle folli paranoie femminili, dell'incapacità di tante donne (troppo spesso le peggiori nemiche di se stesse!) di essere felici davvero! E alla fine,finanche quella storia che all'inizio ti era apparsa stucchevole e un tantino insulsa,riesce invece a regalarti un sorriso..il sorriso dolce della favola,del primo amore che nn si scorda mai,di quei 20 minuti durante i quali tutti ci siamo emozionati e che cerchiamo con fatica di rivivere e mantenere vivi! Perchè,seppur conosciamo e riconosciamo bene la realtà, da vulnerabili umani quali appunto siamo,nn disdegnamo,anzi aneliamo alla balsamica carezza della favola! La Sandrelli e il marito riassumono magistralmente nelle loro figure tutte le altre,i loro personaggi perfettamente incesellati possiedono tutte le sfaccettature che gli altri possiedono,invece, solo in parte.Ma è giusto che sia cosí: perché il loro è un rapporto che, nonostante tutto, l'ha cavalcata la vita.E, perché, nella serenità della colazione mattutina finale, nel silenzio della ritrovata calma piena di luce e di natura dell'isola, troviamo un po' di conforto tutti noi.
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rob8
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sabato 7 luglio 2018
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sulle tracce del cinema corale di ettore scola
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Con questo film, Gabriele Muccino si mette consapevolmente sulle tracce di Ettore Scola, trent’anni dopo la splendida prova de “La famiglia”. E lo fa, per rendere ancor più esplicito il modello, chiamando nel ruolo di maggior rilievo Stefania Sandrelli, già figura centrale in quella pellicola, così come in “C’eravamo tanto amati” e ne “La terrazza” - qui di pari ispirazione, soprattutto nella dinamica d’insieme dei personaggi.
In tal modo, “A casa tutti bene” assume un carattere classico, sia per le tematiche trattate, care al regista: i sentimenti, l’amore, i rapporti familiari; sia per la messa in scena quasi teatrale dell’unità di luogo; sia per il voluto tono da melodramma, nel senso di tradizione culturale alta, in una cifra stilistica ben riconoscibile.
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Con questo film, Gabriele Muccino si mette consapevolmente sulle tracce di Ettore Scola, trent’anni dopo la splendida prova de “La famiglia”. E lo fa, per rendere ancor più esplicito il modello, chiamando nel ruolo di maggior rilievo Stefania Sandrelli, già figura centrale in quella pellicola, così come in “C’eravamo tanto amati” e ne “La terrazza” - qui di pari ispirazione, soprattutto nella dinamica d’insieme dei personaggi.
In tal modo, “A casa tutti bene” assume un carattere classico, sia per le tematiche trattate, care al regista: i sentimenti, l’amore, i rapporti familiari; sia per la messa in scena quasi teatrale dell’unità di luogo; sia per il voluto tono da melodramma, nel senso di tradizione culturale alta, in una cifra stilistica ben riconoscibile.
Ed è proprio questa cifra che fa di Muccino un autore: sia nella responsabilità diretta dell’impianto narrativo, sia nell’uso sapiente della macchina da presa, sia nella direzione pur spesso troppo ansiosa degli attori.
E qui è necessaria un’ultima annotazione sul cast. Detto della Sandrelli all’ennesima notevole prova, il coro si compone di voci eccellenti, tra le migliori del cinema italiano contemporaneo, nessuna delle quali stecca ed anzi intona, non solo metaforicamente, una convincente polifonia. Così che i momenti canori del film, durante i quali tutti si raccolgono attorno ad un pianoforte, rappresentano emblematicamente la riuscita corale della prova. Che pur con le forzature recitative di cui si è detto e con qualche eccessiva insistenza meta-narrativa (il temporale, il tramonto, ecc.), risulta nel complesso positiva.
Segnando un passaggio inverso di maturità (anche per il regista) da “L’ultimo bacio” di quasi vent’anni fa al “primo bacio” che si scambiano sul finire del film i due adolescenti della compagnia: simbolo, nonostante tutte le crisi scoppiate in famiglia, di fiducia nell’amore e nel futuro.
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valterchiappa
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mercoledì 28 febbraio 2018
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il fallimento della famiglia borghese
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“Tutto bene?”. La formula della più convenzionale conversazione diventa un leit motiv nel nuovo film di Gabriele Muccino. Tutti continuamente a chiederlo, tutti prontamente a rispondere “Tutto bene, grazie”.
In “A casa tutti bene” il regista torna, dopo la parentesi americana, alle sue usuali tematiche spingendo alle estreme conseguenze il suo pessimismo sociologico. Non è la Muccino-generation ad essere sbagliata, ma l’albero di cui è frutto: la famiglia borghese.
In un’isola non meglio precisata ne racchiude tutte le possibili declinazioni. Su richiamo del vecchio patriarca (Ivano Marescotti), ristoratore arricchito, che celebra (malvolentieri) le nozze d’oro con la moglie succube (Stefania Sandrelli), accorrono figli, nipoti, ex mogli e parenti vari in una miscela che si preannuncia da subito esplosiva.
Vari spaccati familiari, tutti deprimenti. Carlo (Pierfrancesco Favino) si dibatte tra la nuova moglie (Carolina Crescentini), insicura e isterica, la ex (Valeria Solarino), inopportunamente invitata e le due figlie, una per matrimonio. Sara (Sabrina Impacciatore) cerca illusoriamente di tenere legato a sé il marito (Giampaolo Morelli), simpaticone e impenitentemente fedifrago. Beatrice (Claudia Gerini) combatte con la difficoltà di convivere con un uomo malato di Alzheimer (Massimo Ghini). Paolo (Stefano Accorsi) è l’artistoide giramondo, che fa invaghire la cugina Isabella (Elena Cucci), sognatrice relegata in una grigia vita di provincia con un marito assente. Riccardo (Gianmarco Tognazzi) è il figlio scapestrato, con un figlio in attesa e in cerca disperata di soldi.
Tutto dovrebbe durare il tempo di una cerimonia. Ma il mare grosso ferma i traghetti e costringe questa varia umanità ad una convivenza forzata. Parole di circostanza (“Tutto bene?”), qualche canzone per far finta di essere felici; ma l’ipocrisia ha durata breve. Rancori di ogni sorta si incrociano in tutte le possibili combinazioni, i modi affettati sono sostituiti da pianti, urla, scenate. Dopo il climax insostenibile torneranno così come sono venuti: soli e rassegnati alla loro triste condizione, perché tacere, non vedere, sopportare è sempre la soluzione più semplice.
Si dirà: il solito Muccino. Ma Muccino è questo: prendere o lasciare. I suoi film continuano ad essere come una rivista patinata e di fascia alta, ma comunque destinata a piacere a una fascia di pubblico più estesa possibile; o come un ristorante tradizionale che ambisce a riempire centinaia di coperti: tutto buono, ma nessuna specialità.
Ma non se ne possono discutere intanto i valori tecnici. In “A casa tutti bene” si apprezzano il montaggio serrato, la cura nelle inquadrature, l’orchestrazione dei personaggi. Solo qualche sbavatura di sceneggiatura, in un crescendo drammatico che talora procede a scatti troppo repentini. Funziona poi come un orologio la sua squadra di all stars, che ben asseconda con interpretazioni di mestiere il target del regista. I picchi arrivano comunque, forse inattesi, da un Gianmarco Tognazzi perfettamente nella parte e da Massimo Ghini, insolitamente tenero e toccante.
Si dirà ancora che Muccino non racconta nulla di nuovo. Fissato l’obiettivo sullo spicchio di società che conosce meglio, denuncia ancora una volta i falsi valori del benessere e delle ipocrite buone maniere su cui è stata costruita una generazione fallimentare: tutto noto e stranoto. Vero. Ma lo racconta bene. Spietatamente.
Forse qui si spiega la contraddizione di un regista che puntualmente realizza incassi da record e riceve contemporaneamente critiche spietate. Perché noi siamo come loro, i suoi personaggi. Ci riconosciamo fin troppo facilmente nelle sue storie, ma non sopportiamo che il re venga messo a nudo. Potremmo tollerare la metafora, non la cruda verità. Perché anche noi, come loro, i suoi vogliamo tornare a casa e dire a noi stessi convinti: “Tutto bene”.
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ninopellino
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domenica 29 aprile 2018
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vicissitudini e drammi di una famiglia allargata
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I coniugi Pietro e Alba festeggiano le nozze d'oro nell'isola dei sogni in cui essi vivono da molto tempo, invitando i loro figli, le rispettive famiglie e altri parenti. Il festeggiamento che sarebbe dovuto durare una sola giornata, si prolunga in seguito a diversi giorni a causa di un temporale improvviso che, impedendo la partenza dei traghetti, costringe gli invitati ad una sosta forzata, pernottando così nell'isola per alcune notti. Tale impedimento rappresenta l'occasione per evidenziare le varie problematiche di tipo sociale ed affettivo che ciascun membro di questa grande famiglia ha e che si manifestano in maniera sempre più progressiva nel corso della lunga sosta sull'isola.
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I coniugi Pietro e Alba festeggiano le nozze d'oro nell'isola dei sogni in cui essi vivono da molto tempo, invitando i loro figli, le rispettive famiglie e altri parenti. Il festeggiamento che sarebbe dovuto durare una sola giornata, si prolunga in seguito a diversi giorni a causa di un temporale improvviso che, impedendo la partenza dei traghetti, costringe gli invitati ad una sosta forzata, pernottando così nell'isola per alcune notti. Tale impedimento rappresenta l'occasione per evidenziare le varie problematiche di tipo sociale ed affettivo che ciascun membro di questa grande famiglia ha e che si manifestano in maniera sempre più progressiva nel corso della lunga sosta sull'isola. Scopriamo pertanto storie di mogli tradite, di amori difficili da portare avanti o anche di esasperate gelosie di una moglie nei riguardi del passato affettivo del proprio partner. La pellicola rappresenta un autentico dramma di tipo familiare in cui diverse tematiche relative all'incomprensione e ai dubbi nell'ambito dei rapporti d'amore di coppia sono state già affrontate da diversi film del passato. Tutto sommato c'è da rilevare la straordinarietà del cast che partecipa a questo film che indubbiamente eleva il film su livelli ottimali. Per non parlare poi della bravura del regista Gabriele Muccino che riesce a dirigere con esperienza, classe ed eleganza ogni singolo tassello di puzzles esistenziali che si dinostrano tra loro ingarbugliati e complicati. In conclusione potrei usare la famosa frase "niente di nuovo all'orizzonte", ma la solidità narrativa ed intepretativa di questa pellicola resta comunque di grande spessore.
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giuliapersempre
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venerdì 23 febbraio 2018
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molto muccino
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Film assolutamente classico nello stile del regista al quale va riconosciuta la capacità di gestire le immagini in un modo eccellente. Bellissima la fotografia ed il modo in cui le telecamere viaggiano sulle anime dei personaggi mettendo a nudo tutte le loro frustrazioni ed emozioni. Partendo dalla storia in se a volte si ha la sensazione che il regista voglia raccontare solo degli aspetti emotivi del racconto più che di eventi; ed è un po' questo che manca: un soggetto importante al di là delle emozioni raccontate. Il cast è importante e gli attori sono praticamente tutti al servizio del film. Spiccano però Ghini, Gerini e Tognazzi mentre più deludente Accorsi.
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Film assolutamente classico nello stile del regista al quale va riconosciuta la capacità di gestire le immagini in un modo eccellente. Bellissima la fotografia ed il modo in cui le telecamere viaggiano sulle anime dei personaggi mettendo a nudo tutte le loro frustrazioni ed emozioni. Partendo dalla storia in se a volte si ha la sensazione che il regista voglia raccontare solo degli aspetti emotivi del racconto più che di eventi; ed è un po' questo che manca: un soggetto importante al di là delle emozioni raccontate. Il cast è importante e gli attori sono praticamente tutti al servizio del film. Spiccano però Ghini, Gerini e Tognazzi mentre più deludente Accorsi. Le musiche purtroppo rallentano ed appesantiscono moltissimo il film e non hanno nessuna caratteristica di novità, ad esclusione di quelle cantate direttamente dai protagonisti che hanno un ruolo ben preciso.
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[+] deludente accorsi?
(di marezia)
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