loland10
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domenica 17 febbraio 2019
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pollo fritto e ... volante
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“Green Book” (id., 2018) è il secondo lungometraggio del regista della Pennsylvania Peter Farrelly (tredicesimo comprendendo le pellicole dei due fratelli Peter e Bobby).
“Il mondo è fatto di molta gente che ha paura di fare il primo passo”.
Il primo passo non facile per un bianco Italo americano che puzza di pollo fritto e di cibo in tutte le salse. Un autista prestato dal Bronx, scurrile, volgarotto, becero, poco remissivo e alquanto manesco. Un uomo che non le manda a dire e che risolve i casi in modo sbrigativo e fisico. Invece un dottore o meglio un musicista di classe, nero, tranquillo, pacato, poco fuori posto che sente il bisogno di un aiuto nella routine di concerti nel profondo sud degli States.
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“Green Book” (id., 2018) è il secondo lungometraggio del regista della Pennsylvania Peter Farrelly (tredicesimo comprendendo le pellicole dei due fratelli Peter e Bobby).
“Il mondo è fatto di molta gente che ha paura di fare il primo passo”.
Il primo passo non facile per un bianco Italo americano che puzza di pollo fritto e di cibo in tutte le salse. Un autista prestato dal Bronx, scurrile, volgarotto, becero, poco remissivo e alquanto manesco. Un uomo che non le manda a dire e che risolve i casi in modo sbrigativo e fisico. Invece un dottore o meglio un musicista di classe, nero, tranquillo, pacato, poco fuori posto che sente il bisogno di un aiuto nella routine di concerti nel profondo sud degli States.
Una coppia sui generis che si forma per caso, non si conosce per caso, armonizza per caso, si accanisce per caso e si sorprende conoscendosi per minuzie e incontri casuali. Un bar, un pranzo, un fast food, una colazione, una pietra preziosa, una frittura, una fermata per urinare, un campo di operai neri, un bagno per incontri, una sbronza, un corpo nudo, un albergo da cercare e un libro.summa sui posti più graditi.
Siamo nel 1962 quando negli Stati Uniti vigeva una legge severa di accantonamento degli uomini di colore è la voce della libertà pareva lontana. Martin Luther King è lì alle porte, ma il circondario dei paesi americani non ha lo stesso sguardo sugli uomini di colore.
Tony Lip e Don Shirley si conoscono dai silenzi e da voci interrotte, dalle movenze e dai linguaggi opposti, dalla goffaggine e dalla signorilità, dai modi grevi e leggeri, dalla mani unte e dai tasti di un pianoforte. Ma non il solito pianoforte, impolverato e abbandonato, l’unico adatto alle dita suggestive del ‘dottore’. Anche se è l’unico da prendere in tutto lo stato della ‘Louisiana’.
Da una storia vera; il 1962 è l’anno della tournèe per Don Shirley negli Stati del Sud, dove tutto vogliono acclamarlo e dove il colore della pelle compromette ogni suo movimento e ogni scelta per dormire in un hotel dove può essere ospitato (ecco il ‘green book’ e la lista dei posti consoni e adatti alla sua ‘razza’). Ogni fuoriuscita può procurare danni e pugni, stop e carcere. Una telefonata con il senatore (‘Bob Kennedy’) mette le cose a posto in una serata in cella. E i tre poliziotti (soprattutto il tenace capo) non si aspettano minimamente dall’altra parte la voce dell’avvocato in prima fila per il musicista di colore e il suo amico ‘italiano’.
Alcuni hanno citato il film ‘A spasso con Daisy’ (1989) con la coppia Morgan Freeman - Jessica Tandy e in tale film i volti sono invertiti. Lì con grazia e un aplomb rituale, qui con una verve e uno spirito da commedia che scuce e risucchia la società ‘americana’ degli anni ‘colorati’ mentre i problemi razziali sono in primo piano con avvenimenti di grande portata.
Un ‘macchietta’ demodé e un paesaggio espansivo, un fervore di musiche e un gioco avvenente vanno contro e stridono col mondo sommerso degli uomini ‘negri’ (un termine quasi abitudinario nel film) e di ciò che significa essere ‘liberi’.
Passare dalle vessazioni, mentre Don Shirley è in carcere, allo stop grato di un poliziotto, in mezzo alla bufera di neve, (mentre i due ‘amici’ sono prossimi a New York) per un pneumatico a terra è il segno del destino (o complemento uno dell’altro avvenimento) di qualcosa di nuovo. “Buon Natale…” dice il poliziotto a Don e Tony. Un ottimismo innato e un gioco-forza del ‘sogno americano’ (del film e degli avvenimenti prossimi). Il Natale che non t’aspetti, dietro un porta, un ospite che aiuta a fare compagnia e amico della famiglia ‘Vallelonga’. E poi certe lettere Dolores, la moglie di Tony, non può dimenticarle.
Grazia che rende un incontro impossibile in un’America razzista tra due volti opposti che di impeto scacciano la vergogna di un’appartenenza utilitaristica. Qui di questi c’è ben poco, anzi l’ombra incombente di una zavorra che ancora oggi ci portiamo addosso. Verrebbe da dire....ma dove sono cambiate le cose...
Riverenza della musica quanto irriverente l’autista chiacchierone e focoso Tony. Estetica ‘happy’ o glamour ‘visionario’, espediente godibile o hot-dog da assaporare?! Ecco che una telefonata arriva inaspettata per partire (otto settimane) senza non dire a Dolores. Neve e freddo, ritorno a casa per un musicista vero e un ‘buttafuori’ convertito. Bob Kennedy e l’amicizia che non t’aspetti, per mangiare insieme a tutti e andare al bagno come si conviene. Omaggi e silenzi, orme e sud, applausi e paure, tristezze e follie. Oniricamente baldanzoso, ostentatamente fatuo, ossimori di incontri senza veri sogni. Kroma(n)tico e commedia, sconquasso e ilare, superficiale e volano. Un film con sottostrati non casuali.
Ambientazione e scenografie la fanno da padrone e sono da urlo, la vera carta vincente del film. Senza esagerare ogni spazio e immagine nasconde il sotto a più riprese; ogni minimo gesto e spazio, come figura e insegna, lasciano vivo il ricordo di un sogno e la bellezza innata di un paese mai visto, il trauma n ‘show’ della coppia che gira e rigira con loro quotidiane situazioni. Di corpo e di mente, ma soprattutto di stomaco, in tutti i sensi, si muovono le sequenze e i dibattiti più o meno privi di significato, mentre i due corrono, guardano, vedono la situazione all’improvviso. Una natura viva e una fotografia variopinta ossigena e si immerge nel loro percorso senza saper nulla di loro.
Le voci in doppiaggio ricalcano cliché non voluti e vite addomesticate di un Paese (da conoscere).
Viggo Mortensen (Tony Lip) ingrassato e sbalestrato pare lì, senza sapere nulla, ma esce dal film con un plauso di vigoria affettiva e di coraggio verso la famiglia (e non solo).
Mahershala Ali(Don Shirley) riesce a ritagliarsi un personaggio vivo e significativo, educato e forte, pieno e sincero.
Regia che non t’aspetti, prova che non pensi per un Peter Farrelly che ha saputo addomesticare il troppo e congeniato bene sana commedia e parte finale carica nel giusto.
Non un capolavoro ma un film di grande godibilità, fatto con intelligenza e con significato mai banale.
Voto: 7½/10.
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mauro.t
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domenica 3 marzo 2019
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piu' intrattenimento che rappresentazione
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Ispirato a una storia vera. Il pianista Donald Shirley ha bisogno di un autista per un tour nell’America razzista degli anni ‘60. Donald è un raffinato, colto, virtuoso pianista di musica classica, nero. Consapevole che il colore della sua pelle gli presenterà qualche problema, sceglie Tony Lip, un tipo in gamba nel risolvere situazioni difficili, un italiano che faceva il buttafuori in un locale e non eccelleva per cultura e buone maniere. Donald è ricco e vive solo con un maggiordomo in una grande casa, Tony ha famiglia e numerosi, chiassosi parenti: due mondi agli antipodi. Il viaggio presenterà problemi legati al di razzismo facili da immaginare e che saranno spesso risolti dall’energico e astuto autista.
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Ispirato a una storia vera. Il pianista Donald Shirley ha bisogno di un autista per un tour nell’America razzista degli anni ‘60. Donald è un raffinato, colto, virtuoso pianista di musica classica, nero. Consapevole che il colore della sua pelle gli presenterà qualche problema, sceglie Tony Lip, un tipo in gamba nel risolvere situazioni difficili, un italiano che faceva il buttafuori in un locale e non eccelleva per cultura e buone maniere. Donald è ricco e vive solo con un maggiordomo in una grande casa, Tony ha famiglia e numerosi, chiassosi parenti: due mondi agli antipodi. Il viaggio presenterà problemi legati al di razzismo facili da immaginare e che saranno spesso risolti dall’energico e astuto autista. Ma il rapporto tra i due personaggi, all’inizio difficile, sarà simbiotico, e ciascuno insegnerà qualcosa all’altro. I due mondi trarranno vantaggio dallo scambio e, ovviamente, i due uomini diventeranno amici per tutta la vita (come è avvenuto per i veri protagonisti).
Film che ha ritmo e si destreggia bene in tutte le scene mescolando in modo equilibrato il comico e il drammatico. Attori molto convincenti. Meritevole descrizione dei problemi razzismo nel sud degli States nel 1962, dove anche un italiano era considerato “mezzo negro”. Peccato che i due personaggi risultino estremamente polarizzati e alquanto stereotipati: l’intellettuale ricco, “politically correct” e “diverso”; l’italiano rozzo, furbo e manesco. Lo sviluppo è altamente prevedibile e strizza l’occhio allo spettatore. Scontata la trasformazione dei due: Donald apprezzerà il pollo fritto mangiato con le mani, Tony imparerà a scrivere belle lettere d’amore alla moglie (figurarsi se basta passare sei settimane con un professore per diventare sensibili scrittori!). Il finale del musicista che abbandona la sua solitudine e va a passare il Natale a casa dall’amico insieme ai suoi numerosi parenti è da buonismo trionfante e stucchevole. Farrelly privilegia l’intrattenimento e fa passare in secondo piano il senso etico e politico di un tour che l’artista nero va intenzionalmente a fare in luoghi dove altri musicisti neri sono stati maltrattati. Film godibile ma un po’ troppo piacione. Premio Oscar per il miglior film 2019: Hollywood celebra se stessa.
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angeloumana
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mercoledì 13 marzo 2019
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on the road nell'america degli emarginati
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Green Book ricorda un altro film, Quasi Amici: entrambi sono tratti da vicende realmente accadute e si compongono di due protagonisti appartenenti a fasce sociali lontane tra esse, che non si “conoscono”. Qui c'è un pianista negro virtuoso e noto - si tratta di Don Shirley, interpretato da Mahershala Ali - che ha in programma una tournée in vari stati del sud della “profonda” America nel 1962 e che cerca un autista tuttofare,. Il prescelto è un italo-americano, Tony Lip interpretato da un Viggo Mortensen che ha dovuto ingrassare di 20 kg. per la parte: ex buttafuori di un locale che è stato chiuso. Il viaggio è lungo e dura un paio di mesi, il ritorno è previsto alla vigilia di Natale, da festeggiare strettamente in famiglia, e perciò Tony Lip recalcitra.
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Green Book ricorda un altro film, Quasi Amici: entrambi sono tratti da vicende realmente accadute e si compongono di due protagonisti appartenenti a fasce sociali lontane tra esse, che non si “conoscono”. Qui c'è un pianista negro virtuoso e noto - si tratta di Don Shirley, interpretato da Mahershala Ali - che ha in programma una tournée in vari stati del sud della “profonda” America nel 1962 e che cerca un autista tuttofare,. Il prescelto è un italo-americano, Tony Lip interpretato da un Viggo Mortensen che ha dovuto ingrassare di 20 kg. per la parte: ex buttafuori di un locale che è stato chiuso. Il viaggio è lungo e dura un paio di mesi, il ritorno è previsto alla vigilia di Natale, da festeggiare strettamente in famiglia, e perciò Tony Lip recalcitra. E quel che è peggio: l'italo-americano non vedeva di buon occhio la gente di colore, aveva buttato nella spazzatura i bicchieri dai quali la moglie aveva fatto bere due operai negri che avevano svolto una riparazione in casa. Il primo è ricco e solo, il secondo è robusto e deciso, attorniato da una bella famiglia e da parenti e amici, alcuni di ambienti malavitosi. Ritiene che essere geniali, del genio del musicista, dev'essere noioso.
Qui, a differenza di Quasi Amici, si conoscono dunque due personaggi facenti parte di categorie emarginate, quella dei negri soprattutto. Il film fa ripassare la geografia della segregazione nella più grande democrazia mondiale, ma nel '62. Il pianista negro riteneva di servire agli spettatori bianchi dei suoi concerti perché questi si sentissero colti, ma veniva mal tollerato e gli incontri nell'America profonda sono stati spesso burrascosi. Sceso dal palco ridiventa un emarginato, lo grida chiaro a Tony. L'italo-americano era violento a fin di bene, con i suoi mezzi ha superato situazioni difficili e il viaggio in limousine celeste col maestro gli è servito per raffinarsi un po'. Si è fatto pure aiutare dal maestro a scrivere lettere d'amore alla moglie, meravigliata e compiaciuta della prosa del marito. In una lettera le dice di aver scoperto quanto è bello quel paese, la riscoperta dell'America da parte di un immigrato che non aveva viaggiato tanto. Don Shirley ha voluto sostenere quell'impresa, dicono i musicisti suoi accompagnatori in un'altra limousine celeste, perché il talento non basta, ci vuole coraggio per cambiare il cuore della gente. Ma il più bel concerto è l'ultimo, liberatorio, dove suona la musica che più ama in un locale dove si trovano come avventori, e in mezzo a gente di colore.
Inevitabile che i due opposti si attraessero e l'amicizia sbocciasse. 130 minuti piacevoli da vedere, con qualche nota di puro spettacolo o di “colore”. Uno degli sceneggiatori è proprio il figlio di Tony Lip, Nick Vallelonga: bello è pensare che l'abbia scritto come tributo al padre.
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mauridal
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sabato 20 luglio 2019
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due amici per la pelle, anche di colore
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GREEN BOOK regia di Peter Farrelly con Viggo Mortensen e Mahershala Ali.
si parte per un lungo viaggio nell'America degli anni sessanta con il sottofondo del separatismo razziale e discriminatorio dove appunto il green book è una guida per persone di colore che viaggiano, al fine di evitare luoghi e zone di aperto razzismo .
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GREEN BOOK regia di Peter Farrelly con Viggo Mortensen e Mahershala Ali.
si parte per un lungo viaggio nell'America degli anni sessanta con il sottofondo del separatismo razziale e discriminatorio dove appunto il green book è una guida per persone di colore che viaggiano, al fine di evitare luoghi e zone di aperto razzismo . IN questo racconto tratto da una storia vera il viaggiatore , un pianista di fama internazionale, il pianista afroamericano Don Shirley, deve eseguire un lungo tour di concerti per tutta l 'America anche nel sud dove egli sfida l'aperta ostilità dei bianchi contro i neri chiunque essi siano.
Per il viaggio in auto organizzato dalla casa discografica , si sceglie un autista con funzioni anche di bodyguard dell'artista , come il buttafuori italoamericano Tony Lip. Ovviamente anche l'autista italo americano nato nel Bronx oggetto nel passato lui di razzismo , non gradisce all'inizio di lavorare per un ricco negro o melanzana come li chiamavano gli italiani che vediamo nel film spesso riuniti in famiglia a tavola, parlando con un forte accento siciliano. Intanto Tony accetta il lavoro ,per un compenso elevato e da qui inizia il vero racconto che non è solo il viaggio on the road, attraverso le tante americhe , ma il percorso di trasformazione di un uomo semplice come Tony con un tratto comune, agli americani ricchi e colti, oppure bifolchi ,ma tutti incapaci di superare la discriminazione al confronto di un uomo nero pure se grande musicista affermato in tutto il mondo Questo percorso di Tony che sfocerà in una vera amicizia e stima tra i due è la chiave del film. La narrazione è scorrevole e porta alla fine a considerare i due personaggi talmente simili che paradossalmente potrebbero scambiarsi i ruoli come nel finale della storia avviene, quando finito il tour di concerti e infine rientrare a casa , Tony ubriaco viene riaccompagnato a casa in auto proprio dal Don Shirley stavolta come autista e amico .Gli esempi colti nel film sono semplici ma efficaci , al nero Shirley viene vietato di pranzare in una sala ristorante insieme ai clienti bianchi o di usare la toilette pure se accompagnato dal fido Tony che garantisce la sicurezza. Intanto la società americana di quel periodo proibiva addirittura la libera circolazione per strada o in auto alle persone di colore al di fuori di certi orari. Tutto questo è ben descritto e narrato , tuttavia il vero salto di qualità dell'America non si vede e infatti non c'è stato, se non nella speranza dell'uguaglianza tra gli uomini dei Kennedy che verrà tragicamente stroncata, ottimo film .(mauridal)
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great steven
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domenica 28 luglio 2019
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via sulla strada a smascherare i benpensanti!
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GREEN BOOK (USA, 2018) di PETER FARRELLY. Con VIGGO MORTENSEN, MAHERSHALA ALI, LINDA CARDELLINI, MIKE HATTON, DON STARK, SEBASTIAN MANISCALCO, P. J. BYRNE, BRIAN STEPANEK, IQBAL THEBA, DIMITER D. MARINOV
Al musicista afroamericano Donald Shirley, in partenza per una tournée per il profondo sud degli USA che durerà da inizio ottobre fino a Natale, occorre una guardia del corpo che gli faccia anche da autista e uomo tuttofare nel corso del viaggio. Interessato alla proposta anche perché stanco del massacrante lavoro quotidiano che lo vede impegnato sia in un cantiere edile sia come buttafuori in un locale chic notturno, l’italoamericano Frank Anthony Vallelonga, soprannominato Tony Lip, accetta il posto.
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GREEN BOOK (USA, 2018) di PETER FARRELLY. Con VIGGO MORTENSEN, MAHERSHALA ALI, LINDA CARDELLINI, MIKE HATTON, DON STARK, SEBASTIAN MANISCALCO, P. J. BYRNE, BRIAN STEPANEK, IQBAL THEBA, DIMITER D. MARINOV
Al musicista afroamericano Donald Shirley, in partenza per una tournée per il profondo sud degli USA che durerà da inizio ottobre fino a Natale, occorre una guardia del corpo che gli faccia anche da autista e uomo tuttofare nel corso del viaggio. Interessato alla proposta anche perché stanco del massacrante lavoro quotidiano che lo vede impegnato sia in un cantiere edile sia come buttafuori in un locale chic notturno, l’italoamericano Frank Anthony Vallelonga, soprannominato Tony Lip, accetta il posto. Si rivela un lavoro tutt’altro che semplice, soprattutto per l’immane differenza di stile che vede contrapposti i due uomini: uno elegante, raffinato e imperscrutabile, l’altro rozzo, becero e particolarmente iracondo. Ma, dopo che Shirley rischia di essere malmenato da un gruppo di teppisti mentre andava in un bar per prendere da bere e Tony lo soccorre minacciando di intervenire con la pistola contro gli aggressori, si comincia a capire la reale sensibilità di entrambi, che, come basi di partenza, non differisce assolutamente in nulla: Tony e Don sono due uomini che vanno alla ricerca di un significato per la loro esistenza, che non si sentono troppo apprezzati da chi li circonda e reputano il massimo impegno e spirito di sacrificio nello svolgere un compito la miglior risorsa per farsi strada ottenendo così un pieno riconoscimento delle proprie fatiche. Il che, spesso, però, costa loro il fatto di doversi arruffianare qualcuno o, meglio, di scendere a compromessi con persone più altolocate che né Tony né Don assecondano volentieri: il primo si alza prestissimo al mattino e sgobba come muratore fino a tarda sera perché i figli e la moglie fedele non restino senza cibo; il secondo, divorziato da una consorte «illetterata ma di gran classe», si prepara a dovere per suonare il pianoforte davanti ad un pubblico composto interamente da aristocratici bianchi che, nonostante il suo innegabile talento, lo disprezzano per il colore della sua pelle. Pertanto, dopo i contrasti iniziali, fra i due uomini sorgerà una fruttuosa amicizia. La tournée non si concluderà come previsto, eppure Don avrà lo stesso un’occasione imperdibile, dopodiché Tony lo presenterà in pompa magna ad amici e familiari. Con questa meravigliosa opera che denuncia, più che il razzismo schietto, le differenze di classe che fanno della razza una motivazione di discredito ai danni di coloro che non meritano le ingiustizie di una simile débacle anche e soprattutto in ragione delle capacità che possiedono, P. Farrelly ha effettuato un superbo salto di qualità: dalle commedie demenziali dirette assieme al fratello Bobby alla narrazione comico-drammatica, profondamente agrodolce, della storia vera di Anthony Vallelonga e Donald Shirley, personaggi ignorati tanto dai libri di scuola quanto dalle cronache antologiche e/o giornalistiche come spesso lo sono quelli che son stati al centro di vicende così commoventi che risulta impossibile non dedicargli un film. Passando dal patetico all’ironico, dal pathos alla vena introspettiva, la cifra del racconto, nel complesso, non perde un colpo e si fa ammirare per il suo ritmo mai noioso e la successione di immagini che presentano sempre un doppio risvolto. C’è comunque molto da indagare, oltre quanto viene mostrato, poiché la morale che la pellicola svela va cercata dietro alla maschera dell’ovvietà: questa formidabile amicizia virile è uno strumento naturale che migliora i modi di fare e la personalità di ambedue, aiutando Tony a controllare meglio la rabbia e abbattere alcuni pregiudizi pesanti in cui prima credeva e Don a comprendere più in fondo le ragioni che mitizzano la sua musica non agli occhi di spocchiosi bianchi ricchi sfondati, ma a quelli che (pur non appartenendo al popolo afroamericano) riescono a intravedervi il «coraggio per cambiare la mente delle persone». Non a torto viene esemplificato da una sceneggiatura che straripa di idee brillanti il concetto che, se un individuo sbarca negli States da un paese straniero e professa ancora dopo molto tempo le sue origini palesandole in un qualsiasi modo, può anche essere malvisto e addirittura discriminato con ferocia, ma non è certo questo brutale accanimento che ce la farà a distruggere un credo che è difeso da una breccia inespugnabile, dal momento che a proteggerlo c’è l’audacia delle idee. Così sufficiente a sé stessa e, malgrado ciò, così generosa col mondo esterno da poter dare finché l’amore glielo permette. 2 Oscar: miglior film e M. Alì, attore non protagonista. Non protagonista?
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lorifu
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sabato 9 febbraio 2019
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al di là del pregiudizio c'è l'uomo
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Green book candidato a cinque Oscar é un bel film in cui spicca la performance di Viggo Mortenssen che è riuscito a calarsi nei panni di Tony Vallelonga, un buttafuori del bronx di origini italiane, aderendo perfettamente al personaggio realmente esistito negli anni ‘60.
Il film é ispirato a una storia vera e affronta il tema del razzismo, negli anni dell’apartheid americano.
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Green book candidato a cinque Oscar é un bel film in cui spicca la performance di Viggo Mortenssen che è riuscito a calarsi nei panni di Tony Vallelonga, un buttafuori del bronx di origini italiane, aderendo perfettamente al personaggio realmente esistito negli anni ‘60.
Il film é ispirato a una storia vera e affronta il tema del razzismo, negli anni dell’apartheid americano.
Chi ha visto “Quasi amici”, troverà molte analogie a parti invertite con i due protagonisti, uno di colore, raffinato, colto musicista che ha deciso di percorrere il sud dell’America di quegli anni per una serie di concerti, sperando di vedere ribaltati stereotipi e pregiudizi e l’altro, americano di origini italiane, rozzo, incolto, sempre in bilico tra legalità e illegalità, ma dotato di un grande cuore e umanità. Dovrà accompagnare il dott. Donald Shirley, facendogli da autista lungo le highways americane per raggiungere i luoghi dei concerti dove dovrà esibirsi come pianista col suo trio.
Non sarà un percorso facile anche perché quel Green book, con tutte le indicazioni dei luoghi sì e quelli inibiti a uomini di colore diventerà il luogo non solo fisico ma soprattutto mentale dove esploderanno tutte le contraddizioni, i conflitti sociali, meschinità, ingiustizie che indurranno entrambi a cercare nella solidarietà il superamento dei propri limiti. Sarà un viaggio dentro l’anima che alla fine li troverà cambiati.
Sceneggiatura e regia sono da Oscar in questo viaggio on the road che colpisce per la leggerezza e l’ironia che stempera i toni cupi del tema trattato.
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alesimoni
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sabato 9 febbraio 2019
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fantastico viggo
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Bel film, ben scritto e ben recitato. Una storia interessante e istruttiva, che ricorda dove eravamo sul tema razziale e che bisogna sempre tenere alta la guardia. Film buonista e politicamente corretto per fare incetta di Oscar?Forse sì, ma fa ridere (e tanto) su temi molto complessi, e non è che sia così scontato saperlo fare.Complimenti a Farrelly quindi è ai due sensazionali attori, anche se Viggo ci ha regalato una interpretazione straordinaria, interpretando un rozzo,grasso e buon personaggio che speriamo gli valga un meritato Oscar. Peccato per il solito stereotipo della famiglia mafiosa italiana e soprattutto per l’insentibile e caricaturale doppiaggio italiano.
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daniela montanari
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domenica 10 febbraio 2019
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green book. e l'amicizia che colore ha?
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Molto versatili la trama e la fotografia, Green Book può essere guardato come una spassosa commedia americana ma anche come un film commuovente, senza dover necessariamente passare attraverso i veli di tristezza e malinconia.
Una New York dei primi anni '60 che ha voglia di divertimento, di libertà, di allontanarsi sempre più dalle disparità sociali, dai sobborghi poverissimi, dalla malavita. Un buttafuori di un famoso locale notturno, Tony Vallelonga detto Tony Lip, e Donald Shirley, un virtuoso pianista di colore, hanno un necessario bisogno di intraprendere assieme la tournée. Il pianista damerino nero, perchè non può circolare liberamente in tutti gli Stati Uniti e, anzi, gli è ancora vietato presenziare nei locali in giorni ed orari al di fuori delle sue esibizioni; il buttafuori italo-americano perchè è rimasto temporaneamente senza lavoro, ed ha impegnato già ogni oggetto di valore, non ultimo il proprio orologio, per il mantenimento della famiglia.
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Molto versatili la trama e la fotografia, Green Book può essere guardato come una spassosa commedia americana ma anche come un film commuovente, senza dover necessariamente passare attraverso i veli di tristezza e malinconia.
Una New York dei primi anni '60 che ha voglia di divertimento, di libertà, di allontanarsi sempre più dalle disparità sociali, dai sobborghi poverissimi, dalla malavita. Un buttafuori di un famoso locale notturno, Tony Vallelonga detto Tony Lip, e Donald Shirley, un virtuoso pianista di colore, hanno un necessario bisogno di intraprendere assieme la tournée. Il pianista damerino nero, perchè non può circolare liberamente in tutti gli Stati Uniti e, anzi, gli è ancora vietato presenziare nei locali in giorni ed orari al di fuori delle sue esibizioni; il buttafuori italo-americano perchè è rimasto temporaneamente senza lavoro, ed ha impegnato già ogni oggetto di valore, non ultimo il proprio orologio, per il mantenimento della famiglia. Durante questo viaggio attraverso molti stati americani, gli spettacoli che registrano il tutto esaurito, la solitudine che si fa largo in quell'attimo che esiste tra gli applausi e il momento di silenzio in cui tutto, annegato dall'alcol, perde colore fino a scomparire, i due uomini così distanti (Vigo Mortesen e Mahershala Ali) eppure così simili, cercano un modo per intrattenere lo spettatore: e lo trovano. Le loro vite non prive di scheletri nell'armadio, la loro forza e determinazione nel caso del pianista di colore in un mondo troppo conservatore, e un passato vissuto in strada per il buttafuori che si ritrova autista di un importante altolocato musicista, sorprendono a più riprese. L'amicizia che a poco a poco li lega, trapela attraverso il grande schermo emozionando a più riprese, seppure tra ovvi luoghi comuni un poco logori.
Il regista che ci ha fatto divertire con "Tutti pazzi per Mery", è maturato e merita il trionfo al festival di Toronto. Per gli Oscar, vedremo: noi siamo pronti a fare il tifo.
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vipera gentile
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martedì 12 febbraio 2019
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musica e pollo fritto
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Un bel film impostato sul razzismo ambientato in America negli anni ’60. Racconta di un bianco decisamente razzista, Tony interpretato da Viggo Mortensen, che per problemi economici deve accettare il ruolo di autista di un nero virtuoso del pianoforte, Don Shirley. Green book è il libretto che gli viene consegnato quando accetta il lavoro in cui sono indicati gli alberghi e i ristoranti che accettano i neri. Hanno situazioni opposte alle spalle: Tony ha una bella famiglia ed è un abile oratore, pur essendo rozzo e ignorante; Shirley ha una buona educazione, non ha famiglia se non un fratello che non sente mai ed è molto riservato. Ognuno imparerà ad apprezzare le qualità dell’altro: Tony svilupperà la sua sensibilità e scriverà bellissime lettere alla moglie lontana grazie all’aiuto del suo compagno di viaggio; il nero, che è elegantissimo e azzimato, si divertirà a mangiare il pollo fritto con le mani abbandonando l’atteggiamento severo e rigido di sempre.
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Un bel film impostato sul razzismo ambientato in America negli anni ’60. Racconta di un bianco decisamente razzista, Tony interpretato da Viggo Mortensen, che per problemi economici deve accettare il ruolo di autista di un nero virtuoso del pianoforte, Don Shirley. Green book è il libretto che gli viene consegnato quando accetta il lavoro in cui sono indicati gli alberghi e i ristoranti che accettano i neri. Hanno situazioni opposte alle spalle: Tony ha una bella famiglia ed è un abile oratore, pur essendo rozzo e ignorante; Shirley ha una buona educazione, non ha famiglia se non un fratello che non sente mai ed è molto riservato. Ognuno imparerà ad apprezzare le qualità dell’altro: Tony svilupperà la sua sensibilità e scriverà bellissime lettere alla moglie lontana grazie all’aiuto del suo compagno di viaggio; il nero, che è elegantissimo e azzimato, si divertirà a mangiare il pollo fritto con le mani abbandonando l’atteggiamento severo e rigido di sempre. Premiato sia il film che gli attori.
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gabriella
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domenica 10 marzo 2019
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un perfetto accordo
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Un oscar meritato per un film che fa pensare, che diverte e che fa stare bene, due attori strepitosi, una storia realmente accaduta che riesce a commuovere. New York, anni 60, Don Shirley è un pianista afroamericano che necessita di un autista per un tour lungo due mesi negli stati del sud degli Usa, assume Tony Villalonga immigrato calabrese, momentaneamente senza lavoro e con una famiglia da mantenere.
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Un oscar meritato per un film che fa pensare, che diverte e che fa stare bene, due attori strepitosi, una storia realmente accaduta che riesce a commuovere. New York, anni 60, Don Shirley è un pianista afroamericano che necessita di un autista per un tour lungo due mesi negli stati del sud degli Usa, assume Tony Villalonga immigrato calabrese, momentaneamente senza lavoro e con una famiglia da mantenere. La strana coppia si mette in viaggio, il musicista è un uomo colto, raffinato, un pò snob, però il suo volto è attraversato da una profonda malinconia, Tony è un tipo rozzo, schietto nel parlare e nel modo di fare, mangia, fuma e parla in continuazione e il suo linguaggio scurrile indispettisce visibilmente il suo passeggero. Però sarà anche l'uomo capace di districarsi in situazioni complicate e talvolta delicate, dimostrando, a dispetto della sua irruenza, una mente pratica e un animo sensibile. Tra i due si instaura piano piano , un rapporto di amicizia, di solidarietà, sono due emarginati, ma mentre Shirley affronta la sua estranietà dietro un orgoglio e una chiusura di grande sofferenza, l'altro, la prende costantemente di petto, non esitando a fare a pugni se perde la pazienza. Non mancano i momenti di vero divertimento, le battute esilaranti, ma non mancano nemmeno i momenti drammatici, in cui si respira la brutalità di un razzismo permeato e sordo a qualsiasi forma progressista nonostante i proclami e i primi provvedimenti governativi e presidenziali. Il Green book è una guida che indica le poche strutture che accettano gli afroamericani, anche se poi li rilegano in qualche angusto sgabuzziono con il bagno all’esterno. Lo abbiamo già visto, in Help, oppure Il diritto di contare, che oltretutto le protagoniste, oltre a essere nere, erano anche donne. Quello che mi ha colpito nel film di Farrelly è come l’elegante, istruito ed educato Shirley si preoccupi di insegnare a Tony come scrivere una lettera d’amore alla moglie, esortandolo a farle capire quanto la ami, mentre lui non riesce a comunicare al fratello che non vede da moltissimo tempo , il suo desiderio di riallacciare il rapporto, rimane bloccato e solo, incapace di fare il primo passo, mentre non esita ad accettare la sfida di un tour difficile e pericoloso, nella speranza di abbattere le barriere del pregiudizio. Ma veniamo agli interpreti, Maharsala Alì si rivela e si conferma brillante e incisivo, Viggo Mortenson, fisico appesantito e capelli impomatati, riconoscibile dalla fossetta sul mento, è un’incredibile faccia da schiaffi, disgustoso mentre si abbuffa senza ritegno, ma assolutamente simpatico e affidabile quando si tratta essere di aiuto all’ormai amico musicista. Il finale un po' dickensiano va benissimo, commuove, ti mette l’animo in pace e si esce dal cinema soddisfatti .
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