andreapiazzolla
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domenica 28 gennaio 2018
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molto carino
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Una bella storia, un bel cast e delle situazioni molto simpatiche.. lo consiglio veramente, non capisco i commenti negativi! ANDATE A VEDERLO ;)
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tonytony79
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venerdì 26 gennaio 2018
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un ritorno ad alti livelli
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Verdone torna quello di un tempo, gran commedia fa ridere per tutto il film.
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raffaeledp
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venerdì 26 gennaio 2018
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mondeo film più brutti di verdone
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Sicuramente uno dei film più brutti di Carlo Verdone. Premettendo che Carlo Verdone è uno dei miei attori preferiti, devo purtroppo costatare che questo film, rispetto agli altri, lascia veramente molto a desiderare. Le occasioni comiche sono veramente pochissime e per poter ridere si è dovuto scendere nella volgarità. Film mediocre che non mi sento di consigliare. Dispiace per il grande Verdone, uno dei migliori attori della storia del cinema italiano.
[+] il peggiore film di verdone
(di nicolacoelli)
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debora
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mercoledì 24 gennaio 2018
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ci meritiamo verdone
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Ci meritiamo esattamente questo il nulla più assoluto. Ma come si fa' a dire che questo film è fatto da donne questo film è un film maschilista e classista semplicemente questo. L'unica cosa che si può percepire è l'uso della parola donne per descrivere cosa? Un mondo fatto di donne fallite bisognose dell"uomo che le aiuti e se tutto va bene forse possiamo finire sbattute su un palo oppure ubriache o peggio ancora con un telefonino in vagina. Naturalmente dipende da tanti fattori se siamo ancora 30 enni e di tor tre teste oppure se stiamo con uomo da 25 anni possiamo anche decidere di diventare lesbiche pensa te quante scelte si prospettano nella nostra misera vita grandi passi avanti.
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Ci meritiamo esattamente questo il nulla più assoluto. Ma come si fa' a dire che questo film è fatto da donne questo film è un film maschilista e classista semplicemente questo. L'unica cosa che si può percepire è l'uso della parola donne per descrivere cosa? Un mondo fatto di donne fallite bisognose dell"uomo che le aiuti e se tutto va bene forse possiamo finire sbattute su un palo oppure ubriache o peggio ancora con un telefonino in vagina. Naturalmente dipende da tanti fattori se siamo ancora 30 enni e di tor tre teste oppure se stiamo con uomo da 25 anni possiamo anche decidere di diventare lesbiche pensa te quante scelte si prospettano nella nostra misera vita grandi passi avanti. Ma poi c'è lui l'unico uomo del film preso dalla crisi totale che si cala una pastichetta con la 30enne mezza nuda e viaggia viaggia ... ecco viaggia proprio ma lontano.
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zim
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martedì 23 gennaio 2018
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l'eterno e il transitorio
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Il cortocircuito tra l'eterno e il transitorio nell'invenzione comica funziona sempre. Lo sapeva Fellini che metteva in scena le sfilate di moda ecclesiastica, lo segue nel suo ultimo film Verdone che ambienta la fine del rapporto matrimoniale del protagonista, Guglielmo, proprietario di un negozio di arte sacra, in una lussuosa mensa dell'alta gerarchia vaticana. La moglie di punto in bianco tra uno starnuto e uno scambio di piatti si dichiara insofferente al mellifluo ambiente del consorte, gli rivela la sua relazione con una amica e lo lascia in asso ai devoti merletti del suo mondo.
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Il cortocircuito tra l'eterno e il transitorio nell'invenzione comica funziona sempre. Lo sapeva Fellini che metteva in scena le sfilate di moda ecclesiastica, lo segue nel suo ultimo film Verdone che ambienta la fine del rapporto matrimoniale del protagonista, Guglielmo, proprietario di un negozio di arte sacra, in una lussuosa mensa dell'alta gerarchia vaticana. La moglie di punto in bianco tra uno starnuto e uno scambio di piatti si dichiara insofferente al mellifluo ambiente del consorte, gli rivela la sua relazione con una amica e lo lascia in asso ai devoti merletti del suo mondo. "L'amore è eterno finché dura" recitava il titolo di un altro film di Verdone. Il contegno e sante frequentazioni di Guglielmo persistono nella rassegnata solitudine post matrimoniale ma saranno messi a dura prova da Luna, una ragazza dai modi immediati e dall'abbigliamento fuori contesto. Luna riesce a farsi assumere come commessa a dispetto di altre più misurate e competenti aspiranti. La ragazza inaspettatamente gestisce negozio e principale con profitto e buon senso. Da angelo naïf riesce a reinventare il quotidiano del protagonista nonostante le trappole e gli equivoci dei disincanti contemporanei che culminano nella surreale telefonata tra Guglielmo e le alte sfere vaticane ascoltata direttamente dall'origine del mondo di una eccentrica vogliosa quanto imprudente signora. Verdone si conferma abile nell'orchestrare personaggi e situazioni. Più che brava Ilenia Pastorelli con la sua grazia selvaggia metropolitana a tratti quasi commovente. Qualche lungaggine d'effetti nella sequenza post pasticca ma veramente bella la ripresa dall'alto di Guglielmo e Luna a mare. Perfetta nel suo ruolo Maria Pia Calzone nella parte di Ornella dalla bella faccia paciosa. Lucrezia della Rovere legnosa quanto basta. Alla fine sorprese e lieto fine non mancano.
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lunedì 22 gennaio 2018
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film sotto tono
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Ho trovato questo film molto sotto tono rispetto alle altre interpretazioni di Verdone, piuttosto lento e con trama di scarso contenuto. abbastanza scontato e deludente
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parando
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lunedì 22 gennaio 2018
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volgare e imbarazzante. delusione
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Film decisamente volgare, a tratti imbarazzante per le scene inadatte ad un pubblico giovane. Il tutto senza riuscire a strappare il buon umore. Soldi e tempo buttati. una delusione
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eugenio
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domenica 21 gennaio 2018
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l’amore sacro e l’amor profano
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C’è stato (e per fortuna c’è ancora) nel cinema di Carlo Verdone un retrogusto amaro di ipocondria e idiosincrasia che lo avvicina alla filmografia di Woody Allen, clichè di un personaggio mutevole dalla incerta sfumatura psicologica incapace di affrontare la vita e il destino con serenità.
Il leitmotiv accompagna un pò tutte la produzione del regista-attore romano: da Borotalco, Bianco Rosso e Verdone, Compagni di scuola, Viaggi di Nozze, sino a Ma che colpa abbiamo noi, Io,Loro e Lara per proseguire nel 2018 con Benedetta follia, il nuovo film nelle sale dall’11 gennaio.
La storia è quella di Guglielmo (Carlo Verdone), proprietario di un negozio - ereditato dal padre- di articoli ecclesiastici e sacri, che lasciato dalla moglie (Lucrezia Lante dalla Rovere) per un’altra donna l’anniversario del venticinquesimo anno -vedi Manhattan di Woody Allen del 1979- per la commessa del negozio (sic!), dopo la conseguente crisi, si trova totalmente solo e frustrato dai mali della nostalgia e della solitudine.
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C’è stato (e per fortuna c’è ancora) nel cinema di Carlo Verdone un retrogusto amaro di ipocondria e idiosincrasia che lo avvicina alla filmografia di Woody Allen, clichè di un personaggio mutevole dalla incerta sfumatura psicologica incapace di affrontare la vita e il destino con serenità.
Il leitmotiv accompagna un pò tutte la produzione del regista-attore romano: da Borotalco, Bianco Rosso e Verdone, Compagni di scuola, Viaggi di Nozze, sino a Ma che colpa abbiamo noi, Io,Loro e Lara per proseguire nel 2018 con Benedetta follia, il nuovo film nelle sale dall’11 gennaio.
La storia è quella di Guglielmo (Carlo Verdone), proprietario di un negozio - ereditato dal padre- di articoli ecclesiastici e sacri, che lasciato dalla moglie (Lucrezia Lante dalla Rovere) per un’altra donna l’anniversario del venticinquesimo anno -vedi Manhattan di Woody Allen del 1979- per la commessa del negozio (sic!), dopo la conseguente crisi, si trova totalmente solo e frustrato dai mali della nostalgia e della solitudine.
Ci penserà Luna (una convincente Ilenia Pastorelli, ex GF, ex modella ed ex ragazza di Jeeg Robot), la borgatara coatta assai poco colta ma dalla grande umanità (oltre che dal pesante debito) a salvare “le sorti” della reprimenda di Guglielmo, tingendo d’arcobaleno il colore grigio di un’esistenza votata al ruffianesimo del clero. E, cosa più importante, permettendo all’ipocondriaco protagonista di tornare a mettere in moto la sua “vecchia” ma funzionante moto, feticcio di un incidente e di un trauma risalente al lontano 1992 con cui si apre la pellicola.
Io voglio vivere, non esistere!
Così urla in una delle scene -meglio riuscite del film- il personaggio di Carlo Verdone, sancendo la sua dignità perduta in discoteca dopo una pasticca di ecstacy che le diaboliche amiche di Luna in macchina gli hanno dato spacciandolo per analgesico. Nel delirio da trip con un altro sé stesso, quello di un Guglielmo gagliardo, pronto a conquistare il mondo nei ruggenti anni ’80, si legge il patema generazionale di chi da quel mondo è stato respinto per adattarsi a un quieto vivere affogato nell’accidia e nel rimpianto d’amor perduto, sulle note struggenti de “La stagione dell’amore” di Franco Battiato.
Eppure chi conosce le pellicole del Carletto nazionale, sa che rimpianto e nostalgia fanno il paio con ironia e grottesco le armi di cui l’animo umano si dota (per scelta o per necessità) al fine di resistere agli urti della vita. E così, un po’ come il Servillo di Lasciati andare, Gugliemo si affida alla svampita Luna per rinnovare la sua vita, o almeno per ritrovare lo smalto del passato.
E se il secolo scorso viveva l’arte del corteggiar con fiori e dediche a parole e in casi estremi con serenata alla Giulietta e Romeo, nel mondo dei social, tutto vive di incontri virtuali, di applicazioni sullo Smartphone, di amicizie spesso non propriamente trasparenti.
Così se i tentativi di approccio di un Guglielmo “poco incline alla tecnologia” con nuove (im)probabili fidanzate alternano l’increscioso e il ridicolo da cinepattone (con un apice nel cameo di un’assatanata Adriana che in un gioco erotico col telefono iniziato al ristorante termina la sua esperienza in ospedale), dall’altro il risalto a un film scucito e frammentato è fornito dalla vena satirica di Verdone, in alcune sue classiche ipocondrie e soprattutto nel rapporto, contrastato, con la sua “alter-ego” Pastorelli in cui si legge lo spasamento di un uomo borghese e “vintage” nei confronti di una cultura giovanilistica e spavalda.
Guglielmo, malinconico e depresso, finisce per abbracciare la benedetta follia, ed è proprio questo il limite del film. La ricerca a tutti i costi di un happy-ending frettoloso, il bascular continuamente tra due stadi, quello della ricerca di una nuova vita e l’esilio faticosamente rimandato (il legame perduto con la moglie), non graffiano, non incidono la pelle dello spettatore. Fanno ridere ma non riflettere.
Ed è un peccato. Un conto è uscir dalla sala dimenticandosi il film dopo mezz’ora, liquidandolo come prodotto appena corretto, contentino di due ore di relax da week-end, un altro è riuscire a mostrare come la nostra vita di ipocondriaci quotidiani possa essere presa in giro, bistrattata e sardonicamente ritratta, lasciandoci immergere con empatia nel sinistrato personaggio verdoniano di turno.
Cosa che Benedetta follia raramente fa.
Resta comunque Verdone. E tanto ci basta.
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alabama
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sabato 20 gennaio 2018
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penoso
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Film che non ha una morale, volgare e Verdone non è più il regista di una volta. Mi ha deluso profondamente.
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muttley72
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sabato 20 gennaio 2018
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commedia divertente, ma niente di eccezionale
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Verdone in questo film utilizza Ilenia Pastorelli, una garanzia almeno quando si tratta di fare la "borgatara" (...come ha già in passato ben dimostrato), che poi è l'unica cosa che deve fare in questo film.
Il film, invece, (e il trailer rende bene l'idea) affronta il tema della "solitudine di mezza età", in questo caso di un uomo che non ha problemi lavorativi, ma che perde dopo 25 anni la moglie (scopertasi improvvisamente lesbica).
Non avendo un giro di conoscenze utile per farsi presentare donne interessanti (lavora nelle forniture liturgiche e frequenta solo alti prelati) accetta l'idea della nuova commessa, cioè quella di usare i "social" funzionali alla conoscenza di donne.
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Verdone in questo film utilizza Ilenia Pastorelli, una garanzia almeno quando si tratta di fare la "borgatara" (...come ha già in passato ben dimostrato), che poi è l'unica cosa che deve fare in questo film.
Il film, invece, (e il trailer rende bene l'idea) affronta il tema della "solitudine di mezza età", in questo caso di un uomo che non ha problemi lavorativi, ma che perde dopo 25 anni la moglie (scopertasi improvvisamente lesbica).
Non avendo un giro di conoscenze utile per farsi presentare donne interessanti (lavora nelle forniture liturgiche e frequenta solo alti prelati) accetta l'idea della nuova commessa, cioè quella di usare i "social" funzionali alla conoscenza di donne. Parte una serie di incontri con le donne conosciute, incontri che sanno un pò di "deja vu" (...ricordo ad es. li film di Nuti o era Pieraccioni? in cui si passano in rassegna donne/persone ognuna con qualche difetto, tanto per ridere di ogni situazione che si crea).
C'è anche una parentesi "para-felliniana" e un pò visionaria (...quando a Verdone viene propinata di nascosto una pasticca di exstasi).
Nel finale che non svelo la conclusione della vicenda e del problema
Un film (commedia) vedibile ed a tratti divertente, ma non innovativo, non indimenticabile, e non molto "profondo" nè "impegnato", come invece altre commedie (con qualche nota amara) di Verdone in passato apparivano. Sarà comunque un film con buoni incassi.
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